Comunicato del Coordinamento Europeo per il Diritto degli Stranieri a vivere in Famiglia



COORDINATION EUROPÉENNE

pour le droit des étrangers à vivre en famille

European Coordination for Foreigners' Right to Family Life

Coordinación Europea por el derecho de los extranjeros de vivir en familia

Coordinamento Europeo per il diritto degli stranieri a vivere in famiglia

Europäische Koordination für das Recht von MigrantInnen auf Familienleben

24, avenue de Stalingrad -B 1000 - Bruxelles



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Bruxelles, 11.06.02







Cari amici,



Trovate in allegato il Comunicato che il Coordinamento Europeo per il
Diritto degli Stranieri a Vivere in Famiglia ha elaborato a proposito della
nuova versione della proposta di direttiva sul ricongiungimento familiare
degli immigrati da paesi terzi, residenti nel territorio dell'Unione.



Vi preghiamo di diffondere questo comunicato con tutti i mezzi a vostra
disposizione: crediamo che sia necessario creare attorno a noi una forte
presa di coscienza su quanto sta accadendo nei riguardi dei diritti
fondamentali delle persone.



Vi ricordiamo che una data importante è alle porte: il 20 e 21 giugno si
terrà il summit di Siviglia, in Spagna: dobbiamo mobilitarci perché non si
mettano le basi di un'Europa che rinnega i principi fondamentali da essa
sottoscritti.



Distinti saluti!






Germano Garatto


Presidente del Coordinamento

















Presidente : Germano Garatto
Piazza de Marini 1/24 A - I 16123  GENOVA
' ++39.010.2530050   7 ++39.010.2531991   6 coordeurop.presid at libero.it

http://perso.wanadoo.fr/ciemi.org/indexce.html






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6 Giugno 2002

COMUNICATO
circa la nuova proposta di direttiva
sul ricongiungimento familiare degli stranieri
nell'Unione Europea


La Commissione europea ha presentato lo scorso 2 maggio una nuova versione
della sua proposta di direttiva riguardante il diritto al ricongiungimento
familiare delle persone originarie da paesi terzi, residenti sul territorio
dell'Unione Europea.

Per il Coordinamento europeo per il diritto degli stranieri a vivere in
famiglia, questa nuova proposta costituisce un passo indietro molto
inquietante rispetto  agli orientamenti dati nel 1999 dal Consiglio europeo
di Tampere in materia di immigrazione.

Mentre nello spirito del Trattato di Amsterdam, per giungere ad una base
legislativa comune, era richiesto il massimo sforzo di armonizzazione delle
legislazioni degli Stati membri, in realtà la nuova proposta di direttiva
sul ricongiungimento familiare consiste in una serie di compromessi
concessi agli Stati la cui normativa interna è tra le più restrittive.

In nome della "flessibilità", la Commissione ha accettato che vengano
introdotte deroghe alla sua proposta iniziale, per permettere, dice, di
"adattarsi ad alcune specificità nazionali in vigore". Da questa
formulazione traspare tutta la debolezza della posizione della Commissione
europea di fronte alle pressioni di alcuni Stati membri. Ed è così che, a
dispregio dei principi posti dalla Convenzione internazionale sui diritti
del bambino, è concesso di rifiutare l'ammissione al ricongiungimento
familiare dei minori che abbiano più di 12 anni di età; così viene avallata
la pratica delle quote per l'ammissione dei membri della famiglia; così
ancora, un residente straniero dovrà attendere due o tre anni prima di
poter sollecitare il ricongiungimento familiare, e il ricongiungimento
potrà essere rimesso in causa anche dopo l'arrivo della famiglia.

L'artificio della "clausola di appuntamento" - un periodo al termine della
quale si prevede di rivedere con priorità, due anni dopo la trasposizione
della direttiva (!),  i punti problematici che creano situazioni senza
sbocco - non è per nulla rassicurante per coloro che hanno creduto ad una
volontà reale delle istanze dell'Unione di stabilire, sulla base dei
principi posti dagli impegni internazionali che gli Stati membri hanno
sottoscritto, regole comuni in materia di ricongiungimento familiare degli
stranieri.

Invece di riconoscere il vero e proprio diritto al ricongiungimento
familiare che gli Stati dovrebbero rispettare, la proposta di direttiva si
accontenta di "tentare di progredire sulla via dell'armonizzazione" delle
legislazioni nazionali, senza neppure prevedere di proibire una revisione
al ribasso della direttiva stessa.

Il Coordinamento europeo che ha sostenuto fino ad ora la Commissione
europea nel processo di elaborazione di questa direttiva, è deciso a
combattere fortemente la proposta che ora viene presentata. Esso denuncia
la svolta pericolosa che le istanze dell'Unione sembrano fare in prossimità
del summit di Siviglia, nel trattare insieme le questioni di asilo e
immigrazione. Esso invita tutte le organizzazioni che hanno a cuore il
rispetto dei principi fondamentali a respingere il concetto di Europa che
ci viene imposto da una politica guidata da un approccio all'immigrazione
ridotta ai soli bisogni economici e di sicurezza degli Stati membri,
dall'ossessione dell'invasione e dalla paura dell'altro.