FIOM



Venerdì 16 la Fiom farà scendere in piazza le truppe metalmeccaniche.



Come succede da tempo, quando "riemergono" i metalmeccanici, non importa
come e perché, c'è a sinistra lo scatenarsi di un acritico entusiasmo di
supporto : anche nei sindacati di base, che nelle fabbriche metalmeccaniche
sembrano aver delegato alla Fiom il progetto che essi sviluppano
soprattutto nel Pubblico Impiego.

Tutti sembrano vedere nella Fiom il soggetto in grado di riattivare il
movimento operaio, attratti, più che dalle concrete e reali posizioni che
ha sempre avuto e che si guarda bene dal mettere in discussione, dall'
indiscusso ( e ricco) apparato organizzativo che possiede e che le consente
mettere in piazza (come e fino a quando decide lei ) masse enormi ( anche
se farcite di funzionari e pensionati) che ridicolizzano la capacità di
mobilitazione di qualsiasi altro soggetto sindacale.



Chi da anni fa lavoro sindacale in fabbriche metalmeccaniche non fa fatica
a capire come mai, dopo anni di contratti e accordi-rapina firmati con la
sponsorizzazione dei vari Governi "amici", dopo le elezioni di maggio, la
Fiom si sia aggrappata a 18.000 lire di ambiguo aumento salariale per
tentare di rifarsi una reputazione pesantemente compromessa.



Non si può non trasalire di ribrezzo quando si sente proclamare dalla Fiom
che questo sciopero è per la "democrazia" : una Fiom che da anni, come se
nulla fosse, si spartisce con gli altri sindacati una quota di delegati
(33%) ottenuti per diritto divino e che, dietro il paravento falso dei
referendum, ha firmato contratti che hanno disgregato e soggiogato i
lavoratori alle esigenze delle aziende.

Non si può non trasalire di ribrezzo quando si sente proclamare dalla Fiom
che questo sciopero è per la "difesa del potere d'acquisto dei salari"
rivendicando il rispetto dell'accordo del luglio 93 che è alla radice
dell'immenso travaso dai salari ai profitti che si è attuato in questi anni.

Non si può non trasalire di ribrezzo quando si sente proclamare dalla Fiom
che questo sciopero è contro Federmeccanica mentre siede con lei allo
stesso tavolo per gestire il fondo Cometa per le pensioni integrative, che
è lo strumento di cui si sono serviti per avallare la distruzione delle
pensioni pubbliche. Distruzione che i metalmeccanici avevano  bocciato nel
referendum ma che non non ha avuto nessun seguito nei vertici sindacali.



Al di là della presenza ufficiale ai tavoli no-global chiedete ai
lavoratori quale lavoro sindacale è stato fatto nelle fabbriche
metalmeccaniche dai delegati Fiom per costruire una cultura operaia contro
questo sistema e contro la guerra. Chi non ricorda che mentre noi
lanciavamo la solidarietà per la Zastava la Fiom appoggiava la
sottoscrizione "arcobaleno" : e della fine che hanno fatto quei soldi
nessuno ha più detto niente ai lavoratori.



Abbandonare nelle mani della Fiom ( e dei referenti partitici che ha alle
spalle ) il progetto della ricostruzione di un sindacato di classe è un
segno di resa. Con la scusa dell'attuale oggettiva debolezza del progetto
dell'autorganizzazione tra gli operai non si può arrivare ad adattare i
giudizi, a occultare le analisi critiche, a nascondere le quotidiane
compromissioni e rassegnarsi (tappandosi il naso come qualcuno fa negli
appuntamenti elettorali ) ad aggregarsi al carro di chi si propone come il
meno peggio.



Per anni abbiamo tentato di approfittare dei momenti di sciopero per
visibilizzare in mezzo alla masse metalmeccaniche (che comunque a noi
interessano) uno spezzone critico e autorganizzato. Ma i meccanismi di
subdola acquisizione del passivo consenso degli operai (tessere, patronati,
clientele ... ) passano fabbrica per fabbrica.

E' fabbrica per fabbrica che il progetto di ricostruire con gli operai un
modo nuovo e diverso di fare sindacato deve continuare la sua strada.

Senza arrendersi alle mistificazioni oggi in campo che verranno ancora una
volta messe platealmente a nudo.



14-11-01      Slai Cobas