(Fwd) Difesa del Diritto (1)



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Date sent:      	Sat, 1 Dec 2001 13:03:28 +0100
From:           	"glr" <glr.y at iol.it>
To:             	dirittiglobali at peacelink.it
Priority:       	normal
Subject:        	Difesa del Diritto (1) (Fwd) 


----- Original Message -----
From: "Roberto A." 
Sent: Wednesday, November 28, 2001 10:59 PM
Subject: rl: Difesa del Diritto


Invito a considerare con attenzione il messaggio che allego qui in calce
(oggi pervenutomi), che rafforza ulteriormente (se mai ce ne fosse stato
bisogno), i timori da me in altre occasioni precedentemente espressi,
riguardo al rischio concreto di estinzione dello Stato di Diritto nel nostro
Paese (e altrove).
La difesa della legalità non è un puro fatto formale (come qualche
sprovveduto potrebbe superficialmente essere indotto a credere), ma un fatto
sostanziale che attiene alla vita quotidiana di tutti, in tutti i suoi
aspetti, essendo il Diritto un "corpo" indivisibile e connesso che, se
incrinato in un punto, crolla nel suo insieme.
Il Diritto è innanzi tutto garanzia di uguaglianza di fronte alla Legge: se
incrinato, l'uguaglianza non sussiste più e si apre la strada alla tirannia
e alla discriminazione politica e sociale.
Quanto denunciato dal mio interlocutore è l'ennesimo episodio, che si somma
ad altri, gravissimi, già verificatisi e non sufficientemente sottolineati
presso la pubblica opinione.
Io non ho vissuto il Fascismo, ma credo che le dittature più pericolose si
installino in modo molto subdolo, graduale e inavvertito, conquistando prima
di tutto l'indifferenza delle coscienze e solo successivamente, come
semplice conseguenza formale, le strutture esteriori del potere.
I destinatari di questo mio messaggio sono tutti cittadini italiani attenti
e responsabili fra cui parlamentari e titolari delle più varie cariche
istituzionali: invito vivamente tutti a volere diffondere questo allarme, fa
cendolo proprio, e a fare il possibile, ognuno nei limiti delle proprie
competenze e possibilità, senza preconcetti e reciproche discriminazioni
"ideologiche" o di parte, per impedire che il Diritto, il nostro Diritto,
possa venire ulteriormente calpestato.

Roberto Amato

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Testo del messaggio da me ricevuto:

La stampa italiana è spesso accusata di prestare attenzione solo ai fatti
che riguardano direttamente il nostro paese.
Falso.
Il 23 novembre, ad esempio, i nostri telegiornali ci hanno dato una notizia
clamorosa: su una brulla collina vicino a Kabul, in quel paese infinitamente
lontano che è l'Afghanistan, un bambino aveva fatto volare un aquilone.
Tanto era importante questa notizia che, per farle posto, ne è stata omessa
un'altra: pare che dovremo cambiare costituzione, abolendo lo Stato di
diritto e la sovranità nazionale e reintroducendo per giunta, e in maniera
nemmeno troppo indiretta, la pena di morte.
Certo, per gli italiani sarà più importante conoscere lo stato attuale di
una splendida e antica arte dell'Asia Centrale, ma almeno un piccolo
riferimento al destino che ci attende lo potevano fare i telegiornali.
E invece no. La notizia bisogna andarla a scovare in un articolo di Lucio
Manisco sul Manifesto (1).
Prima che qualcuno dica, "ah, i soliti comunisti", ricordo ai lettori la
regola d'oro: quando si tratta di notizie, la domanda fondamentale non è se
sono comuniste o fasciste, ma se sono vere o false.
Come abbiamo visto, gli Stati Uniti hanno emanato una "direttiva"
(http://www.kelebekler.com/occ/liber.htm) che permette loro di prelevare
cittadini di altri paesi, anche solo accusati di sostegno  ideologico
("associativo" e non attivo) al "terrorismo", di processarli in segreto
davanti a un tribunale militare senza difesa, senza prove e senza diritto di
appello e condannarli a morte.
Se non lo sapevate, chiedete ai telegiornali italiani perché non ne hanno
parlato: sulla stampa USA è in corso un dibattito acceso su questa
direttiva, che affossa l'intera cultura americana della libertà.
Quando si tratta di un paese del Terzo Mondo, gli Stati Uniti o
"preleveranno" direttamente i giustiziandi, oppure se li faranno consegnare
previo bombardamento. Nel caso dell'Europa, intendono invece farseli
consegnare direttamente dai governi.
Però c'è un problema: nei paesi dell'Unione Europea non esiste la pena di
morte, per cui diventa impossibile l'estradizione. Inoltre, i paesi europei
non ammettono l'esistenza di reati politici o di idee. Non parliamo poi del
fatto che gli eventuali estradati subiranno processi che non hanno nulla a
che fare con la nozione europea di diritto.
La costituzione italiana, ad esempio, vieta la pena di morte all'articolo
27, mentre gli articoli 10 e 26 vietano l'estradizione di cittadini
stranieri e italiani per reati politici (la pena di morte è stata abolita
anche per reati eccezionali in stato di guerra nel 1994).
Come risolvere la faccenda? Lo spiega Rockwell Schnabel, appena nominato
ambasciatore degli Stati Uniti presso l'Unione Europea. Non si tratta di un
ignorante: è stato per mesi ambasciatore a Roma, e quindi conosce bene il
precedente del caso di Pietro Venezia, che riguardava proprio di estradare
una persona che rischiava la condanna a morte.
Ecco le istruzioni che Schnabel dà all'Europa:
"Diversi paesi hanno leggi diverse, alcuni di questi paesi dovranno cambiare
le cose, comprese le loro costituzioni. Ma c'è già un accordo di massima
sulla necessità di procedere in questa direzione".
Cambiare la Costituzione?
Cambiare la Costituzione in modo da permettere a uno Stato straniero di
portar via cittadini nostri o ospiti nel nostro paese, anche in base
semplicemente alle loro idee, consegnarli a tribunali militari che li
metteranno a morte in processi segreti e senza bisogno di prove?
Non è in ballo solo la modifica di alcuni articoli, comunque preziosi, della
nostra Costituzione.
Stiamo parlando dell'abolizione della sovranità nazionale e dello  Stato di
Diritto.
Che poi la cosa possa riguardare - al momento - solo "pochi  arabi" o
"sovversivi" non ha importanza.
Alcuni amici hanno suggerito che il parallelo più prossimo a quanto starebbe
per accadere si trovi nelle leggi  razziali che colpirono poche migliaia di
ebrei in Italia, ma violarono il concetto fondamentale dell'uguaglianza di
tutti i cittadini di fronte alla legge. Altri però  notano una differenza
non da poco: le leggi razziali almeno non fecero morti. Per  cui
suggeriscono un parallelo con le deportazioni degli ebrei verso uno "Stato
straniero amico" nel 1943.
Purtroppo non so se tali deportazioni siano avvenute  nel contesto di
qualche norma giuridica - e in tal caso il parallelo sarebbe molto
indovinato - oppure per semplice arbitrio delle forze occupanti.
Schnabel ha ordinato di modificare le stesse costituzioni: non si tratterà
quindi  semplicemente di un'operazione sporca dei servizi segreti, né di un
losco  "escamotage" giuridico, ma di nuove regole che si potranno applicare
in  qualunque situazione futura.
Per questo motivo, non è un'esagerazione prevedere che la modifica
costituzionale - qualunque forma assuma - dovrà significare l'abolizione
della  Repubblica Italiana, intesa sia come repubblica, sia come Italia.
Forse mi sbaglio, ma ho l'impressione che questa notizia sia importante per
i  telespettatori italiani almeno quanto gli aquiloni sopra Kabul.
Chissà se la vorrà commentare il presidente che ci ha invitati a mettere un
"tricolore in ogni casa".
La faccenda supera - o dovrebbe superare - le divisioni tra destra e
sinistra: un fatto di questa portata dovrebbe suscitare lo sdegno di un
partito che si chiama Forza **Italia** o di un altro che si chiama Alleanza
**Nazionale.**
Dovrebbe poi far insorgere i Democratici di Sinistra, gli eredi di una
sinistra che ha da sempre esaltato la Costituzione "democratica e nata dalla
Resistenza".
Potrebbe quantomeno incuriosire i giuristi o le molte associazioni che si
occupano di diritti umani a vario titolo, o i movimenti che in passato hanno
sostenuto meritorie campagne contro la pena di morte.
Oppure è possibile che abbia ragione Schnabel quando dice che " c'è già un
accordo di massima sulla necessità di procedere in questa direzione"?

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(1) Lucio Manisco: "Condanna a morte per delega: gli USA chiedono all'Europa
di reintrodurre la pena capitale per i sospetti di terrorismo".
Il Manifesto 23.11.01.

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E' possibile che qualcuno riceva più copie di questo messaggio: me ne scuso,
ma la cosa non dipende da me, bensì dal fatto che alcuni destinatari sono
iscritti anche a mailing-list destinatarie.



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Giorgio Ellero 
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