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Generalizziamo lo sciopero, reclamiamo reddito



GENERALIZZIAMO LO SCIOPERO
RECLAMIAMO REDDITO


Il taglio delle pensioni non è che uno degli aspetti della politica
economica del governo Berlusconi, tutta protesa ad attaccare ed immiserire
le condizioni di vita di milioni di persone. E' il neoliberismo globale
applicato nel nostro paese, in Europa, negli Usa, nel sud del mondo, a
dettare le regole. Regole secondo le quali i soggetti messi al lavoro non
sono più tali, ma semplicemente ridotti a merce, dal contenuto variabile di
concessioni del padrone e senza alcun diritto. Il mercato globale della
produzione post-fordista da un lato differenzia la merce-lavoro modulando
attraverso le concessioni l'entrata e l'uscita dalla produzione pagata, che
è solo una piccola parte di quella effettiva, dall'altro uniforma ogni
aspetto del lavoro rendendolo per tutti precario, intermittente, a tempo, a
chiamata. Il mercato neoliberista esprime il suo sfruttamento arrivando
fino alla vita stessa, che oltre ad essere messa completamente al lavoro,
sia che si tratti di donne e uomini o di risorse ambientali, è
privatizzata, brevettata, scambiata in borsa. Noi apparteniamo alla
generazione che la pensione non l'avrà mai. Non per questo non sappiamo
riconoscere e lottare contro le ingiustizie del governo anche in termini di
pensioni. Ma è sul terreno dei nuovi diritti da conquistare, sul terreno
dei nuovi obiettivi di lotta che affrontano direttamente la nostra
condizione di precari, studenti, migranti, intermittenti, chain workers,
affittati, che vogliamo attraversare l'appuntamento dello sciopero generale
di CGIL, CISL, UIL del 24 ottobre.
E' un ATTRAVERSAMENTO critico e di lotta, che ha ben chiara la sciagurata
politica della concertazione avviata con gli accordi del '92 e 93, e il
sentire di milioni di lavoratrici e lavoratori. Ma è anche un
attraversamento che punta verso un "altrove", verso obiettivi costituenti
di un altro mondo possibile, per superare anche culturalmente il cappio del
lavoro salariato come unico orizzonte. Il lavoro salariato, di vecchio e
nuovo tipo, è la condizione del neoliberismo. Il rifiuto della
precarizzazione del lavoro che passa attraverso la rivendicazione del
REDDITO come diritto universale, è l'orizzonte in cui si può scorgere un
mondo più giusto, per tutti. Con le azioni di lotta di questo mese, che
avranno quattro tappe fondamentali nel loro camminare domandando,
rivendicheremo il diritto, per tutti, di un reddito di cittadinanza sotto
la quale soglia nessuno deve stare. Un reddito che è l'unica condizione per
affrontare il nuovo attacco della flessibilità a senso unico, utile solo ai
padroni, che si articola anche nella conquista dei diritti fondamentali per
vivere dignitosamente, dalla casa, ai trasporti, alla formazione, alla
condivisione dei saperi e delle conoscenze, all'informazione non
monopolistica, al rispetto e alla difesa dei beni e delle risorse comuni.
Se il 24 ottobre attraverseremo le piazze della triplice, il 7 novembre in
occasione dello sciopero della FIOM e della CUB contro la legge Biagi e per
il salario, riteniamo invece importante GENERALIZZARE. Far diventare quella
tappa della nostra marcia di disobbedienza sociale, un momento di
espressione sociale allargata e condivisa, in cui portare come contributo
pratiche e contenuti della disobbedienza sociale per il reddito di
cittadinanza.
Questo sarà un mese ricco di occasioni, tra una tappa e l'altra, per
esprimere in ogni modo, con radicalità e fantasia, con gioia e con rabbia,
la protesta sociale contro il governo neoliberista.
Noi ci incamminiamo, ma siamo sicuri che incontreremo tanti e tante nella
strada.
Ogni volta che accadrà ci riconosceremo.
La parola d'ordine è RECLAMA REDDITO!!!


Movimento delle/i DISOBBEDIENTI