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SCIOPERO GENERALE! PER LA RIPRESA DELLE LOTTE SOCIALI ED AUTOGESTIONARIE
- Subject: SCIOPERO GENERALE! PER LA RIPRESA DELLE LOTTE SOCIALI ED AUTOGESTIONARIE
- From: usiaitl at tin.it
- Date: Thu, 1 Aug 2002 21:29:21 +0200
SCIOPERO GENERALE! PER LA RIPRESA DELLE LOTTE SOCIALI ED AUTOGESTIONARIE USI AIT LAZIO - Unione Sindacale Italiana - ROMA WORK FORUM Via Iside 12 - 00184 Roma - tel. 06/70451981 tel. 06/7234430 - Fax 06/77201444 Fax 06/7234430 In occasione della chiusura per il mese di agosto del nostro servizio di consulenza sindacale e legale, come USI AIT vogliamo diffondere il nostro documento sul BILANCIO PARTECIPATIVO, distribuito all'ultima assemblea del social forum romano ed al Convegno del 4/5 Maggio c/o Università di Roma 3, E COMUNICARE A TUTTE LE COMPAGNE ED I COMPAGNI ED AL MOVIMENTO NO GLOBAL, AL MONDO DELL'ASSOCIAZIONISMO CHE, IN PREPARAZIONE DELLO SCIOPERO GENERALE E GENERALIZZATO DI OTTOBRE, ABBIAMO GIA' ESPERITO NEGATIVAMENTE IL TENTATIVO OBBLIGATORIO DI CONCILIAZIONE PRESSO IL MINISTERO DEL LAVORO SULLA SEGUENTE PIATTAFORMA: CONTRO POLITICHE GOVERNATIVE SUL LAVORO E IL PATTO PER L'ITALIA, GLI EFFETTI DEL DPEF, GLI ATTACCHI ALL'ISTRUZIONE E ALLA SANITA' PUBBLICA, CONTRO PRIVATIZZAZIONI E DISMISSIONI DEI SERVIZI PUBBLICI E SOCIALI, PRECARIZZAZIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO, LA LEGGE BOSSI-FINI, PER ADEGUATI AUMENTI SALARIALI E PARI DIRITTI SUL LAVORO, L'ESTENSIONE DELLO STATUTO DEI LAVORATORI E LA DIFESA DELLE LIBERTÀ SINDACALI. Dopo un anno di lotte e mobilitazioni, facciamo a tutte le compagne ed i compagni gli auguri per un periodo di ferie e di riposo per potersi ricaricare di tutta quell'energia necessaria per una ripresa delle lotte autunnali, che ci auguriamo abbiano il massimo successo e la massima partecipazione di tutte/i. Per la Segreteria Collegiale dell'USI AIT GIUSEPPE MARTELLI Il lavoro svolto in tutti questi mesi, anche sulla base di quanto riportato nel documento sotto riprodotto, da parte del Coordinamento Cittadino Aziende Holding Campidoglio ' Roma WorK Forum: Comune di Roma (Biblioteche, AEC, Asili Nido, Scuole dell'Infanzia, Amministrativi e Tecnici Cartografia Informatizzata, Servizi Ambientali) e RSU Comunali (USI-RdB-CNL), Roma Multiservizi, A.M.A. SpA, ALL CLEAN, Case di Riposo/Coop. Sociale 'IL CIGNO', FARMACAP, Zètema Progetto Cultura, StA, CILO - Consorzio SOLARIS/ACLI, lavoratori della Torre di Babele srl, RSU della Formazione Professionale (Unicobas), Coop. Sociali socio assistenziali, imprese di pulizia, punto 'INFOLAVORO' c/o L.T.Q. Roma XI, Lavoratori e RSU Scuole Statali, Associazioni e Coop. di lavoro autogestite, ha dato risultati concreti e positivi, riuscendo ad ottenere un Consiglio Comunale straordinario sul lavoro il 6 maggio che ha approvato all'unanimità diversi ordini del giorno di indirizzo sulle proposte dell'USI e del Coordinamento Cittadino. Certamente è una ulteriore piccola vittoria nella vertenza cittadina che oppone i lavoratori e le lavoratrici al Comune di Roma, nelle Aziende pubbliche comunali e in quelle affidatarie dei servizi e che proseguirà nei prossimi mesi, per costruire un altro mondo che rispetti diritti e bisogni. Le nostre esperienze e le nostre vittorie ci portano a dare la nostra piena disponibilità, anche del nostro ufficio legale nazionale, a tutte le compagne ed a tutti i compagni che, A LIVELLO NAZIONALE, si volessero autorganizzare. Per contatti: usiaitl at tin.it; romaworkforum at tiscali.it Così come lanceremo da subito a tutte le realtà del sindacalismo alternativo una proposta di incontro a Roma per costruire unitariamente lo SCIOPERO GENERALE su una PIATTAFORMA SOCIALE DI LOTTA. A proposito di 'Bilancio partecipativo', 'forme della democrazia diretta': Premessa Nella realtà romana, nella quale lavoriamo e abitiamo, il percorso che è stato messo in piedi da un anno dalle lavoratrici e dai lavoratori che hanno dato vita al Coordinamento Cittadino Aziende Comunali e della Holding Campidoglio (Marzo 2001) e successivamente dal Roma Work Forum (Settembre/Ottobre 2001), al quale partecipano realtà lavorative non inserite nell'ambito del Comune di Roma e delle società partecipate o collegate ad esso, ha affrontato anche le questioni relative allo sviluppo di quello che è definito 'bilancio partecipativo' e alle esperienze di democrazia diretta e dal basso. Il dibattito non è per nulla concluso, anzi la continua verifica pratica di quello che si cerca di costruire suoi posti di lavoro e nel territorio con la coerenza su alcuni principi e criteri fondamentali, è uno dei punti di forza che permette a queste situazioni di mantenere una certa vitalità, evitando di farle ricadere nello sterile 'intergruppi' superpoliticizzato, ma fuori dalle dinamiche reali o dal gruppo di 'esperti' che elaborano ipotesi mai verificate o verificabili in concreto. Il fatto di 'sporcarci le mani' e 'smuovere i neuroni' collettivamente e all'interno di processi lavorativi e di un impegno sociale, permette a noi tutti/e di operare delle scelte di campo ben precise, che hanno nell'autorganizzazione sindacale e 'sociale', nella democrazia assembleare, nella costruzione autogestita e dal basso di iniziative e di proposte concrete, nella solidarietà umana e 'di classe' contro sfruttamento, discriminazioni, intolleranza e settarismo, il nostro quotidiano e costante modo di agire e di pensare, portando alla luce un fattore dinamico e ineliminabile, il conflitto, nelle varie forme e modalità nelle quali esso si esplica. Questo contributo è da considerarsi una sintesi del 'nostro lavorio continuo', di questo processo di verifica teorico/pratico, tuttora in fase di 'movimento' e di sviluppo del conflitto. Città metropolitana, decentramento municipale, partecipazione diretta: partiamo dal punto di vista di lavoratrici e lavoratori. La prima considerazione che si è fatta, partiva dall'analisi delle realtà lavorative e dalle profonde mutazioni in termini di disgregazione e frammentazione della classe lavoratrice. La progressiva scomposizione del lavoro, la diversificazione dei regimi contrattuali, lo smantellamento o il progressivo indebolimento di diritti considerati come acquisiti, da trasmettere alle future generazioni di lavoratori e lavoratrici come patrimonio e 'dote' per la conquista di nuove garanzie e di condizioni migliori per operare una 'radicale trasformazione dell'esistente', ci ha portato a ridefinire e a rifocalizzare alcune categorie e alcuni discorsi. La disgregazione della classe operaia come è stata identificata in passato, a seguito del superamento del modello fordista e taylorista e del modello di fabbrica, il progressivo squilibrio e la frammentazione del 'proletariato' come perno per lotte sociali di ampio respiro, per servizi/reddito/ diversa socialità e 'qualità della vita', hanno prodotto la scomparsa di una diffusa cultura dell'opposizione e dell'antagonismo 'classico', quindi su dimensioni dell'ambito economico e sociale, dal punto di vista dei modelli relazionali imposti dalla grande fabbrica e dal sistema gerarchico che irreggimenta la forza - lavoro. Questo non significa assolutamente che non esistano più operai, fabbriche o che si sia estinto il capitalismo e lo sfruttamento; significa comprendere le trasformazioni avvenute e quelle in atto, le modificazioni dei luoghi di produzione e delle relazioni sociali, i suoi effetti sul territorio urbano e sulle forme di partecipazione 'democratica', sugli assetti istituzionali e sulle modalità di intervento delle classi subalterne e dei ceti popolari all'interno di questo rinnovato sistema di potere. Se si accetta che il nuovo modello di fabbrica 'diffusa', coerente con le fasi di ristrutturazione capitalistica su base mondiale ha ridefinito le relazioni sociali che produce, estendendole a tutta la compagine sociale (in sintesi, quello che si definisce come 'globalizzazione'), la diminuzione degli spazi di libertà e di decisionalità dal basso fino alla totale negazione o superamento delle regole delle libertà civili di stampo liberal - borghese, sono due situazioni che hanno assunto una loro visibilità e una loro rilevanza, è quindi necessario operare un'inversione dialettica e uno sviluppo di modelli ed esperienze che partendo dal basso e dalla verifica concreta della 'irriducibilità' e dell'ineliminabilità del CONFLITTO, sviluppi dei percorsi di effettiva e maggiore partecipazione diretta, di rifiuto della delega e del loro intrecciarsi sulle scelte in ambito istituzionale dei nuovi assetti, relativi al decentramento urbano, delle competenze, responsabilità, poteri e al nuovo ruolo delle municipalità. Su questo terreno, fermo restando che non esiste un 'altro modello possibile' da poter esportare tout court in ogni situazione, ma un percorso e delle idee di fondo comuni in tutto il pianeta, che hanno necessità di essere adattate alle concrete realtà (politiche, economiche, sociali), diverse le une dalle altre, oltre che dal fattore dinamico e ineliminabile del conflitto, è possibile e fattibile partire per sperimentare e introdurre modelli partecipativi, di autogoverno e di forme di 'autogestione' , per sviluppare proposte e iniziative per una economia non mercantile, ecosostenibile ed ecocompatibile, per un recupero di assetti urbani e di relazioni sociali non mercificate. Insomma, tornare a praticare la logica del 'pensare globalmente e agire localmente' dal punto di vista anticapitalista. Le assemblee sui posti di lavoro, di singolo reparto o sede decentrata, le assemblee plenarie e i gruppi di 'lavoro', tipica espressione della democrazia diretta e partecipativa delle classi lavoratrici, la rotazione degli incarichi e delle responsabilità, la scelta delle priorità sulle quali investire le energie e le risorse, privilegiando la collettività delle decisioni, la loro condivisione e il rispetto dell'unità nella diversità, sono patrimonio comune da proporre con rinnovato vigore e assumono tutta la loro attualità, all'interno delle iniziative e dei percorsi di intervento sul piano locale e di assetto municipale, senza dimenticare l'esperienza italiana e francese delle Camere del Lavoro Rivoluzionarie e delle Case del Popolo... Le esperienze dei comitati di caseggiato, di quartiere, le forme di assemblearismo 'popolare', che traggono dall'antica 'civitas' e dall'agorà i loro presupposti storici e di riferimento, sono esperienze di decisionalità dal basso e di autogoverno delle priorità nelle scelte di campo, che possono incidere profondamente in senso positivo, se accompagnati dalla ripresa dell'iniziativa culturale 'antagonista' ai modelli dominanti, per ridurre i 'fattori di danno' prodotti dalla mercificazione della cultura e dal prevalere della logica del dominio e dell'autoritarismo del potere. E' la riconquista della 'politica' nel suo senso più genuino, del fare e del condividere insieme rispetto al dover - fare e dal dover - obbedire, tipici di ogni assetto autoritario, per quanto 'democratico' possa essere 'concesso' all'interno di assetti istituzionali liberal/capitalistici. L'ALTERNATIVA NON AUTORITARIA E NON 'CONCESSA' del MUNICIPALISMO Questi spunti di riflessione ci hanno portato a porre una scelta di campo, uno spartiacque imprescindibile; la scelta è una maggiore democrazia partecipativa 'concessa dall'alto' , anche per effetto di esponenti istituzionali più illuminati su scala locale o anche nazionale, all'interno di un rispetto della 'compatibilità' oggi ancor più dominante (quindi sotto il primato della 'politica' del potere economico e finanziario e del controllo dei flussi di informazione, della formazione e della cultura in genere), che al massimo possono 'mettere una pezza qua e una là' al disastro ambientale, alla distruzione di rapporti di solidarietà e di socialità non mercificata, allo sfruttamento bestiale su scala planetaria della forza - lavoro, spacciando questa pratica come 'il minore dei mali possibile' e l'unica alternativa di 'governo della parte insana della globalizzazione capitalistica'. Oppure agire e sviluppare la dinamica del conflitto sul territorio urbano, sulla città, sulle modalità concrete di decisionalità dal basso nelle scelte di destinazione delle risorse (produttive, finanziarie, sociali culturali...) esistenti e sul recupero della dialettica, questa pure 'conflittuale', finalizzata allo sviluppo di forme di autogoverno (da verificare e implementare progressivamente) e di consenso verso un modello di relazioni economiche e produttive che sostituiscano nei settori indicati come 'prioritari' e utili collettivamente, la produzione e lo scambio per la ripartizione e la socialità, rispetto al profitto e all'accumulazione, la valorizzazione e il recupero delle risorse ambientali senza uso di sostanze inquinanti. Su queste sfide e su queste scelte di campo, si misura il reale stato e grado di verifica delle forme di autogoverno, della compatibilità con i modelli non mercantilistici e non inquinanti, l'apprezzamento e la condivisione di settori crescenti di 'cittadini/e' e di segmenti 'ricomposti' delle classi lavoratrici, di esperienze concrete da coordinare e da federare, eliminando il carattere autoritativo delle decisioni e del 'potere' e l'affermazione di un reale cambiamento nel segno della libertà e della solidarietà. Questo percorso e questa sfida sono il terreno sul quale siamo impegnati a misurarci e a confrontarci... e dal quale partiamo anche per le nostre iniziative politico sindacali, come quella organizzata in occasione del Consiglio Comunale straordinario sul lavoro a Roma, da noi richiesto con varie mobilitazioni, che si è svolto il 6 maggio (data la sua importanza, possiamo inviare documentazione anche delle delibere approvate contro il lavoro precario e contro l'esternalizzazione dei servizi).
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