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ottusi sinistri
- Subject: ottusi sinistri
- From: Franco Marenco <franco.marenco at casaccia.enea.it>
- Date: Thu, 9 May 2002 17:20:19 +0200
RUTELLI S'ACCODA Alessandro Dal Lago il manifesto - 7 maggio 2002 Ridimensionata la buriana Le Pen e, speriamo, sgonfiato l'unanimismo che vede tutti (da Chirac ai socialisti, da Fini a Fassino) difendere la democrazia contro l'estremismo di destra, resta qualche punto fermo. Il primo e' che, contrariamente al panico dei primi giorni, non e' stato Le Pen a vincere, ma sono stati i socialisti a perdere, regalando a dismisura i consensi a un personaggio come Chirac, il quale al primo turno, da solo, non ha raggiunto il 20% dei consensi. E se la sinistra ha perso, questo e' avvenuto non tanto perche' sarebbe stata <<disunita>>, ma perche' il suo messaggio ha provocato la fuga di un gran numero di elettori verso l'astensione o il voto di protesta. Il secondo punto e' che gli slogan sulla <<sicurezza>> fanno perdere la sinistra, perche' la valanga di voti persi a sinistra con l'allarmismo non puo' essere compensata dai presunti consensi guadagnati nell'elettorato moderato. Un elettorato che ovviamente crede piu' a Chirac di quanto non creda nei socialisti. Se si esclude la variante Le Pen, il voto francese ha mostrato una tendenza non troppo diversa da quello italiano dell'anno scorso. Creando la precarieta' nel lavoro - che e' alla radice di ogni insicurezza - e facendo la voce grossa contro ladruncoli e immigrati, la sinistra moderata perde consensi da ogni parte. Se aggiungiamo, in Italia, come in Francia o in Germania, la mancanza di una leadership autorevole, abbiamo un'idea della crisi continentale del progetto riformista. Una crisi che in Italia non potra' essere risolta solo dai girotondi e dalle autoconvocazioni di professori e registi - i quali per quanto giustamente impegnati nella difesa dello stato di diritto, non hanno finora detto granche' sulla madre di tutte le crisi, e cioe' la dissoluzione del lavoro e l'insicurezza che ne discende. In un paese che vede aumentare a dismisura le partite Iva e le collaborazioni part time, c'e' da giurare che aumentera' la disaffezione per una sinistra capace solo di opporre, a una destra proterva e liberista, un discorso sostanzialmente liberale. A un anno dal disastro italiano e a pochi giorni da quello francese, si poteva pensare che un minimo di consapevolezza sarebbe penetrato nel bastione del centro-sinistra nostrano. Ma non e' cosi'. L'intervista di Rutelli su la Repubblica di ieri conferma che il centro-sinistra e' fermo esattamente al palo dell'anno scorso o forse, ancora peggio, a quello del 1996 o del 1998. Sul lavoro, al di la' del rituale richiamo all'articolo 18, poche parole sbrigative sulla <<tutela del lavoro atipico>>, sugli <<ammortizzatori sociali>> e sulla <<formazione>>, parole che gran parte del centro-destra sottoscriverebbe ridacchiando - ridacchiando per il semplice motivo che sono esattamente luoghi comuni del centro-destra o di una sua gran parte. Ma e' sull'insicurezza e sull'immigrazione che le parole di Rutelli fanno disperare. Esigere, tanto per cambiare, mano dura contro i clandestini, <<centri di accoglienza efficienti ma intransigenti>> ed <<espulsioni piu' rapide>> significa semplicemente proporsi piu' a destra di Berlusconi, ammiccare a un elettorato moderato che esiste solo nella testa di Rutelli, radicalizzare quella conversione a destra che, appunto, ha gia' dato i suoi frutti, in Francia e in Italia, gettare le premesse per nuove, prevedibili sconfitte. Ma se si trattasse solo di questo. Nelle parole di Rutelli c'e' un'incomprensione raggelante dei problemi dell'immigrazione. Gran parte dei <<clandestini>> non sono che profughi da paesi come l'Iraq, la Turchia, il Pakistan o l'Afghanistan. I centri di <<accoglienza>> che Rutelli vuole <<intransigenti>> non sono che campi di detenzione, piccoli lager, che il centro-destra sta disseminando nel paese. Campi che attirano l'attenzione di Amnesty International o di Statewatch, ma su cui la leadership ulivista e' sempre glissata con imbarazzo, dato che sono una sua invenzione. Rutelli non dice una parola sui diritti dei migranti, ma in cambio vuole le espulsioni piu' rapide, esattamente come Bossi. E Rutelli sarebbe il leader da contrapporre a Berlusconi? La strategia, se vogliamo chiamarla cosi', di basso conio che emerge dall'intervista non solo allontana ulteriormente le sue chances di guadagnare l'ambito soglio di Palazzo Chigi, ma prepara per tutti noi un avvenire oscuro.
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