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Foglio di Collegamento n. 110
- Subject: Foglio di Collegamento n. 110
- From: Comitato Paul Rougeau - RM <prougeau@tiscali.it>
- Date: Thu, 2 Oct 2003 21:38:12 +0200
Cari amici,
vi invio nel corpo di questo messaggio e in allegato Word
il numero 110 del nostro Foglio di Collegamento.
Auguri di buona lettura e cordiali saluti
Loredana Giannini
N. B. Si puo' chiedere in qualsiasi momento la cancellazione dalla lista
per l'invio del F. d. C.
Se non volete ricevere l'allegato Word dal prossimo numero in poi, fatecelo
sapere
************************
FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU
Numero 110 - Settembre 2003
Sommario:
1 ) Una lettera di Kenneth
2 ) Sollievo: sospesa per quattro mesi l'esecuzione di Philip Workman
3 ) Niente pena capitale per Simmons e per tutti i minorenni in Missouri
4 ) Annullate cento sentenze capitali in Arizona, Idaho e Montana
5 ) Rispondere all'11 settembre: pena di morte e limitazione dei diritti
6 ) Moussaoui ha accesso a due testimoni: l'Amministrazione si oppone
7 ) Un passo verso la liberta' per Nicholas Yarris
8 ) In Louisiana irrogata la pena di morte per lo stupro di una bambina
9 ) Si avvera il sogno: uscire vivo dal braccio della morte
10) Conoscere i propri avversari
11) Uccidere per dimostrare che uccidere e' sbagliato
12) A questo Foglio di Collegamento e' allegato il Bilancio del 2002
13) Notiziario: Armenia, Massachusetts, Nigeria, Texas, Utah
1) UNA LETTERA DI KENNETH
Cari amici del Comitato, durante i sei anni trascorsi nel braccio della
morte, mi sono reso conto che una delle cose piu' difficili da fare e'
rendere l'idea di cio' che veramente si prova a vivere qui dentro. A volte
sembra che tutte le parole del mondo non riuscirebbero a dare agli altri
neppure una pallida idea dei miei sentimenti. Perche' le persone si sono
lasciate avvinghiare cosi' saldamente dalle "cose" del mondo da dimenticare
che, in qualita' di esseri umani, condividiamo TUTTI, in ultima analisi, un
aspetto comune? Proviamo tutti emozioni che influenzano il nostro corpo e
il nostro spirito. Qui nel braccio della morte ho visto la nostra umanita'
strappata via da noi - socialmente, politicamente, spiritualmente e
FISICAMENTE! A causa degli stereotipi affibbiati ad ogni uomo qui dentro, a
causa del modo in cui ciascuno di noi e' stato catalogato in una stessa
categoria, il mondo spesso dimentica che anche noi soffriamo, piangiamo,
amiamo e desideriamo ardentemente essere amati. Mentre le persone puntano
il dito contro i nostri crimini (quale uomo non sbaglia mai?) ricordiamoci
di coloro che possono essere innocenti e di coloro che non si meritavano
una condanna a morte (come me), ma soprattutto perche' non possiamo
semplicemente rivolgerci alla nostra umanita'? Ogni medaglia ha due facce,
ma la pena di morte e' stata predisposta per guardare solo ad una faccia.
Mentre concentra l'attenzione sulla giustizia e sulle famiglie delle
vittime, come puo' questo governo dimenticare cosi' velocemente e
facilmente le altre vittime - le famiglie dei prigionieri giustiziati? La
pena di morte mantiene le cose in modo da impedire alla societa' di vedere
cio' che realmente accade qui dentro - la redenzione, l'amore,
l'auto-educazione e la crescita spirituale (tenete a mente che queste cose
non sono programmi offerti dal carcere, ma ottenuti con le nostre sole
forze). L'analisi di questo processo sembra portare alla conclusione che
attraverso la sofferenza e le avversita' impariamo a diventare persone
migliori, piu' tenere e meravigliose. Alcuni domandano: "Ma come e'
possibile?" Quando un uomo e' sottoposto alla sofferenza, impara a
ricercare e ad apprezzare la gioia. Quando un uomo e' oppresso, impara a
valutare la consolazione delle persone che lo amano. Quando un uomo deve
separarsi dai suoi cari ed e' sottoposto a brutalita', impara a rivolgere
lo sguardo verso l'alto con umilta' attendendo le cose semplici della vita.
Molti di noi che hanno famiglia imparano attraverso questi passaggi quanto
sia preziosa la vita. Vedere le lacrime dei nostri cari al di la' del
plexiglas nella stanza delle visite, o sentire le grida di nostro figlio
che non vuole lasciarci, ci spezza il cuore. Se potessi descrivere cosa si
prova dentro, direi che ci si sente intontiti, che lo stomaco e' annodato,
dolente; si prova nausea profonda. A volte queste sensazioni diventano
insopportabili. Altri che arrivano qui senza avere una famiglia, attraverso
la vostra compassione (quella degli amici di penna e dei sostenitori)
imparano cosa siano la compassione e la gentilezza, e attraverso questo
meraviglioso dono imparano a distribuirne agli altri. Parlando dei
familiari, come ha potuto la nostra societa' diventare cosi' crudele da
ripudiare le famiglie dei prigionieri giustiziati? La vendetta ha proprio
sostituito la compassione? Sembra che in America sia davvero successo. Per
una madre, che differenza fa chi assassina suo figlio o il modo in cui
viene assassinato? Il dolore e' forse meno brutale in qualche caso? Questo
governo fa presto a predicare cio' che i cittadini devono alla societa', ma
la societa' non deve qualcosa ai suoi cittadini? Non dovrebbe essere
responsabile dell'amore, dell'attenzione e della protezione di tutti coloro
che vi appartengono? La pena di morte e' una medaglia ad una sola faccia!
Un sistema che volta le spalle al dolore e all'ingiustizia che infligge non
puo' aspettarsi nessuna risposta positiva. Sempre piu' condannati a morte
si dedicano, attraverso scritti, poesie e il racconto dei loro casi
personali (ossia della loro vita) a mostrare che cosa significhi possedere
uno spirito.
Un dato personale: mia figlia aveva otto mesi quando arrivai nel braccio
della morte nel 1997. Non la rividi fino all'estate del 1999 (lei e sua
madre si trasferirono in California nel 1997) e da allora la vidi solo ogni
estate. Nel 2001 venne a stare con la mia famiglia in Texas e solo di
recente nel febbraio 2003 e' tornata in California. E' stato in questi due
anni che per la prima volta imparai e sentii che cosa vuol dire essere un
padre. Abbiamo parlato, condiviso esperienze e siamo cresciuti insieme.
Alcuni uomini qui non possono vedere i loro figli e altri non vogliono
vederli. Quando ne ho chiesto la ragione, uno mi ha risposto (con evidente
sofferenza nella voce): "Non voglio che loro mi vedano in questo modo qui
dentro". Molti dei nostri figli piccoli non capiscono il significato del
"braccio della morte", ma sanno che cosa e' una prigione (come mia figlia).
Ma per me e' un dolore maggiore non vedere il volto di mia figlia o non
sentire la sua voce. Almeno adesso, grazie al tempo che abbiamo passato
insieme, lei CONOSCE il suo papa' e sa che le voglio bene, e in conclusione
credo che questo amore avra' la meglio su tutto cio' che di negativo ci
potra' essere. Ho chiesto ai miei di comprarle una collanina con un
cuoricino. Le ho detto: "Dovunque andrai fa in modo che questo dono ti
ricordi che io ti amo sempre e che sono sempre con te nella mente e nel
cuore" Ho aggiunto: "D'accordo?" Poi le ho chiesto di ripetere cio' che
avevo detto. Con la sua vocina dolce e personalissima, ha risposto: "Se
qualcuno mi chiedera' del mio papa', gli diro' che e' proprio qui nella mia
mente e proprio qui in questa collana". Ho sorriso. Questo mi bastava, ma
quando bastera' alla societa'? La pena di morte e' una medaglia ad una sola
faccia - per favore capovolgiamola!
Per vedere foto della mia famiglia, potete collegarvi al mio sito
www.kennethfoster.de ed entrare nella sezione "Picture perfect". Non
dimenticate inoltre di visitare il mio sito www.visionsforlife.net per
prendere visione delle azioni che vengono di volta in volta intraprese per
aiutarmi.
2) SOLLIEVO: SOSPESA PER QUATTRO MESI L'ESECUZIONE DI PHILIP WORKMAN
Ancora una volta il Tennessee, apprestatosi ad uccidere Philip Workman, si
e' fermato all'ultimo momento. Questa volta lo ha fatto con nove giorni di
anticipo: il 15 settembre il Governatore Phil Bredesen ha ordinato di
sospendere l'esecuzione, prevista per il giorno 24, per quattro mesi. Il
motivo ufficiale dell'intervento governatoriale, approvato dal Ministro
della Giustizia Paul Summers, e' di consentire la conclusione di
un'investigazione federale che ha attinenza con il caso Workman. Certamente
sulla decisione del Governatore hanno pesato le pressioni in favore di
Philip Workman giunte dall'opinione pubblica, dalla stampa del Tennessee e
da tutto il mondo. A questo proposito un caldo ringraziamento va ai
numerosi lettori che, rispondendo ad una proposta di mobilitazione
pubblicata nello scorso n. 109, hanno inviato messaggi al Governatore e
alla stampa del Tennessee.
Per ora Bredesen non lascia trapelare una eventuale intenzione di
concedere in extremis la grazia al condannato, anzi ci tiene a chiarire di
essere favorevole alla pena di morte e di aver agito solo per prudenza. Il
Ministro della Giustizia, dal canto suo, ha riaffermato che i fatti
continuano a giustificare l'esecuzione di Workman.
Noi continuiamo a nutrire fiducia che Philip Workman possa scampare alla
morte di stato. Giocano in suo favore i forti dubbi sorti sul suo
comportamento nel corso nella rapina del 1981 e sulla correttezza del
processo a cui fu sottoposto del 1982 (v. n. 109 e
http://www.saveworkman.org ) nonche' l'attenzione internazionale sul suo
caso. Gioca in favore del condannato anche il fatto che il Tennessee ha
applicato fino ad ora con prudenza la pena di morte, compiendo una sola
esecuzione dal 1977, anno del ripristino della pena capitale negli Stati
Uniti.
3) NIENTE PENA CAPITALE PER SIMMONS E PER TUTTI I MINORENNI IN MISSOURI
Con grande soddisfazione il 26 agosto abbiamo appreso che la Corte Suprema
del Missouri ha annullato la sentenza di morte per Christopher Simmons,
diciassettenne all'epoca del crimine contestatogli. Per Chris il Comitato,
in collaborazione con il gruppo 245 di Amnesty International, si era
fortemente impegnato nella primavera del 2002. All'ultimo momento
intervenne la Corte Suprema del Missouri per fermare l'esecuzione di Chris,
programmata per il 5 giugno di quell'anno, in attesa di un pronunciamento
della Corte Suprema federale che bandisse la pena di morte per i minorenni
(v. nn. 96 e 97).
L'attesa sentenza risolutoria della massima corte non c'e' stata (v. ad
es. n. 102) ma la Corte Suprema del Missouri ha deciso autonomamente che la
pena capitale per i minorenni e' incostituzionale.
La Corte Suprema del Missouri, interpretando il cambiamento degli
'standard di decenza' avvenuto negli ultimi anni sia a livello giuridico
che nell'opinione pubblica, ha ritenuto che: "...la Corte Suprema federale
oggi sentenzierebbe che tali esecuzioni sono proibite". Della sentenza,
oltre a Chris Simmons, si giova Antonio Richardson, sedicenne all'epoca del
crimine, anche lui nel braccio della morte del Missouri (v. n. 84).
Violente critiche alla commutazione della sentenza di morte per i
minorenni all'epoca del crimine sono venute da parenti delle vittime di
omicidi, dal Ministro della Giustizia Jay Nixon, dal presidente del Senato.
Nixon ha annunciato che ricorrera' alla Corte Suprema federale.
Nella maggioranza risicata (4 giudici democratici contro 3 repubblicani)
con cui il massimo organo giudiziario del Missouri ha raggiunto la sua
conclusione - che riflette una profonda divisione esistente nell'opinione
pubblica e soprattutto tra le autorita' del Missouri - vediamo come le
sentenze del potere giudiziario dipendono dalla mentalita' dei giudici
scelti dai politici. Infatti i tre giudici repubblicani che si sono opposti
alla sentenza innovativa della Corte Suprema del Missouri sono stati
nominati all'inizio degli anni novanta dall'ex Governatore John Ashcroft,
attuale Ministro della Giustizia degli Stati Uniti, da sempre sostenitore
inflessibile della pena di morte. I democratici sono divenuti maggioranza
nella Corte Suprema del Missouri solo nel febbraio del 2002 con una nomina
fatta dal Governatore Bob Holden. Da allora la Corte Suprema, che commutava
meno del 30% delle sentenze capitali esaminate, ha commutato il 50% delle
sentenze di morte su cui si e' pronunciata.
L'attuale decisione, cui si potranno agganciare simili decisioni in
altri stati, dara' un forte impulso alla Corte Suprema federale affinche'
si esprima esplicitamente sull'incostituzionalita' della pena di morte per
i minorenni. Dai sondaggi Gallup risulta che negli USA, anche se il 70%
degli intervistati e' favorevole al mantenimento della pena di morte,
soltanto il 29% di essi ritiene che debba essere applicata a coloro che
sono nella minore eta' all'epoca del crimine.
4) ANNULLATE CENTO SENTENZE CAPITALI IN ARIZONA, IDAHO E MONTANA
A fine giugno del 2002 molti osservatori si aspettavano a breve
conseguenze sconvolgenti dalla sentenza "Ring versus Arizona" emessa dalla
Corte Suprema del Stati Uniti sulla incostituzionalita' delle condanne a
morte inflitte da giudici invece che da 'giurie di propri pari' (v. nn. 94,
98). In realta' rilevanti conseguenze non si sono avute fino al 2 settembre
scorso quando la Corte federale d'Appello del Nono Circuito ha annullato
oltre 110 condanne capitali emesse, negli scorsi anni, dai giudici in
Arizona, Idaho e Montana, tre stati che rientrano nella sua giurisdizione.
Se la sentenza del 2 settembre non verra' modificata dalla Corte Suprema
federale, per i prigionieri dell'Arizona, dell'Idaho e del Montana la
condanna a morte verra' commutata nella massima condanna detentiva a meno
che costoro non vengano sottoposti ad un nuovo processo per la
determinazione della pena. Questa seconda ipotesi comporterebbe grossi
problemi e spese per il sistema giudiziario degli stati interessati.
Trattando il ricorso di Timothy Ring contro lo stato dell'Arizona, la
Corte Suprema federale aveva sentenziato che le circostanze aggravanti che
determinano una condanna a morte devono essere affermate da una giuria e
non da un giudice. Si parlo' subito di un probabile annullamento di
centinaia di condanne a morte in Arizona, Colorado, Idaho, Montana,
Nebraska e probabilmente anche in Alabama, Delaware, Florida, Indiana. Nei
fatti il pronunciamento del giugno 2002 - per diversi aspetti indeterminato
- ha consentito agli stati di affermare la non retroattivita' della
sentenza e di evitare l'annullamento delle condanne capitali gia' emesse.
In ogni caso in cinque stati la procedura per infliggere la pena capitale
e' stata emendata e resa conforme al dettato della Corte Suprema federale.
La sentenza Ring v. Arizona viene considerata molto favorevolmente dagli
abolizionisti perche', oltre a dare uno scossone al sistema della pena di
morte nel momento attuale, avra' nel lungo periodo effetti positivi in
quanto le giurie, esenti da condizionamenti politici, sono meno inclini
rispetto ai giudici ad infliggere condanne capitali.
Dato che gli stati interessati ricorreranno contro la sentenza del 2
settembre e dato che tre Corti federali di Appello diverse da quella del
Nono Circuito si sono nel frattempo espresse per la non retroattivita'
della sentenza Ring v. Arizona, sicuramente la questione finira' di nuovo
davanti alla Corte Suprema federale. Tale corte dovra' precisare le
conseguenze della propria sentenza Ring v. Arizona del giugno 2002. La
nuova decisione della Corte Suprema potrebbe riguardare anche i condannati
del Colorado e del Nebraska e probabilmente coloro che sono stati
condannati a morte da un giudice, in difformita' dall'indicazione della
giuria, in Alabama, Delaware e Florida.
La sentenza Ring v. Arizona si rifa' ad un principio sancito nel Sesto
Emendamento della Costituzione USA, caro ai conservatori: il diritto dei
cittadini americani ad essere giudicati da 'giurie di propri pari'.
Tuttavia i conservatori, che hanno la maggioranza nella Corte Suprema
federale, compiono malvolentieri passi che indeboliscano la pena di morte.
Rimane dunque una sostanziale incertezza sul modo in cui il massimo organo
costituzionale statunitense vorra' precisare la sentenza Ring v. Arizona.
5) RISPONDERE ALL'11 SETTEMBRE: PENA DI MORTE E LIMITAZIONE DEI DIRITTI
Guardando in televisione la scene apocalittiche dell'11 settembre del 2001
si potevano presagire gravi conseguenze negative per il futuro del mondo ma
per giorni o settimane - prima dell'annuncio dei provvedimenti preparati
dall'Amministrazione americana - era difficile prevedere il profondo e
progressivo regresso della civilta' dei diritti umani e civili che si sta
verificando.
Il 10 settembre scorso - vigilia del fatidico secondo anniversario da
celebrare in piazza con adeguate cerimonie - e' stata presentata al
Congresso dal Senatore Repubblicano Arlen Specter una proposta di legge per
consentire l'inflizione della pena di morte in un maggior numero di reati
"di terrorismo". Se, come e' prevedibile, la legge verra' approvata, la
pena capitale potra' inoltre essere chiesta per cospirazione o tentativo di
compiere atti terroristici, cosi' come per la raccolta di fondi destinati
ad organizzazioni "terroristiche". La pena capitale verra' inoltre estesa
al sabotaggio di installazioni militari nazionali e di impianti nucleari.
Il senatore Specter, che ha sponsorizzato questa proposta di legge per
richiesta della Casa Bianca, si dice pero' preoccupato per le altre misure
"antiterroristiche" annunciate dall'Amministrazione nella ricorrenza
dell'11 settembre. Nel pacchetto di norme ora prospettato, denominato
ufficiosamente e con preoccupazione Atto Patriottico II, vi sono gli
strumenti per consentire al Governo di violare la promessa, fatta Bush in
occasione della promulgazione dell'Atto Patriottico nell'ottobre 2001, che
i bravi cittadini degli Stati Uniti non avevano nulla da temere perche' gli
atti che limitavano le liberta' personali richiedevano pur sempre
l'approvazione di un giudice. Come denuncia il New York Times, Bush vuole
ora che sia consentito agli agenti governativi - senza l'approvazione di un
giudice e neanche di un accusatore federale - di esigere informazioni
private e costringere la gente a testimoniare. Inoltre viene meno la
facolta' di essere rilasciati su cauzione se arrestati con accuse correlate
al terrorismo, a meno che non si forniscano al giudice adeguati motivi per
farlo.
Sempre il 10 settembre, il Ministro della Difesa Donald Rumsfeld ha
annunciato l'intenzione di detenere senza accuse e senza processo, fino
alla fine della "guerra al terrorismo", cioe' a tempo indeterminato, gran
parte dei 660 uomini che sono rinchiusi nel capo di concentramento di
Guantanamo Bay. Rumsfeld ha detto di aspettarsi alcuni processi ma che per
la maggioranza dei prigionieri "Il nostro interesse e' di non processarli e
di non rilasciarli. Il nostro interesse durante la guerra globale al
terrore e' di tenerli lontani dalle strade, ed e' quello che sara' fatto."
Dopo le esternazioni di Bush e del Ministro della Giustizia, alcuni
professori di diritto e le organizzazioni per i diritti umani e civili
hanno protestato. L'ACLU - Unione americana per le liberta' civili - ha
lanciato una grande e costosissima campagna di denuncia usando come
'testimonial' note personalita'. Il portavoce del Ministero della Giustizia
Mark Corallo ha commentato: "Ci sono uomini e donne che hanno giurato per
la Costituzione e stanno letteralmente rischiando la vita per mantenere le
nostre vite salve e intatte, l'ACLU cerca di farli apparire come
appartenenti ad una sorta di Gestapo."
Purtroppo, al di la' delle polemiche, quello "che sara' fatto" lo decide
la legge del lupo.
6) MOUSSAOUI HA ACCESSO A DUE TESTIMONI: L'AMMINISTRAZIONE SI OPPONE
Il 29 agosto la Giudice Leonie Brinkema ha acconsentito all'imputato
Zacarias Moussaoui si accedere, nel mese di dicembre, a altri due testimoni
attualmente detenuti dal Governo federale in incommunicado in localita'
sconosciuta. Si tratta di Khalid Sheik Mohammed e Mustafa Ahmed Hawsawi,
ritenuti alti esponenti di al Qaeda. Gli avvocati di Moussaoui hanno detto
che questi testimoni possono scagionare completamente Moussaoui dall'accusa
di aver cospirato per gli attentati dell'11 settembre 2001. La Giudice
concorda sull'importanza delle testimonianze che potrebbero servire quanto
meno per evitare la pena di morte all'imputato.
Il 9 settembre la Brinkema ha respinto la proposta governativa di
sostituire le testimonianze con alcuni verbali degli interrogatori fatti ai
detenuti. Il Governo federale dal canto suo si e' opposto con veemenza alla
richiesta di consentire ai due di testimoniare (cosi' come precedentemente
ha negato l'accesso tramite videoregistrazione al testimone Ramzi
Binalshibh, v. n. 109) e ricorrera' contro la decisione della Brinkema. Si
prevede - se il ricorso governativo verra' respinto e la Giudice decidera'
di punire il Governo annullando in tutto o in parte i capi di accusa contro
Moussaoui - che l'Amministrazione fara' giudicare Moussaoui da una
Commissione militare a Guantanamo, dettando a suo piacimento le regole
procedurali. Per l'attuale gruppo dirigente degli Stati Uniti sarebbe uno
scacco insopportabile consentire che Moussaoui eviti la pena capitale.
7) UN PASSO VERSO LA LIBERTA' PER NICHOLAS YARRIS
Nel Foglio di Collegamento scorso (n. 109) avevamo citato il caso di
Nicholas Yarris nell'articolo intitolato "Altri due esonerati: occorre una
moratoria di tutte le esecuzioni". Si parlava, infatti, del successo
ottenuto con i nuovi test del DNA che hanno esonerato gia' una gran
quantita' di condannati e che ogni mese sembrano produrre nuovi candidati
alla liberta'. Nicholas Yarris e' appunto uno di questi: dopo 21 anni
trascorsi nel braccio della morte della Pennsylvania, e 14 di questi spesi
a lottare per ottenere il test del DNA, egli ha avuto finalmente la
conferma delle sue affermazioni di innocenza. Il test, infine concesso, ha
infatti rivelato che il DNA di Yarris non si trova in alcuno dei reperti
biologici presenti sulla scena del crimine per il quale Yarris era stato
condannato a morte (si era trattato del rapimento, stupro e assassinio
della signora Linda May Craig). Il DNA analizzato appartiene invece a due
uomini di identita' ignota. Yarris era stato legato al delitto soltanto per
la sua presenza in un viale durante il crimine, ma molte altre persone
dall'aria equivoca erano state pure viste in quella zona allo stesso momento.
Nell'articolo citato, dicevamo che non si sapeva quando Yarris avrebbe
ottenuto la liberta' nonostante la conferma della sua innocenza: ebbene, il
3 settembre scorso il giudice William R. Toal Jr. della contea di Delaware
ha decretato nulla la sentenza di colpevolezza emessa al processo originale
di Yarris, lasciando all'ufficio del Procuratore Distrettuale 90 giorni di
tempo per decidere se intentare un nuovo processo contro Yarris o lasciarlo
libero senza ulteriori indugi. La madre di Yarris, che si e' recata in
tribunale per ascoltare le decisioni del giudice, insieme al padre, alla
sorella e alla nipotina, e' ovviamente ansiosissima di rivedere suo figlio
in liberta' e di poterlo riavere a casa e afferma che e' indegno il fatto
che questo non sia ancora avvenuto considerato che da oltre 6 settimane si
conoscono i risultati del test del DNA.
Anche se non si e' ancora pronunciata, l'accusa potrebbe richiedere un
nuovo processo (purtroppo, la cosa non ci stupisce: e' noto che gli
accusatori tendono a non mollare le loro prede a nessun costo!). L'avvocato
difensore di Yarris, Christina Swarns, spera che il suo cliente possa
ottenere immediatamente la liberta', considerato che l'unica possibile
incriminazione ancora mantenibile dallo stato potrebbe essere quella di
complicita' nel crimine, un addebito in ogni caso difficile da sostenere,
ora che i risultati del DNA hanno evidenziato come Yarris non abbia avuto
contatti fisici con la vittima, anche perche' nel corso del processo
l'accusa aveva sostenuto che Yarris aveva agito da solo.
Nicholas Yarris - che non e' un 'santo' - dovrebbe in ogni caso scontare
in Florida una lunga pena detentiva per evasione e rapina, reati commessi
in occasione di una fuga dal braccio della morte durata 25 giorni nel 1985,
ma l'avvocatessa Swarns e' ottimista riguardo a questo problema e ritiene
che la pena possa essere riassorbita degli anni di prigione ingiustamente
trascorsi da Yarris in Pennsylvania.
Seguiremo l'evolversi di questa vicenda e terremo informati i nostri
lettori sui suoi sviluppi, augurandoci di poter comunicare la notizia della
scarcerazione di Yarris. (Grazia)
8) IN LOUISIANA IRROGATA LA PENA DI MORTE PER LO STUPRO DI UNA BAMBINA
Il 26 agosto un uomo che nel 1998 abuso' della figliastra di 8 anni e'
stato condannato a morte in Louisiana. Per difendere la riservatezza della
bambina, le identita' dell'uomo e della sua vittima non sono state rese
note alla stampa.
Sia la bambina che il patrigno avevano subito parlato dell'accaduto con
altre persone. L'uomo si era detto fiero di aver fatto diventare 'grande '
la ragazzina. Quest'ultima aveva dichiarato alla polizia di essere stata
violentata da un giovane sconosciuto. Solo dopo due anni ha rivelato alla
madre l'identita' dello stupratore. Poi e' avvenuta l'incriminazione da
parte di un pubblico ministero particolarmente aggressivo che, al processo,
ha ottenuto dalla giuria una sentenza di morte dopo sole due ore di camera
di consiglio.
Negli Stati Uniti gli abusi sessuali all'interno delle famiglie -
soprattutto delle famiglie irregolari - sono molto frequenti e nella
maggior parte dei casi non vengono perseguiti. Specie quando ad essere
violentati sono bambini di sesso maschile. I fanciulli cosi' traumatizzati
possono diventare violenti e delinquenti precoci. I minorenni condannati a
morte e giustiziati negli Stati Uniti per buona parte avevano subito nella
loro infanzia le 'attenzioni' dei familiari. Ricordiamo che il nostro amico
Joe Cannon fu violentato prima dal patrigno e poi dal nonno per 10 anni.
Questi tremendi abusi non soltanto non sono stati mai perseguiti ma molto
frequentemente sono stati ignorati quale possibile attenuante che poteva
evitare la condanna capitale della persona violentata. Il colmo si e'
raggiunto in diversi casi in cui l'omosessualita' conseguita agli abusi e'
stata considerata un elemento a carico degli accusati di reati capitali.
Negli Stati Uniti, tradizionalmente, la violenza carnale di un nero ai
danni di una donna bianca e' invece considerata un reato gravissimo: una
volta veniva punito senza tentennamenti con il linciaggio o la pena di
morte. Ancor oggi l'autore di un tal tipo di crimine viene molto facilmente
condannato all'ergastolo.
Le norme in vigore dopo il ripristino della pena capitale negli Stati
Uniti avvenuto nel 1977, praticamente vietano la 'massima punizione' per i
reati ordinari che non comportino l'uccisione della vittima. La Louisiana,
con la sentenza del 26 agosto, che alcuni ritengono 'coraggiosa', ha voluto
affermare un'eccezione ad una regola ormai accettata dai pubblici
accusatori. Ora, se gli avvocati del condannato della Louisiana si
impegneranno adeguatamente, e' possibile che la condanna a morte in
questione possa essere dichiarata incostituzionale e commutata in carcere a
vita. Se cio' non avvenisse, si potrebbe aprire la porta per un ulteriore
allargamento delle fattispecie di reato affettivamente punite con la morte.
Non pochi conservatori sarebbero molto soddisfatti se cio' avvenisse.
9) SI AVVERA IL SOGNO: USCIRE VIVO DAL BRACCIO DELLA MORTE
"Bene, amici miei, un miracolo e' accaduto per me. Mi e' stata data una
seconda possibilita' di vivere. Non sono piu' nel braccio della morte."
Cosi' comincia il messaggio di Paul Colella del 1° settembre, intitolato:
'Senza censura dal braccio della morte... capitolo finale'. E' l'ultimo
'numero' del diario che Paul faceva filtrare da due anni, con cadenza
all'incirca mensile, dalla Polunsky Unit alla mailing list ABOLISH.
Paul Colella ha raccontato con precisione notarile gli accadimenti
quotidiani nel braccio della morte del Texas. Con un impegno puntiglioso ha
testimoniato, corredandoli di nomi, date, ore e luoghi, i fatti piccoli e
grandi di quotidiana sofferenza e miseria umana - e qualche volta di gioia
- che accadono nel braccio della morte del Texas. Pochi sono riusciti a
realizzare qualcosa del genere. Attualmente solo Hank Skinner fa un lavoro
altrettanto importante. Ma Paul ha uno stile tutto suo, sembra quasi un
testimone invisibile di cose che accadono ad altri, anche quando riferisce
fatti che lo feriscono nella carne e nello spirito.
In lotta perenne contro l'istituzione che lo schiacciava, Paul non si
preoccupava di evitare comportamenti che gli procuravano le punizioni piu'
dure. Era espertissimo della segregazione al livello III, della privazione
dai bisogni quotidiani piu' elementari, del 'blocchetto di cibo', delle
percosse e delle irrorazioni con i gas urticanti da parte delle guardie. In
fondo pero' aveva compassione di coloro che lo opprimevano. Il sostanziale
rispetto verso i suoi carcerieri veniva in qualche modo ricambiato. Cio'
non ha impedito al Direttore della Polunsky Unit, esasperato, di pregustare
avidamente la sua esecuzione: 'quando verra' il giorno saro' li' a
controllare che giustizia sia fatta!'
Invece quel giorno non verra' mai. Paul Colella - che si e' sempre con
forza dichiarato innocente - ha ottenuto in giugno dalla competente Corte
federale l'annullamento del processo cui fu sottoposto nel 1992. Questa
estate, in un serrato patteggiamento con l'accusa, ha evitato che il
processo venisse ripetuto, accontentandosi, per cosi' dire, di una condanna
a venti anni di carcere. Tenendo conto di quanto ha gia' scontato, sara'
liberato nel 2012. Avra' allora 43 anni. Puo' sembrare strano ma e'
soddisfattissimo, felice, dell'esito della sua vicenda giudiziaria, di
essere uscito dal braccio della morte. Paul Colella se l'era vista
veramente brutta nel 1998, quando, giunto ad un passo dall'esecuzione, fu
salvato dall'intervento di un famoso studio legale che si mise a lavorare
gratuitamente in suo favore.
Ricordiamo che nell'assemblea del 5 maggio 2002 avevamo deciso di
adottare Paul come nostro corrispondente privilegiato dal braccio della
morte. Poi la cosa non ando' in porto. Se volete avere una vivida e cruda
immagine di Paul Colella del braccio della morte del Texas, andate nel
nostro sito e leggete, nel n. 93 di questo Foglio di Collegamento, il pezzo
intitolato: "Istinti animali nel braccio della morte". Il nuovo indirizzo
di Paul e': Paul Colella #1180878 - Smith Unit - 1313 County Road 19 -
Lamesa, TX 79331-1898
10) CONOSCERE I PROPRI AVVERSARI
Gli strateghi hanno sempre sostenuto che per aumentare le possibilita' di
vincere le battaglie occorre conoscere a fondo i propri avversari. Anche
noi facciamo qualcosa del genere quando proviamo a farci un'idea della
mentalita' di coloro che amministrano la pena di morte. Ad esempio nel
numero 72 del Foglio di Collegamento potete trovare un pezzo che riguarda
due personaggi andati recentemente in pensione: il notissimo accusatore
texano John B. Holmes e il presidente della Commissione per le grazie del
Texas, l'ex poliziotto Victor Rodriguez (v. anche n. 68) .
Approfittando di numerosi articoli comparsi nelle ultime settimane sulla
stampa del Texas possiamo conoscere ora altri tre "amministratori" della
pena capitale. Cominciamo da un componente della Commissione per le Grazie
che sta lasciando il suo incarico dopo oltre vent'anni di ben remunerato
servizio, dapprima come membro, poi come presidente della commissione: si
tratta di Gerald Garrett. La stampa gli riconosce di aver dimostrato sempre
una grande durezza verso il crimine. Sono rarissimi i casi in cui si e'
espresso in favore di una commutazione della pena: lo ha fatto per Napoleon
Beazley, affermando di sentirsi in dovere di considerare come attenuante
l'eta' del condannato al momento del crimine (Napoleon, Afro-americano,
aveva 17 anni quando uccise il figlio di un noto giudice texano). Purtroppo
questa scelta non salvo' la vita del giovane, che fu comunque
"giustiziato". Garrett non si era pero' espresso altrettanto favorevolmente
nei confronti di Gary Graham, che pure era minorenne al momento del crimine
imputatogli, oltre ad essere, come ben sappiamo, innocente. Garrett non si
era espresso a favore neppure per Carla Faye Tucker, pur ammettendo che la
donna aveva presentato alla Commissione forti argomentazioni per dimostrare
di essersi profondamente ravveduta (ma argomentazioni "non convincenti al
punto di farmi cambiare idea", ha detto Garrett).
Garrett e' l'unico membro afro-americano della Commissione. Parla di se'
e del lavoro svolto da lui e dagli altri membri con la convinzione di
essere stato sempre dalla parte della ragione e di aver sempre fatto le
cose al meglio. "Consideriamo ogni singolo caso con mente aperta ed
umilta'. Sappiamo che la decisione che prenderemo influenzera' molte
persone da entrambe le parti, i familiari delle vittime che si aspettano
giustizia, il criminale e i suoi familiari che si aspettano una grazia e
tutti gli osservatori esterni che ci stanno addosso e sono pronti a
criticare il nostro operato".
Peccato che questa affermazione cozzi con l'effettivo comportamento dei
membri della Commissione che esprimono il proprio voto sulle domande di
grazia via fax e che solo raramente si telefonano per discutere fra loro
le decisioni da prendere, finendo poi inesorabilmente col negare la grazia.
Gerald Garrett, adesso che si ritira dal 'lavoro con gli adulti',
intende mettersi al servizio dei giovanissimi, occupandosi di quelli che
hanno maggiore bisogno di essere tenuti lontano dai guai per non diventare
futuri condannati a morte.
Una figura molto controversa quindi, quella di Gerald Garrett, che nella
sua mente appare convinto di essere un paladino della giustizia, mentre con
i fatti ha dimostrato di essere soprattutto un vendicatore spietato.
Passiamo dal presidente della Commissione per le Grazie al Procuratore
Distrettuale della contea di Harris nel Texas, e consideriamo la figura
dell'avvocato Chuck Rosenthal, un uomo che in questi tempi e' stato molto
criticato da alcuni e piuttosto apprezzato da altri. Rosenthal, per anni il
vice-procuratore distrettuale del famoso John B. Holmes, e' subentrato a
lui poco prima che scoppiasse lo scandalo degli errori nei test del DNA
compiuti negli ultimi dieci anni nel laboratorio della Polizia di Houston
(v. nn. 105 e 106). Rosenthal e' stato invitato dai 22 giudici della Corte
criminale distrettuale a mettersi da parte, lasciando che le indagini per
far luce sulle colpe del laboratorio venissero dirette da altri e non da
lui, che in un certo senso e' coinvolto nello scandalo (anche se ha sempre
sostenuto di non aver avuto alcuna conoscenza delle irregolarita' che
avvenivano nel laboratorio). Questo personaggio, che rifiuta recisamente di
cedere il passo ad elementi esterni, difende la sua posizione dicendo che,
come un generale non abbandona i suoi uomini nelle mani di estranei che li
giudichino anche se sa che fra loro ci sono elementi colpevoli, ma li
giudica personalmente, cosi' egli ritiene suo dovere non abbandonare
all'investigazione esterna il personale del "suo" laboratorio. Sembrerebbe
un atteggiamento abbastanza nobile che viene approvato da molti. Troviamo
alcuni suoi sostenitori persino tra gli avvocati difensori, cresciuti
all'ombra del suo ufficio. In particolare un certo Joe Bailey, prima
assistente procuratore distrettuale e ora avvocato difensore, sostiene che
Rosenthal "non farebbe mai una cosa sbagliata per una giusta causa" e
addirittura afferma che "si toglierebbe la camicia di dosso per darla a
qualcuno se ritenesse che questo potesse davvero aiutarlo".
Peccato che nei 24 anni di carriera di Rosenthal non rifulga sempre
tutta questa onesta' e nobilta' d'animo: si conoscono numerose storie di
casi da lui perseguiti, in cui il suo comportamento non sembra essere
stato proprio corretto. Citeremo solo un paio di questi.
Nel maggio 1989 un certo Anibal Garcia Rousseau fu condannato a morte
per omicidio. 12 anni dopo i suoi legali vennero a conoscenza del fatto che
un mese prima del processo il laboratorio balistico del Dipartimento di
Polizia di Houston aveva scoperto che il proiettile usato per uccidere la
vittima coincideva con i proiettili usati in un altro omicidio compiuto
mentre Rousseau era in carcere, e un mese dopo la condanna, il laboratorio
scopri' che il proiettile in questione coincideva con i proiettili sparati
dalla pistola posseduta da un altro individuo. Rosenthal non rivelo' mai
queste prove alla difesa (di cui era a conoscenza), che ora ha presentato
domanda di un nuovo processo per Rousseau.
Nel novembre 1992 una famiglia di 5 persone fu assassinata. Si incolpo'
degli omicidi Robert Coulson, figlio adottivo di una delle vittime, e fu
avvalorata l'ipotesi della sua colpa presentando alla giuria una fotografia
della scrivania del padre adottivo di Coulson in cui si vedeva in primo
piano un appunto scritto dal padre stesso da cui risultava che il figlio
aveva un appuntamento con lui a una certa ora della sera.
Bene, fu la polizia a piazzare in cima alle carte della vittima
quell'annotazione e a fotografare poi la scena cosi' montata
(l'appuntamento poteva riferirsi a una qualsiasi data precedente al fatto,
visto, tra l'altro, che il foglio era stato rinvenuto sotto molti altri).
Rosenthal sapeva del falso e ammise in un secondo tempo che fu un errore
mostrarlo alla giuria come ulteriore prova di colpevolezza ma si difese
dicendo che in ogni caso non era stato un errore intenzionale. Coulson fu
condannato a morte e "giustiziato" nel giugno 2002.
Oltre a questi casi se ne conoscono molti altri in cui Rosenthal
deliberatamente nascose prove alla difesa o sfrutto' testimonianze
accusatorie ottenute da criminali detenuti in cambio di sconti di pena. A
questo punto ci sembra difficile credere alla sua totale buona fede nello
scandalo del laboratorio della Polizia di Houston.
Ultimo ma non meno interessante ai fini della nostra analisi e' un
personaggio che ha vissuto per anni nel mondo carcerario texano: si tratta
di Larry Fitzgerald, portavoce ufficiale del carcere di Huntsville in cui
si compiono le esecuzioni. Tra i compiti previsti dal contratto di lavoro
di Fitzgerald, che e' appena andato in pensione, c'era anche quello di
assistere alle esecuzioni dei condannati. Durante i nove anni di lavoro
svolti come portavoce, egli ha presenziato a 219 omicidi legali di uomini e
donne (tra i quali quelli di molti nostri amici, come Gary Graham o Joe
Cannon). Ha sempre svolto il suo lavoro con freddezza e metodicita'.
Considera la pena di morte inutile dal punto di vista della deterrenza al
crimine a della "chiusura" del dolore dei familiari delle vittime, ma la
sostiene comunque, affermando che ogni persona che lui ha visto morire
aveva gia' tolto la vita ad un innocente. Crede, in pratica, solo e
soltanto nel valore della vendetta. "Se commetti un crimine, devi pagare in
qualche modo, e per alcuni questo pagamento consiste nell'essere legati ad
un lettino di esecuzione", afferma.
"Chiamate pure Huntsville la capitale delle esecuzioni, se volete, ma io
la vedo come capitale delle vittime dei crimini", sentenzia.
"Odio dire che li mettiamo a dormire, perche' non si risveglieranno
piu'. Ma non ho mai visto nulla che sia lontanamente simile al dolore. Li
ho sentiti dire: "ne sento il sapore", "ne sento l'effetto" mentre la droga
fluiva. Li ho sentiti anche russare mentre perdevano conoscenza."
Nonostante il suo freddo cinismo, che non concede perdono a nessuno
(ammette, per esempio, che Carla Faye Tuker era davvero cambiata in
carcere, ma sostiene che e' "troppo tardi pensare a cambiare la propria
vita quando si e' nel bracco della morte"), egli conserva di alcuni
detenuti "giustiziati" un ricordo quasi affettuoso (?!) e parla di loro
come un preside ricorderebbe alcuni ex-allievi della sua scuola.
Racconta per esempio di Napoleon Beazley: "Era un nero, con molto
talento, un bel ragazzo, atletico.... Ma per quanto mi piacesse Napoleon e
fossimo arrivati a conoscerci reciprocamente a fondo, non persi mai di
vista il fatto che c'era stato un uomo con una pistola puntata alla testa
la cui vita era stata stroncata [da Napoleon]". Di molti ricorda i momenti
che hanno preceduto la loro morte, raccontando questi episodi come
aneddoti: parla di John Elliot, che aveva picchiato a morte una ragazza
madre adolescente, il quale chiese una tazza di te' e sei biscotti al
cioccolato prima di essere ucciso lo scorso febbraio. Oppure di un detenuto
che ebbe una crisi di coscienza all'ultimo minuto riguardo ad un crimine di
cui si era sempre dichiarato innocente. Disse al cappellano che era stato
lui l'assassino, ma che non avrebbe potuto ammetterlo sul letto di
esecuzione, perche' la sua mamma sarebbe stata presente e lui le aveva
sempre mentito e l'aveva fatta indebitare, fino a perdere la casa, per la
difesa legale, in un vano tentativo di salvargli la vita.
Alla domanda su che cosa pensa del lavoro che ha svolto, Fitzgerald
risponde: "Si e' trattato di un lavoro emozionante, ma se dovessi assistere
ad un'altra esecuzione, sarebbe una di troppo".
In Larry Fitzgerald, dunque, un esagerato senso del dovere e una
incrollabile fede nella vendetta di stato sembrano aver avuto la meglio sui
sentimenti piu' veri e profondi dell'animo umano! (Grazia)
11) UCCIDERE PER DIMOSTRARE CHE UCCIDERE E' SBAGLIATO
Il 4 settembre lo stato della Florida ha ucciso Paul Hill, un ex pastore
presbiteriano, per dimostrare ai suoi cittadini che uccidere e' sbagliato.
Hill, nel 1994 aveva infatti ucciso il Dott. Britton, medico che procurava
aborti volontari in una clinica privata, oltre alla sua guardia del corpo,
James Barrett. Hill ha mirato alla testa del dottore perche', dopo numerose
uccisioni di abortisti, era noto che Britton portava il giubbotto
antiproiettile.
Per il suo gesto Hill e' stato condannato a morte. Egli pero' aveva
commesso questo crimine in quanto, accanito oppositore dell'aborto,
intendeva dimostrare che uccidere e' sbagliato e prevenire lo sterminio di
altri bimbi innocenti. Nei giorni prima dell'esecuzione di Hill alcuni
oppositori estremisti della pratica dell'aborto hanno inviato lettere
minatorie contenenti dei proiettili al governatore Jeb Bush, al Procuratore
Generale Charlie Crist e a due funzionari del carcere della Florida. Nelle
loro lettere chiedevano di risparmiare la vita di Hill, minacciando
rappresaglie. Lo hanno fatto per dimostrare che uccidere e' sbagliato.
Hill, che aveva rinunciato a tutti i suoi appelli per accelerare
l'esecuzione, in un'ultima intervista ha dichiarato di essere felice di
morire perche' era certo che lo attendeva il premio eterno in paradiso. Non
era affatto pentito del crimine commesso e auspicava che il suo martirio
potesse essere di esempio per altri dopo di lui.
Gia' durante la sua esecuzione - avvenuta tra straordinarie misure di
sicurezza: uomini armati dentro e fuori dal carcere, cani anti-bomba,
elicotteri - si e' radunata una piccola folla di persone che inneggiavano
all'operato di Hill con cartelli su cui era scritto "Uccidere gli uccisori
dei bambini e' un omicidio giustificabile", oppure "I dottori morti non
possono piu' uccidere". Una di queste persone, intervistata, ha dichiarato:
"Spero un giorno di avere il coraggio di essere uomo quanto lo e' stato
lui". Questa manifestazione e' stata inscenata per dimostrare che uccidere
e' sbagliato.
Le cliniche private in cui si praticano gli aborti in Florida sono ora
allarmatissime delle possibili violenze che gli estremisti anti-aborto
potranno mettere in atto, per emulare o vendicare Hill.
E' possibile che altri medici che interrompono la vita di esseri umani
in formazione, siano in futuro oggetto di attentati da parte dei "difensori
della vita" piu' fanatici. Coloro che li uccideranno verranno poi
condannati a morte e "giustiziati", sempre per difendere la vita. Quando le
persone si fermeranno a riflettere sulla necessita' di interrompere il
ciclo della violenza? Quando si smettera' di dimostrare, uccidendo, che
uccidere e' sbagliato? (Grazia)
12) A QUESTO FOGLIO DI COLLEGAMENTO E' ALLEGATO IL BILANCIO DEL 2002
In fondo all'edizione cartacea di questo numero troverete due pagine Excel
con il rendiconto per l'anno 2002, preparato dal Tesoriere Paolo
Cifariello, che e' stato illustrato ed approvato nell'Assemblea dei soci
dell'8 giugno scorso. Chi riceve il F. d. C. via e-mail puo' richiedere il
relativo file Excel al nostro indirizzo prougeau@tiscali.it
13) NOTIZIARIO
Armenia. Abolita la pena di morte. Il parlamento armeno ha ratificato il 9
settembre l'adesione al Sesto Protocollo aggiuntivo della Convenzione
europea sui Diritti umani che comporta l'abolizione della pena di morte.
L'Armenia e' il quarantunesimo stato europeo ad abolire la pena di morte.
Massachusetts. Linciato in carcere un ex prete pedofilo. John Geoghan,
prete spretato accusato di aver molestato 147 bambini, era stato
riconosciuto colpevole e condannato per un solo caso. Il 23 agosto e' stato
'giustiziato' in un carcere di massima sicurezza, mediante strangolamento,
da un detenuto. In un altro carcere del Massachusetts, secondo la sua
avvocatessa, le guardie orinavano e defecavano sul letto di Geoghan e
contaminavano il suo cibo, articoli su di lui venivano sbandierati
nell'area della ricreazione. Il Christian Science Monitor riporta
mestamente la notizia osservando come nella strada i commenti sul brutale
assassinio siano di indifferenza o di approvazione. Il quotidiano prende lo
spunto dall'episodio per denunciare le angherie subite dai detenuti in
carcere, ad opera degli altri detenuti e delle guardie, nel piu' grande
disinteresse della societa' civile, con la complicita' dei media. Ogni anno
negli USA si verificano decine di migliaia di aggressioni ai danni di
carcerati, da uno studio fatto in California risulta che uno su cinque
detenuti maschi viene sodomizzato...
Nigeria. Discusso il secondo appello di Amina. Il 27 agosto, dopo i molti
rinvii, e' stato discusso il secondo appello di Amina Lawal contro la
condanna alla lapidazione per adulterio inflittale nel marzo del 2002 da
una corte islamica dello stato di Katsina. Amina, spaventata e piangente,
pesantemente velata, e' entrata nell'aula di giustizia gremita portando in
braccio la figlioletta Wasila. La difesa ha chiesto di annullare la
confessione dell'imputata, resa a suo tempo nell'ignoranza piu' assoluta di
cio' che comportava. E stato anche argomentato che, secondo alcune versioni
della legge islamica della Sharia, la gestazione di un bambino puo' durare
fino a cinque anni, essendo con cio' possibile che Wasila sia stata
concepita nel matrimonio. La Corte fara' sapere la sua decisione il 25
settembre. L'accusa ha promesso di non opporsi ad un'eventuale assoluzione.
E' probabile che, per non esasperare i contrasti con il governo federale
nigeriano, si decida di prosciogliere Amina. Il 20 agosto un altro
condannato alla lapidazione in Nigeria, Sarimu Mohamed Baranda, e' stato
esonerato in appello per infermita' mentale e inviato ad un ospedale
psichiatrico.
P.S. Il 25 settembre, dopo la chiusura di questo numero, si e' appreso che
Amina e' stata assolta!
Texas. Moderata diminuzione delle sentenze capitali. L'Ufficio del
Procuratore Distrettuale ha reso noti a meta' agosto alcuni dati sulla pena
di morte, osservando che il proprio comportamento nei casi capitali non e'
cambiato nel tempo. In realta' i dati dimostrano una sensibile diminuzione
delle sentenze di morte in Texas e una maggiore prudenza al riguardo sia da
parte degli accusatori che delle giurie. Tra il 1995 e il 1999 l'Ufficio ha
chiesto la pena di morte in 86 su 372 omicidi capitali, quindi in 1 caso su
4. Dal 2000 al giugno 2003 il medesimo Ufficio ha chiesto la pena di morte
in 38 su 212 casi, 1 su 5. Dal 2000 in poi le giurie hanno emesso circa 7
sentenze di morte all'anno, dato da comparare con le 12 sentenze all'anno
del periodo 1995-1999. Quando l'accusa ha chiesto la pena di morte le
giurie l'hanno irrogata nel 70% dei casi nel periodo 1995-1999, solo nel
65% dei casi posteriormente.
Texas. Un altro avvocato dormiente. Il 15 agosto George McFarland ha
chiesto un nuovo processo. Fu condannato a morte in Texas nel 1992 in un
processo in cui il suo difensore principale dormiva e l'altro era
assolutamente impreparato a trattare un caso capitale. Nonostante cio'
l'ufficio del procuratore distrettuale nega che vi siano state carenze
nella difesa legale del ricorrente. Nessuna prova concreta contro McFarland
fu portata dall'accusa, due testimonianze contro di lui si sono dimostrate
successivamente del tutto inattendibili.
Utah. I Mormoni non si oppongono al bando della fucilazione. Una
Commissione dello Utah che sta studiando il problema di sostituire con
l'iniezione letale il plotone di esecuzione, ha sentito il bisogno di
acquisire il parere della Chiesa di Gesu' Cristo dei Santi dell'Ultimo
giorno, molto influente nello stato. La dottrina dei Mormoni prescrive che
per fare giustizia deve essere versato del sangue ma il 3 settembre la
risposta della chiesa interpellata e' stata positiva: si' all'iniezione
letale.
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Questo numero e' stato chiuso il 15 settembre 2003