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CONFEDERAZIONE DEI COMITATI DI BASE
per la solidarietà, l'unità e la democrazia
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IL PRIMO PASSO

Il governo berlusconi avrà ancora bisogno dell'impiegato pubblico? E se si,
saremo lavoratori o parte integrante del suo progetto?
	Esistono, però, all'interno del ceto medio - ormai impoverito ed
indebitato - numerosi elementi che fanno pensare al "vecchio" Carlo Marx,
quando parlava della proletarizzazione dei ceti medi, cioè quello che oggi
sta accadendo nel nostro dicastero (e nel pubblico impiego in genere).
Ci sono, poi, altre figure come i dirigenti che, di fatto, sono gli
esecutori delle politiche che si discutono in ambiente parlamentare.  Essi
esprimono le politiche del potente di turno e se le politiche sono a danno
dei lavoratori è chiaro che i dirigenti, che sono pagati (bene) per questo,
le porteranno a compimento.
Quello che non si capisce è la scarsa coscienza dei lavoratori pubblici su
questo punto.
Se infatti nelle fabbriche il dirigente è visto come organico allo
sfruttamento del lavoratore, la falsa coscienza che aleggia nei dicasteri
impedisce di vedere il dirigente come una reale controparte, favorendo
rapporti paternalistici autoritari.
Far capire che i dirigenti perseguono i propri interessi corporativi,
mentre i pubblici dipendenti non sono ancora in grado di creare un fronte
comune, è un nostro dovere.
Essi, infatti, hanno un contratto di tipo privatistico e quindi lavorano
per obiettivi. Nel caso in cui gli obiettivi non vengano raggiunti,
scaricheranno sui loro collaboratori le proprie responsabilità, con un
conseguente aumento della conflittualità interna ed avvelenamento dei
rapporti quotidiani. Non solo: in caso di ristrutturazione selvaggia chi
pagherà con il proprio posto di lavoro sarà senza dubbio l'anello più
debole della catena.
Del resto fino ad oggi la logica clientelare, che ha imperato tra i
dipendenti pubblici, è servita come "calmiere" sociale; ma la scarsità
odierna delle risorse economiche a disposizione, oltre all'aumento del
costo della vita, frantuma tutto quello che in precedenza era il cosiddetto
salario accessorio, rendendolo minimo.
Ciò aumenta una sterile competitività tra i lavoratori che,
vergognosamente, i dirigenti sfruttano a nostro danno. Vergognosamente
perché rendono dal punto di vista umano il collega nemico al collega,
annientando la personalità e le capacità di elementi che, invece, vengono
additati come i "disturbatori del manovratore".
Complici di questa laida manovra sono i SINDACALISTI DI PROFESSIONE,
indipendentemente dalla sigla di appartenenza.
L'unità dei lavoratori secondo i propri interessi, cioè quelli di maggiore
salario, dignità professionale, maggior tempo disponibile per la vita
sociale, è il fulcro di una battaglia che può costruire un fronte comune
sia contro le politiche dei governi che contro chi di questi governi si
rende complice.
L'unica strada, indipendentemente dalle sigle sindacali, è costruire dal
basso l'unità dei lavoratori, valorizzando al massimo le RSU e costruendo
in ogni posto di lavoro comitati di base autorganizzati.
E' il primo passo.

COBAS