sos popolo in pericolo
- Subject: sos popolo in pericolo
- From: "Karim Metref" <kametref at tin.it>
- Date: Wed, 27 Jun 2001 17:25:08 +0200
Cari amici,
Una grossa tragedia sta sconvolgendo l'Algeria
(ancora una volta) e in Italia non se ne parla nemeno. Il silenzio della stampa
e altri mezzi d'informazione sembra strano, per non dire complice, di fronte ad
eventi di questa importanza.
Sono due mesi ormai che vanno avanti gli scontri
tra manifestnati e forze armate. Il bilancio è pesantissimo più di cento morti,
migliaia di feriti, 130 persone scomparse dopo la mega protesta ad Algeri del 14
giugno e alcuni piccoli centri urbani svuotati dal terrore che fanno
regnare le operazioni punitive dei gendarmi e dei paracadutisti sulla
popolazione civile.
Il governo non vuol dialogare e gioca alla politica
del peggio. Disprezzo e operazioni punitive sono le risposte di fronte ad una
gioventu che non trova altro di fronte alle loro leggittime rivendicazioni per
un futuro migliore in un paese strariccho come l'Algeria.
questo messaggio vi è mandato per diffondere la
voce di questi giovani disperati.
qui di seguito abbiamo inserito la dichiarazione
della nostra associazione: ASAKA-Italia e la piattaforma delle rivendicazioni
che il governo di Bouteflika non vuol ascoltare e che i generali reprimono nel
sangue. Grazie di fare circolare il
messaggio.
Karim METREF
in allegato in formato word l' SOS
della Kabylia al mondo
Associazione Socioculturale
ASAKA-Italia, asakaitalia at libero.it
Dichiarazione Dal 18 aprile scorso i cittadini
algerini vivono l’orrore, diverse regioni del paese vivono al ritmo della
lacrimogena e delle pallottole delle forze armate tutti i
giorni. Il bilancio è pesantissimo: più di
cento persone assassinate dalle forze della repressione, migliaia di feriti
oltre a più di un centinaio di cittadini scomparsi, gelo di tutte le attività
economiche già in gravi difficoltà, disturbo del ciclo scolastico per centinaia
di migliaia di allievi e studenti, alcune città sono addirittura totalmente
isolate dal “resto del mondo”. È partito tutto dopo l’assassinio di
un giovane studente, dentro una caserma della Gendarmeria Nazionale di
Beni-Douala, una piccola città nella regione della Cabilia, e l’arresto
violento, ad Amizour, di tre altri ragazzi della scuola media e l’aggressione
del loro professore che ha provato ad intervenire. Il tutto è avvenuto la
vigilia del 20 Aprile, data storica per il movimento culturale berbero che
rivendica la riconoscenza culturale e identitaria dei berberi in
Algeria. Spari a
pallottole reali, torture, umiliazioni, provocazioni e addirittura uccisione a
bruciapelo di persone ferite e già cadute per terra: sono le risposte del potere
algerino e dei suoi apparati della repressione, gendarmeria ed altre corpi di
sicurezza venuti in rinforzi alle manifestazioni pacifiche per denunciare
l’ingiustizia. Invece di avviare un dialogo con la popolazione, affine di far ritornare la pace e cogliere quest’occasione di far uscire il paese dall’impasse politica, in cui si trova da anni, L’amministrazione di Bouteflika (il presidente algerino) e dei generali al potere, giocano al deterioramento della situazione e tenta, ancora una volta, la diabolizazione del movimento. In effetti, ancora una volta hanno sterrato la storia del separatismo della Cabilia, vecchia ricetta miracolo per ghettizzare le proteste di questa regione e impedire cosi il movimento di diffondersi nel resto del territorio. Ma questa volta il popolo algerino ha preso coscienza della natura sanguinaria del potere in quanto in varie regioni del paese si verificano proteste ed indignazione delle popolazione ai linguaggi criminali del potere unica risposta alle rivendicazioni legittime e alle aspirazioni democratiche dei cittadini Noi
dell’associazione ASAKA-Italia: Condanniamo tutte le esazioni di un
potere dispotico contro i civili e il suo rifiuto di dialogare e di soddisfare i
bisogni legittimi di una gioventù disperata e senza nessuna prospettiva per il
futuro, in un paese in cui le enormi entrate del petrolio e del gas vanno
spartite solo tra i generali e la mafia politica economica presente a tutti i
livelli dello stato e delle istituzioni civili e
militari. Sosteniamo le
rivendicazioni giuste e legittime della coordinazione interprovinciale nata da
questo movimento popolare come riportate nella piattaforma * delle rivendicazioni a l’intenzione del presidente
algerino.
Lanciamo un appello à l’opinione pubblica internazionale, le
organizzazioni non governative a sostenere il popolo algerino nella sua lotta
per la libertà, la democrazia e la giustizia sociale, ed a fare pressione sui
propri governi per condizionare tutta cooperazione con il governo algerino
all’apertura di un dialogo trasparente e serio con tutte le forze che mirano
alla pace e alla democrazia nel paese. Nonché alla ricerca di soluzioni concrete
alle attese del popolo in materia di giustizia sociale, libertà d’espressione,
riconoscenza di tutte le componenti culturali e linguistiche del
paese. Invitiamo la
stampa internazionale e in particolarmente i media Italiani, a diffondere le
informazioni in modo oggettivo e continuo, per tenere il pubblico informato e
testimoniare della tragedia che colpisce il popolo algerino da ormai troppi
anni. Esprimiamo il nostro cordoglio alle
famiglie delle vittime: morti, dispersi e feriti, della repressione selvaggia,
condividiamo il dolore per la perdita dei migliori figli dell’Algeria e
rimaniamo a fianco delle famiglie fin ad un regolamento giusto e definitivo
della questione: con presentazione ad una giustizia indipendente dei colpevoli
di crimini contro la popolazione civile e l’indagine sulla sorte dei
dispersi. Torino il 23
Giugno 2001. *
La piatta forma di rivendicazioni: Il testo che seguirà è la piatta forma di rivendicazioni adottata
l’11 giugno 2001, dalla coordinazione interprovinciale di 07 province del
centro, che sarà consegnata alla presidenza della repubblica dopo la marcia di
giovedì 05 luglio 2001 dei delegati dei comitati dei villaggi e quartieri.
Piatta forma che doveva, essere consegnata alla presidenza della repubblica dopo
la marcia del 14 giugno 2001, ciò che non è stato fatto per le ragioni che
conosciamo. Ecco quindi il testo integrale: Noi, rappresentanti delle province di
Setif, Bordj Bou Arreridj , Bouira, Boumerdes, Bgayet, Tizi-ouzou, Algeri ed il
comitato collettivo delle università di Algeri, riunito il giorno del lunedì 11
giugno 2001 alla "casa dei giovani" Mouloud Feraoun d'El Kseur (Bgayet), abbiamo
adottato la piatta forma comune di rivendicazioni
seguenti:
1 - Per la presa in
carico "" urgente dalla parte dello stato di tutte le vittime ferite e delle
famiglie dei martiri della repressione durante questi
avvenimenti. 2 - Per la sentenza
dai tribunali civili di tutti gli autori e responsabili dei crimini e la loro
radiazione "" dai corpi di sicurezza e delle funzioni pubbliche.
3 – Per uno statuto di
martire, ad ogni vittima della dignità, durante questi avvenimenti e la
protezione di tutti i testimoni del dramma. 4 - Per la partenza
immediata, delle brigate di gendarmeria e dei rinforzi delle URS (unità di
repressione e di sicurezza). 5 - Per l'annullamento
delle persecuzioni giudiziarie contro i manifestanti, ed il condono di
quelli giudicati durante questi avvenimenti. 6 - Arresto immediato delle spedizioni
punitive, delle intimidazioni e delle provocazioni contro la
popolazione. 7 - Dissoluzione delle
commissioni d'inchiesta iniziate dal potere. 8 - Soddisfazione
della rivendicazione Masira (berbera) in tutte le sue
dimensioni (identità,
civilizzazione, lingua e cultura) senza referendum e senza condizione, e la
consacrazione di Tamazight (lingua berbera) come lingua nazionale ed
ufficiale.
9 - Per uno stato
garante di tutti i diritti socioeconomici e di tutte le libertà democratiche.
10 - Contro le
politiche di sottosviluppo, di impoverimento e di "barbonizzazione" del popolo
Algerino. 11 - La messa sotto
l'autorità effettiva delle istanze, democraticamente
elette di tutte le funzioni
esecutive dello stato e dei corpi di sicurezza. 12 - Per un piano
d'emergenza socioeconomico per tutta la regione della Cabilia.
13 - Contro il
disprezzo (tamehqranit, hogra) e tutte le forme d'ingiustizia e di
esclusione. 14 - Per una
risistemazione caso per caso, degli esami regionali per
gli alunni non avendo potuto superargli. 15 - Istituzione di
un'allocazione di disoccupazione,
per tutti ricercatori di lavoro al 50% del reddito minimo dei
lavoratori. Esigiamo una risposta ufficiale, urgente e pubblica a questa piattaforma di rivendicazioni. La
coordinazione interprovinciale. El kseur (Bejaia-Algeria)l’11
giugno 2001. |
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