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Fw: Cesenati in Kurdistan - reportage di sangue



----- Original Message ----- 
From: Davide Fabbri 
To: baseverde at yahoogroups.com 
Sent: Tuesday, August 03, 2004 10:08 PM
Subject: [baseverde] Cesenati in Kurdistan - reportage di sangue


Alcuni amici ambientalisti di Cesena sono in Kurdistan (fra cui Paola Ghini e 
Lorenzo Brandolini).
Mi hanno inviato da poco via e-mail questo reportage al fine di renderlo 
pubblico, anche tramite la stampa locale.
Confido nella vostra sensibilità e attenzione.

Davide Fabbri - tel 333.1296915
consigliere comunale dei verdi di Cesena
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Il Kurdistan turco torna a tingersi di rosso
 

Dalla delegazione italiana osservatrice delle celebrazioni a Dersim, nel 
nord-est della Turchia.

 

1 agosto 2004. Dersim, una piccola cittadina di 5000 abitanti, nel nord-est 
della Turchia, nella zona a maggioranza curda.

Alle ore 18.30, nell'ultimo giorno del festival che valorizza la vallata del 
fiume Munzur, oggi minacciata di allagamento a causa del progetto governativo 
di 8 dighe, la Polizia ha attaccato con inaudita violenza e 
ingiustificatamente, un corteo che reclamava il rispetto dei diritti umani in 
Turchia. I fatti si sono svolti sotto gli occhi allibiti della delegazione 
italiana che osservava l'andamento delle celebrazioni curde.

Il corteo, di un centinaio di persone, si snodava dal centro fino al fiume. 
Aprivano il corteo le madri e poi i familiari dei prigionieri politici detenuti 
Per reati di opinione o attivita politiche di opposizione. Le madri mostravano 
le foto delle torture subite dai loro familiari o degli scomparsi, scandendo le 
parole 'Perchè tutto questo deve accadere?'. I giovani manifestavano con frasi 
contro il governo e contro la repressione governativa, in modo inoffessivo. Un 
migliaio di concittadini e di immigrati all'estero, tornati per festeggiare il 
loro fiume, assistevano solidali. Applausi giungevano dai minibus di linea. Per 
celebrare la morte dei prigionieri politici morti sotto tortura o per lo 
sciopero della fame in atto nelle carceri turche, i manifestanti hanno 
depositato una bara nel centro della città. Poi si sono diretti al fiume per 
gettare fiori nel fiume Munzur, in ricordo dei caduti. Quest'ultima azione non 
era stata autorizzata dalle autorità. La città pullulava di Polizia comunale. 
Tre blindati e un carrarmato dotato di idrante si erano posizionato lungo le 
sponde del fiume.

In prossimità del fiume, una sessantina di poliziotti in blu, cosiddetti 
"antisommossa", e più di ottanta poliziotti in nero, cosidetti 
"antiterrorismo", con maschere antigas e barre di ferro, attendavano il corteo 
lungo il fiume. Gettati i fiori nel Munzur, il corteo si apprestava a risalire 
la strada, ma i poliziotti "antisommossa", hanno sbarrato la strada, 
costringendo il corteo a imbottigliarsi nello stretto ponticello di ferro che 
attraversa il fiume. Dalle rive la Polizia ha aperto gli idranti sulla testa 
del corteo che era prigioniera sul ponte e un blindato ha sparato gas 
asfissianti sulla cosa del corteo che era ancora sulla sponda. Molti sono 
caduti dal dirupo e dal ponte. In quel momento, la delegazione ha contato 8 
feriti gravi fermi sulle rocce, tutti familiari di detenuti politici. Un 
signore molto anziano fermo sul fondo aveva il collo spezzato. E un ragazzo 
aveva l'osso della caviglia fuori dalla gamba. Altri erano appesi alle rocce 
nel tentativo di non sfracellarsi sulle rocce sottostanti. Gli idranti hanno 
continuato a colpirli. Intanto i poliziotti in nero ("antiterrorismo") si sono 
precipitati sul ponte, picchiando i manifestanti sulla testa e sulle gambe con 
le barre di ferro. C'erano madri anziane e signori dai baffi bianchi e molti 
giovani. I poliziotti in nero, inoltre, sparavano gas asfissianti direttamente 
sui corpi dei dimostranti. Di mano a mano che cadevano, 25 di loro sono stati 
tratti in arresto e portati via sanguinanti da un pullman che era già in loro 
attesa. Un'azione poliziesca fulminea, premeditata e ingiustificata. Alcuni 
concittadini che assistevano al corteo hanno tentato di difendere i 
manifestanti tirando sassi cercando bastoni, ma la Polizia ordinaria e i gas 
hanno costretto la popolazione ad arretrare nel panico piu totale. Nella fuga 
le madri perdevano i propri bambini e in due occasioni la delegazioe italiana 
ha messo al sicuro dei bambini soli che rischiavano di essere travolti dai 
mezzi blindati. 

Gli abitanti di Tunceli, anzichè ritirarsi, sono scesi nella piazza del Comune 
in un'assemblea improvvisata e così anche la delegazione italiana. Nelle vie 
adiacenti si continuava a sentire il rumore dei manganelli, mentre dal resto 
della città saliva un silenzio irreale. Alla sera, si contavano 40 persone 
ferite gravemente, tra cui un familiare della Sindaca curda neoeletta. Pare 
però che molti feriti non gravemente non si siano recati in ospedale per non 
rischiare l'arresto. Alle ore 22.00, la televisione governativa, dando breve 
notizia dei fatti ha ammesso anche la scomparsa di tre persone e non si hanno 
notizie degli arrestati.

La delegazione italiana ha tentato di contattare celermente le sedi 
giornalistiche in Italia, ma le telecomunicazioni via cellulare e fisse, sono 
rimaste isolate per più di 4 ore. Inoltre l'unico punto di connessione internet 
cittadino era chiuso e sorvegliato. I fax, inoltre, erano come sempre 
controllati e cestinati. Per questo motivo la delegazione spedisce la relazione 
sui fatti solo il giorno dopo, da Dyiarbakir, a 5 ore di macchina da quella 
prigione a cielo aperto che è Tunceli.


Paola Ghini

Antonio Olivieri

Laura Erbetta

Lorenzo Brandolini

Barbara Bondanini

Silvana Barbieri

e tutto il gruppo