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È la guerra dello zar Putin che scatena il terrorismo



L´INTERVISTA 
Parla il filosofo francese André Glucksmann: "Un terzo della popolazione cecena 
è stata sterminata" 
"È la guerra dello zar Putin che scatena il terrorismo" 

l´odio L´odio genera odio e il colmo dell´odio per gli umani è uccidere bambini 
l´occidente Appoggiare la politica russa non è solo immorale ma anche 
pericoloso 
PIETRO DEL RE 


Al telefono, il paladino della causa cecena ha la voce rotta dal pianto per 
quanto è accaduto a Beslan. Ma André Glucksmann, vecchio nouveau philosophe che 
da dieci anni denuncia a un mondo spesso indifferente le sofferenze del popolo 
ceceno, continua a puntare il dito contro Putin. Dice: «L´odio genera odio, e 
il colmo dell´odio per gli umani è uccidere bambini. Invece di accusare la 
Cecenia dobbiamo accusare quel commando di sequestratori nichilisti. Ma 
dobbiamo anche essere consapevoli che ciò può nuovamente accadere, perché Putin 
sta mettendo a ferro e fuoco il nord del Caucaso».
André Glucksmann, perché tanto orrore? Che cosa ha scatenato una simile 
tragedia?
«Bisogna anzitutto capire che cosa è realmente successo a Beslam. Una sola cosa 
è certa: è stato compiuto un crimine orrendo. Sono stati presi in ostaggio 
centinaia di bambini e sono stati trucidati. Ora, la violenza contro i bambini 
è la cosa più vergognosa che l´uomo possa compiere. Quello di Beslam è stato un 
crimine ignobile quanto quello delle Torri Gemelle. È stato un crimine 
spaventoso perché ci fa capire che il mondo potrebbe fare questa fine 
apocalittica». 
Senza quei "sequestratori nichilisti" non ci sarebbe stata tuttavia nessuna 
strage. Ma lei continua ad accusare Putin. Perché?
«È ovvio che i primi criminali quando c´è una presa di ostaggi sono i 
sequestratori stessi. Ma le responsabilità del presidente russo sono enormi. Il 
clima creato dalla seconda guerra di Putin in Cecenia, quella che conduce dal 
1999, e che gli ha permesso di accedere al potere, favorisce crimini del 
genere. Credo che quello che accade in Cecenia, dove negli ultimi anni sono 
stati uccisi quarantamila bambini, non è meno spaventoso di quello che è 
accaduto a Beslam. In Cecenia, i civili sono tuttora rapiti, violentati, 
torturati e uccisi». 
La Cecenia come l´Afghanistan di vent´anni fa?
«Sì, ci troviamo di fronte a uno scenario afgano. L´esercito russo, che 
all´epoca era l´Armata rossa, ha invaso l´Afghanistan, per dieci anni l´ha 
occupato e l´ha distrutto. E ha distrutto non solo i villaggi ma anche le sue 
strutture sociali e morali. L´ha devastato, come oggi sta devastando la piccola 
Cecenia. Nel deserto creato dall´Armata rossa si sono insediati gli afgani più 
fanatici e più criminali: i taleban. 
Poi c´è stato l´attacco alle Torri Gemelle. 
«Certamente. Da dieci anni vado dicendo che Putin è un "pompiere piromane". 
Invece di combattere il terrorismo, lo chiama a sé. Lo mobilita. Detto questo, 
ripeto che nulla giustifica o discolpa i terroristi. Ma credo che sia insultare 
i ceceni sostenere che a causa dei crimini compiuti dall´esercito russo, loro 
diventino automaticamente terroristi. La maggioranza dei ceceni non è 
terrorista. Dobbiamo semmai ammirare la loro rassegnazione, e il fatto che 
ancora non siano impazziti dal dolore. C´è ancora una parte importante della 
popolazione cecena che non è caduta nel folle furore. Molti leader politici 
ceceni sono contro il terrorismo. Il capo degli indipendentisti moderati, Aslan 
Mashkadov, ha criticato sin dall´inizio la presa di ostaggi a Beslam e ha 
proposto la sua mediazione. Lo stesso vale per i membri della diaspora cecena 
in Inghilterra e negli Stati Uniti: hanno anche loro condannato l´attentato». 
Perché, a suo avviso, Putin non vuole trattare con loro?
«La più grande colpa di Putin è di voler eliminare i moderati indipendentisti 
ceceni. Ma comportandosi in questo modo, fa il gioco del terrorismo. Non solo: 
è lui stesso un terrorista, se con questo termine indica chi massacra i civili. 
Putin è un terrorista che crea dei terroristi. La sua guerra al terrorismo è 
completamente controproducente». 
Come accade al Teatro di Dubrovka, anche stavolta non c´è stata trattativa. 
Perché?
«Perché Putin è l´uomo delle soluzioni di forza. In Europa, negli Stati Uniti, 
perfino in Iraq si tenta di negoziare la liberazione degli ostaggi, di trovare 
alleati. Si cerca di impedire che il peggio accada. Ma questo Putin non l´ha 
mai fatto. A Beslam, non l´aveva neanche previsto. Un paio d´anni fa disse che 
avrebbe ucciso tutti i terroristi, andandoli a stanare fino nei loro cessi. È 
il contrario di quello che bisogna fare: i terroristi vanno isolati e 
indeboliti. Putin fa esattamente il contrario». 
Si è parlato di deriva islamica dei guerriglieri ceceni, di nuovi contatti con 
Al Qaeda. Le sembra verosimile?
«La repressione di stampo genocidario messa in atto dai i russi in Cecenia ha 
provocato il deperimento, la putrefazione della società cecena. Si calcola che 
la guerra russa abbia provocato tra i cento e trecentomila morti. Un decimo o 
forse un terzo della popolazione è stata sterminata. È inevitabile che una 
minoranza di ceceni abbia scelto il terrorismo. E che alcuni di questi siano 
stati fagocitati dall´oltranzismo islamico. Tra i terroristi di Beslam si dice 
che ci siano ingusci, osseti, slavi, arabi. La maggioranza poteva non essere 
composta da ceceni. Una novità, questa, che non va trascurata: la composizione 
plurinazionale dei sequestratori significa che la situazione sta peggiorando in 
un tutto il nord del Caucaso».».
Quali soluzioni propone per risolvere il conflitto ceceno?
«Le soluzioni sono due. La prima consiste nell´uccidere tutti i ceceni. È 
quella che sta mettendo in atto Putin. La seconda consiste nel trattare, 
isolando i più oltanzisti. Negoziare con chi vuole negoziare. Maskhakov e i 
suoi avevano proposto a Putin un piano di pace: la smilitarizzazione simultanea 
dei due belligeranti. I russi si sarebbero dovuti ritirare dietro le frontiere, 
in cambio tutte le bande della guerriglia cecena avrebbero deposto le armi. Si 
sarebbe parlato della questione dell´indipendenza soltanto in un secondo tempo. 
Era una soluzione logica, che Putin scartò immediatamente».
Che cosa possono fare i governi occidentali?
«Al momento, hanno scelto la peggiore delle soluzioni: quella di appoggiare 
Putin senza dargli buoni consigli. Mettendo così a rischio anche loro stessi. 
Chi può garantire che verranno uccisi tutti i ceceni? Chi può essere certo che 
prima di impazzire dal dolore e dalla disperazione, non solo per le sofferenze 
subite ma anche per la loro solitudine, per il fatto che nessuno si occupi 
delle crudeltà che subiscono, per il fatto che possono crepare come animali, 
scorticati vivi, non ci saranno ceceni in grado di compiere nuovamente cose 
tanto ignobili come la morte di cinquecento bambini. Colui che è capace di far 
morire centinaia di bambini dopo averli costretti a bere la loro urina perché 
non avevano nient´altro da bere, ebbene quella persona è capace di far saltare 
una centrale nucleare. Questi atti potrebbero mettere in pericolo non solo la 
vita dei ceceni o dei russi, ma anche degli europei: Tchernobil non si ferma 
alle frontiere della Russia. Non è solo per motivi di prudenza, ma anche per 
motivi di realismo che giudico criminale l´appoggio senza remore alla politica 
di Putin. È necessario fermare il massacro. Se non lo facciamo ci rendiamo 
complici di una politica non solo immorale ma anche pericolosa».