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Giustizia all'italiana
- Subject: Giustizia all'italiana
- From: Daniele Barbieri - Carta <pkdick at fastmail.it>
- Date: Mon, 22 Apr 2002 19:52:27 +0200
Giustizia all'italiana Il recente rapporto dell'Alta commissione Onu per i diritti umani contiene gravi critiche all'Italia. Però nessuno ne parla. David Willey Il rapporto interinale sullo stato della giustizia italiana redatto dal relatore speciale delle Nazioni Unite sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati, pubblicato la settimana scorsa a Ginevra, dovrebbe turbare chiunque abbia a cuore lo stato di diritto in questo Paese. Eppure è stato completamente ignorato dai media italiani. Il mese scorso Param Cumaraswamy, l'avvocato malese che lavora per la Commissione dell'Onu per i diritti umani e che sta indagando sulla "fragile condizione dello stato di diritto in molti paesi del mondo", ha trascorso cinque giorni in Italia per incontrare diversi esponenti del mondo della giustizia. Ha avuto colloqui con numerose personalità, tra cui il ministro della Giustizia Roberto Castelli, il procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli, ma anche con avvocati e funzionari dei tribunali. Cumaraswamy ha dichiarato di condividere le preoccupazioni per gli attacchi del potere politico a quello giudiziario e per il conflitto di interessi tra uomini di legge e legislatori, alcuni dei quali continuano a esercitare la professione forense. L'estensore del rapporto ha detto di trovare del tutto motivato il fatto che giudici e pubblici ministeri italiani sentano la propria indipendenza minacciata dal governo. Ha anche affermato che i continui rinvii del processo per corruzione al primo ministro e magnate dei mass media Silvio Berlusconi, come anche in altri casi, hanno seminato il disincanto nell'opinione pubblica italiana rispetto al sistema giudiziario. Cumaraswamy ha aggiunto che nessuna parte politica è immune da un uso abusivo dei procedimenti giudiziari. Berlusconi e altri accusano i giudici di osteggiarli per motivi politici, ma "le sentenze dei tribunali vanno rispettate da tutti. Sebbene queste sentenze possano essere commentate e persino criticate, i giudici che le emettono non devono essere attaccati né calunniati da individui o istituzioni. Se le sentenze vengono giudicate scorrette occorre adottare le appropriate procedure d'appello". Cumaraswamy ha inoltre ricordato un caso molto noto, quello in cui uno degli imputati, Cesare Previti, ministro della Difesa del primo governo Berlusconi e da molti anni tra gli avvocati del premier, ha insistito per far rinviare le udienze adducendo i suoi doveri di parlamentare ed è così riuscito a fermare il suo processo. Anche le modifiche apportate alle leggi dal governo Berlusconi, ha affermato Cumaraswamy, minacciano di far deragliare il corso della giustizia. le richieste di trasferimento dei processi a tribunali diversi da quello di Milano danno luogo a ritardi che impediscono che sia fatta giustizia, poiché i termini per la prescrizione scadono prima della fine del procedimento. Personalmente sono al corrente del caso di un celebre notaio romano che ha defraudato un cliente della somma di centomila euro: dopo averla ricevuta per pagare l'imposta su una transazione immobiliare, l'ha trattenuta senza versarla al fisco. Ebbene, ogni tentativo di recuperare la somma è stato frustrato dal rinvio del processo fino alla scadenza dei termini di prescrizione. Pur essendo stato condannato a una pena detentiva per altri capi d'imputazione, il notaio è ancora a piede libero e continua a esercitare la professione. Certo, l'Italia non è lo Zimbabwe, paese che non ha voluto la visita di Cumaraswamy. In ogni caso, le serie critiche mosse allo stato della giustizia italiana da un esperto d'alto rango delle Nazioni unite meritano una risposta. Finora gli unici commenti del ministro Castelli sono stati che il relatore ha reso omaggio alla tradizionale indipendenza del potere giudiziario in Italia e che il governo ha accettato dia avviare una riforma generale del sistema della giustizia. Quel che palazzo Chigi farà in concreto continuerà a essere seguito con attenzione dalla stampa estera, oltre che dall'Alta commissione dell'ONU per i diritti umani. ------------------------------------------------------- David Willey è corrispondente della BBC da Roma da trent'anni. E' professore onorario alla facoltà di Legge della Warwick University. Ha scritto God's Politician (Faber&Faber, 1992) su Giovanni paolo II.
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