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Fw: Appello al presidente Uribe in Italia



----- Original Message -----
From: "Gabriele Cristoforetti"
To: "ai-pisa-informa" <archivio@pisa.amnesty.it>; "Rete Naran"
<rete-naran@yahoogroups.com>
Sent: Monday, February 09, 2004 10:04 PM
Subject: [ai-pisa-informa] Appello al presidente Uribe in Italia

Il presidente Colombiano Alvaro Uribe è in Europa e fra un paio di giorni
sarà a Roma per incontrare i responsabili del nostro governo e delle nostre
istituzioni. Amnesty International ha emesso un Comunicato Stampa, che vi
allego qua di seguito, per denunciare la grave situazione dei diritti umani
del paese latinoamericano e richiamare il presidente Uirbe ad affrontare le
proprie responsabilità nel proteggere i propri cittadini. Vi invito tutti a
spedire un messaggio all'ambasciata Colombiana a Roma per esprimere la
vostra preoccupazione in merito a questa situazione. Di seguito vi allego
una bozza di lettera, che potete modificare, se volete, per poi spedirla
all'ambasciata o via Fax 06/3225798) o via e-mail, eroma@minrelext.gov.co .
Vi prego anche di mandare l'appello in copia all'indirizzo
g.cristoforetti@amnesty.it in modo che riusciamo a capire quante adesioni
all'iniziativa abbiamo, in modo da farci
un'idea per iniziative simili per il futuro.


Il gruppo 010 di Pisa Amnesty International

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Alla cortese attenzione del Presidente
Álvaro Uribe Vélez
Presidente della Repubblica di Colombia
c/o Ambasciata della Repubblica di Colombia
via G. Pisanelli, 4
00196 Roma


Egregio Presidente,

le scrivo, in occasione della Sua visita in Italia, per esprimere la mia
indignazione e preoccupazione per la grave situazione dei diritti umani che
affligge il suo paese.
Nonostante le ripetute raccomandazioni da parte delle Nazioni Unite, il Suo
Governo non ha preso misure per smantellare i meccanismi che garantiscono
l'impunità per i responsabili di abusi dei diritti umani. All'opposto sono
state messe in atto politiche che minacciano di aggravare il clima di
impunità e che sono in contrasto con le raccomandazioni delle Nazioni Unite
e con gli impegni assunti dal Suo paese a livello internazionale. È il caso,
per esempio, del Decreto 128, che concede la grazia ai membri dei gruppi
armati illegali che si arrendono alle autorità.
Pericolosa è anche la recente riforma costituzionale approvata dal
Congresso, che assegna poteri giudiziari ai membri delle forze armate,
perché queste sono spesso coinvolte in atroci abusi dei diritti umani e
certo non indagheranno al loro interno per perseguire i responsabili, anzi
copriranno i loro misfatti. Anche il recente progetto di legge presentato al
Congresso che, se approvato, potrebbe concedere il rilascio di membri di
gruppi armati illegali implicati in crimini di guerra e crimini contro
l'umanità è un ulteriore passo per garantire l'impunità di carnefici e non
certo per rendere giustizia alle vittime.
Sono certo che nel suo paese non potrà esistere la pace fino a quando non
sarà fatta giustizia dei crimini commessi e non sia assicurata equità
sociale e nell'accesso alle risorse del paese. A questo proposito, Le chiedo
di voler considerare la revoca dei provvedimenti sopra citati, che
contribuiscono ad aggravare l'attuale situazione dei diritti umani.

Infine le esprimo la mia più grande indignazione per quanto il suo governo
non sta facendo per la protezione dei civili, suoi cittadini, che sono ogni
giorno minacciati, torturati, uccisi, fatti sparire nelle zone di conflitto
o che sono costretti a fuggire dalle loro terre verso un destino di
disperazione. Le forze di sicurezza del suo paese, non solo non muovono un
dito per impedire queste atroci violazioni, ma anzi in molti casi le
favoriscono agendo in collaborazione con i gruppi paramilitari. Per questo
le chiedo di invertire rotta e prendere tutte le misure per proteggere i
civili che ogni giorno resistono pacificamente a rischio della propria vita
per non fuggire dalle loro terre. Ritengo le esperienze
intraprese dalle Comunità di Pace del suo paese, come San Josè de Apartadò,
un esempio da seguire e prendere a modello per costruire in Colombia una
società più giusta. Mi auguro che il suo governo cessi di osteggiare queste
esperienze ma anzi le difenda pubblicamente assicurando concretamente loro
il diritto di rimanere fuori dal conflitto, come richiesto anche
recentemente dall'Alto Commissario dei diritti umani delle Nazioni Unite.

RingraziandoLa per la Sua attenzione, rimango in attesa di un cortese
riscontro.

Cordialmente,

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COMUNICATO STAMPA

COLOMBIA,  IL PRESIDENTE URIBE IN EUROPA: AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA LA
PESANTE SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI E SI RIVOLGE AL GOVERNO ITALIANO

Bruxelles, 9 febbraio 2004 - Mentre i leader politici e il Parlamento
Europeo si apprestano ad accogliere il presidente della Colombia Alvaro
Uribe, Amnesty International chiede all’Unione Europea di cessare i sostegno
a politiche che rischiano di aggravare la crisi dei diritti umani nel paese.

Nonostante la pretesa del governo colombiano che la propria “politica della
sicurezza democratica” stia funzionando e che gli omicidi e i rapimenti
siano diminuiti, Amnesty International ha le prove che in alcune zone di
conflitto questi fenomeni siano in aumento. Solo cinque giorni fa, l’
organizzazione per i diritti umani ha allertato la comunità internazionale
sulle minacce di morte rivolte dai paramilitari sostenuti dall’esercito nei
confronti di importanti sindacalisti colombiani dell’Associazione degli
insegnanti di Arauca.

“La visita del presidente colombiano può essere l’occasione per cercare
ulteriore supporto da parte dell’Unione Europea alle politiche di sicurezza
del governo di Bogotá, soprattutto per le modalità con cui sta smobilitando
i gruppi paramilitari. Per questo, l’Unione Europea deve controllare più
attentamente ciò che sta accadendo” - ha dichiarato Dick Oosting, direttore
dell’Ufficio di Amnesty International presso l’Unione Europea. “Il processo
di smobilitazione è profondamente manchevole. Il governo sta fornendo ai
membri dei gruppi paramilitari i mezzi per riemergere in veste legale,
riciclandoli in agenzie private di sicurezza o altre strutture istituite dal
governo, senza tenere in considerazione il loro ruolo nelle violazioni dei
diritti umani”.

“Le attuali politiche del governo colombiano non hanno garantito un
sostanziale miglioramento della situazione dei diritti umani in quanto
permettono l’impunità per i responsabili e il perdurare delle violazioni dei
diritti umani. Queste politiche rischiano di negare alle vittime e alle loro
famiglie il diritto alla verità, alla giustizia e a un completo
 risarcimento” – ha aggiunto Oosting.

“Il governo colombiano afferma che, grazie alle nuove politiche governative,
il numero dei profughi interni è significativamente diminuito. Ma queste
affermazioni non tengono in considerazione il fatto che gran parte degli
spostamenti di popolazione avvengono da una zona all’altra della medesima
città e che le forze di sicurezza impediscono fisicamente a molte persone di
fuggire dalle proprie abitazioni” - ha denunciato Oosting. Il 4 febbraio l’
Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ha definito la Colombia
il paese con la peggiore situazione umanitaria dopo la Repubblica
Democratica del Congo e il Sudan, con due o persino tre milioni di profughi
interni e circa altre 300.000 persone costrette a lasciare il paese.

Gli attivisti per i diritti umani sono sempre più sottoposti a minacce, ciò
che rende doppiamente difficile il loro lavoro di denuncia delle violazioni
dei diritti umani. Secondo Amnesty International, queste persone sono al
centro di una strategia coordinata tra esercito e forze paramilitari, che li
rende estremamente vulnerabili agli attacchi.


La Sezione Italiana di Amnesty International si è rivolta al Governo e alla
Presidenza della Repubblica chiedendo di sostenere le proprie richieste
dirette all’Unione Europea:

-       ottemperare alle proprie responsabilità e assicurare che l’aiuto
dell’
Unione Europea e degli Stati membri non sia causa diretta o indiretta di
violazioni dei diritti umani;
-       premere sul governo colombiano affinché assuma un’azione efficace e
decisiva per smantellare i gruppi paramilitari, spezzare i legami esistenti
tra questi e le forze di sicurezza e sospendere l’applicazione di politiche
che possano determinare una nuova legittimazione del paramilitarismo;
-       reiterare l’appello al governo di Bogotá affinché desista
dall’applicare
riforme costituzionali che garantiscono poteri di polizia giudiziaria alle
forze armate;
-       continuare a richiedere che i gruppi della guerriglia rispettino il
diritto internazionale umanitario e raggiungano un accordo col governo per
garantire che la popolazione civile sia protetta dalle conseguenze del
conflitto tra le due parti.


FINE DEL COMUNICATO
Roma, 9 febbraio 2004