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Libia: rapporto di Amnesty



LIBIA, RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL: I DIRITTI UMANI DEVONO DIVENTARE 
UNA REALTA'

Amnesty International ha diffuso oggi un rapporto dal titolo Libia: e' il 
momento di rendere i diritti umani una realta', nel quale vengono 
descritte le conclusioni della recente missione dell'organizzazione nel 
paese.

Il rapporto, lanciato in occasione della visita del leader libico Gheddafi 
alla Commissione europea (la prima in Europa da 15 anni), rivela un 
perdurante contesto di violazioni dei diritti umani, la prolungata assenza 
di indagini e chiarimenti su casi del passato e un clima di paura, in cui 
la maggior parte dei cittadini ha timore di sollevare questioni relative 
ad abusi del passato e del presente.

Pur apprezzando alcuni positivi sviluppi, Amnesty International sottolinea 
la necessita' di un programma complessivo di riforme per risolvere i 
problemi riguardanti i diritti umani.

'La Libia e' a un bivio. Ha l'opportunita' di assicurare che i diritti 
umani diventino una realta' all'interno del paese e di contribuire alla 
loro promozione a livello internazionale' ? ha dichiarato Amnesty 
International. 'Ma occorre trasformare le promesse in azioni. Occorre 
urgentemente stabilire la verita' sul passato e impegnarsi ad attuare 
riforme per affrontare le violazioni del presente'.

La Libia sta attraversando un periodo di cambiamento, con la fine delle 
sanzioni delle Nazioni Unite e il processo di normalizzazione delle 
relazioni con gli Usa e con l'Unione europea. La visita del colonnello 
Gheddafi e la sua manifestata intenzione di accedere alla partnership 
euromediterranea devono costituire per l'Unione europea l'occasione per 
inviare un segnale forte: come base della partnership, Bruxelles deve 
chiedere che la Libia dia seguito alle promesse di rispettare i diritti 
umani. Amnesty International chiede inoltre alle due parti di garantire 
che la possibile cooperazione sul rientro degli 'immigranti illegali' 
rispetti i diritti delle persone che sono in cerca di protezione.

Il 18 aprile, in un discorso alle autorita' giudiziarie e ad altri 
funzionari statali, il colonnello Gheddafi ha sollecitato riforme in campo 
legale e in altri settori e ha risposto a una serie di questioni sollevate 
da Amnesty International, documentate nel rapporto presentato oggi.

'Apprezziamo il discorso del colonnello Gheddafi. Ci auguriamo che dia 
vigore alle riforme, nei codici e nella prassi, e che queste assicurino un 
cambiamento nelle istituzioni e facilitino l'individuazione dei 
responsabili delle violazioni dei diritti umani del passato e il 
risarcimento delle vittime' ? ha proseguito Amnesty International.

Negli ultimi anni la Libia ha assunto una serie di misure positive in 
materia di diritti umani come la scarcerazione, nel 2001 e 2002, di circa 
300 prigionieri ? diversi dei quali detenuti dal 1973 ? e la recente 
disponibilita' a un certo livello di verifica internazionale sul rispetto 
dei diritti umani. Tuttavia, il contesto di violazioni dei diritti umani 
prosegue, spesso giustificato con la nuova retorica della 'guerra al 
terrore'.

Le conclusioni della missione di Amnesty International riguardano: leggi 
che criminalizzano il pacifico esercizio della liberta' di espressione e 
di associazione e che, conseguentemente, causano arresti di prigionieri di 
coscienza; detenzioni prolungate, senza accesso al mondo esterno, che 
favoriscono la tortura; processi iniqui, soprattutto quelli di natura 
politica celebrati dal Tribunale popolare. La tortura e i maltrattamenti 
continuano a essere un fenomeno diffuso, con la prevalente finalita' di 
estorcere confessioni.

Sebbene ne sia stata promessa l'abolizione, la pena di morte rimane in 
vigore per un vasto numero di reati, compreso lo svolgimento pacifico di 
attivita' politiche. Analogamente legali, e praticate, sono le cosiddette 
forme di 'punizione collettiva', come le demolizioni delle case.

Politiche ed episodi specifici del passato, concernenti gravi violazioni 
dei diritti umani, continuano a gettare un'ombra sulla situazione attuale: 
la politica di 'liquidazione fisica' di oppositori politici negli anni 
'80, la 'sparizione' di prigionieri politici, specialmente dal 1996, e la 
'sparizione' di cittadini nazionali all'estero e di stranieri in visita in 
Libia.

Centinaia di famiglie ancora non sanno se i loro parenti sono vivi o 
morti, o come siano stati uccisi. Nella maggior parte dei casi, hanno 
troppa paura per chiedere informazioni. I libici residenti all'interno del 
paese e all'estero non denunciano violazioni dei diritti umani per timore 
di subire ritorsioni contro se stessi o i propri familiari. Chi vuole 
intraprendere attivita' in favore dei diritti umani nel paese va incontro 
a forti ostacoli, costituiti da leggi repressive e dalla possibilita' di 
ricevere una condanna a morte.

Nel corso della loro ultima visita, nel febbraio di quest'anno, i delegati 
di Amnesty International hanno riscontrato una disponibilita' senza 
precedenti, riuscendo a incontrare prigionieri, autorita' di ogni grado, 
organismi professionali e associazioni umanitarie. Il governo di Tripoli 
ha promesso di prendere seriamente in considerazione le raccomandazioni di 
Amnesty International.

FINE DEL COMUNICATO 
Bruxelles/Roma, 27 aprile 2004

Il rapporto Libia: e' il momento di rendere i diritti umani una realta' e' 
disponibile presso 
il sito Internet www.amnesty-eu.org e l'Ufficio stampa di Amnesty 
International Italia.