[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

IL 15 GIUGNO VOTA "Sì" ALL'ESTENSIONE DELL'ARTICOLO 18 DELLO STATUTO DEI LAVORATORI ALLE AZIENDE CON MENO DI 15 DIPENDENTI.



IL 15 GIUGNO VOTA "Sì" ALL'ESTENSIONE DELL'ARTICOLO 18 DELLO
STATUTO DEI LAVORATORI ALLE AZIENDE CON MENO DI 15 DIPENDENTI.

Apriamo una nuova stagione di lotte per l'estensione dei diritti
a TUTTI i lavoratori. Votiamo "Sì" per contrastare il progetto
di mercificazione del lavoro e demolizione dei diritti che
Confindustria e Governo stanno perseguendo.

Il 15 Giugno si vota per il Referendum sull'Articolo 18 dello
Statuto dei Lavoratori.

L'articolo 18 tutela i lavoratori dal licenziamento senza motivo
plausibile, per esempio per avere espresso idee e opinioni non
condivise dal datore di lavoro, per avere aderito ad un
sindacato o ad uno sciopero, per essere insomma un lavoratore
"scomodo". E' una norma che tutela la libertà di espressione e
di opinione e limita la ricattabilità del lavoratore da parte
del padrone.

Questa tutela è attualmente limitata ai soli lavoratori di
aziende con un numero di dipendenti maggiore di 15, che
rappresentano il 10%, cioè una piccola parte, delle aziende
italiane. Per tutti gli altri lavoratori, che sono il 65% cioè
la maggioranza, questa norma non è applicabile. Questi
lavoratori non sono tutelati contro le discriminazioni e
l'arbitrio dei padroni.

Il referendum chiede semplicemente l'estensione a tutti di un
diritto che già è riconosciuto a molti.

E' una battaglia di principio, per la libertà e l'uguaglianza
dei lavoratori, ma non solo, è soprattutto  una battaglia di
sostanza. Confindustria e Governo stanno lucidamente portando
avanti il loro progetto organico di demolizione dei diritti e di
destabilizzazione del mondo del lavoro. Un progetto che tende a
rendere sempre più precaria la vita dei lavoratori.

Il famigerato "Libro Bianco" e la sua realizzazione legislativa
rappresenta l'impalcatura di questo progetto eversivo. Il DDL
848, diventato ormai legge dello Stato (legge 30 del 14 febbraio
2003),  e il suo "fratellino" 848-bis, in cui è stata trasferita
la modifica dell'articolo 18, puntano ad aumentare la precarietà
del lavoro attraverso una vera e propria azione a tenaglia: da
una parte si limitano o si eliminano i diritti acquisiti (per
esempio l'articolo 18) mentre dall'altra si rende sempre più
facile per le aziende servirsi di lavoratori senza tutela.

Si tenta, in parole povere, di estendere sempre più la fascia di
lavoratori "atipici", precari, non tutelati. Se finora la
strategia del padronato si era concentrata sui lavoratori a
tempo determinato, con la nuova legge l'offensiva si estende a
tutto il mondo del lavoro.

L'effetto della legge 30 è infatti tanto più dirompente quanto
più si riesce a limitare l'applicazione della tutela data
dall'articolo 18. E' di converso evidente come l'estensione
dell'articolo 18 a soggetti che attualmente ne sono privi
riuscirebbe in qualche modo a limitare i danni di questa legge
scellerata.

Un primo esempio: con la nuova legge vengono eliminati alcuni
requisiti fino ad oggi necessari per poter autorizzare la
cessione di rami d'azienda. Non è più necessario dimostrare la
reale autonomia funzionale del ramo ceduto. Sarà quindi
possibile spezzettare una azienda in tanti piccole imprese,
magari sotto i quindici dipendenti, senza nessuna obbiettivo
funzionale o organizzativo se non quello di eliminare i vincoli
e le tutele della forza lavoro impiegata.

Anche l'introduzione del cosiddetto "staff leasing", ovvero il
lavoro interinale a carattere continuativo e a tempo
indeterminato, cioè la legalizzazione della interposizione (come
viene chiamata adesso "somministrazione") di manodopera, va
nella stessa direzione: consente alle aziende di liberarsi dai
vincoli contrattuali e normativi, tra cui l'articolo 18 .

L'effetto distruttivo di queste manovre può essere vanificato
estendendo il diritto al reintegro a tutti i lavoratori, anche a
quelli che attualmente ne sono privi.

Vincere questo Referendum significa aprire una nuova stagione di
lotte: è necessario battersi affinché le tutele, i diritti e le
regole vengano estese all'enorme fascia di lavoratori "atipici"
che sono poco o nulla tutelati: in Italia ci sono circa 2
milioni e 400 mila lavoratori co.co.co., l'11% circa della forza
lavoro totale.

Vincere questo Referendum è possibile: le grandi mobilitazioni
dei lavoratori, dal 15 febbraio al 16 aprile passando per il 23
marzo 2002, hanno svelato un'enorme potenzialità di lotta che
abbiamo tutti la responsabilità di non disperdere. La battaglia
sull'articolo 18 rischia di rimanere una mera battaglia di
principio se da questa non si parte per rimettere in discussione
le politiche di attacco ai salari, ai diritti, alle condizioni
di vita di milioni di lavoratrici e di lavoratori, di giovani,
di anziani, di immigrati, che questo Governo porta avanti sulla
scia dei precedenti esecutivi di centro-sinistra.

Vincere questo Referendum costituisce un punto di svolta: per
lasciarsi alle spalle la stagione della politica dei redditi e
della concertazione e aprire definitivamente quella fase di
conflitto che i lavoratori chiedono con le manifestazioni, gli
scioperi e le mobilitazioni di questi anni.

E' solo un primo passo, ma è un passo importante. Per questo
chiediamo a tutte e a tutti di votare sì a questo referendum.

Per sventare il tentativo in corso da parte di Confindustria e
Governo di ridurre il lavoro e i lavoratori ad una semplice
merce è necessario non solo lottare per mantenere i diritti
acquisiti, ma iniziare a lottare per estendere i diritti anche
ai lavoratori che adesso ne sono privi. Questo referendum è un
primo passo in questa direzione. Un passo assolutamente
necessario.

Sono decenni ormai che le lotte dei lavoratori in Italia sono
lotte di pura difesa. E' necessario invertire la rotta, dobbiamo
passare al contrattacco. Questo referendum è l'occasione giusta.

Federazione dei Comunisti Anarchici