R: La morte di Ion Cazacu pesa come un macigno...



Carissimi amici
grazie per questo vostro messaggio.
E' sempre un piacere scoprire e sapere che c'è gente sensibile ai valori
dell'accoglienza, della condivisione, della promozione dei diritti e della
dignità umana, gente che vuole lavorare per creare ponti e non muri (come
molti vorrebbero)...Tutto ciò mi dà speranza in una società in cui tutto
sembra dire il contrario...
Grazie ancora e ...buon cammino!
Gabriele Guerini
odc Caccivio (Como)



-----Messaggio originale-----
Da: luisa morgantini <MC6381 at mclink.it>
A: pck-diritti at peacelink.it <pck-diritti at peacelink.it>
Data: lunedì 17 aprile 2000 16.19
Oggetto: La morte di Ion Cazacu pesa come un macigno...


>Nella bacheca esposta davanti alla sede della Camera del Lavoro di
>Bologna, ho letto di prima mattina, in prima pagina sul giornale
>Liberazione, della morte di Ion Cazacu, ingegnere rumeno, immigrato in
>Italia, a cui il padrone per il quale Ion faceva il muratore in nero a
>Gallarate, gli aveva dato fuoco, Ion lascia moglie e due figlie e tanti
>compagni di sventura.
>Non mi trovavo lì per caso, ero con Roberto Morgantini, fratello che amo
>e di cui vado orgogliosa che lavora da più di 12 anni al Centro diritti
>della CGIL. Volevo stare con lui quel mattino, vedere i casi che si
>presentavano, salutare alcuni degli immigrati che conosco (prestano
>servizio attivo al centro per aiutare la comunicazione di chi non parla
>italiano, ma anche per avere un ruolo attivo da parte degli immigrati
>stessi nella gestione delle loro condizioni di vita) e discutere con loro
>come parlamentare europea per contribuire all'accoglienza e al diritto di
>cittadinanza degli "stranieri", cercando di almeno porre argine al razzismo
>che, invece di essere combattuto, viene dispiegato e alimentato, con la
>certezza dell'impunità, da parte di forze politiche e sociali sempre più
>ampie.
>La notizia sulla prima pagina di Liberazione, ci ha lasciati senza parole,
>ci siamo scambiati sguardi di angoscia, di dolore, di sgomento e di rabbia.
>Eppure Roberto è abituato a convivere con le angosce e le sofferenze dei
>nuovi dannati della terra, perché si confronta quotidianamente con le
>singole storie di sfruttamento e discriminazioni, di fame, di atti
>razzisti commessi contro immigrati da "cittadini perbene", con le
>istituzioni sorde (anche quando danno assistenza) al problema della
>relazione con la persona in carne ed ossa e non
>solo con le categorie di immigrato, clandestino, extracomunitario. E'
>abituato a confrontarsi con le violenze tra immigrati, quelle domestiche
>e non, con il degrado di vite vissute in scantinati o a decine in casolari
>abbandonati, con le liti tra imam islamici fondamentalisti e non, con i
>rapporti tribali, gerarchici e patriarcali ancora manifesti nella diverse
>nazionalità delle comunità dei migranti. Purtroppo la povertà, la
>precarietà, la solitudine non rendono spontaneamente la gente solidale e
>buona.
>
>
>Questo assassinio che ricorda gli orrori della schiavitù ha sconvolto
>tutti.
>
>Ne abbiamo parlato con alcuni degli immigrati che quel mattino sono venuti
>al centro. Bisognava dare risposte collettive, ma è così difficile, quando
>ogni momento del giorno devi passarlo pensando a come trovare qualcosa per
>sopravvivere. E Ion è morto perché si è ribellato per questo la sua morte è
>ancora più pesante. Mentre noi discutevamo una giovane avvocata, volontaria
>rispondeva alle richieste degli immigrati. Sono arrivati anche i nonni dei
>due bambini bruciati vivi nella roulotte del campo nomadi di Bologna
>qualche settimana fa. Il nonno doveva ripresentare la richiesta del
>permesso di soggiorno, era a Sarajevo quando i due piccoli sono bruciati
>vivi, adesso oltre al permesso di soggiorno chiedeva come poteva pagare una
>bolletta della luce che gli era arrivata con l'importo di 950.000 lire.
>Ho proposto al gruppo di immigrati di lavorare insieme per la raccolta di
>fatti concreti, di azioni razziste e di discriminazioni, compiuti da
>cittadini o da istituzioni e di pensare ad una manifestazione europea. Lo
>proporrò a tutte le reti antirazziste, alle associazioni di immigrati, di
>rifugiati, di profughi, vorrei trovare su questa strada anche le sezioni di
>Rifondazione Comunista e non solo
>i giovani comunisti.
>Il fine non è solo quello della denuncia all'Unione e alla Corte Europea di
>fatti per i quali le convenzioni internazionali per la difesa dei diritti
>umani pongono sanzioni e condanne precise, ma anche di responsabilizzare
>ciascuno di noi di fronte ad ogni atto di razzismo o discriminazione al
>quale si assiste e condurre una campagna affinchè l'Europa riconosca il
>diritto di cittadinanza e di accoglienza agli immigrati.
>Ma intanto Ion è morto, la responsabilità non è solo dell'imprenditore
>disumano e schiavista, ma anche di tutti quelli che invece di educare la
>società e le individue/i alla solidarietà e alla convivenza incitano gli
>atteggiamenti più negativi e xenofobi. Al governo bisogna chiedere
>(naturalmente oltre a una diversa politica dell'emigrazione) di farsi
>carico non solo del funerale, ma della vita della famiglia di Ion.
>Ma anche noi dobbiamo fare la nostra parte: la solidarietà alla famiglia
>non può essere esprimersi solo a parole o con la partecipazione alla
>manifestazione organizzata per Mercoledì, chiedo anche a tutti noi di
>aprire una sottoscrizione per la famiglia e di adottare a distanza le
>figlie di Ion perché possano continuare a studiare, come lui desiderava.
>Glielo dobbiamo, come lo dobbiamo a tutti quelli che dalla nostra
>solidarietà potranno trovare la forza di ribellarsi senza trovare la morte
>con Ion ma insieme a tutti noi esercitare il diritto alla vita, al lavoro
>e alla convivenza.
>
>LUISA MORGANTINI
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