sciopero generale



Documento di adesione della rete controg8 PER LA GLOBALIZZAZIONE DEI
DIRITTI allo sciopero generale



Compagne, compagni, amici, amiche, fratelli, sorelle
Non siamo qui solo per difendere l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
Siamo qui per dire che la dignità dei lavoratori di tutto il mondo non ha
prezzo. E che  quando la nostra lotta per la difesa dell'art. 18 sarà
conclusa per noi in modo vittorioso - e lo sarà certamente- non torneremo a
casa soddisfatti.
Ci ricorderemo che nelle periferie del mondo ci sono persone, ci sono
bambini,  che vendono la propria forza lavoro per una paga irrisoria, senza
diritti, senza tutele, senza prevenzione per infortuni e malattie; e
grideremo con tutta la nostra forza  a chiunque ci proporrà di
"accontentarci" perchè c'è chi sta peggio, e che se non stiamo buoni i
padroni trasferiranno le loro produzioni all'estero che non ci sarà pace
sociale, in nessun posto, fino a che tutti i lavoratori, ovunque siano
nati, ovunque vivano, non avranno gli stessi diritti.
E a chi ci dirà che queste sono ormai le leggi del mercato, che c'è la
globalizzazione, che c'è l'Europa, che ci sono i fascisti al governo,
risponderemo che siamo consapevoli della forza dei lavoratori: che senza di
loro e contro di loro non c'è globalizzazione e non c'è Europa, perchè è la
loro fatica che fa marciare tutta la baracca.
La guerra inutile, illegale e criminale che il nostro paese sta conducendo
(sono quasi riusciti a farcela dimenticare, e questo è davvero atroce); i
poveri e gli impoveriti in Italia e  nel resto dell'Europa; le baraccopoli
delle periferie dell'impero; le persone che perdono la vita sul confine tra
il Messico e gli Stati Uniti o nel canale di Sicilia non sono quattro
diversi problemi: sono un solo, immenso effetto di un pianeta che riserva
al 20% più ricco dei suoi abitanti l'80% delle risorse disponibili. E dopo
Genova lo sappiamo tutti, anche se abbiamo pagato ad un prezzo troppo alto
questa "globalizzazione dell'informazione"
Giorgio Gaber, quando era giovane, ha scritto ".....Qualcuno era comunista
perchè non poteva sopportare di essere libero, sano e felice se non erano
liberi, sani e felici anche tutti gli altri..."
Certamente non siamo tutti comunisti: ma non sopportiamo più di essere
liberi, sani e felici se non sono liberi, sani e felici anche tutti gli
altri.
E allora la nostra vittoria sull'articolo 18 non sarà solo il diritto, per
quelli di noi che sono occupati a tempo indeterminato (ormai una minoranza,
lo sappiamo) di non essere licenziati quando e se piace al padrone: sarà la
dimostrazione che "si può fare" e l'occasione per estendere ad altri,
lavoratori  precari, africani, asiatici, latinoamericani e statunitensi, i
nostri diritti e le nostre tutele.

rete controg8

PER LA GLOBALIZZAZIONE DEI DIRITTI
(aderente al forum sociale genovese)