[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
transex discriminata
- Subject: transex discriminata
- From: "F A B I O C C H I::" <fabiocchi at inwind.it>
- Date: Sat, 27 Apr 2002 14:23:54 +0200
Diritti a sesso unico Per Emanuela, transessuale, impossibile il rinnovo del contratto: «Problemi di visibilità» ANTONIO SCIOTTO www.ilmanifesto.it Castelnuovo Don Bosco, cattolicissima cittadina nel cuore del Piemonte che ha dato i natali a Don Bosco e a tanti altri uomini pii. Emanuela Tione è un'infermiera che ha sempre svolto il suo lavoro con scrupolo, da quattro anni fa l'assistente ai malati di Alzheimer e ad altri anziani con gravi patologie. Contratti in diverse cooperative, ottime referenze, un buon rapporto con i pazienti. Ma non può continuare a lavorare: la direttrice dell'ultima casa di riposo e quella della sua cooperativa hanno deciso che potrebbe creare «seri problemi di visibilità» alle due strutture. Il fatto è che Emanuela, da due anni, sta cercando di diventare sé stessa: semplicemente, donna. Essendo nata, però, con il corpo di un uomo. Emanuela ha 34 anni, alle spalle una vita rocambolesca. Sempre molto difficile, perché ha dovuto fare i conti con una diversità male accettata spesso anche dagli stessi «diversi». Psicologicamente si è sempre sentita donna, pur essendo biologicamente nata come un uomo. E, da donna, non vuole legarsi sentimentalmente agli uomini, ma ad altre donne. E' insomma, se si dovesse cercare una definizione «tecnica», una transessuale lesbica. Ed è legata a un'altra donna, Paola Martinelli, di 25 anni, che ha avuto altrettanti problemi di discriminazione proprio nelle case di riposo del torinese, dove pure lavora, come cuoca. Le due donne hanno scelto di convivere, ed Emanuela ha anche inserito Paola nel suo stato di famiglia. «I miei problemi sul lavoro - racconta - sono cominciati circa tre anni fa, quando, avendo preso coscienza di me stessa, ho deciso di "transitare" dal corpo maschile a quello femminile. Una scelta difficile, anche perché, precedentemente, sono stata sposata con una donna, con la quale ho avuto un bambino. Adesso ha 7 anni, ma ho deciso di non vederlo perché voglio che la mia trasformazione gli sia spiegata con cura, attraverso l'intervento di un'équipe di neuropsichiatri infantili». Prima di decidere, comunque, di diventare definitivamente donna, Emanuela indossava i panni di un uomo e, anche se era comunque visibile la sua «diversità», in genere non aveva problemi nei luoghi di lavoro, grazie alla sua professionalità. Qualche anno fa, anzi, aveva lavorato per qualche mese proprio per la casa di riposo «San Giuseppe» di Castelnuovo, la stessa che oggi ha deciso di non rinnovarle il contratto, e allora era stata molto apprezzata. Tutto è cambiato non appena Emanuela ha iniziato le cure ormonali e i colloqui terapeutici, quando ha deciso di portare i capelli a caschetto e indossare abiti femminili. Sul suo documento, fino a quando non avrà fatto l'operazione definitiva, che è comunque imminente, c'è ancora il nome da uomo: «Le cooperative del luogo - spiega - in base al curriculum mi selezionavano sempre, ma appena raccontavo di me al telefono o di presenza, venivo subito bloccata». «Lei è brava, ma sa...potremmo avere problemi a causa della sua identità». La direttrice della sua cooperativa, la Coesis, aveva puntato ultimamente su di lei, iscrivendola a un corso di abilitazione e affidandole un contratto trimestrale presso la San Giuseppe. La direttrice della casa di riposo, Laura Ronco, però, ha fatto pressione per il non rinnovo dopo aprile, mentre tutti gli altri contrattisti lo hanno ottenuto e nei turni di maggio è già stata inserita una nuova persona e decisi molti straordinari. «E' stata la stessa direttrice della Coesis a comunicarmi - dice Emanuela - che era costretta a non rinnovarmi il contratto perché aveva ricevuto pressioni dalla casa di riposo, per problemi di visibilità». La discriminazione è evidente. Inoltre, anche Paola, che per combinazione lavora in un'altra casa di riposo alle dipendenze della sorella della direttrice della «San Giuseppe», è stata improvvisamente messa a riposo a zero ore, e, solo dopo la minaccia di iniziative legali, è stata ripresa al lavoro. La solidarietà a favore di Emanuela è comunque scattata subito. Sia Paola che Emanuela da anni sono attiviste del circolo «Maurice» di Torino, che svolge attività culturale e di sostegno per la comunità gay, lesbica, bisex, transessuale e transgender (tel. 011/5211116). Roberta Padovano, presidente del Maurice, spiega che al circolo «molti omosessuali e transessuali raccontano di discriminazioni sul luogo di lavoro. Spesso i transessuali hanno più difficoltà, perché vengono tout court identificati con le prostitute, mentre in molti casi non sono altro che cittadini che vogliono vivere liberamente la propria identità e fare un lavoro come tutti gli altri». E presto verrà organizzata anche una manifestazione a Castelnuovo, da parte del Maurice e del nuovo circolo «Pasolini» del Pdci. Ma anche il sindacato si dà da fare. A Torino, come racconta Maurizio Poletto, della camera del lavoro provinciale, in Cgil sono attivi uno sportello gay e uno transex (tel. 011/2442478-4), grazie ai quali sono state aperte alcune vertenze, molte già positivamente risolte. «Ad aiutarci contro la discriminazione - spiega Poletto - in molti casi è proprio l'articolo 18, fondamentale per la difesa dei lavoratori più deboli. I transessuali sono molto a rischio da questo punto di vista, più dei gay. Questi ultimi possono scegliere di dichiararsi o meno, mentre per quelli la liberazione consiste proprio nell'apparire sotto un aspetto diverso. E' necessario uno sforzo culturale per superare queste discriminazioni, e gli stessi lavoratori e la sinistra, a quanto ho potuto osservare dalla mia esperienza, hanno ancora parecchia strada da fare».
- Prev by Date: LE FACCE BUONE DEL NEO FASCISMO!
- Next by Date: (Fwd) SALVIAMO RADIO TRE
- Previous by thread: LE FACCE BUONE DEL NEO FASCISMO!
- Next by thread: (Fwd) SALVIAMO RADIO TRE
- Indice: