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Newsletter n°3  - 23 Marzo 2001

 

La storia di Nabuc

www.opgaversa.it/Nabuc

 

Diritti Rovesci è il titolo del numero 14, anno 3°, Marzo 2001 della rivista bimestrale edita dai ricoverati dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa. In questo numero i ragazzi della redazione, in collaborazione con quelli della scuola, hanno voluto riflettere sulla dichiarazione dei diritti del malato di mente, stilandone una personalissima versione, articolata in 19 principali punti.

Di seguito riportiamo quanto pubblicato:

Il giorno 8 Febbraio nell’aula O.P.G. si è riunita l’assemblea costituente formata dagli alunni della pluriclasse e ha sancito la:

DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEL MALATO DI MENTE

Premessa: Ogni uomo in ogni situazione in cui si trova ha dei diritti che vanno garantiti. I diritti dell’uomo vanno regolati dall’etica.

Etica e Diritto non possono essere separati.

Art. 1) La dignità della persona è diritto fondamentale del malato di mente.

Art. 2) L’ammalato non va trattato con arroganza, presunzione e violenza.

Art. 3) L’ammalato ha diritto ad essere circondato da persone competenti, gentili, sensibili e affettuose.

Art. 4) L’ammalato di mente ha diritto a vivere in un ambiente pulito, igienicamente sano, sereno e allegro.

Art. 5) L’ammalato ha diritto ad almeno due ore al giorno di psicoterapia e di terapia di gruppo.

Art. 6) L’ammalato ha diritto ad essere istruito e a non essere emarginato nell’ignoranza.

Art. 7) L’ammalato di mente ha diritto a dire la verità e ha diritto ad essere ascoltato.

Art. 8) L’ammalato non va deriso.

Art. 9) L’ammalato non va coercito e ha diritto a non essere lasciato nei propri escrementi durante la contenzione, ma va assistito da personale competente e amorevole.

Art. 10) L’ammalato che non è in grado di badare a se stesso va pulito, lavato e curato nella persona fisica.

Art. 11) L’ammalato ha diritto ad una alimentazione sana ed equilibrata.

Art. 12) L’ammalato va aiutato a cambiare nella mente.

Art. 13) Nel momento in cui l’ammalato è dichiarato guarito, ha diritto ad essere reinserito nella società. La società ha il dovere di accoglierlo e di attivarsi per la sua riabilitazione.

Art. 14) Il ricoverato ha diritto a non essere sfruttato nel lavoro, facendo cioè quello che non gli spetta fare.

Art. 15) Il ricoverato lavorante ha diritto ad una paga adeguata.

Art. 16) Il ricoverato lavorante ha diritto a frequentare la scuola.

Art. 17) L’ammalato di mente ha diritto a rimanere in un O.P.G. della propria regione.

Art. 18) Un organo superiore deve garantire il rispetto dei diritti dell’ammalato di mente. Se questo organo superiore non è in grado di farli rispettare va abolito o sostituito.

Art. 19) Un governo che non considera o nega i diritti del malato di mente non ha ragione di essere.

Gli ultimi due articoli sono una parafrasi di due articoli della Dichiarazione d’Indipendenza Americana


InterAzioni

Psichiatria & Giustizia

www.opgaversa.it

 

Nuovi lavori prodotti durante il convegno di studi SIMULAZIONE & DISSIMULAZIONE arricchiscono la sezione dedicata ad InterAzioni, la rivista scientifica dell'ospedale psichiatrico giudiziario, pseudo-semestrale per mancanza di fondi necessari alla sua edizione e distribuzione. Sul sito, nella sezione dedicata, è possibile leggere gli articoli in formato pdf, ma non stamparli ne copiarli. Per ricevere direttamente la rivista cartacea all'indirizzo desiderato, è possibile abbonarsi direttamente dal sito.

Di seguito la prefazione e l'indice del nuovo numero:

Simulazione & Dissimulazione

Atti del Convegno - Aversa 2001

Le strade le fanno 

quelli che camminano

(Ghandi)

 

Le relazioni presentate al convegno Simulazione & Dissimulazione tenutosi ad Aversa e nell’opg a fine novembre del 2000 sono la maggior parte del contenuto di questo numero di InterAzioni. E rappresentano una sintesi del concetto su cui si basa il senso stesso della pubblicazione: la possibilità di selezionare e raffrontare argomenti di interesse psichiatrico forense con interpretazioni rese possibili da altre letture collegate all’argomento stesso. Letture psichiatriche in senso clinico quindi, ma anche medico legali o giuridiche, raffrontate con interpretazioni sociologiche e filosofiche, seguendo un cammino che rappresenta il cammino stesso dell’istituzione opg oggi; muovendosi nella direzione in cui   porsi argomenti che tendano a chiarire ed a definire l’identità, rappresenta una delle possibili realizzazioni del desiderio profondo che muove il lavoro degli operatori, perennemente alla ricerca di strade che conducano al superamento della istituzione opg come attualmente esiste nella sua forma normativa e nella prassi. Argomento che, come ripetiamo da tempo, trova tutti d’accordo nella necessità dell’attuazione, ma che, forse proprio per questo, rende difficile la realizzazione di quanto preposto. Una sorta di reingegnerizzazione della struttura passa dunque anche attraverso processi di rivisitazione e scelta dell’interpretazione, resa possibile dall’ascolto dell’interpretazione di altri; ed in questo senso il convegno i cui atti vengono pubblicati aveva ricevuto spinta iniziale da una definizione letta, che intendeva la simulazione come un comportamento che è teso a negare i fatti e ad affermare i desideri. 

Le suggestioni prodotte da tale interpretazione in chi legge la simulazione e la dissimulazione con gli occhi di psichiatra od ancora di più di psichiatra forense, non sono diverse per intensità da chi legge da magistrato, o ancora da legislatore, o da filosofo, trovandoci in campi che comprendono, nelle proprie conoscenze e competenze, gli argomenti in questione. Ma se il simulare (o il suo contrario) può essere un reato, una finzione o magari un sintomo, e non necessariamente deve essere azione disonesta, esso   può presentare segni di riconoscimento che possono individuare un comportamento, una scelta, un errore ed a volte un delitto. Ed il riconoscerli è argomento di studio, raffinato, complesso, molto spesso insidioso, anche per l’empiricità frequente delle letture, che analizzano il passaggio dallo stantìo vorrei ma non posso al posso e voglio farlo, portato anche fino all’eccesso ed alla perdita di controllo cui può arrivare chi simula o dissimula comunque la propria malattia o, più in generale, la propria condizione. Intendendola anche come il proprio stato o il proprio desiderio, consapevolmente consci di tutti i rischi che tale impostazione propone. Il tutto riferito all’OPG di Aversa, e di cui InterAzioni è una delle voci, porta una ulteriore crescita nel processo di trasformazione; dove anche i convegni vengono vissuti come momenti di riflessione di tutto l’Istituto, teso, come sempre, alla ricerca di una identità che segue un tragitto lungo e tortuoso prima della sua identificazione, utilizzando mezzi che possano chiarire l’essere ed il divenire, spingendolo verso una modalità consona ai tempi ed alle conoscenze. Non a caso del resto InterAzioni è la prima, ed al momento unica, rivista scientifica che viene prodotte e redatta in un opg, e nell’opg più antico e terrifico d’Italia, il primo tra i primi, con tutto quello di costruttivo e di orrendo che una connotazione simile propone. Rivista che per sopravvivere deve affidarsi alla benevolenza di sensibili sponsor anonimi ed in incognito che permettono le spese vive esclusivamente, nulla riconoscendo agli operatori che lavorano alla realizzazione del prodotto. E non ricevendo inoltre alcuna sovvenzione del ministero di appartenenza della struttura, a conoscenza dell’esistenza di InterAzioni, ma più pronto a finanziare giornalini di sindacato o bollettini di gradevole formato di ricerca. Ciò porta all’impossibilità di rispettare i tempi di pubblicazione, azione che, pur dimostrando le difficoltà che la rivista riceve, rappresenta anche la stenica volontà di produrre materiale di studio; per questo è il terzo numero pubblicato ed avrebbe dovuto essere il quinto, ma riconosceremo agli abbonati, pochi per adesso, i diritti che son loro.

Si leggeranno in questo numero scritti di Fornari o Bruno o Andreoli o Capozzi, e di altri ancora, che hanno affrontato l’argomento della simulazione e del suo contrario con il rigore previsto dal proprio essere scienziati, ma con la sensibilità individuale del loro essere studiosi.  Tanto che ci è sembrato opportuno pubblicare tra i lavori anche una perizia elaborata da Jung nel 1904 nei confronti di un mentecatto dalla vita difficile e ladro di biciclette, che offre la possibilità di una lettura colta e deliziosa della perizia psichiatrica che con tanto schematico automatismo oggi viene ad essere scritta. Un altro insegnamento che non porta ad essere o sentirsi i tenutari della verità, ma che produce un tragitto di dubbio, fondamentale in qualsiasi processo di crescita; che significa anche riguadagnare il tempo perduto, recuperare gli spazi non usati, iniziare le collaborazioni con l’esterno, come sottoscrivere accordi e protocolli con servizi ed asl più sensibili, così da dare una continuità terapeutica ad un individuo che prima ci appare malato e dopo criminale. I risultati dell’applicazione di tale interpretazione rendono gratificante l’impegno: le maggiori dimissioni effettuate, un miglior controllo sulla patologia psichiatrica grave, notevole riduzione degli atti violenti nei pazienti internati, sono il risultato di interazioni tra una psichiatria esterna, ancora alla ricerca di pragmatismi improbabili, e di una psichiatria interna alle strutture psichiatrico giudiziarie, troppo a lungo ristretta in un significato di contenzione, fuori tempo e fuori qualsiasi innovazione scientifica. Ed è dalle interazioni tra due psichiatrie ormai non più divisibili, con quanto di scienze umane e di espressioni che il connubio produce e si trascina, che deve crearsi la possibilità di un superamento dell’opg che non sia soltanto legge da legiferare e da applicarsi non si sa come. Ma un reale progetto che garantisca sia la difesa sociale che la dignità del malato, non più semplicemente internando, ma rilevando modalità terapeutiche che siano al passo con i tempi e le esigenze; e integrandosi nell’applicazione di leggi che necessitano delle interazioni per essere correttamente applicate.

Con simile intenzione, la suggestione del negare i fatti e affermare i desideri da cui parte lo studio pubblicato, può, ridicolmente, rappresentare una delle scarse possibilità a nostra disposizione per affermare il desiderio di migliorarsi e risolversi.

Adolfo Ferraro 

PREFAZIONE

Adolfo Ferraro

PERIZIA MEDICA SU UN CASO DI SIMULAZIONE DI MALATTIA MENTALE

Carl Gustav Jung

SIMULAZIONE E DISSIMULAZIONE COME SIGNIFICATO DI PURA STRUTTURA DEL FARE

Luigi Capozzi      

GLI INDICATORI CLINICI DI DISSIMULAZIONE DELLA MALATTIA MENTALE

Ugo Fornari e Silvia Coda

LA SIMULAZIONE

Vittorino Andreoli

FINZIONE E SIMULAZIONE DI MALATTIA MENTALE.

LO PSICHIATRA DA MEDICO DELL'ANIMA A GIUDICE DELLA FORMA

Francesco Bruno

SIMULAZIONE E DISSIMULAZIONE

CONFINI DELL'ETIMO, CONFINI DELL'ETICA

Enrico De Notaris

SCIOPERO DELLA FAME: SCELTA CONSAPEVOLE O PSICOPATOLOGIA?

Antonello Crisci

LA SIMULAZIONE INTRAMURARIA: ASTUZIA O NECESSITA'?

Umberto Racioppoli e Antonio Iaccarino

LA SIMULAZIONE INDOTTA

Salvatore De Feo, Massimiliano De Somma, Adolfo Ferraro

REVISIONE CRITICA DELLA SINDROME DI GANSER

Emilia Costa

TIPOLOGIE CLINICHE DELLA SIMULAZIONE

Giancarlo Nivoli

SIMULAZIONE E NORMA PENITENZIARIA

Maria Rosaria Marino

in grigio sono contrassegnati i lavori non ancora disponibili

 

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Ospedale Psichiatrico Giudiziario "Filippo Saporito" di Aversa

Via S. Francesco 2, 81031 Aversa (CE)

Tel.: 081/8155111 / E-Mail: opg at opgaversa.it