CONDANNATO A MORTE PER TUTTA UNA VITA: Thomas Miller-El



Mi chiamo Vincenzo Puggioni e sono uno dei coordinatori della Rete Romana
sul Consumo Critico  http://www.reteromanaconsumocritico.org

Vi contatto però per tutt'altra materia ed iniziativa, per la quale stiamo
cercando collaborazione in giro per l'Italia.

Sto parlando del caso di Thomas Joe Miller-El, da sedici anni detenuto nel
braccio della morte del carcere Allen B. Polunsky Unit, dopo ben undici
rinvii dell'esecuzione a poche ore dal termine fissato. Un caso che sta
suscitando la reazione indignata di parte dell'opinione pubblica negli
stessi Stati Uniti, una vergogna giuridica e morale che non possiamo
tollerare prosegua ancora a lungo.

Abbiamo formato un coordinamento italiano che, lavorando a stretto contatto
con quelli di altri Paesi (Danimarca, Francia, Norvegia, Regno Uniti,
Svizzera, Spagna e Stati Uniti), si pone l'obiettivo di riuscire a
raccogliere parte dei 200mila dollari necessari alla difesa di Thomas - una
difesa che, peraltro, dovrebbe significare la fine di un incubo lungo
sedici anni, visto che si era trattato di una condanna di evidente stampo
razzista e che il processo dell'aprile 2003, l'ultimo appello concesso a
Thomas, potrebbe sancirne la definitiva liberazione.

Abbiamo aperto un conto corrente postale - no. 21690193, intestandolo al
sottoscritto: Vincenzo Puggioni - Via Filippo Marchetti, 13 - 00199 Roma
(come forse già saprete, da noi non è possibile aprire conti correnti
postali a nome di associazioni non riconosciute legalmente; né Thomas ha
voluto che la sua vicenda fosse gestita da altri che non fossero
rappresentanti della società civile, che potessero seguire in prima persona
l'andamento di una campagna che riguarda così da vicino la sua stessa vita)
- ed abbiamo stampato alcune migliaia di cartoline,  che stiamo vendendo a
cinque euro l'una e che mettiamo a disposizione di chi volesse prenderne un
certo numero, senza impegno, unicamente in tentativo di vendita.

Spero possiate davvero darci una mano in questa lunga e difficilissima
battaglia; per salvare Thomas, gridare forte il vostro NO contro la
vergogna della pena di morte ed opporvi alle inumane condizioni di vita nei
bracci della morte stanunitensi (e a questo proposito, vi invito a leggere
attentamente una testimonianza di Thomas, agghiacciante, che vi accludo
senza ulteriori quanto inutili commenti).

Ulteriori informazioni sul caso di Thomas Miller-El e sulla campagna a suo
sostegno li troverete nel documento in attach.

In attesa di leggervi, con i più cordiali saluti.

Vincenzo Puggioni


CONDANNATO A MORTE PER TUTTA UNA VITA.
La storia di Thomas Miller-El, condannato per motivi razziali e per ben
undici volte in attesa di esecuzione.
Aiutaci a garantirgli un giusto processo e a farlo uscire da un incubo
lungo sedici anni"


Coordinamento italiano


Thomas Joe Miller-El


Questa Campagna viene condotta, contemporaneamente, in più Paesi
(Danimarca, Francia, Norvegia, Regno Unito, Svizzera, Spagna, Stati Uniti,
ora anche in Italia), da singoli cittadini non vincolati ad alcuna grande
organizzazione già attiva contro la pena di morte, su esplicita richiesta
di Thomas.

Ecco una breve descrizione del caso Thomas Joe Miller-El per tutti coloro
che desiderano sapere di più della storia di quest'uomo.

Thomas, afro-americano è nato in una famiglia molto modesta ed è cresciuto
nei quartieri poveri di una città del Texas. Come molti giovani nella sua
situazione, ha commesso dei furti per i quali è stato condannato ed
incarcerato. Thomas parla di quegli episodi con molta franchezza, senza
cercare false scuse.

Una volta adulto, Thomas ha esercitato diverse attività come tassista o
fattorino. Ha sposato Dorothy, dalla quale ha avuto due figli e alla quale
ha insegnato molto: scrivere, leggere, guidare. Lui in effetti desiderava
che la moglie non fosse né dipendente né sottomessa.

Il 21 novembre del 1985, Thomas era al volante della macchina di un amico
e si trovava in una strada senza uscita. All'improvviso, vide un gruppo di
uomini vestiti con giubbotti neri senza nessun distintivo. Si accorse che
quegli uomini erano armati e temendo che si trattasse di una banda di
malviventi fece una retromarcia. A quel punto, gli uomini fecero fuoco su
di lui, senza intimazione. Thomas cercò di fuggire saltando fuori dal
veicolo ma fu colpito alle spalle e cadde, faccia a terra.

Dopo la sparatoria, gli uomini si avvicinarono al suo corpo. Nonostante
l'insopportabile dolore, Thomas finse di essere morto. In quel momento
sentì dire chiaramente: "Sei sicuro che il negro è morto? Se no,
finiscilo!".

Coloro che avevano sparato a Thomas facevano parte della SWAT TEAM of
HOUSTON. La squadra speciale SWAT della polizia di Houston sparò a Thomas
al fianco sinistro e alla schiena, quasi uccidendolo. Senza motivo.
Nonostante non fosse stato spiccato alcun mandato di cattura nei suoi
confronti.

La SWAT sparò a Thomas con un ARK 15. Il proiettile penetrò nel corpo di
Thomas ed esplose all'interno del torace, provocando terribili lacerazioni
all'intestino e ad altre parti del corpo (dopo gli spari, gli intestini
fuoriuscivano dal corpo quasi privo di vita). Thomas rimase fra la vita e
la morte per un lungo periodo. Venne sottoposto a colostomia. Al momento
del processo non si era ancora ripreso, ma nonostante ciò fu costretto a
presentarsi per cercare di difendersi. Era così debole che i suoi avvocati
dovevano avvicinare le orecchie alla sua bocca per capire cosa dicesse. La
ferita causata dalla colostomia si era seriamente infettata, Thomas aveva
perduto peso e si era ammalato di polmonite. Venne portato in aula in
queste condizioni, con terribili dolori fisici.

La discriminazione razziale fu evidente per tutto il corso del processo di
Thomas. La Pubblica Accusa scelse giurati che credevano nella pena
capitale. Durante le selezioni dei giurati, i rappresentanti dell'ufficio
del Procuratore fecero in modo che venissero esclusi tutti i candidati di
colore tranne uno, accettato unicamente per aver dichiarato "Chi commette
un reato del genere dovrebbe essere steso su un letto di formiche con il
corpo cosparso di miele".

Anche questioni politiche caratterizzarono l'ingiusto processo di Thomas. I
suoi avvocati difensori non avevano alcun interesse a difenderlo
adeguatamente, dato che era  loro desiderio  lavorare per lo Stato. Uno di
questi era addirittura candidato per l'assunzione nell'ufficio del
Procuratore (da allora ha fatto carriera ed è diventato Senatore).

Thomas è stato accusato di essere l'autore di una rapina avvenuta il 16
novembre 1985 in un Holiday Inn di Irving (Dallas). Nel corso di
quell'aggressione, un uomo era morto ed un altro, gravemente ferito, era
poi rimasto paralizzato. Questa è l'accusa che ha permesso di giustificare
gli atti del SWAT TEAM.

Ci volle assai poco - era il 26 marzo 1986 - perché Thomas venisse
processato in tutta fretta e riconosciuto colpevole.

Nessun testimone ha mai formalmente riconosciuto Thomas e quelli che erano
in grado di provare la sua innocenza, furono scartati dal processo a priori
o hanno rinunciato a testimoniare, temendo rappresaglie da parte della
polizia. Un testimone ha negato categoricamente per ben tre volte che
Thomas fosse l'omicida - si trattava, peraltro, dell'uomo rimasto ferito e
successivamente paralizzato. Durante il processo, però, pensò bene di
ritrattare e non testimoniò in favore di Thomas.

Verdetto: Thomas fu condannato a morte mentre Dorothy, sua moglie, venne
condannata ad un doppio ergastolo, anche per non aver voluto testimoniare
contro il marito. Dopo sei anni di reclusione, Dorothy venne di nuovo
giudicata e prosciolta.

Thomas, invece, in 16 anni ha ricevuto ben undici date di esecuzione,
sempre rinviate - una, addirittura, solo sette ore prima dell'esecuzione!
L'ultima, recentissima, risale al 21 febbraio 2002, anch'essa poi rinviata,
a seguito di un ricorso della Difesa.

OGGI - A THOMAS E' STATA CONCESSA LA SOSPENSIONE DELLA PENA DALLA CORTE
SUPREMA IL 15 FEBBRAIO 2002. IL SUO AVVOCATO, JIM MARCUS,  AVEVA INVIATO UN
APPELLO ALLA CORTE, CONOSCIUTA COME "MANDATO DI CERTORIARI" (VEDI:
http://www.thomasmillerel.com/certiorari.html).
QUELLA STESSA PETIZIONE ERA STATA INSERITA SUL SITO NORVEGESE DELLA
CAMPAGNA E MIRAVA A METTERE IN RISALTO LA BASE RAZZISTA DELLA SENTENZA
(TUTTI I GIURATI ERANO BIANCHI ECCETTO UNO). OLTRE AL FATTO ALTRETTANTO
GRAVE CHE THOMAS ERA IMPOSSIBILITATO A PRESENZIARE IL SUO STESSO, PRIMO E
FONDAMENTALE PROCESSO, A CAUSA DELLE ASSAI PRECARIE CONDIZIONI DI SALUTE,
A SOLO DUE MESI DAL GRAVE FERIMENTO CAUSATO DALL'AZIONE DEL SWAT TEAM).


UN NUOVO PROCESSO DOVREBBE AVERE LUOGO NEI PRIMI MESI DEL  PROSSIMO ANNO,
VISTO CHE IL CASO DI THOMAS VERRA' RIESAMINATO DALLA CORTE SUPREMA IL
PROSSIMO OTTOBRE. A QUESTO PUNTO, DIVENTA  FONDAMENTALE ED URGENTE
PERMETTERE A THOMAS UN LEGALE DI GRANDE PROFESSIONALITA' ED ESPERIENZA,
CAPACE DI SMONTARE LE TESI DELL'ACCUSA E DIMOSTRARNE L'INFONDATEZZA. QUESTO
SIGNIFICA, NEGLI STATI UNITI, POTER DISPORRE DI CIRCA 200,000 DOLLARI,
ANCHE CONSIDERANDO LE SPESE LEGALI COLLEGATE AL PROCESSO.

L'ex ministro della giustizia americana, Ramsey Clark ha dichiarato che se
Thomas Joe Miller-El dovesse essere giustiziato, lo Stato del Texas si
renderebbe colpevole di un omicidio.

Thomas, intanto, cerca di resistere alle terribili condizioni di vita del
carcere di Allen
B. Polunsky Unit, dove insegna agli altri detenuti a leggere e scrivere.


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Viviane Andrey, una giovane donna di Ginevra, è andata a trovarlo in
carcere, ha scoperto un uomo mite e privo di odio. Ha deciso di aiutare
Thomas in tutti i modi. Ha fra l'altro fatto apparire diversi articoli
sulla stampa francese (Marie-Claire ottobre 2000, aprile 2001, 14 settembre
2001; Elle, giugno 2000; L'Humanité, 6 dicembre 2000), e la stampa svizzera
(Le Temps 1 maggio 2000; Le Matin, 28 febbraio 2001; Femina, 14 giugnio
2001). Thomas è anche apparso in alcuni libri relativi alla pena di morte
in Texas (Texas death row, 1997 - Edizioni University Press of Mississipi,
Ken Light and Suzanne Donovan; L'Amérique qui tue, maggio 2001, Editions
Michel Lafon, Michel Taube). Gli è inoltre stata dedicata una trasmissione
in TV su France 2, Envoyé Spécial 1995, e di recente, il 3 settembre 2001,
un servizio sul telegiornale svizzero francese, il 19:30; "Marie-Claire"
francese del mese di maggio 2002 ed il bellissimo film-documentario "La
Espalda del Mundo" di Javier Corcuera.


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Per contribuire con offerte in denaro: conto corrente postale no. 21690193,
intestato a Vincenzo Puggioni - Via Filippo Marchetti, 13 - 00199 Roma
(inserire nella causale: THOMAS JOE MILLER-EL).

Chi desiderasse ricevere ulteriori aggiornamenti sul caso di Thomas
Miller-el è pregato di indicare, sul retro del bollettino postale, un
proprio indirizzo di posta elettronica.
E/O di consultare i due seguenti siti francesi :

http://membres.lycos.fr/thomasmiller/   (Click on the Italian Flag)
http://www.geocities.com/justice4tjme/tjme_italien.htm
all'intero dei quali è stata inserita una  pagina web in lingua italiana.

Altri link con siti Internet sul caso Miller-El :

www.thomasmillerel.com  Habeas   Corpus
http://www.laespaldadelmundo.com/ingles/la_vida/index.htm
(Engl.documentaire/documentary)
http://home4.inet.tele.dk/lepan/lenet/thomas.html  (English)
http://www.santegidio.org/en/pdm/news/ap_miller.htm

Per ulteriori informazioni: Vincenzo Puggioni - e-mail:
v.puggioni at tiscali.it - Tel. 06 86205681




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IL BRACCIO DELLA MORTE DESCRITTO DA
UN DETENUTO IN TEXAS

THOMAS JOE MILLER-EL


Ogni mattina intorno alle 3h10 si sente nel braccio della morte il rumore
del carrello dei pasti, che rotola in ciascuno dei corridoi indicati dalle
lettere dell'alfabeto A, B, C, D, E, F. Ogni corridoio ospita 84 detenuti e
si compone di sei sezioni, anch'esse indicate dalle stesse lettere, dalla A
alla F. Ci sono 14 cellule in ogni sezione, divise su due lati,
all'estremità dei quali si trova una doccia. Quando il carrello arriva, le
guardie (di solito due, accompagnate da un detenuto) riescono a fari stare
sopra sette vassoi. A volte usano due carrelli per quattordici vassoi. Le
guardie si recano quindi verso le sezioni e annunciano, a chi avesse voglia
di stare ad ascoltare : "E' ora di mangiare, accendete le luci e sedetevi
sulle panchine". Che tu lo voglia o no, l'ufficiale ti sveglia e ti chiede
se hai fame. Certi si rivolgono a te come se fossi un cane : "va a
sederti". Gli ufficiali aprono quindi una specie di finestrella nelle porte
di metallo e, con una sbarra di acciaio, spingono il vassoio dicendoti
"vieni a prenderlo". Certe guardie ti chiedono di accendere la tua luce e
di sederti sulla panchina, altri non ci pensano neanche e ti chiedono
soltanto : "tu, devi mangiare?". Il cibo è generalmente freddo o tiepido e
senza protezioni, esposto ai germi. Poche sono le guardie sufficientemente
preoccupate della nostra salute da indossare una protezione sui capelli. Il
loro rituale serve, si dice, a protezione dei detenuti; ma allora perché
quando tornano a riprendere i vassoi (circa 15 minuti dopo), non dicono più
niente, anche se la tua luce è spenta e il vassoio che porgi loro è intatto
?

Una guardia che lavorava di notte e serviva i pasti era affetta da una
forma di herpes, talmente virulenta che le sue mani erano ricoperte di
piaghe aperte. Vista la grande facilità di contagio del virus, un detenuto
si è lamentato nei confronti di una guardia di grado superiore e si è
sentito rispondere che non gli avrebbe fatto male saltare un pasto.

La prima colazione è alle 3h10, il pranzo alle 10h15 e la cena alle 16h.


*     *    *


Alle prima ed ultima cella di ogni sezione c'è una porta metallica di
transito per accedere alle altre sezioni. La maggior parte delle guardie
sbatte continuamente questa porta, nella maniera più violenta possibile, a
tutte le ore del giorno e della notte. Quando sbatte questa porta tutta la
sezione si sveglia, che bisognerebbe essere proprio dei grandi dormiglioni
per restare addormentati.

Come residente nell'ultima cella, osservo il gioco di quelle guardie. Una
volta sbattuta violentemente la porta, si avvicinano alla mia cella per
essere sicuri che mi sia svegliato.

Non solo la mia cella è vicina a questa porta ma in più si trova nella
parte ovest dell'edificio. La scorsa estate, al tramonto, il muro di
mattoni scottava talmente che non potevo coricarmi senza rischiare di far
friggere il mio corpo. La temperatura interna poteva raggiungere i 42 gradi
e bisognava a volte aspettare le 22 o le 23 prima che i muri di cinta fatti
di cemento rilasciassero finalmente il calore. D'estate, la ventilazione è
quasi inesistente e, paradossalmente, più fuori fa freddo più la
ventilazione gira. Diventa allora una vera lotta mantenere stabile la
temperatura del proprio corpo.

Verso le 5h50 del mattino, la guardia arriva per il controllo e il
conteggio degli occupanti delle celle. L'addetto di turno accende la luce
nella sezione ispezionata ed una volta finito, certe guardie dimenticano di
proposito di spengere la luce, fino a quando i detenuti si mettono ad
urlare e a sbattere le porte delle proprie celle.


*   *   *


Abbiamo soltanto la possibilità di passare un'ora fuori dalle nostre celle,
per cinque giorni alla settimana, in una sala dove si trovano un tappeto ed
una sbarra per gli esercizi, un tavolo di acciaio, un lavandino e una
tovaglia. Gli altri giorni è possibile recarsi soltanto in una sala senza
soffitto, dove c'e' anche un pallone da basket con il suo cestino e anche
una sbarra per gli esercizi.

Prima di lasciare le nostre celle (idem per la sala di ricreazione), ci
dobbiamo spogliare del tutto per l'ispezione. Una volta rivestiti, ci
dobbiamo girare e metterci con le spalle contro l'apertura metallica della
porta, accovacciandoci e mettendo le mani di modo tale che sia possibile,
per le guardie, passarci le manette. Certe guardie approfittano di questa
situazione per tirare brutalmente le nostre braccia incatenate, mentre ci
scortano verso le nostre celle. Di solito, ma non sempre, circa un'ora dopo
la ricreazione ci portano alla cella della docce. Succede però che questo
tragitto lo si faccia anche in tarda serata o addirittura di notte.

*   *   *

Di recente, un detenuto afro-americano è stato riportato in cella, dopo la
pausa, da una possente guardia bianca. Aveva stretto le manette cosi forte,
tanto da costringere il detenuto a chiedergliene ragione. La guardia,
irritata dalla domanda, lo sbatté sul suolo di cemento. Scrisse poi anche
un rapporto contro il detenuto, con la scusa che quest'ultimo aveva
rifiutato di obbedire. Il detenuto si vide quindi imporre una sanzione, che
consisteva in una restrizione dell'accesso al magazzino.

Un'altra guardia bianca aveva ammanettato un detenuto con le mani dietro la
schiena, mentre lo scortava alla doccia. Ad un certo punto, gli diede una
testata e lo gettò violentemente a terra. Altre guardie intervennero e
continuarono a pestarlo. Qualsiasi cosa succeda, le guardie hanno sempre
ragione, poco importa la situazione.

Una volta ogni dieci giorni, oltre alla solita "messa sotto sopra" delle
celle, il maggiore mi manda due guardie bianche allo scopo di distruggere
tutto quello che possiedo. Un giorno, stufo di sopportare questo sopruso,
decisi di lamentarmene con il maggiore. Come risposta, lui mi fece sapere
che ero sospettato di far parte di un gang interna al carcere e che loro
avrebbero continuato a distruggere le mie cose, almeno fino a quando io non
fossi riuscito a provare il contrario. Non ho mai fatto parte di nessun
gang ed il maggiore lo sapeva perfettamente. Inoltre, essendo chiuso solo
in una cella per ventitre ore al giorno, dovrei essere un supereroe per
poter creare un gang, in tali condizioni. In più, da quando la mia domanda
di appello è stata respinta, studio legge e leggo il più possibile
documentazione sulla materia, praticamente giorno e notte, cosa che può
facilmente essere verificato quando mi si viene a trovare nella mia cella.


*    *    *


Essendo afro-americano, so che tutto viene fatto per assillarmi, per farmi
diventare matto. Un giorno ho chiesto ad una guardia nera perché subivo
tale trattamento. Mi ha risposto che siccome ci troviamo nella contea di
Polk (una contea notoriamente razzista nello Stato del Texas, oltre ogni
possibile immaginazione), lui stesso è costretto a rientrare subito a casa
alla fine del suo servizio, e la stessa cosa al contrario, quando va al
lavoro, senza mai fermarsi da nessuna parte durante il suo tragitto.


*     *    *

Inoltre, essendo il mio un caso di tipo "high profile", un caso
"sensibile", le autorità temono di veder risorgere dei Gary Graham (Gary
Graham era un afro-americano, che era stato giustiziato nello stesso
carcere nel giugno 2000 e la cui storia scosse l'America intera, tanto
grande fu la sua capacità di battersi contro la pena capitale, che gli era
stata ingiustamente comminata. Quest'uomo rilasciò molte dichiarazioni e
gridò la propria innocenza fino all'ultimo secondo della sua vita).

Un ultimo fattore che mi causa maltrattamenti è la mia scelta di non
mangiare la carne di maiale, prova inconfutabile della mia fede religiosa,
che evidentemente ancor più infastidisce le guardie carcerarie e provoca in
loro una reazione violenta, quanto ingiustificata, nei miei confronti.

*    *    *

L'odio qui nell'unità di Terell Unit è talmente intenso che ne puoi
avvertire le vibrazioni senza che le guardie aprano la bocca.


*    *    *


La posta è generalmente distribuita la mattina alle sette ed è il momento
più importante della giornata, insieme all'approvvigionamento al magazzino,
naturalmente per quelli che se lo possono permettere. Certe guardie tengono
la posta fino alle 9, probabilmente per dimostrare il proprio potere nei
confronti dei detenuti.

I trattamenti medici sono talmente ridicoli che non li chiedo neanche più.
Una visita medica costa 3 dollari e debbo dire che pur esserci andato tre
volte, non ho mai visto un dottore. Ricordo che una volta manifestai il mio
scontento, dopo aver pagato solo per sentirmi dire dall'infermiera quello
che non andava e non usufruire di nessuna cura. Altri detenuti si lamentano
spesso delle prestazioni del medico, che in ogni caso ignora quello che gli
si dice e non diagnostica niente.

Un'altra volta, un infermiera venne nella mia cella per farmi un test della
tubercolosi, che tutti sanno va verificato dopo due o tre giorni, per
essere attendibile. Sono passati ormai 3 mesi e non ho mai rivisto
quell'infermieraŠ


*    *    *

L'unica cosa che hai nella cella, che ti permette di restare più o meno
sano di mente e ti dà un'idea di quello che accade nel resto del mondo è
una radiolina (che dobbiamo usare con le cuffie, sempre che uno se le possa
permettere). Se per sfortuna queste cuffie si rompono, cosa che accade
inevitabilmente poco tempo dopo il loro acquisto (sono concepite per
questo), bisognerà compilare una scheda blu per poterne comprare delle
altre, in sostituzione. Per poter ricevere nuove cuffie, bisognerà poi
restituire quelle fuori uso. Le ordinazioni speciali come queste sono
autorizzate una volta ogni due settimane.  Se le guardie recuperano le
cuffie usate nella seconda settimana, dopo averne già comprate delle altre,
si dovrà aspettare almeno altri dieci giorni per riceverne un nuovo paio e
questo solo se la scheda blu è stata accettata (spesso non lo è). Resti
allora altre due settimane a non sentire altro che le porte che sbattono.

Se viene poi deciso che dobbiamo rimanere bloccati nelle nostre celle -
capita sempre - non potremo recarci al magazzino e quando saremo
autorizzati ad andarci di nuovo, non ci saranno più cuffie in vendita. Ho
visto dei detenuti rimanere fino a tre mesi senza poter ascoltare le
notizie o della musicaŠLe mie si stanno rompendo proprio in questo momento,
speriamo di avere abbastanza soldi per poterne comperare delle altre e
sopratutto che non li abbia già spesi prima che mi autorizzino a
procurarmele.

Questa sensazione di essere totalmente in balia degli altri fa sì che molti
di noi perdano la testa e il senso della realtà, e finiscano con
l'accusarsi vicendevolmente per motivi futili. Ecco quello che si ottiene
con questo tipo di trattamento, invece di essere produttivi, aiutandosi a
vicenda per i problemi legali (ogni detenuto può lavorare alla propria
difesa consultando testi legali, etcŠ) Poiché certi detenuti non hanno
nessuna idea di quello che sta loro accadendo, ogni giorno ci si cerca di
aiutare reciprocamente per mantenere quel minimo di essenziale lucidità.

E' possibile presentare una domanda per sostenere legalmente un un altro
detenuto. Ma per un afro-americano è molto difficile che tale richiesta
venga accolta. Ho depositato una domanda per incontrare un detenuto bianco,
che ha grande conoscenza del diritto, prima che il mio appello venisse
respinto e avevo solo quindici giorni per dare una risposta alla Corte. La
donna (bianca) che si occupa di dare le autorizzazioni me l'ha rifiutata,
avocando motivi di sicurezza. Questo significa che non ho avuto il diritto
di ricevere visite a scopo legale di altri detenuti, perché ero considerato
come una persona in grado di mettere in pericolo le regole di sicurezza.
Però la gabbia che serve ad accogliere queste visite è più sicura della
stessa sala di pausa. Non esisteva dunque un valido motivo per impedirmi
questa opportunità, di incontrare cioè persone in grado di informarmi sui
miei diritti e sulle circostanze relative al mio caso. In altre parole,
quelli che non conoscono le leggi e che dipendono dagli avvocati d'ufficio,
avvocati che lavorano per la Corte (e quindi non faranno altro che favorire
l'esecuzione) non hanno nessuna probabilità di uscirne vivi. Alcuni
detenuti non sanno né leggere né scrivere e non capiscono di conseguenza
quello che è scritto sulle carte che gli sono sottoposte. Altri non parlano
neanche l'inglese.

*     *     *

Ho lavorato nell'unità di Ellis Unit (sartoria) durante otto dei quindici
anni che ho passato nel braccio della morte. Ogni mattina, il personale mi
dava delle forbici e/o un giravite. A quell'epoca, eravamo un centinaio di
condannati a morte, anche parecchie donne, tutti sorvegliati da tre guardie
mentre cucivamo le loro divise, senza venir pagati. Nel frattempo, il
sistema penitenziario guadagnava (e tuttora guadagna) milioni di dollari
grazie ai detenuti. Allora non rappresentavo un rischio, quando avevano
bisogno di meŠ


*     *     *

Da quando George Bush è stato eletto presidente, e che sette detenuti sono
stati ripresi dopo un tentativo di evasione, siamo trattati come delle
bestie. Durante i quindici anni che ho trascorso nel braccio della morte,
una ventina di detenuti hanno provato ad evadere, peraltro cercando di
raggiungere un posto dove, se l'avessi voluto, avrei anche potuto tentare
di nascondermiŠ ma non l'ho fatto. Attualmente dicono che rappresento un
tale rischio che non posso neanche più ricevere visite, neanche quelle di
tipo legale, per meglio prepararmi o aiutare il mio legale a provare la mia
innocenza e salvare la mia vita.


*     *     *

Tutto quello che ho raccontato dall'inizio crea in me un senso di impotenza
e di disperazione, senza parlare della ormai cronica mancanza di sonno e
del continuo assillare di queste guardie razziste. Mi chiedo spesso (come
tanti altri detenuti) se la morte stessa è davvero peggiore di una
esistenza così degradante, umiliante e disonorevole. Se un essere umano
arriva al punto di preferire la morte alla vita, vuol dire che qualcosa non
va.

Quattro detenuti hanno abbandonato la loro domanda di appello l'anno scorso
e due quest'anno, perché gli avvocati d'ufficio provano spesso a convincere
i loro clienti a non fare appello.

La cosa più strana è che le guardie dicono che avremo una pausa di gruppo
limitata e anche un programma di lavoro dopo le elezioni. Vuol dire che il
governatore George Bush Jr. sta, ancora una volta, utilizzando la vita dei
condannati per i propri scopi elettorali.

Prima dell'esecuzione di Gary Graham, la Corte fissava le date di
esecuzione il terzo, quarto o quinto giorno della settimana. Questo
procedimento è stato vigorosamente rifiutato dall'opinione pubblica dopo la
storia di Gary Graham, per cui il ritmo delle esecuzioni è passato ad una
al mese, fino alle elezioni.

Quarantacinque giorni fa, gli addetti al carcere sono sbarcati nel braccio
della morte. Hanno preso i nostri taglia-unghie e hanno annunciato che da
allora in poi le avrebbero tagliate loro, e questo a tempo indeterminato,
mentre i detenuti si sono sempre occupati delle proprie unghie dal 1924! In
effetti, poi, nessuno è venuto a fare questo lavoro e adesso non abbiamo
più il materiale per farlo. Ci sono detenuti che hanno le unghie dei piedi
e delle mani come grinfie. Ogni tanto vengono ufficiali afro-americani ma
quelli ti trattano peggio dei razzisti bianchi, per essere sicuri di
acquistare dei punti dopo aver effettuato il loro lavoro come lo richiede
il sistema (cercano la riconoscenza, in sostanza).


*    *    *

Siccome abbiamo solo un'ora di pausa fuori dalle nostre celle, certi
detenuti sviluppano seri problemi di salute, come pressione arteriosa
troppo elevata, diabete, etc. Viste le poche opportunità di fare esercizio,
certi mettono su molti chili, il che fa anche pensare ai visitatori che
sono in buona salute.

Quando siamo rinchiusi senza possibilità di pausa, riceviamo dei sacchi di
cibo per due o tre settimane, fin quando loro dicono la calma ritorni nelle
celle. Le crêpes crude al burro di arachide sono mischiate con tutto quello
che trovano per fare un panino. Durante l'isolamento, non c'è pausa ed è
concessa solo una doccia tre volte alla settimana.

Molti detenuti hanno problemi di vista perché lo spazio limitato delle
celle o della piccola sala di ricreazione non permettono di guardare molto
lontano. La finestra strettissima della mia cella non offre niente di molto
attraente; vedo solo un palazzo. Anche se avessi voglia di guardare fuori
da quella finestra, mi dovrei mettermi in  piedi sulla mia panchina, che
pure misura quasi due metri.

Se compiliamo il listino delle ordinazioni al negozio in un modo adeguato
ai requisiti, sarà rifiutato. Ci sono talmente tanti di quei ragazzi che
non sanno né leggere né scrivere, o con problemi mentali, che i listini di
ordinazione non devono essere molto numerosi.

Certi erano perfettamente sani di mente quando sono arrivati qui. Adesso
c'è chi butta i propri escrementi sui muri o compie azioni ugualmente
aberranti.

Se ti viene imposta un'azione disciplinare per un motivo o l'altro, sarai
messo al livelle due o tre. Ciò significa che non avrai modo di comprare
cibo al negozio, che tutte le tue cose ed apparecchi elettronici saranno
confiscati e che resterai solo in una cella, senza poter leggere o
ascoltare qualcosa, per sei mesi o un anno.

Certi detenuti sono spinti proprio fino ai limiti del sopportabile, in modo
che ciò giustifichi il loro spostamento ai livelli due o tre.


*    *     *


Dopo ogni spedizione, che ha lo scopo di distruggere la mia cella, non
ricevo più la mia posta per molti giorni e talvolta per parecchie
settimane. Anche i giornali, se si ha la fortuna di riceverne, sono tenuti
una settimana prima di essere distribuiti e questo soprattutto se
contengono articoli che noi non dobbiamo leggere.

Nella sala di visita non hai il diritto di parlare con un'altra persona che
non sia quella che è venuta a trovarti. Se uno dei detenuti deve essere
ucciso uno o due giorni dopo, è vietato essere civili e mostrare un piccolo
segno di umanità verso di lui. Le guardie lavorano sodo per togliere tutta
la tua umanità e la tua educazione, così da farti diventare l'animale che
dicono tu sia e giustificare gli omicidi che commettono.

Tutto è impostato in modo da ammazzarti, ma tu non hai il diritto di fumare
neanche una sigaretta (devi essere ammazzato in buona salute), perché se ti
beccano a fumare, sei direttamente mandato al livello tre, senza altri
contatti umani che quelli con le guardie, che fanno di tutto per farti
diventare matto.


Domenica 1° ottobre 2000

Thomas Joe Miller-El