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Scrivi a Palazzo Chigi



Sfrattiamo Berlusconi da Palazzo Chigi

Ti indigni ogni volta che senti parlare di riforma delle pensioni? Passi da
un lavoro precario all'altro e maledici la legge 30? La propaganda
governativa che tenta di contrapporre giovani e anziani ti fa ribollire il
sangue? Non ne puoi più e pensi che sia ora di fare qualcosa? Ricomincia
dalla controinformazione e dì di no. La "Lettera degli italiani a
Berlusconi" proposta da Rifondazione comunista, che trovi nel paginone che
segue, è fatta per inondare Palazzo Chigi. Falla circolare al massimo.
Fotocopiala, proponila nei luoghi collettivi, distribuiscila a colleghi,
amici, conoscenti. Affiggila in fabbrica, in ufficio, all'università, a
scuola. Portala al mercato, al circolo, allo sciopero, in manifestazione,
in parrocchia. E invita tutti a imbustarla e spedirla. Destinatario: signor
Presidente del Consiglio, Palazzo Chigi, Roma. Berlusconi ha annunciato una
lettera a tutti gli italiani. Precediamolo! Vuole convincerci che la rapina
dei nostri soldi e del nostro futuro è giusta. Seppelliamolo con i nostri
no!

Movimento delle/i Disobbedienti molise-campania

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Onorevole Presidente del Consiglio, abbiamo ascoltato increduli il suo
messaggio televisivo a reti unificate; abbiamo poi appreso che intende
inviare


Onorevole Presidente del Consiglio, abbiamo ascoltato increduli il suo
messaggio televisivo a reti unificate; abbiamo poi appreso che intende
inviare una lettera per spiegarci la sua riforma delle pensioni. Nel farle
pervenire per iscritto alcune delle nostre obiezioni, la invitiamo a
soprassedere a questa sua decisione e all'ulteriore spreco di denaro
pubblico che ne deriverebbe. Noi, questa riforma, pensiamo di averla già
pienamente compresa.
Lei dice di essere preoccupato per l'avvenire pensionistico dei giovani. Lo
siamo anche noi. Ma allora perché - come chiede il suo governo - far
lavorare di più chi potrebbe andare in pensione? Perché non lasciare quei
posti liberi per tutti quei giovani che oggi non hanno un lavoro o fanno un
lavoro precario e mal pagato? Lei dice che per i nostri figli le pensioni
saranno ridotte, ancora più misere di quelle che ricevono oggi la maggior
parte dei lavoratori italiani. Ma la colpa è forse dei lavoratori o dei
pensionati? A noi pare che questo futuro di precarietà e di incertezza sia
il frutto di scelte politiche sbagliate: dal passaggio al sistema
contributivo, alla riduzione complessiva dei salari, alle leggi sul lavoro
che il suo governo ha varato e che rendono il lavoro intermittente e
precario, favoriscono il lavoro nero. E oggi lei propone, con la sua legge,
addirittura che le imprese paghino per i nuovi assunti ancora minori
contributi. In questo modo lei favorisce i conti delle imprese, ma rende la
situazione di quei giovani per i quali si dichiara così preoccupato ancora
più difficile e, soprattutto, rende inefficace quel sistema di previdenza
pubblica che in molti fra cui il suo governo, le compagnie di
assicurazione, la Confindustria, vorrebbero sfasciare.

Ma anche per i lavoratori anziani le cose non vanno meglio. Ha mai pensato
che cosa significa per chi fra noi ha lavorato in fabbrica otto ore al
giorno per cinque giorni alla settimana, spesso facendo turni e
straordinari per arrotondare, non poter andare in pensione e dover
prolungare l'attività lavorativa? Lei dice che oggi si vive di più, e
quindi è necessario lavorare di più. Si tratta di una affermazione senza
alcuna base razionale. Infatti, come tutti sanno, l'aumento di produttività
del lavoro è ben maggiore dell'aumento della vita media e pertanto il
sistema è perfettamente sostenibile. Inoltre, dovrebbe guardare meglio le
statistiche. Purtroppo, non siamo uguali neppure rispetto alla vecchiaia e
l'età media non è uguale per tutti. Ad esempio, per i lavoratori esposti
all'amianto, a cui lei ha tagliato diritti e pensioni, questa è
drammaticamente ridotta. Chi lavora tanto e guadagna poco è più usurato e
vive meno: crediamo abbia diritto di andare in pensione dopo 35 anni di
lavoro.

E ora ci dice che anche le liquidazioni, quello che ogni anno col nostro
stipendio o col nostro salario abbiamo messo da parte, non sono più nostre.
Si destinano ai fondi pensioni integrative, cioè per la previdenza privata.
Non le neghiamo la coerenza, il suo governo uccide quella pubblica e quindi
non può che incentivare quella privata. Ma tutto questo non va certo a
nostro vantaggio. Dovremo pagare due volte per avere una pensione da fame e
in più la nostra pensione sarà affidata all'andamento dei mercati azionari.
Non ci pare una gran sicurezza con cui affrontare la vecchiaia.

No, davvero la sua riforma non ci piace. Ma al danno si aggiunge la beffa
quando leggiamo che l'evasione contributiva praticata dai datori di lavoro,
ammonta ad oltre 35 miliardi di euro all'anno, cioè a 70mila miliardi di
vecchie lire. Una bella cifra, che però il suo governo non fa nulla per
recuperare. Inoltre, ci pare di aver capito che, mentre negli altri paesi
europei l'incremento della spesa previdenziale va dal 3 al 5 per cento del
Pil, da noi si rimane ad un modesto 2,1 per cento. Allora perché tanto
allarme? Perché far lavorare di più gli anziani, dimezzare la pensione dei
giovani, distruggere la previdenza pubblica, toglierci il Tfr per favorire
quella privata? Non ne vediamo i motivi. E quelli che vediamo non ci
piacciono.

Non ci resta che lottare e sperare che il suo governo se ne vada al più presto.