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ARDIGO' - BIFFI - DIALOGO E IMMIGRAZIONE
- Subject: ARDIGO' - BIFFI - DIALOGO E IMMIGRAZIONE
- From: "DOMENICO MANARESI" <bon4084 at iperbole.bologna.it>
- Date: Mon, 1 Oct 2001 17:33:36 +0200
Bologna, domenica 30 settembre 2001 Da "la Repubblica - Bologna" di martedì 25 settembre 2001 leggo questa bella "lettera" del prof. Achille Ardigò. In queste parole del notissimo sociologo (che io considero maestro e amico) molti, sia laici che presbiteri, hanno visto una grande apertura, priva di pregiudizi, nei riguardi delle recenti esternazioni del cardinal Biffi. Indubbiamente in queste parole il prof. Ardigò mostra di apprezzare alcune idee del nostro episcopo. Però mi sembra che Ardigò, con la sua solita grande cultura e notevolissima capacità dialettica, con grande "diplomazia" e grande "fair play" non disgiunto da grande carità cristiana, mi sembra - ripeto - che il prof. Ardigò non sia poi - come dire? - molto "tenero"nei riguardi di molti concetti espressi dal nostro "pastore-sorvegliante". Basta notare infatti quante volte in questa "lettera" compaiono parole come "spero", "auspico", "mi permetto chiosare", "un solo dissenso"ecc. che, a mio avviso, rappresentano tutte delle piccole, ancorché affettuose, "bacchettate" e prese di distanza dal "Biffi-pensiero". Mi sembra questo uno scritto molto bello che, come al solito relativamente a quanto scrive Ardigò, ci può aiutare a meditare e riflettere. Domenico Manaresi Sull'Islam e gli immigrati Biffi aiuti la tolleranza Achille Ardigò SEBBENE non invitato da annia portare un contributo ai convegni culturali e religiosi della diocesi di Bologna, sento di dover raccogliere comunque con questa lettera aperta affidata alla cortesia di questo giornale alcune parziali aperture al dialogo del card. Biffi. Eminenza! Mi riferisco al testo del suo intervento al convegno su Multiculturalità e identità oggi. Dopo l'orrenda apocalisse dei kamikaze contro gli Stati Uniti, se è giusto colpire i criminali e i loro mandanti, occorre però anche fare ogni sforzo per ridurre odi ideologici e teologici che portano a rinfocolare i tanti incendi di guerre nel mondo. E' con questo spirito che desidero ora consentire a due aperture con cui lei, mio vescovo, cerca in qualche modo, se non mi sbaglio, un dialogo con alcuni suoi critici. Colloco, peraltro, questo mio desiderio nel segno della continuità e della gratitudine che molti di noi credenti conservano agli insegnamenti e alle opere di Giovanni Paolo II , di Paolo VI e di Giovanni XXIII. Mi sembra , in primis, che lei corregga la sua consueta concezione intransigente dell' "identità" cattolica (come trascendenza dentro la Chiesa) quando scrive che "non è da sottovalutare la libera azione illuminante che è propria dello Spirito Santo" il quale spira dove vuole. Sicchè anche di fronte a un non credente lei arguisce "non possiamo trascurare di ascoltarlo con qualche speranza.Noi dobbiamo sempre cercare di avvalorare (e rendere auspicabilmente feconda di verità) l'iniziale conformità a Cristo che si trova in ogni uomo". Tale sua apertura è quanto mai opportuna oggi per non rinfocolare, anche involontariamente, odi e intolleranze religiose che sono tra le cause della catastrofe dell'11 settembre, fomiti di tante carneficine e concause oggi della più grave depressione economica mondiale. Che lo Spirito Santo la ispiri a proseguire in questa apertura. Mi permetto anche di auspicareche, nella diocesi che le è affidata, lei intenda aprire un dialogo ecclesiale anche con i credenti che non vogliono smarrire la loro originale identità e che insieme vogliono essere liberi; tanti credenti identitari tra i quali non mancano quanti hanno soffertoper sue posizioni, teologiche e non, ritenute rigide nella tradizione e nel moderatismo. La seconda apertura si connette alla prima, anche se con più ambivalenze tra vecchio e nuovo. E' la questione delle note sue tesi sull'immigrazione, che vengono qui riproposte a partire, però, da una sua nuova consapevolezza: che si tratti di una "questione difficile e complessa e va affrontata con serietà di informazione e di indagine". Tale suo riconoscimento alla complessità del tema immigrazione induce pure alcuni di noi che abbiamo dissentito pubblicamente dalle sue precedenti posizioni a dare più attenzione alle sue raccomandazioni circa i doveri dello Stato per maggiori responsabilità selettive nei confronti degli immigrati. Con un solo dissenso, che rimane forte: la Chiesa cattolica non può esigere dallo Stato che introduca la preferenza per gli immigrati di religione cattolica. Semmai che non discrimini gli immigrati cattolici. Semmai può chiedere che lo Stato non discrimini gli immigrati cattolici. Mi permetta in proposito una citazione. Lei nel 1997 ha concluso la presentazione di un prezioso volume di discorsi e scritti di Giuseppe Dossetti, con queste parole: "tutto quello che è di don Giuseppe è prezioso."Ebbene , in quel volume La parola e il silenzio, Giuseppe Dossetti a p.223 diceva tra l'altro: "Bisogna ascoltarli, gli immigrati... anche se molto diversi da noi. Se voi accogliete un uomo come uomo e come fratello non vi verrà altro che del bene; se voi lo accogliete con riserva e mettete una certa barriera e vi volete difendere da lui, preparate la disgrazia per voi..". Posso sbagliarmi, ma speroche la sua seconda apertura corregga in parte il suo approccio precedente nel senso di avviare un qualche richiamo alla ispirazione dossettiana.Nell'intervento al convegno su Multiculturalità e identità oggi, lei scrive: "di fronte a un uomo in difficoltà quale che sia la sua razza, la sua cultura, la sua religione, la legalità della sua presenza i discepoli di Gesù hanno il dovere di amarlo operosamente e di aiutarlo a misura delle loro concrete possibilità." Ben detto! Ma quell'amore mi permetta di chiosarenon può fermarsi all'evangelizzazione sibbene, come è nel carisma della Chiesa, anche aprirsi alla soluzione concreta possibile di tali ardui problemi sociali. In un triste tempo in cui ogni intolleranza ed ogni rinfocolamento dell'odio ideologico e dell'intolleranza teologica rischiano di rendere infinita la guerra nel mondo, mi piace sperare e pregareche lei voglia contribuire al meglio delle sue risorse, e della sua grazia di stato attuale, ad essere guida di pace nella tolleranza religiosa più ispirata.Quella tolleranza religiosa più ispirata che è venuta assai di recente dal messaggio di Pierpaolo Donati. Achille Ardigò
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