Un probabile attentato razzista a Viterbo



Ai mezzi d'informazione

Un probabile attentato razzista a Viterbo
Incendiata la cantina dell'abitazione di una famiglia cingalese,
fortunatamente salva la vita delle tre bambine sole in casa; e il
proprietario dell'edificio sfratta le vittime

La vicenda
Saranno i competenti organi di polizia giudiziaria ad accertare la dinamica
dei fatti e le responsabilità, ma i dati già noti così come diffusi dagli
organi di stampa locali sono i seguenti: un cittadino dello Sri Lanka
residente a Viterbo con la moglie e tre bambine denuncia che mentre lui e
la coniuge non erano in casa, nella cantina si è sviluppato un incendio,
che ha parzialmente devastato l'abitazione e messo in pericolo la vita
delle tre bambine che si trovavano al piano superiore.
Sembra, da testimonianze di vicini, che sia stato visto qualcuno aggirarsi
intorno alla casa con oggetti e atteggiamento sospetti. E' assai probabile
che si sia trattato di un attentato prevedibilmente a sfondo razzista.
Inoltre sembra che il padrone di casa abbia deciso di sfrattare la famiglia
vittima dell'incendio. Fin qui, praticamente unanime, la stampa locale.

Una riflessione s'impone
Una riflessione s'impone, con due premesse ed una conclusione.
In primo luogo in questi ultimi giorni in varie parti d'Italia stanno
moltiplicandosi eclatanti ed atroci gesti di violenza contro gli immigrati:
alcuni balordi a Roma hanno tentato di uccidere tra le fiamme gli immigrati
dormienti in un sottopassaggio; un altro tentativo di omicidio è stao
commesso in Lombardia da un imprenditore italiano ai danni di un suo
dipendente immigrato; e quasi ogni giorno emergono altri inquietanti
episodi.
In secondo luogo purtroppo Viterbo non è nuova ad episodi di violenza, di
diverso segno e verosimilmente di diversi autori, ma tutti riconducibili a
ideologie e pratiche dell'odio: devastazioni di luoghi di culto e
deturpazioni di opere d'arte in essi contenute, sfregi e fin distruzione di
monumenti funebri, aggressioni e pestaggi a giovani impegnati contro il
razzismo, distruzioni di bacheche di organizzazioni politiche e culturali
di diversi orientamenti, addirittura due attentati (uno con bomba molotov,
uno a colpi di pistola) contro il centro sociale occupato; ed a fare da
contesto ed istigazione a questi atti criminali le frequenti e pervasive
scritte murali che eccitano alla violenza, e l'affissione di proclami truci
e deliranti sui muri della città fino ad un ripugnante manifesto neonazista
che propaganda l'antisemitismo più folle e criminale.
La conclusione che è necessario ricavarne è che oggi più che mai occorre
che tutte le persone di volontà buona, tutte le associazioni democratiche,
e tutte le istituzioni fedeli alla Costituzione della Repubblica Italiana
si impegnino contro la violenza, contro la discriminazione, contro il
razzismo; in difesa dei diritti umani di tutti; per difendere la vita e
l'incolumità delle donne e degli uomini più esposti alla furia criminale;
per promuovere una cultura della pace e della solidarietà, una convivenza
civile, una vita degna.

Un paese di antica civiltà come il nostro, che nel suo straordinario
patrimonio storico e artistico reca le tracce visibili dell'incontro
fecondo di tante tradizioni culturali, deve contrastare e sconfiggere i
poteri criminali e le ideologie e le pratiche dell'odio e della violenza;
deve riaffermare la primazia dello stato di diritto, deve riaffermare i
valori di giustizia e libertà, della solidarietà e del rispetto della
dignità umana come fondamento dei costumi e della società.

Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, tel. e fax
0761/353532

Viterbo, 26 marzo 2000



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Sandro e Roberta Ercoli
Via C.P. La Fontaine 69
01100 Viterbo
tel. 0761 290037