Impronte digitali
- Subject: Impronte digitali
 - From: "Daniele D'Elia" <danieledelia at email.it>
 - Date: Sat, 15 Jun 2002 16:51:47 +0200
 
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 Ricevo e rigiro questa lettera ricevuta da Farid Adly direttore “ANBAMED, 
notizie dal Mediterraneo". E' una lettera indirizzata al 
presidente del Consiglio dallo stesso Farid nei giorni scorsi in merito alla 
questione sulle impronte digitali. 
Obiezione di coscienza contro le impronte digitali                                      
   leggo che il Suo 
governo vuole prendermi le impronte digitali. Non ho compiuto nel vostro paese 
nessun crimine. Sono ben 36 anni che vivo e lavoro in Italia. Sono sposato con 
una cittadina italiana e sono padre di figli italiani. Io però ho mantenuto la 
mia cittadinanza libica. Sono giornalista e tutti i giorni scrivo di mondo 
arabo, immigrazione e multiculturalità, in italiano, e della bell’Italia in 
arabo.   Questo emendamento approvato 
dalla Sua maggioranza mi offende e offende centinaia di migliaia di onesti 
lavoratori, che sono venuti in Italia per guadagnarsi il pane quotidiano. A Lei 
ed ai Suoi alleati di governo, questa legge serve per dare l’immagine di 
sicurezza all’opinione pubblica. E’ giusto garantire sicurezza ai cittadini; ma 
non una parvenza di sicurezza di carta e per di più immaginaria. 
 Questa legge, Signor Presidente, 
creerà più clandestini. Probabilmente è quello che serve politicamente. Molti 
dei suoi alleati hanno fatto la loro fortuna politica sparando slogan razzisti e 
xenofobi ed hanno bisogno dei clandestini per continuare ad avere una 
legittimità politica. I clandestini non potranno mai scioperare, non chiederanno 
aumenti salariali, non alzeranno mai la testa e serviranno per ricattare i 
lavoratori italiani che lavorano in nero. Prendere le impronte digitali agli 
stranieri rafforza nell’opinione pubblica l’idea “immigrati uguale criminalità”. 
Anche Lei sa che è un’uguaglianza falsa e pretestuosa. All’Italia non serve una legge 
simile. L’immagine dell’Italia ne sarà 
offuscata, paragonabile ad un regime militarista sudamericano. Una tale 
discriminazione tra cittadini italiani e soggiornanti stranieri sarà sottoposta 
all’attenzione degli organismi internazionali, dell’ONU e della stessa UE, che 
operano contro il razzismo e la xenofobia.  Le impronte digitali si prendono 
già, in applicazione delle leggi vigenti, per i clandestini, per chi compie 
reati e per chi è senza documenti di identità. Non c’è nessuna giustificazione 
di sicurezza che impone la presa delle impronte digitali a tutti gli stranieri 
richiedenti il permesso di soggiorno. Se la mia identità è certa da documenti 
comprovati da dichiarazioni delle autorità consolari del mio governo a che cosa 
serve prendere le mie impronte digitali, visto che non ho compiuto nessun 
crimine? E’ una punizione gratuita contro chi proviene da un paese povero del 
Sud del Mondo. I suoi ministri, che hanno redatto il testo di legge, hanno 
capito che non sarebbe possibile chiedere le impronte ad un militare 
statunitense soggiornante in Italia oppure ad un ricco cittadino svizzero o 
giapponese; nella versione originale, infatti, non hanno utilizzato il termine 
“stranieri dei paesi extra UE”, ma “non appartenenti ai paesi OCSE”. Ecco una 
doppia discriminazione che rasenta il razzismo. “Tu straniero bianco e ricco, 
non ti prendo le impronte; voi neri, gialli, olivastri e poveri, avanti, le 
dieci dita nell’inchiostro!”. No, una discriminazione così non è ammissibile. 
 Ma non conviene all’Italia anche 
per altre ragioni, economiche soprattutto. Pensi, per esempio, alle 
complicazioni che incontrerà il lavoro italiano all’estero. Se la vostra polizia 
prendesse le impronte digitali ai diplomatici sauditi o agli uomini d’affari 
sudafricani, anche quegli Stati, in rispetto del principio di reciprocità, 
farebbero altrettanto con i lavoratori e gli uomini d’affari italiani che 
operano da loro.  
 Per tutte queste ragioni, signor 
Presidente, io non ci sto.  Sono 36 anni che vivo in Italia e 
non ho mai vissuto un giorno senza permesso di soggiorno. Ma se questa legge 
verrà approvata così com’è, io farò l’obiezione di coscienza. Non darò 
spontaneamente le mie impronte digitali quando presenterò la richiesta di 
rinnovo del permesso di soggiorno. Sarò catalogato, allora, come clandestino ed 
i Suoi poliziotti dovranno venire ad arrestarmi con la forza per prendere le mie 
impronte digitali.  Spero che molti altri stranieri 
faranno altrettanto.  In questo modo avrete tolto molti 
agenti al loro lavoro, di lotta contro il crimine, per perseguitare onesti 
cittadini e non avrete fatto, sicuramente, un bene per il vostro paese e per la 
sicurezza dei cittadini.  Cordialmente 
Farid 
Adly
direttore “ANBAMED, notizie 
dal Mediterraneo” P.S. Quando verrà emanata la legge che impone le impronte digitali sulla carta di identità, quindi uguale per tutti, sarò il primo a recarmi negli uffici comunali. ----  | 
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