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In Vietnam, la diossina uccide ancora
- Subject: In Vietnam, la diossina uccide ancora
- From: "F A B I O C C H I::" <fabiocchi at inwind.it>
- Date: Sun, 21 Apr 2002 13:03:38 +0200
In Vietnam, la diossina uccide ancora Da Le Monde di SCHOFIELD CORYELL * Dopo trent'anni «le conseguenze della guerra chimica condotta dagli Stati uniti sono ancora visibili ovunque», spiega Nguyen Xuân Phuong, una cinquantenne vietnamita responsabile in Francia di un programma di aiuto ai bambini vittime dei prodotti tossici disseminati nelle foreste e pianure del Vietnam. Si vedono ancora per le strade delle città e in campagna persone mutilate - prive di gambe o braccia, cieche, deformi. Si tratta in gran parte delle conseguenze dei defolianti utilizzati nelle operazioni militari in quella che è stata spesso definita «la più grande guerra ecologica della storia dell'umanità». L'obiettivo strategico delle operazioni di «defoliazione» consisteva nel privare la guerriglia vietnamita delle fonti alimentari e nel proteggere dai suoi attacchi gli invasori americani. È per questo che enormi quantità di veleno sono state concentrate nelle zone attorno alle basi americane e agli aeroporti, oltre che vicino alle vie di comunicazione terrestri e fluviali. Uno dei bersagli principali è stata la famosa pista di Ho Chi Minh attraverso la quale armi e munizioni venivano avviati regolarmente dal nord verso il sud del Vietnam. 1961, Kennedy autorizza la guerra chimica Nell'ottobre 1980, a Ho Chi Minh City (ex Saigon), è stata creata una commissione ufficiale (1) per studiare la situazione. È stato individuatoun gran numero di malattie e sintomi provocati da questi erbicidi che distruggono, oltre alle piante, anche la vita e la salute degli abitanti, provocando cancro ai polmoni e alla prostata, malattie cutanee e cerebrali, danni al sistema nervoso, respiratorio e circolatorio, cecità e diverse anomalie fetali ... Secondo la Croce Rossa vietnamita, molte di queste malattie sono dovute all'azione chimica di un preparato, chiamato «agente arancio» perché l'esercito americano lo immagazzinava in fusti contrassegnati col colore arancione (2). I suoi effetti devastanti sono in gran parte dovuti al componente principale , la diossina, un prodotto tossico tra i più potenti, che sconvolge le funzioni ormonali, immunitarie e riproduttive dell'organismo. Le operazioni di guerra chimica, che iniziarono nel 1961 con l'autorizzazione del presidente John Kennedy, furono progressivamente intensificate fino a raggiungere il culmine nel 1965, per poi diminuire e infine cessare nel 1971, in seguito alle numerose proteste che si levarono nel mondo e negli Stati uniti stessi da parte di scienziati, parlamentari e soprattutto ex combattenti americani. I danni sono considerevoli. Il Servizio segreto inter-alleato per il Vietnam (Combined Intelligence Center for Vietnam - Cicv (3)) calcola che i raccolti distrutti dall'agente arancio in cinque anni di irrorazioni costanti con aerei ed elicotteri avrebbero potuto alimentare 245.000 persone per un anno intero. Secondo l'Unesco (Le Courrier de l'Unesco, maggio 2000), un quinto delle foreste sudvietnamite è stato distrutto chimicamente (4). La maggior parte degli erbicidi utilizzati in queste offensive è stato fornito all'esercito americano da alcune grandi imprese: al primo posto la Dow Chemical - una delle più potenti imprese americane del settore - , seguita tra le altre da Thompson, Diamond, Monsanto, Hercules, Uniroyal. È contro queste ditte - e non contro il governo americano - che più tardi, nel 1984, le organizzazioni degli ex combattenti americani hanno deciso di promuovere azioni giudiziarie per reclamare e ottenere risarcimenti finanziari per le malattie contratte a causa dell'esposizione all'agente arancio. La legislazione americana, infatti, proibisce formalmente processi contro il governo per atti connessi ad operazioni militari. Paradossalmente, l'azione legale degli ex combattenti è stata rafforzata dall'intervento dell'ammiraglio Elmo Zumwal, lo stesso che aveva dato l'ordine alle forze navali degli Stati uniti di utilizzare questo erbicida su larga scala. Dopo aver osservato l'efficacia militare del prodotto, l'ammiraglio ha dovuto costatarne gli effetti sulle truppe e sulla sua stessa famiglia. Il figlio di suo figlio, infatti, è nato con gravi deficienze psichiche e mentali, mentre lo stesso capitano è morto molto giovane per un cancro provocato dal veleno. Gli Stati uniti - dopo aver molto esitato e tergiversato - hanno finito col riconoscere l'esistenza di un legame tra l'agente arancio e le patologie di cui soffrono gli ex combattenti americani, tra cui cecità, diabete, cancro alla prostata e ai polmoni, malformazioni di braccia e gambe. Nessun indennizzo alle vittime Nel maggio 1984, immediatamente prima del processo, le ditte accusate hanno deciso di patteggiare, versando 180 milioni di dollari su un conto bancario destinato a diventare il fondo di risarcimento per ex combattenti colpiti dalla diossina. Così, circa 40.000 querelanti, su quasi 68.000, hanno ricevuto compensazioni in denaro che vanno dai 256 ai 12.800 dollari a seconda della gravità dei casi. In compenso, nessuna delle centinaia di migliaia di vittime vietnamite ha ricevuto un centesimo di indennizzo. In questo consiste l'interesse del programma «Vietnam, les enfants de la dioxine» («Vietnam, i bambini della diossina»), che Nguyen Xuân Phuong ha messo in piedi a Parigi, in collegamento con le autorità vietnamite (5). Tra le attività promosse figura, ad esempio, un sistema di patrocinio con il quale si può, a titolo personale, offrire una certa somma - a seconda dei propri mezzi e delle motivazioni individuali - per il mantenimento materiale e morale di una famiglia vietnamita. L'associazione raccoglie fondi anche per la realizzazione di centri medici destinati sia al trattamento delle malattie provocate dall'agente arancio che alla ricerca, al fine di capire meglio la natura di queste malattie e mettere a punto sistemi di cura. note: * Giornalista americano. (1) Il comitato nazionale d'inchiesta sulle conseguenze della guerra chimica nel Vietnam, detto «comitato 10-80». Ha lavorato sia con istituti e università vietnamite che con scienziati stranieri. (2) Si legga il libro del professor Le Cao Dai, L'agent orange dans la guerre du Vietnam: historique et conséquences, tradotto dall'inglese dal dottor Jean Meynard e disponibile presso l'associazione «Vietnam, les enfants de la dioxine»: tel.: 00 33 1 40 56 72 06. (3) La Cicv era un Servizio segreto americano con base in Vietnam. (4) In Le Courrier de l'Unesco. Parigi, maggio 2000. (5) Vietnam, les enfants de la dioxine, 7, square Dunois, apt 1021. 75013 Paris. Mail: phuongN at ifrance.com. L'associazione è stata creata nel maggio 2001 durante la visita in Francia della vicepresidentessa del Vietnam, Nguyen Thi Binh. (Traduzione di G. P.)
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