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Freedom House: Rapporto sulla libertà di stampa nel mondo



Freedom House: Rapporto sulla libertà di stampa nel mondo
di  redazione
http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=
2100
01 May 2004
 New York. Nel 2003 la libertà di stampa "ha sofferto un sostanziale declino
in tutto il mondo", secondo un rapporto presentato dall'organizzazione
Freedom House che ha puntato i riflettori anche sull'Italia declassandola da
"paese libero" a "parzialmente libero", a causa di "un aumento della
concentrazione dei media e delle conseguenti pressioni politiche". Secondo
Karin Deutch Karlekar, che ha coordinato il rapporto, "il primo ministro
Silvio Berlusconi è stato in grado di esercitare indebita influenza sulla
Rai, un fatto che ha ulteriormente esacerbato un già preoccupante clima
mediatico caratterizzato da un coverage squilibrato nell'enorme impero dei
media di Berlusconi".
Il rapporto di Freedom House sottolinea che l'Europa occidentale continua a
godere il più alto livello di libertà di stampa nel mondo. Dei 25 Paesi
della regione, 23 sono considerati liberi, mentre l'Italia si è unita nel
2003 alla Turchia nella categoria dei "parzialmente liberi". È la prima
volta dal 1988 - nota il dossier di Freedom House - che i media in un paese
dell'Europa occidentale (fatta eccezione per la Turchia) vengono considerati
"parzialmente liberi".

DIECI PAESI TRA CUI L'ITALIA HANNO PERSO COLPI
Il dossier di Freedom House, un'organizzazione con base negli Usa fondata 60
anni fa da Eleanor Roosevelt, e disponibile on-line sul sito
www.freedomhouse.org, è stato pubblicato in vista della Giornata Mondiale
della Libertà di Stampa che cade il 3 maggio. È il secondo anno consecutivo
che Freedom House nota un declino della libertà di stampa nel mondo. Il
rapporto ha analizzato il livello della libertà di informazione attribuendo
tre tipi di valutazione: libero, parzialmente libero e non libero.
Dieci paesi, secondo Freedom House, hanno perso colpi in fatto di libertà di
stampa: oltre all'Italia, sono la Bolivia, la Bulgaria, Capo Verde, Gabon,
Guatemala, Guinea Bissau, Moldavia, Marocco e Filippine. Due Paesi soltanto,
Kenya e Sierra Leone, hanno invece fatto passi avanti.

MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA
Le regioni del mondo dove c'è meno libertà di stampa sono il Medio Oriente e
il Nord Africa, con il 90 per cento delle nazioni considerate "non libere".
Dei 193 Paesi presi in esame, 73 sono risultati "liberi", 49 "parzialmente
liberi" e 71 "non liberi". Secondo Freedom House, la proporzione della
popolazione del mondo che vive in Paesi dove i media sono liberi è declinata
del cinque per cento negli ultimi due anni, mentre il numero di quanti
vivono in assenza di libertà di stampa è aumentato della stessa percentuale.
"Sempre meno persone in tutto il mondo hanno accesso a informazioni sul
proprio Paese prive di censura e di restrizioni", ha dichiarato il direttore
esecutivo di Freedom House Jennifer Windsor, secondo cui è particolarmente
preoccupante che "una parte di questo declino sia avvenuta in Paesi
democratici in cui una stampa libera è una componente essenziale a una
vibrante vita democratica".

IRAQ PUNTO DI LUCE, MA ANCORA NON LIBERO
Freedom House cita nel rapporto alcuni "punti di luce". L'Iraq, considerato
fino all'aprile 2003 uno dei paesi più repressivi della libertà di stampa,
ha visto nascere centinaia di nuove pubblicazioni con una vasta gamma di
opinioni. "Ciò nonostante la persistente mancanza di sicurezza, l'assassinio
di almeno 13 giornalisti e una ambigua regolamentazione continua a tenere
l'Iraq nella categoria dei paesi 'non liberi', malgrado i vasti progressi".

TIMORI PER RUSSIA
I fanalini di coda della libertà di stampa nel mondo sono considerati
Birmania, Cuba, Libia, Corea del Nord e Turkmenistan, considerati Stati in
cui i media indipendenti o non esistono o sono a malapena in grado di
operare, e il ruolo della stampa è quello di portavoce del regime al potere.
Preoccupante per Freedom House è anche la situazione della Russia, che
l'anno scorso era stata declassata nella categoria dei paesi 'non liberi'.
"Nel 2003 il Cremlino ha consolidato il suo controllo pressoché totale sul
sistema radio-televisivo", sostiene il rapporto, aggiungendo che le autorità
hanno usato leggi e pressioni finanziarie per limitare una stampa critica,
particolarmente su temi come il conflitto in Cecenia.
La redazione di Reporter Associati