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(Fwd) [CacaoElefante] Il quotidiano delle buone notizie
- Subject: (Fwd) [CacaoElefante] Il quotidiano delle buone notizie
- From: "Davide Bertok" <davide@bertok.it>
- Date: Sat, 03 Apr 2004 11:35:17 +0200
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Date sent: 3 Apr 2004 00:30:02 -0000
To: cacaoelefante@alcatraz.it
Subject: [CacaoElefante] Il quotidiano delle buone notizie
From: "C@C@O quotidiano" <quotidiano@alcatraz.it>
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Il quotidiano delle buone notizie comiche
L'essenziale delle notizie e' sempre vero
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Le 25 notizie pił censurate nel 2003
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-~-~-~-~-~ 3 aprile 2004 -~-~-~-~-~
Edizione del sabato
Sara' il Venezuela il prossimo?
di Saul Landau, ricercatore presso l'Institute for Policy Studies.
Insegna alla Cal Poly Pomona University. Traduzione di Claudio
Carello
per Nuovi Mondi Media (http://www.nuovimondimedia.it)
La follia dilaga - Tocchera' al Venezuela?
Una volta qualcuno chiese al Mahatma Gandhi cosa ne pensasse della
civilta' in occidente. "Credo che sarebbe una buona idea", rispose.
Un'altra idea geniale sarebbe la democrazia in America Latina, se
solo
gli Stati Uniti lasciassero fare. Tradizionalmente, quando i
sudamericani eleggono governi che mostrino l'intenzione anche solo
vaga di voler redistribuire l'asimmetrica ricchezza nazionale a
favore
dei poveri, i funzionari USA vanno su tutte le furie e fanno indire
nuove elezioni, dalle quali uscira' un candidato filoamericano. Ma
questa fusione tra elezioni popolari e investiture imperiali,
occultata da Washington con la retorica, e' a malapena sufficiente
per
assicurare la stabilita' del Sud America. Anzi, dal '99 ad oggi sette
capi di stato della regione hanno lasciato prima del termine del loro
mandato. In ottobre, quattro mesi prima che i francesi e gli
americani
dessero il benservito a Jean-Bertrand Aristide, presidente legalmente
eletto di Haiti, il presidente Gonzalo Sanchez de Lozado, certamente
non antiamericano, e' fuggito a Miami dalla Bolivia. Erano scoppiate
feroci proteste popolari contro la sua politica economica
filoamericana. Allo stesso modo Raul Cubas, presidente del Paraguay,
ha dovuto abbandonare di fronte a pesanti contestazioni, sfociate a
volte in sommosse. Anche Jamil Mahuad, presidente ecuadoregno
sostenitore del libero mercato, e' stato cacciato. Il popolo
peruviano
ha praticamente eletto il fascistoide Alberto Fujimori, attualmente
in
esilio in Giappone ed accusato di gravi reati in patria, il quale
aspira a un ritorno alla presidenza del Peru. Alejandro Toledo,
successore di Fujimori quando questi cadde in disgrazia, ha seguito i
dettami USA sul libero mercato causando gravi tumulti. Nel dicembre
2001 l'economia argentina e' crollata e Fernando De la Rua ha dato le
dimissioni in seguito alla rivolta popolare contro le politiche
neo-liberiste. Le politiche economiche filoamericane (a sostegno del
libero mercato) hanno causato il disfacimento di questi regimi.
"Filoamericano", pero', non e' la parola giusta per descrivere il
venezuelano Hugo Chavez, l'attuale bersaglio delle operazioni segrete
di destabilizzazione. Nel 1998, il 49enne ex-paracadutista ha
ottenuto
un ampio sostegno nelle elezioni presidenziali, ed e' stato rieletto
nel 2000, con mandato di sei anni. I leader dell'opposizione
sostengono che Chavez voglia trasformare il Venezuela in un sistema
di
tipo cubano. Avendo miseramente fallito un putsch nel 2002, la cricca
di cospiratori Washington-Caracas ha indetto un referendum che
annullasse i risultati elettorali, per andare di nuovo alle urne. Il
9
marzo, pero', il Consiglio Elettorale del Venezuela ha annunciato che
degli oltre 3 milioni di firme raccolte solo 1.830.000 hanno passato
le ispezioni. Con 2,4 milioni di firme si sarebbe andati a nuove
elezioni. Il 15 marzo la Corte Suprema del Venezuela ha annullato la
decisione del Consiglio. Il Consiglio Elettorale ha quindi fatto
ricorso in appello presso un altro ramo della corte suprema, che ha
imposto al Consiglio stesso di consegnare tutto il materiale
pertinente al caso. Il Consiglio ritiene di essere l'unico organo
costituzionalmente competente per quanto riguarda le procedure di
annullamento. Chavez dice che si atterra' alla decisione della corte.
Paradossalmente, alcuni membri dell'amministrazione Bush, che nel
2000
diedero una mano a truccare il voto in Florida, hanno accusato
Chavez
di brogli elettorali. I funzionari di Bush chiamano Chavez "il
compagnuccio di Fidel" e si fanno beffe delle sue parole di fuoco
contro l'imperialismo USA, che considerano un gesto di disobbedienza.
I ricchi, i loro rappresentanti politici, i boss dei media e i piu'
noti dirigenti ed ex-manager della compagnia petrolifera statale, in
compagnia dei loro amiconi leader dei sindacati petroliferi d'elite,
hanno cercato senza successo di disfarsi di Chavez con un colpo di
stato nell'aprile 2002. Questi ex-golpisti e i loro sostenitori su,
alla Casa Bianca, hanno avuto anche la faccia tosta di sostenere che
e' stato Chavez, non loro, a minare la democrazia. Immaginatevi i
funzionari americani che osano accusare altri di minare la democrazia
mentre continuano a ficcare il loro sudicio naso negli affari di
Haiti, dopo aver rovesciato Aristide. Recentemente Chavez ha citato
nei suoi discorsi alcuni documenti ottenuti grazie alla Legge sulla
Liberta' d'Informazione, che dimostrano come agenzie USA abbiano
finanziato gli ex-golpisti. Chavez ha intimato agli Stati Uniti di
"tener giu' le mani dal Venezuela". Quei documenti dimostrano che il
"Sumate" (un gruppo che gestisce la raccolta di firme contro Chavez)
ha ricevuto 53.400 dollari dal National Endowment for Democracy (NED,
Fondo Nazionale per la Democrazia), un organismo finanziato dal
Congresso Usa, il cui scopo e' sostenere economicamente la causa del
consolidamento della democrazia. Gli organizzatori della campagna per
l'annullamento dell'elezione di Chavez, hanno anche fomentato
veementi
manifestazioni di piazza costate almeno otto morti. Ci sono membri
delle classi privilegiate che vanno in giro per i loro quartieri
battendo pentole e padelle (quando a casa gli unici che le toccano
sono quelli della servitu'), mentre agenti sostenuti dagli USA pagano
alcuni tra i numerosissimi poveri del Venezuela per rendere piu'
violente le proteste. In queste tattiche c'e' una forte eco di
formule
gia' testate da parte della CIA, come quelle usate per fomentare la
rivolta contro il governo di Salvador Allende in Cile, tra il '70 e
il
'73. "E' tutto in nome della democrazia", ha detto Jeremy Bigwood, il
giornalista che si e' procurato i documenti che provano la
complicita'
USA, "ma e' un'ipocrisia. Il Venezuela ce l'ha gia' un presidente
democraticamente eletto grazie al voto popolare, al contrario degli
Stati Uniti. (Andrew Buncombe, 13 marzo, Independent) L'obbiettivo
del
NED sono i leader stranieri che non hanno abbastanza fiducia nel
libero mercato e nella privatizzazione, o che vogliono che il governo
abbia un ruolo attivo nell'economia. Per esempio, il NED ha preso di
mira Aristide a causa del suo rifiuto di accettare totalmente le
richieste dei privatizzatori come l'FMI e il governo USA: ha mandato
soldi agli oppositori del presidente, mentre lo stesso governo USA ha
tagliato prestiti, crediti e aiuti al governo haitiano. Washington,
tuttavia, non puo' usare queste tecniche in Venezuela senza temere
una
politica di rappresaglia petrolifera da parte di Chavez; ha pero'
assoldato uno storico alleato dei tempi della Guerra Fredda, il
dipartimento di politica estera dell'AFL-CIO, (il piu' importante
sindacato americano), ovvero l'American Centre for International
Labor
Solidarity (Centro per la Solidarieta' Internazionale del Lavoro).
L'AFL-CIO, pur perdendo iscritti in patria, non ha esitato a spendere
i soldi dei lavoratori per istruire e dare consulenza alle forze di
opposizione anti-Chavez. Il governo USA agisce a grandi linee come
organizzatore per riunire tutti i sindacati contrari a Chavez e quei
partiti politici ormai screditati, come Azione Democratica e il
COPEI,
i cui passati governi hanno prosciugato le ricchezze nazionali nel
giro di una quarantina d'anni. Chris Sabatini, direttore del NED per
l'America Latina, sostiene che la sua agenzia vuole solo "costruire
uno spazio politico" (Independent, 13 marzo). Tali affermazioni
paiono
risibili, ma la ridicolaggine da sola non basta a guastare questa
apparente democraticita'. Nella realta' la preoccupazione americana
per la democrazia viene fuori solo quando questo storico modello
ideato dai greci comincia a funzionare bene per i poveri. Nel Cile
dei
primi anni '70 e nel Venezuela di oggi i benestanti gridano
"democrazia!" solo quando le loro ricchezze sono minacciate da
politiche fiscali volte ad aiutare i poveri. I media, in mano ai
ricchi, non raccontano di quando i passati governi "democratici"
prosciugavano regolarmente le finanze venezuelane; hanno pero'
diffuso
il panico riguardo ai bilanci di Chavez, le cui priorita' sono la
sanita' pubblica e l'istruzione (cose che ai ricchi non interessano),
e sperano in un intervento piu' deciso da parte degli Stati Uniti. Le
truppe americane sono intervenute molto spesso nella regione durante
il 19mo ed il 20mo secolo. Dopo aver occupato Haiti per trent'anni
(1914-34), i marines cedettero le redini del governo a lacche'
militarizzati che soffocarono il popolo nella repressione, rimanendo
fedeli a Washington. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, mentre la
democrazia diventava un bene esportabile (come anche l'integrazione
razziale negli anni '60), la CIA ne cambiava la definizione per farla
coincidere con gli interessi politici americani nel mondo. La piu'
grande democrazia del pianeta ando' a rovesciare il governo
legittimamente eletto in Iran (1953), per le sue idee sulla
nazionalizzazione del petrolio, e quello del Guatemala (1954), per
aver ridistribuito a contadini senza terra alcuni dei terreni incolti
della United Fruit Company, dopo aver concesso a quest'ultima un
indennizzo in base al valore imponibile dichiarato. Gli Stati Uniti
hanno l'usanza di togliere di mezzo candidati "non graditi" usciti
vincitori dalle elezioni, sostituendoli con un candidato piu'
obbediente. Negli anni '60, attivita' segrete degli USA agevolarono
la
deposizione del presidente riformista del Brasile, Joao Goulart
(1964), e riempirono i forzieri dei candidati amici in tutto il
Sudamerica. In risposta alla rivoluzione cubana, le campagne di
controinsurrezione finanziate dagli USA andarono a rafforzare gli
elementi piu' antidemocratici dell'America Latina; contemporaneamente
i presidenti Kennedy e Johnson decantavano l'importanza dell'Alleanza
per il Progresso nel processo di democratizzazione. Ma l'Alleanza in
Sudamerica ricevette finanziamenti ridicoli al confronto di quelli
elargiti all'esercito. Nixon autorizzo' lo spodestamento della
coalizione socialista di Salvador Allende in Cile, portato a termine
col sanguinoso golpe del '73, e la creazione di cio' che
l'ambasciatrice di Reagan all'ONU Jean Kirkpatrick defini'
semplicemente come governo "autoritario", in contrapposizione ai
cattivissimi governi "totalitari". "I regimi autoritari possono
essere
cambiati", sosteneva, "mentre quelli totalitari rimangono
immutabili".
Non faceva menzione del fatto che anche i governi autoritari sorretti
dagli USA in buona parte dell'America Centrale e Meridionale facevano
fuori i loro antagonisti. I regimi totalitari perlomeno offrivano dei
servizi e, come si e' visto in seguito, potevano a loro volta
cambiare
o crollare. La Kirkpatrick era fermamente convinta che l'America
Centrale fosse la regione piu' importante al mondo. Immaginatevela
mentre lo dice durante una perizia psichiatrica! Per quanto
ideologicamente bizzarri, Jean Kirkpatrick e la sua schiatta si sono
dimostrati freddi calcolatori nel loro sostegno alle operazioni
segrete di guerra in Nicaragua per rovesciare i Sandinisti (1979-80),
e ai golpe militari (ma autoritari) contro governi in carica negli
anni '70 e '80. Nel 21mo secolo, la Casa Bianca da' prova della sua
evoluzione rimuovendo Aristide, e sventolando come scusa la sua
antipatia per la democrazia. Queste sono le parole del Consigliere
per
la Sicurezza Nazionale Condoleeza Rice :"Siamo convinti che il
presidente Aristide abbia perso la capacita' di guidare il suo popolo
poiche' non governava democraticamente" (14 marzo, nel programma NBC
"Meet the press"). Non ha fornito alcuna prova al riguardo. I
Chavistas (sostenitori di Chavez) hanno seguito il dramma di Haiti
con
la consapevolezza di chi sa di essere il prossimo nella lista di
Bush.
Sia l'Inviato Speciale per l'Emisfero Occidentale Otto Reich, sia il
Vicesegretario di Stato per gli affari emisferici Roger Noriega non
hanno fatto mistero delle loro intenzioni aggressive. Mentre la
follia
dilaga, i seguaci di Chavez, in massima parte poveri come l'80
percento dei venezuelani, capiscono sempre piu' chiaramente i loro
nemici. Comprendono anche cosa fare per cambiare la propria storia:
hanno eletto un presidente, e la democrazia impone che prevalga la
loro volonta', quella della maggioranza. Il giorno in cui Bush
credera' in questo semplice assunto mi crescera' l'erba sulle mani.
Quindi all'erta companero Hugo e membri dei Circoli Bolivariani!
Traduzione di Claudio Carello per NuoviMondiMedia
Fonte: http://www.counterpunch.com/landau03252004.html
Simone Canova, Jacopo Fo, Gabriella Canova, Maria Cristina Dalbosco
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