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sgomberi a Casier e Treviso
- Subject: sgomberi a Casier e Treviso
- From: "Soccorso Popolare" <soccorsopopolare at libero.it>
- Date: Sun, 18 Nov 2001 18:16:52 +0100
Inviamo sempre sugli sgomberi di Casier e Treviso un dettagliato comunicato della rete antirazzista/ Venezia. Noi siamo più inclini a inquadrare l'avvenuto più che nel gentilini pensiero, nel Bush pensiero nel clima generale di guerra e di razzismo che connota questa fase di crisi della società capitalista, bisogna unire le resistenze e le lotte. Da: Rete antirazzista/Venezia [mailto:venchiaredo at libero.it] Inviato: venerdì 16 novembre 2001 4.02 A: movimento at ecn.org; osservatoriorazzismo at topica.com; veneziasocialforum at yahoogroups.com Oggetto: [movimento] Sgomberi a Treviso Ore 8.30 del mattino centinaia di poliziotti e carabinieri in azione, con blindati ed elicotteri per attuare lo sgombero di due palazzine occupate da tempo da lavoratori immigrati. All'ex convento di Casier, alle porte di Treviso, di proprietà dei Padri sacramentini di Prato in affitto alla Regione Veneto per una scuola professionale dismessa da tempo, dormivano in 70, 21 (reduci dai turni di notte) vengono sorpresi dallo sgombero, portati in caserma, trattenuti per l'intera giornata, schedati e denunciati. All'ex Telecom di Treviso dormivano in 35, 4 sono presenti allo sgombero. Tutti gli assenti di entrambi i posti erano già al lavoro. L'esibizione di forza nelle operazioni di sgombero, la contemporaneità degli sgomberi in territori comunali diversi danno il senso da una parte di un chiaro ed inequivocabile appoggio al Gentilini-pensiero, e dall'altra di un altrettanto chiaro segnale intimidatorio verso chi si oppone al razzismo istituzionale e sociale nel trevigiano. A Casier oggi comunque abbiamo visto anche dell'altro: la solidarietà degli abitanti e l'impegno di quei settori sociali ed istituzionali estranei alla barbarie leghista. Metà degli occupanti sono al momento nella chiesa del paese, l'altra metà ospiti per la notte in un albergo. Da domani si ricomincia. Una cosa è però certa: in strada o nelle fabbriche abbandonate non si torna! RETE ANTIRAZZISTA/VENEZIA
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