IL TALLONE DI FERRO DELLA TRIMURTI E' DEMOCRAZIA?
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- From: "Camillo Coppola" <camillo.coppola at tin.it>
- Date: Wed, 25 Sep 2002 00:15:09 +0200
TRIMURTI il
18% dei VOTI VALE il 51% !
20/12/93 un accordo tra sindacati confederali,
Confindustria e Intersind segna la nascita di un nuovo organismo di
rappresentanza dei lavoratori, le rappresentanze sindacali unitarie
(RSU) che sostituiscono le precedenti strutture, RSA e
consigli di fabbrica. Tale accordo costituisce attuazione del protocollo
d'intesa sulla politica dei redditi e dell'occupazione, sugli assetti
contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo,
firmato il 23 luglio 1993. In detto accordo viene introdotta la vergognosa
formula del 33% garantito (i due terzi dei seggi
viene assegnato mediante elezione a suffragio universale, il
residuo terzo è "riservato" ai sindacati firmatari del CCNL, cioè in
pratica a CGIL, CISL e UIL per cui la triplice con appena il 18% dei voti si
assicura il 51%, cioè la maggioranza assoluta).
Dulcis in fundo: le Rsu in libertà vigilata. I Padroni, temendo che gli accordi combinati con lo staff sindacale vengano osteggiati, sotto la spinta dei lavoratori, dalle Rsu, hanno chiesto e ottenuto che anche a livello aziendale a fianco delle Rsu ci sia la "presenza congiunta" dei rappresentanti sindacali territoriali (funzionari). Il senso di questa titolarità "congiunta" è evidentemente quello di sottoporre di fatto le Rsu a una libertà vigilata. I lavoratori potranno anche eleggere democraticamente i delegati che vogliono nelle Rsu, ma esse saranno ridotte a "fiduciarie confederali", inchiodate alla fattiva collaborazione per il ripristino totale in fabbrica del comando sulla forza lavoro. Un passo contrattuale che sembra preludere a una prossima codificazione per legge. I
SACERDOTI DELLA DEMOS AL 33%
Un meccanismo elettorale inaccettabile e
di stampo dittatoriale: il 33% assegnato
a priori a Cgil, Cisl e
Uil.
Le R.S.U. (responsabili
sindacali unitari)
La progressiva liquidazione dei Consigli di fabbrica eletti su scheda bianca e la loro sostituzione agli inizi degli anni 90 con le RSU è sintomo inequivocabile del consolidamento del sindacalismo concertativo. Le nuove rappresentanze si applicano nell’Industria
per veicolare le politiche liberiste, mediante un meccanismo elettorale
inaccettabile e di stampo dittatoriale: il 33% assegnato a priori a Cgil, Cisl e
Uil.
2/3 di essi verranno eletti a suffragio universale con
l'applicazione della proporzionale pura, 1/3 verrà attribuito alle
organizzazioni stipulanti il Ccnl, che hanno presentato liste, in proporzione ai
voti ottenuti.
C'è un bisogno di democrazia e partecipazione,
di una legge democratica
sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro. Occorre dare tutto il potere ai lavoratori per eleggere i loro rappresentanti eliminando quel 33% di diritto di rappresentanza alle organizzazioni sindacali maggioritarie che godono così di una assurda rendita di posizione. Cgil-Cisl-Uil sono così riusciti a far
rientrare dalla finestra quello che il popolo italiano aveva solennemente
bocciato con l'esito referendario. Prima ci avevano provato con l'intesa sulle
rappresentanze sindacali unitarie recepita con l'accordo sul costo del lavoro
del 23 luglio 1993, che prevedeva a loro favore la riserva del 33% dei seggi. Un
vergognoso artificio, censurato anche dalla stessa Corte Costituzionale nella
sentenza del luglio 1996, che consentiva a Cgil-Cisl-Uil di conservare il
diritto alla rappresentanza anche quando i lavoratori gli negavano
esplicitamente il consenso.
Così mentre un Comitato ristretto di parlamentari ha elaborato un testo unificato delle proposte di legge relative alle "Norme sulle rappresentanze sindacali unitarie nei luoghi di lavoro, sulla rappresentatività sindacale e sull'efficacia dei contratti collettivi di lavoro", il ministro Bassanini prima col decreto legislativo 4 novembre 1997 n° 396 e poi con quello del 31 marzo 1998 n° 80 ha apportato quelle modifiche all'art.47 del decreto legislativo 3 febbraio 1993 n° 29 che avrebbero dovuto tenere conto per l'appunto dello spirito del pronunciamento referendario. In realtà l'accordo per la costituzione delle RSU viola palesemente quello spirito reintroducendo quei meccanismi blindati che già in passato avevano garantito il monopolio della rappresentatività sindacale a Cgil-Cisl-Uil. Diritti indisponibili. Dagli anni '80 in poi non si
è demolito l'insieme delle garanzie, si sono tenute formalmente in vigore
autorizzando però il sindacato a fare deroghe. Ad esempio il lavoro notturno non
è previsto per le donne; se però un sindacato firma un accordo in tal senso, le
donne potranno (saranno costrette dal contratto stesso) a fare lavoro notturno.
Così, quello che era una norma di legge può essere tranquillamente derogata,
prendendo poi efficacia generale per tutti! Così come i feroci " ERGA
OMNES " del ventennio fascista.
La riserva del 33%. La storia delle R.S.U. è unica non solo in Europa ma in tutta la storia degli organi elettivi (sindacali, politici, ecc.). Tutti i sistemi elettorali che si conoscono seguono il principio che le regole scelte valgono per tutti. E' vero che nella scelta delle regole si può discriminare, ma esse devono valere per tutti. Il fatto dunque che i lavoratori iscritti ad un sindacato votino due volte non ha precedenti nella storia dei sindacati né dei partiti politici. La riserva del 33% appare poca cosa, ma sul piano dei risultati elettorali premia i confederali anche con un quinto dei voti, cioè consente a dei perdenti di avere comunque la maggioranza nella rappresentanza sul luogo di lavoro. |
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