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Lavoratori o persone?
- Subject: Lavoratori o persone?
 - From: "Daniele D'Elia" <danieledelia at email.it>
 - Date: Wed, 12 Jun 2002 23:05:32 +0200
 
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 Misure restrittive per gli immigrati 
in Italia secondo il nuovo disegno di legge approvato il 12 Ottobre 2001. 
Potranno soggiornare nel nostro paese solo a patto che svolgano un'effettiva 
attività lavorativa. Le controversie su una posizione del genere in materia di 
immigrazione non poteva che suscitare polemiche. 
Di cosa si tratta? Gli immigrati per 
soggiornare in Italia dovranno avere quello che è stato definito "contratto" di 
soggiorno che andrebbe a sostituire il vecchio permesso di soggiorno (art. 5, c. 
3 bis). I tempi di residenza nel nostro paese coinciderebbero con quelli del 
contratto di lavoro. Le sanzioni contro situazioni irregolari sarebbero 
abbastanza severe. Sembra che tali provvedimenti siano un tentativo di reazione 
nei confronti della criminalità organizzata internazionale che però posto in 
questi termini aumenterebbe, forse ancor di più, il fenomeno della 
clandestinità. Aumenterebbe, nondimeno, la gravosità degli oneri burocratici sia 
a carico dei datori di lavoro che intendano assumere cittadini stranieri sia a 
carico di questi ultimi. (si veda il testo della relazione in www.senato.it).  
Soprattutto la visione di uomo che è 
alla base di questo disegno di legge, deficitario dunque non solo dal punto di 
vista tecnico, è alquanto blanda che non collima con la sensibilità di 
molti. 
Richiamiamo alcune posizioni 
interessanti: 
la CEI accusa il documento di carenza 
rispetto ai valori della solidarietà umana e dell'accoglienza. Di certo si 
presta a facili violazioni di diritti umani fondamentali e non permette una 
serena integrazione degli immigrati nel nostro tessuto sociale. (materiale è 
disponibile sul sito www.chiesacattolica.it) Si sono opposte 
al documento anche la CARITAS e il volontariato cattolico nonchè le ACLI, 
AGESCI, missionari, sindacati, e numerosi esponenti della società civile e del 
terzo settore. Il documento va rivisto. Qualcuno dei nostri amici in questi 
giorni si recherà all'ufficio stranieri per lasciare le impronte digitali in 
segno di protesta contro queste misure offensive della dignità umana. Non 
rimangano atti isolati. Soprattutto si prenda atto che il ddl in questione lede 
la sensibilità di molti. Non ci appartiene questo stile e non ci appartiene 
questa società che stenta a riconoscere "l'altro" come apportatore di 
ricchezze. 
Navighiamo ancora nell'ideologia 
della "sicurezza nazionale" che ancora una volta è sinonimo di "ingiustizia" 
perchè la bilancia in questo caso si muoverà dalla nostra parte ancora nella 
logica del tornaconto. L'approvazione di un disegno di legge del genere sarebbe 
un grave atto di ingiustizia comunitaria contro le minoranze. Si, un grave atto 
di ingiustizia per rivendicare sfacciatamente le nostre sicurezze e i 
nostri profitti. Rivendichiamo i diritti dello "straniero" e diamo voce agli 
ultimi. Il nostro non è un atto di pietà, di misericordia o di "solidarietà": è 
giustizia e semplicemente giustizia. Ci rifiutiamo di pensare che qualcuno debba 
essere accolto come persona in base a criteri di "efficienza" o "rendita". 
Facciamo in modo che questo ddl non passi: ne risulterebbe minacciata la stessa 
democrazia e la nostra "identità" nazionale. (don Daniele D'Elia, email: danieledelia at email.it) 
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