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18/06 Varese: Chiudiamo i Centri di Permanenza Temporanea (CPT)



Chiudiamo i Centri di Permanenza Temporanea (CPT)





Le seguenti associazioni e gruppi sparsi sul territorio italiano:



Comunità Le Piagge (Firenze)                          Padri Sacramentini
(Caserta)

Tam-Tam per Korogocho (Rovereto di Trento)           Torino Social Forum
(Torino)

Comitato delle Associazioni Per la Pace                      Todo Cambia
(Milano)

e i  Diritti Umani (Rovereto-Trento)                             Rete
Antirazzista (Venezia)

Medici del Mondo (Firenze)                                        Pax
Christi Punto Pace (Roma)

Agorà   ( Portici-Napoli)                                             Laici
Comboniani (Palermo)

Missionari Comboniani
Associazione La Pulce ( Venegono Sup-Va)

Dipartimento Immigrazione PRC  (Roma)                    Centro Sociale
Excanapificio (Caserta)

Chiesa Libera (Avellino)                                              ARCI
(Nuoro)

Centro Sociale (Reggio Calabria)                              Beati i
Costruttori di Pace

Naga (Milano)
Centro Sociale LeonCavallo (Milano)

Associazione 3 Febbraio                                            Comunità
S:Benedetto (Genova)

Parrocchia S.Cristina, Gruppo Ya Basta,

Gruppo Ciac (Parma)





Indicono un sit-in per il giorno venerdì 18 Giugno 2004 davanti alle
Prefetture, Questure, CPT o altri luoghi significativi delle città italiane
per chiedere la chiusura dei Centri di Permanenza Temporanea  (CPT).

Questi centri sono luoghi dove vengono rinchiusi gli immigrati in un regime
punitivo-repressivo, dove i diritti fondamentali degli immigrati sono
ignorati.

Nei CPT trasformati in luoghi peggiori delle carceri vengono rinchiusi gli
immigrati considerati irregolari per la mancanza del permesso di soggiorno.



Vi invitiamo ad aderire e organizzare la manifestazione nella vostra città
chiedendo maggiori informazioni alle associazioni sopra elencate.





Vi aspettiamo numerosi.





                                               Tel.   0823-851390

                                               Cell.   338-8562963



VENERDI' 18 GIUGNO DALLE ORE 11 IN P.ZZA MONTEGRAPPA A VARESE MANIFESTIAMO
CONTRO I LAGER CPT Associazione La Pulce, Missionari Comboniani, Varese
Social Forum, Sinistra Goivanile




Perché diciamo no ai CPT!




Persone in gabbia. Ce ne sono in questa città, oppure ce ne saranno se i
progetti di espansione delle galere etniche andranno in porto.
Serviranno a rinchiudere uomini e donne colpevoli solo di voler esistere in
un paese che non è il loro, in cui i loro diritti sono sospesi. "Non
persone" in un continente che si celebra come la culla dell'accoglienza e
del rispetto dei diritti, che proclama la propria democrazia come unica
forma di convivenza possibile e intanto esclude, discrimina, elimina, chi
non è conforme ai propri interessi. I Centri di permanenza temporanea per
migranti sono questo e sono molto di più.



Sono luoghi in cui si viene rinchiusi per sessanta giorni in attesa di
essere identificati e rispediti al proprio paese. Sono luoghi da cui molto
spesso si viene espulsi con un foglio senza essere stati identificati,
condannando la persona ad una perenne fuga, una continua clandestinità.

Sono luoghi in cui non esistono neanche le garanzie giuridiche degli
istituti penitenziari, dove ci si ferisce o si tenta il suicidio, dove non
è spesso garantita assistenza legale.

Luoghi in cui possono entrare solo i parlamentari, in cui anche il diritto
di far sentire la propria voce è impedito. Luoghi in cui si somministrano
farmaci per impedire tumulti e disordini, istituzioni totali in cui operano
organizzazioni come la Croce Rossa, Le Misericordie o settori marginali del
terzo settore, ma la cui sorveglianza è affidata alle mani e alla
discrezionalità dell'autorità del Ministero dell'Interno, del Prefetto,
delle forze dell'ordine con l'obbligo di impedire con qualsiasi mezzo la
fuga di quelli che con ipocrita censura vengono definiti "ospiti".

Luoghi che gravano sul bilancio dell'ultima legge finanziaria per 105
milioni di euro, soldi che potrebbero servire per accogliere e fornire
servizi sociali a migranti e autoctoni e che invece ingrassano i bilanci di
chi gestisce ogni singolo centro. Poco è dato sapere a coloro che vogliono
conoscere dal di dentro queste realtà: ogni informazione sembra vincolata
da segreti riguardanti la sicurezza nazionale tanto che persino ai
parlamentari è spesso negato l'accesso ai procedimenti che regolano le
convenzioni di appalto fra lo Stato e gli enti gestori. Quello che giunge,
dopo molte fatiche, sono solo cifre insignificanti e ambigue. Ma sono
soprattutto luoghi inaccettabili di sofferenza: possono avere l'aria
condizionata come a Modena o essere ritenuti inaccettabili per qualsiasi
criterio di abitabilità come a Lamezia Terme o a Torino, dove non è raro
veder correre fra una gabbia e l'altra di quelle che recintano i container
in cui sono ricevuti gli "ospiti", topi più grossi di un gatto. La
sofferenza di essere privati della libertà personale senza alcuna ragione,
di ritrovarsi un momento prima al lavoro, al bar con gli amici, in casa e
di colpo in una gabbia, vedendo frantumati i sogni di una vita migliore
senza neanche capire perché. I CPT, come ormai sono chiamati da noi, sono
una istituzione presente in tutti i paesi del mondo ricco, servono anzi a
delimitare i confini, fra chi  ha diritto ad un futuro e chi deve tornare a
casa propria. In Italia, con una scelta scellerata, li ha istituiti un
governo di centro sinistra, li ha inaspriti un governo di centro destra.
Unico il disegno, adeguarsi alle scelte e alle imposizioni dell'Europa che
segna e ridisegna continuamente le proprie frontiere con il trattato di
Schengen. Esiste, si consolida, trova spazi però un pensare comune che
ripudia questi strumenti. Crediamo che i Cpt, come ogni altro strumento di
privazione immotivata delle libertà personali, segnino un pericoloso
arretramento etico prima ancora che politico. E' questa l'accettazione e
l'istituzionalizzazione di una divisione gerarchica fra persone a cui sono
garantiti i diritti fondamentali e persone da utilizzare come merce e poi
rispedire via quando non servono più. Per questo oggi siamo qui, soggetti
diversi, uomini e donne che a questo pensiero non si adeguano a denunciare
l'esistenza di questi immondi luoghi di ingiustizia, per affermare col
nostro gesto di disobbedienza, un no senza se e senza ma a questi muri a
queste sbarre, a questi fili spinati. I Cpt vanno chiusi perché luoghi
della vergogna. A coloro che hanno già la sventura di averne nel proprio
territorio chiediamo di attivarsi insieme a noi per imporne la chiusura, a
coloro che ancora sono immuni chiediamo di imporre alle proprie
amministrazioni locali che si diano da fare per impedire che se ne realizzi
alcuno. Sarebbe un segnale profondo verso una democrazia reale nel nostro
paese.



Le associazioni organizzatrici