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23/05 Milano: 1992 - 2002: FALCONE E BORSELLINO DIECI ANNI DOPO - OCCHI APERTI PER COSTRUIRE GIUSTIZIA
- Subject: 23/05 Milano: 1992 - 2002: FALCONE E BORSELLINO DIECI ANNI DOPO - OCCHI APERTI PER COSTRUIRE GIUSTIZIA
- From: "Angelo Melocchi" <melocchiangelo at libero.it>
- Date: Tue, 21 May 2002 22:48:35 +0200
1992 - 2002: FALCONE E BORSELLINO DIECI ANNI DOPO OCCHI APERTI PER COSTRUIRE GIUSTIZIA Iniziative per la legalità a Milano e provincia e in Lombardia organizzate da LIBERA (Lombardia) con il patrocinio di Comune di Milano e Provincia di Milano GIOVEDI' 23 MAGGIO, Milano Albero Falcone e Borsellino, Via Benedetto Marcello. Ore 17.00 Milano ricorda le vittime di mafia: Commemorazione delle stragi del 1992, con musiche e poesie. Partecipa il quartetto "Consonanza", Ottavia Piccolo (attrice), gli studenti del Liceo Volta, rappresentanti delle istituzioni, cittadini e associazioni. L'associazione Le Girandole invita i cittadini a intervenire portando un fiore all'albero Falcone e Borsellino Da La lotta all'Antimafia. Ecco i primi cento giorni del Governo di Nando dalla Chiesa (Il Popolo, giovedì 25 ottobre 2001) ŠPer indebolire la lotta alla mafia bisognava poi fare capire che è finita la solfa della legalità, andata così fastidiosamente di moda agli inizi dello scorso decennio. Ma non bisognava solo deprecare gli eccessi prodotti da quel clima incandescente. Se no che messaggio si manda? L'eccesso, il vero eccesso, è stato proprio quella richiesta di legalità tanto estranea ai nostri costumi. Dunque, adeguiamo la legge alle nostre tradizioni. Meglio ancora se ne approfittiamo per far capire che ogni interesse privato è sempre più legittimo dell'interesse pubblico. L'ideale? Depenalizzare il falso in bilancio o fare tornare praticamente gratis e in forma anonima i soldi portati in nero in giro per il mondo. E questo è stato fatto. Per indebolire la lotta alla mafia bisognava poi fare capire ai magistrati che la pacchia è finita. Che essi non possono più contare su una considerazione e un rispetto innaffiati con il sangue dei loro colleghi uccisi. Naturalmente non bastava stigmatizzare le singole arroganze o ricondurre i chiacchieroni a sobrietà. Se no che messaggio sarebbe? Molto meglio, e più diretto, far capire a tutti che ora debbono pagare - e salato - per quella fisima del "controllo di legalità" a trecentosessanta gradi. Che essi sono degli eversori. Sappiano ladri e assassini che chi li persegue e li giudica non è poi infinitamente più in alto di loro nella considerazione sociale. E anche questo è stato fatto. ŠPer indebolire correttamente la lotta alla mafia bisognerebbe ora intervenire sui meccanismi della cultura, della scuola, dell'informazione, della partecipazione religiosa; insomma su tutte quelle attività che sono state utili a mobilitare per la prima volta contro la mafia milioni di cittadini e di giovanissimi in tutta Italia. Occorrerebbe mettere all'indice qualche giornalista libero; così, per dare un segnale. Meglio se è il più autorevole di tutti, un Enzo Biagi, ad esempio, che ha pure raccolto in due libri le dichiarazioni del principe dei traditori, Masino Buscetta. Oppure incominciare ad attaccare i "gargarismi antimafia" che si fanno nelle scuole, magari partendo da un'audizione parlamentare del ministro Moratti. Fatto anche questo. fai girare la voceŠ www.legirandole.it http://www.legirandole.it legirandole at tiscali.it tel. 02 89421496
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