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la politica, i movimenti: richiesta adesione
- Subject: la politica, i movimenti: richiesta adesione
- From: "Segio" <sergiosegio@libero.it>
- Date: Wed, 22 Oct 2003 17:56:35 +0200
Cari amici,
negli ultimi mesi, discutendo informalmente tra alcune persone impegnate a
livello sociale e politico, è emersa la necessità di approfondire una
riflessione sullo "stato dell'arte" dei movimenti e della stessa politica
e, soprattutto, delle loro prospettive e dei possibili intrecci.
Una riflessione che, metodologicamente, riteniamo debba essere quanto più
aperta e plurale possibile. In questa fase ci sembra che gli esiti di tale
riflessione, dal punto di vista di apertura di un percorso stabile e della
definizione di contenuti ed elementi programmatici, possano essere sì
auspicati ma non preconfezionati.
Per questo proponiamo un percorso a tappe: l'adesione al testo riportato
qui sotto e la successiva partecipazione all'assemblea pubblica del 23
novembre a Roma. Da lì confidiamo - ma assieme lo verificheremo - si
potranno definire e condividere i passaggi successivi.
Un cordiale saluto
Sergio Segio
PS: per ragioni organizzative, le adesioni devono pervenire possibilmente
entro martedì 28 ottobre
Per adesioni: tel: 02.8054907. fax. 02.89692116. Mail:
societainformazione@noprofit.org
*******
PER UNA NUOVA POLITICA, PER IL RILANCIO DEI MOVIMENTI, PER UN'EUROPA DELLA
PACE E DEI DIRITTI
In questi ultimi anni è cresciuta la speranza che, a partire dai nuovi
movimenti, dal protagonismo sociale che li ha caratterizzati e dai
contenuti critici da essi avanzati, potesse ravvivarsi e rinnovarsi anche
l'azione delle attuali forme di rappresentanza politica e partitica.
Il dibattito, le iniziative e le proposte attorno alla questione della
globalizzazione e dei suoi effetti hanno sicuramente arricchito
culturalmente e interrogato politicamente lo scenario italiano, compresi
pezzi significativi delle forze e partiti della sinistra e del sindacato.
Le grandi mobilitazioni poste in essere dalla CGIL, in particolare con il
grande evento dei 3 milioni di cittadini che hanno manifestato per i
diritti a Roma il 23 marzo 2002, testimoniano di quello stesso fermento e
di una positiva interazione.
Così pure, il variegato mondo dell'associazionismo, della cooperazione
sociale e del volontariato ha trovato in quei contenuti e in quelle
manifestazioni nuova e necessaria linfa vitale e un luogo naturale per la
propria pratica sociale, anch'essa bisognosa di verificarsi sul piano
dell'autonomia, della capacità critica e dei processi di democrazia interna.
Lo stesso vale per i Cobas e il sindacalismo di base, l'area dei centri
sociali, la sinistra sociale diffusa.
Conferme e nuovo impulso sono venuti anche alle forze e sensibilità da
tempo attive sulle questioni ambientali ed ecologiste. Questioni che erano
e rimangono centrali e vitali, che sono da imporre con forza nelle agende
politiche e nei programmi di governo.
È un impasto virtuoso di differenze che ha poi trovato una larga
rappresentazione nelle mobilitazioni contro la guerra, sfociate nella
giornata europea e mondiale per la pace del 15 febbraio 2003, in cui oltre
100 milioni di persone sono scesi nelle piazze.
Questa fecondità di iniziative e il proliferare di nuovi soggetti non
hanno, tuttavia, sinora prodotto un effettivo e significativo rinnovamento,
da un lato, né una reale efficacia trasformativa, dall'altro.
Sia pure in misura e maniera diverse, tanto la politica nelle sue
espressioni e dinamiche istituzionali, quanto i movimenti appaiono spesso
viziati da un'autoreferenzialità di fondo, dalla tentazione
dell'autosufficienza o dalla teorizzazione dell'impermeabilità l'una dagli
altri.
Il che porta la politica a una navigazione a vista, a una povertà
progettuale e a una coazione a ripetere e perpetuarsi uguale a se stessa, e
i movimenti al progressivo inaridirsi delle proposte, della partecipazione
e del consenso.
E, d'altra parte, ciò comporta per tutti l'insufficiente capacità di
contrastare i processi in corso. Sia a livello globale (si veda appunto e
ad esempio la questione della guerra in Iraq), sia per quanto attiene
l'Italia, dove sembrano inarrestabili le derive di restringimento e
snaturamento dei luoghi e delle procedure della democrazia, di aggressiva
messa in discussione del pluralismo nell'informazione, della difesa dei
ceti più deboli, dei diritti nel lavoro, dello stato sociale,
dell'istruzione pubblica, della salute, delle politiche sui redditi, sulla
previdenza e sull'equità fiscale, delle politiche penali e carcerarie e
complessivamente dei problemi della giustizia, delle politiche
sull'ambiente, l'alimentazione, l'acqua, i trasporti, il suolo e il
territorio. Sempre più evidente e aggressiva è anche la politica
neoautoritaria portata avanti dalla maggioranza di governo su vari temi:
droghe, immigrazione, prostituzione, psichiatria, giustizia minorile.
Rispetto a questo insieme di questioni c'è un attacco a tutto tondo che ha
già lasciato segni profondi nell'architettura costituzionale e, prima
ancora, nella qualità della vita dei cittadini, i cui diritti e garanzie
sono sempre più consegnati alle logiche del mercato e dunque sottratti a
una dimensione universalistica.
Maggiore e più urgente si è pertanto fatta l'esigenza di trovare una nuova
efficacia politica, di istruire e sperimentare nuovi percorsi che sappiano
mettere in relazione i movimenti con le forze politiche organizzate. Va
oltretutto considerato che il prossimo 2004 sarà anno di elezioni europee
ed amministrative.
Le risposte a queste esigenze non possono essere precostituite a tavolino
da alcuno. Nemmeno, crediamo, possano essere ipotizzate se non si mettono
in discussione anche i modi, non solo i luoghi, della partecipazione e
della decisione.
Un rinnovamento della politica, così come una diversa efficacia e maturità
dei movimenti, passano necessariamente attraverso anche una diversa logica
e forma della rappresentanza, caratterizzata da orizzontalità e
compartecipazione. Non sono singoli leader che possono garantire o
rappresentare il rinnovamento, che è tale proprio perché sa anche
reinventare le forme e non solo focalizzare nuovi contenuti.
La verticalità e il leaderismo, l'accettazione passiva dei meccanismi di un
sistema mediatico onnivoro e avvolgente che produce spettacolarizzazione e
divorzio tra immagine ed effettività, forme e contenuti, programmi e
valori, assieme all'autoreferenzialità, costituiscono tare mortali per ogni
nuovo percorso politico.
Da questi pochi ma netti punti fermi pensiamo si possa e si debba partire
in un percorso di riflessione e confronto, quanto più aperto e plurale
possibile, orientato alla concretezza e auspicabilmente capace di innescare
percorsi politici.
Proponiamo un primo appuntamento nazionale:
Domenica 23 novembre, ore 10
Centro Congressi Cavour, Via Cavour, 50/A, Roma
Assemblea pubblica aperta a tutti