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"AVVENIRE" CENSURA I PARROCI



LA BANCA POPOLARE DI LODI FA CHIUDERE UNA FABBRICA MA SPONSORIZZA LIBRI DI
PREGHIERE. E UN PARROCO PROTESTA

31871. BUSTO GAROLFO-ADISTA. La Rimoldi Necchi è una fabbrica che produce
macchine da cucire industriali. Si trova a Olcella di Busto Garolfo, nella
zona di Legnano. I suoi prodotti sono considerati, per la loro qualità, "le
Ferrari del cucito" ed hanno mercato in tutto il mondo. Ciononostante, da
alcuni mesi l'azienda è in crisi e sta per essere chiusa, per quanto vari
imprenditori si siano fatti avanti per rilevare gli impianti. È stata già
accolta la procedura di Concordato preventivo che dovrebbe servire ad
evitare il fallimento dell'azienda, interrompendone però definitivamente
l'attività. Garante di questo accordo è la Banca popolare di Lodi che ha
assicurato ai creditori la copertura di 27 milioni di euro sui più di 39
milioni di debito totale. La proprietà preferisce quindi acquisire la
liquidità necessaria a ripianare i debiti contratti, piuttosto che vendere
a terzi gli impianti, anche se questo costerà il lavoro a tanti operai e la
chiusura di una storica fabbrica. Così, la Rimoldi Necchi, dal primo
febbraio 2003 ha cessato ogni produzione, collocando in Cassa Integrazione
Straordinaria tutti i lavoratori in forza. Sono quindi a rischio 263 posti
di lavoro, più altri 700 che rientrano nell'indotto. Per contrastare questo
scenario, i dipendenti dell'azienda, mobilitati da mesi in difesa della
propria fabbrica, hanno deciso di attuare una forma estrema di protesta: lo
sciopero della fame ad oltranza, cominciato all'inizio di maggio. Hanno
aderito tutti gli operai, che digiunano a rotazione per 24 ore consecutive.

L'impegno della Chiesa locale
La diocesi di Milano, sin dall'inizio della vicenda, si è schierata a
fianco dei lavoratori. Già prima di Natale il decano di Legnano, don Carlo
Galli, preoccupato per la delicata vicenda della Rimoldi-Necchi, ha
visitato i reparti dello stabilimento di Olcella di Busto Garolfo, insieme
al parroco del paese, don Giampiero Crippa. E agli operai ha detto: "Seguo
con attenzione costante e profonda amarezza quanto si va profilando in
questa fabbrica. Il diritto al lavoro va tutelato e promosso senza lasciare
nulla di intentato". "La chiusura di un azienda - ha aggiunto - rende più
povero il territorio e porta con sé problemi e squilibri sociali". E, in
diocesi, è stato lo stesso card. Dionigi Tettamanzi ad impegnarsi
personalmente sulla questione della Rimoldi, incontrando, il 25 febbraio
scorso, alcuni lavoratori della fabbrica. Tettamanzi alla fine
dell'incontro si era dichiarato "sconcertato da una situazione assurda".
"La fabbrica - aveva proseguito - va bene. Centinaia di famiglie sono in
difficoltà per operazioni finanziarie che nulla hanno a che vedere con il
mercato e la qualità dei prodotti". Tettamanzi ha fatto un appello alle
istituzioni locali e al mondo imprenditoriale per trovare una soluzione che
salvaguardi i posti di lavoro. Poi, il 25 marzo, dopo che 5 giorni prima
don Giampiero Crippa aveva celebrato messa su un altare allestito davanti
alla fabbrica, è stato don Raffaello Ciccone, responsabile dell'Ufficio per
la Pastorale del Lavoro della diocesi di Milano, a far visita agli operai
della Rimoldi e a ribadire la solidarietà della diocesi nei loro confronti;
parlando con loro, li ha esortati a non trasformare i problemi collettivi
"in una serie di problemi individuali", evitando che "ciascuno se ne vada
per la sua strada pensando solo al modo di uscire da questa situazione con
il minore danno possibile": "bisogna - aveva concluso - continuare a
lottare con unità, nel nome della solidarietà". Venerdì santo, poi, la via
crucis della parrocchia di Olcella, guidata da don Crippa, aveva
significativamente fatto tappa davanti agli stabilimenti: "Una scelta -
aveva commentato il parroco - venuta da sé". La solidarietà della Chiesa
milanese si è anche espressa attraverso atti concreti di aiuto alle
famiglie degli operai rimasti senza lavoro. L'8 maggio, don Ciccone ha
infatti inviato alle Rsu dell'azienda una lettera in cui, da parte del
cardinale, inviava una somma di 15.000 euro a sostegno delle situazioni di
maggiore emergenza (i lavoratori sono in arretrato di vari mesi con lo
stipendio e la Cig comincerà ad essere erogata tra qualche settimana). Lo
sciopero della fame intrapreso a inizio maggio dagli operai della Rimoldi,
scrive Ciccone, "segue quel filo di speranza di essere presi sul serio
nella ricerca non di elemosine, ma di lavoro".

Ora et non labora: pubblicità ingannevole
In un contesto tanto drammatico, il parroco di Olcella, il 4 maggio scorso,
leggendo le pagine dell'"Avvenire" si è imbattuto nella pubblicità (a tutta
pagina) di una iniziativa editoriale della Piemme edizioni. Si tratta di
una collana di libri di preghiera cui è collegato un sito internet,
entrambi sponsorizzati proprio da quella Banca popolare di Lodi in prima
linea nello smantellamento della Rimoldi Necchi. Indignato, don Crippa ha
scritto un lettera di protesta ad "Avvenire", indirizzata al direttore,
Dino Boffo. La lettera (una analoga don Crippa l'ha inviata anche alla casa
editrice Piemme) non è stata pubblicata e non ha ricevuto alcun tipo di
risposta. La riproduciamo qui di seguito, accompagnata da una nostra
intervista a don Giampiero, che ci ha spiegato il senso dell'iniziativa di
boicottaggio di questi volumi da lui promossa.

Caro direttore,
dopo aver visto l'"Avvenire" di ieri (domenica 4 maggio 2003) ho provato un
grande disagio e un certo disappunto.
L'ultima pagina del giornale riporta la pubblicità di "Un libro e sito-Web
per imparare a pregare" (I Quartieri della Preghiera, autore Luigi Ginami,
Edizioni Piemme): un'iniziativa che per me, Parroco che si occupa
dell'Oratorio e dell'educazione alla fede dei ragazzi e dei giovani,
potrebbe essere interessante e utile.
Senonchè, nel paginone, è ben visibile la dicitura "in collaborazione con
Banca Popolare di Lodi": io non ho nulla in contrario alle
sponsorizzazioni, se non fosse che la Banca Popolare di Lodi, proprietaria
del gruppo Necchi di Pavia, ha messo in liquidazione una fabbrica del
gruppo che ha sede proprio nella mia Parrocchia, la Ditta "Rimoldi Necchi"
di Olcella di Busto Garolfo. Conseguenza: 260 lavoratori, senza stipendio
dall'inizio dell'anno, stanno perdendo il posto di lavoro (in più: sono a
rischio alcune altre centinaia di lavoratori dell'indotto). Sono 260
famiglie in difficoltà! Famiglie sparse nel territorio circostante, in
parecchi comuni della zona: Busto Garolfo, Villa Cortese, Arconate,
Dairago, Inveruno, San Giorgio, Canegrate, ecc... Famiglie di ragazzi che
vengono nei nostri oratori! Ragazzi che dovrebbero "imparare a pregare" con
uno strumento sponsorizzato proprio da coloro che stanno mettendo sul
lastrico la loro famiglia privando del lavoro il loro papà o la loro mamma,
o addirittura entrambi!
Per sollecitare una soluzione che potesse salvare questi posti di lavoro è
intervenuto anche il nostro Arcivescovo, il Card. Tettamanzi, don Raffaello
Ciccone, responsabile della pastorale del lavoro della diocesi, il decano
di Legnano, Mons. Galli: la Banca Popolare di Lodi non ha risposto a questi
appelli e appare chiusa e rigida di fronte alle sollecitazioni dei
sindacati, delle forze politiche e delle istituzioni. Un atteggiamento in
contrasto con la dottrina sociale della Chiesa e con gli interventi anche
recentissimi del Papa e del nostro Vescovo su questi problemi (interventi
pubblicati anche su "Avvenire").
Penso che né "Avvenire", né Piemme, né Luigi Ginami fossero al corrente di
questo comportamento della Banca Popolare di Lodi, altrimenti non credo che
avrebbero accettato i soldi di questa banca, soldi che costano tanta
angoscia e sofferenza alle famiglie di quei ragazzi che dovrebbero imparare
a pregare con questo libro...
Forse sarò ingenuo, ma mi domando: come potrò io acquistare questo libro?
Come potranno acquistarlo e utilizzarlo gli altri sacerdoti dei paesi
vicini? E i ragazzi? sapendo quello che ci sta "sotto"?
Mi perdoni se esprimo una curiosità in forma un po' "polemica" che forse
lei, Sig. Direttore, potrebbe girare all'autore del libro: nel libro ci
sono suggerimenti per pregare per coloro che stanno perdendo il posto di
lavoro? per pregare per le famiglie in difficoltà?
Si può fare qualcosa, Sig. Direttore? Per esempio convincere Piemme a
rinunciare a questa sponsorizzazione inaccettabile e in contrasto non solo
con la "carità cristiana" ma con la "giustizia cristiana"? Oppure, meglio
ancora: far capire alla Banca Popolare di Lodi che, se è così sensibile ai
temi religiosi da sponsorizzare un libro di preghiere, potrebbe rivedere il
suo atteggiamento, ascoltare il Vescovo, e mostrarsi sensibile anche alla
"giustizia sociale" che fa parte del patrimonio religioso della Chiesa (non
sto qui a citare i brani della Bibbia a riguardo...)?
Intanto credo che il mio disagio e il mio disappunto potrebbero farsi
"azione" (come peraltro sono già impegnato a fare in questi mesi di
"calvario" per le mie famiglie...), o perlomeno "gesto simbolico" (o, se
vogliamo, "una forma di pressione", un "boicottaggio"): propongo ai miei
confratelli, soprattutto quelli delle Parrocchie in cui abitano lavoratori
della Rimoldi, o i "coadiutori" degli oratori frequentati da ragazzi i cui
genitori sono dipendenti della Rimoldi, di non acquistare il libro in
oggetto e di non entrare nel sito-web finché resta questa sponsorizzazione
o non si avrà un atteggiamento diverso da parte della Banca Popolare di
Lodi.
Mi creda, Sig. Direttore: non voglio fare il sindacalista, né il prete
"rivoluzionario-noglobal". Sono solo un semplice "curato di campagna", che
sta soffrendo con la sua gente.
La prego di far giungere queste mie considerazioni a chi di dovere e La
ringrazio dell'attenzione.

Olcella, 5 maggio 2003
don Giampiero Crippa

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UN SEGNO CONCRETO DI SOLIDARIETÀ VERSO LA NOSTRA GENTE. INTERVISTA A DON
GIAMPIERO CRIPPA

31872. BUSTO GAROLFO-ADISTA. Sull'iniziativa del boicottaggio dei libri di
preghiera editi dalla Piemme edizioni e sponsorizzati dalla Banca Popolare
di Lodi (v. Notizia precedente) abbiamo rivolto alcune domande a don
Giampiero Crippa, il parroco di Olcella di Busto Garolfo promotore
dell'iniziativa.

Don Giampiero, perché una Banca sponsorizza un libro di preghiere?
Non so perché, ma quando mi sono accorto di questa sponsorizzazione ho
provato un senso di forte disagio. I dirigenti della Banca popolare di Lodi
si sono mostrati insensibili all'appello lanciato nei mesi scorsi dal card.
Tettamanzi, che chiedeva un impegno per trovare soluzione a questa vicenda
che non penalizzasse i lavoratori. Tettamanzi rispondeva ad una
sollecitazione degli operai della Rimoldi Necchi, che avevano chiesto
l'attenzione della Chiesa diocesana per la loro drammatica situazione.
Così, dopo avere incontrato i lavoratori, l'arcivescovo aveva fatto un
appello alle istituzioni ed agli imprenditori manifestando solidarietà ai
dipendenti dello stabilimento e chiedendo di salvare i loro posti di lavoro.

Appello rimasto inascoltato·
Per quanto riguarda la Popolare di Lodi, del tutto. Istituzioni, politici e
alcuni imprenditori si sono invece in parte mobilitati. Formalmente la
Banca popolare di Lodi dovrebbe avere solo un ruolo di garanzia nella
vicenda, ma, in sostanza, è la banca ad avere in mano le sorti della
Rimoldi Necchi. Io, intanto, mi trovo a vivere in un contesto umano e
sociale che rischia di pagare pesantemente le conseguenze di questa crisi,
avendo già sofferto molto in passato: non molti anni fa, infatti, la ditta
aveva più di 2000 dipendenti; tanti di loro erano miei parrocchiani.
L'azienda ha già subito una ristrutturazione pesantissima. Nella zona siamo
tutti legati a questa realtà produttiva e vogliamo difenderla.

Cosa ha pensato quando ha visto la pubblicità dei libri di preghiera
sponsorizzati dalla Popolare di Lodi?
Mi ha indignato. Mi sono consultato con qualche confratello e con chi si
occupa di problemi del lavoro in Curia; ho fatto loro presente l'assurdità
di un istituto di credito che sponsorizza i libri di preghiere e
contemporaneamente mostra un atteggiamento brutale nei confronti di tanti
lavoratori. Ho quindi deciso di mandare una mail a Dino Boffo,
all'indirizzo indicato nella rubrica delle lettere al direttore. Ma non ho
avuto risposta, e ne sono particolarmente dispiaciuto, perché sono un
affezionato lettore di "Avvenire" e mi addolora il silenzio del direttore.

Quali speranze ci sono per gli operai?
La vicenda è complicata, perché la Necchi è una fabbrica che avrebbe molto
mercato. Produce macchine da cucire industriali; da queste parti le
definiamo "le Ferrari del cucito", perché solo alla Rimoldi Necchi fanno
dei prodotti del genere, che hanno acquirenti in tutto il mondo. I problemi
di questa fabbrica non sono quindi equiparabili alla crisi che sta
attraversando il settore auto. L'azienda chiude non a causa del mercato, ma
piuttosto per errori finanziari, per speculazioni. La proprietà, col
sostegno della Banca Popolare di Lodi, vuole disfarsi della Rimoldi Necchi,
anche se l'azienda potrebbe essere tranquillamente rilevata da qualcuno,
salvando la produzione ed i posti di lavoro.

Qual è lo scopo del boicottaggio che avete promosso?
La nostra azione ha una dimensione locale, senza particolari pretese. Ho
solo chiesto ai preti della zona: "come facciamo a far pregare i nostri
ragazzi con un libro sponsorizzato da chi mette sul lastrico i nostri
operai?". I sacerdoti che ho contattato erano d'accordo con me. Anche il
cardinale, cui ho fatto leggere la lettera che ho indirizzato
all'"Avvenire" e alla Piemme era d'accordo con le istanze contenute in quel
testo e ha apprezzato la nostra iniziativa. Allora ho fatto circolare la
proposta: non acquistiamo il libro. Non tanto come forma di pressione verso
la proprietà. Cosa può importare ad una banca grande come la di Lodi di un
libro che costa 10 euro· la nostra non è certo una campagna di pressione
del tipo di quelle intraprese per boicottare i prodotti della Nestlé, ci
mancherebbe! Però è un segno concreto di solidarietà verso la nostra gente,
ed un richiamo all'opinione pubblica su una sponsorizzazione che non ci
piace, che ci appare come un'enorme contraddizione. Se la Banca popolare di
Lodi è così sensibile a valori religiosi da promuovere la pubblicazione di
libri di preghiera, perché non vuole dar retta agli appelli del vescovo e
di tutta la Chiesa locale?
Da: <http://www.adista.it>www.adista.it n°41 del 31 maggio 2003