Subject: PEACELINK NEWS - SPECIALE 25 APRILEPEACELINK
NEWS - SPECIALE 25 APRILE
Questo messaggio di posta elettronica vuole essere un piccolo promemoria, uno strumento da utilizzare nella propria famiglia, nelle associazioni, da stampare, fotocopiare e far leggere
ad amici, parenti, colleghi.
La storia della resistenza non
e' solo una storia di lotta armata,
come siamo abituati a credere,
ma anche e soprattutto la storia di
una voce popolare
che si e' sollevata per parlarci di difesa nonviolenta, di disobbedienza civile, di lotta con le armi della cultura e di tante cose che solo in seguito sono state elevate ad accademia e a riflessione intellettuale, ma che hanno nei loro fondamenti
il sacrificio gratuito e generoso di tante
persone che hanno guardato oltre l'orizzonte della propria vita, per vedere la liberta' e i diritti civili di cui noi oggi cerchiamo di essere degni. LA REDAZIONE DI PEACELINK NEWS SOMMARIO SPECIALE "25 APRILE" 0 - STORIA DELLA RESISTENZA, DELLA NONVIOLENZA E DEI DIRITTI UMANI 1 - A MANI NUDE CONTRO IL FASCISMO: STORIE DI DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA (Articolo Pubblicato sul mensile "Terre di Mezzo" - aprile 2003) 2 - LA RESISTENZA DI KIM E DI HENK 3 - TANTI ANNI FA ... COME SE FOSSE IERI. LE LETTERE DEI CONDANNATI A MORTE 4 - DOCUMENTI STORICI: IDEE E PROGRAMMI DEL FASCISMO E NAZISMO 5 - POESIE 5.1 - E ORA TOCCA A VOI BATTERVI - RAUL FOLLERAU 5.2 - GENERALE, IL TUO CARRO ARMATO E' UNA MACCHINA POTENTE - BERTOLT BRECHT 5.3 - SE QUESTO E' UN UOMO - PRIMO LEVI 6 - BIBLIOGRAFIA SULLA RESISTENZA 7 - BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SULLA DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA 8 - I CENTRI DI RICERCA PER LA PACE ======== 0 - STORIA DELLA RESISTENZA, DELLA NONVIOLENZA E DEI DIRITTI UMANI IL PROGETTO "PER RICORDARE" BANCA DATI TELEMATICA PER ATTUALIZZARE LA RESISTENZA E' stata realizzata da PeaceLink una banca dati telematica, consultabile attraverso InterNet per ricordare e attualizzare la Resistenza. Questo archivio di memorie e' disponibile all'indirizzo http://www.peacelink.it/25aprile/25aprile.html Il sito di PeaceLink ospita anche una "STORIA DELLA NONVIOLENZA E DEI DIRITTI UMANI", realizzata dal Prof. Alessandro Marescotti per portare a scuola il punto di vista dell'educazione alla pace. Il testo di questo "libro di storia telematico" e' pubblicato online all'indirizzo http://www.peacelink.it/pace2000/ 1 - A MANI NUDE CONTRO IL FASCISMO: STORIE DI DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA Articolo di Carlo Gubitosa - Associazione PeaceLink - <c.gubitosa@peacelink.it> [Questo articolo e' stato pubblicato sul mensile "Terre di Mezzo", nel numero di aprile 2003, dedicato al tema della liberazione. Ringraziamo la redazione di "Terre" per la diffusione in formato elettronico.] Roma, dicembre 1939. La Cecoslovacchia è già stata occupata dai nazisti, e in un'aula della facoltà di Lettere una ragazza si alza dal suo banco. Prima che arrivi il professore, sulla lavagna compare una scritta: "viva gli studenti di Praga morti per la patria e la Libertà". A poche aule di distanza ci sono i delegati della "Gioventù Universitaria Fascista", che dispongono di un telefono per mettersi in contatto con la direzione della GUF o con le forze di polizia. Ma nessuno denuncia la ragazza, e il professor Pietro Paolo Trompeo dà la sua benedizione alla scritta cominciando la lezione come se nulla fosse, senza neppure cancellare la lavagna, dove la scritta rimarrà presente per parecchi giorni. Questo episodio, e in generale tutte le azioni di resistenza non armata e nonviolenta compiute in quegli anni nelle università, nei sindacati, nelle chiese e nelle famiglie, sono pagine di storia minima che disegnano a tratti morbidi un quadro molto diverso da quello a cui ci ha abituato la storiografia ufficiale, tutta centrata sulle battaglie e le azioni militari. Durante il fascismo, i gruppi armati di resistenza sono stati solamente la punta dell'iceberg di un movimento popolare vasto e diffuso, formato da milioni di italiani che attraverso la non collaborazione e il sostegno ai perseguitati hanno creato un contesto sociale senza il quale la liberazione sarebbe stata impossibile. Secondo Giorgio Giannini, ricercatore del Centro Studi Difesa Civile, le azioni non armate di lotta per la liberazione "sono meritevoli di un proprio riconoscimento autonomo perché rappresentano una vera e propria modalità di resistenza, distinta dalla lotta partigiana armata e praticata spontaneamente da moltissime persone, forse anche in numero maggiore rispetto ai partigiani combattenti". Uno dei testimoni più alti di questa lotta a mani nude contro il fascismo è Aldo Capitini, promotore della prima "Marcia per la Pace" da Perugia ad Assisi e "importatore" del pensiero gandhiano nel nostro Paese. Nel suo libro "Il messaggio" (Ed. Lacaita) Capitini racconta che "imparai il valore della non collaborazione (anzi lo acquistai pagandolo, perché rifiutai l'iscrizione al partito, e persi il posto che avevo); feci il sogno che gli italiani si liberassero dal fascismo non collaborando, divenni vegetariano perché pensai che se si imparava a non uccidere nemmeno gli animali, si sarebbe sentita maggiore avversione nell'uccidere gli uomini". La scelta vegetariana diventa per Capitini uno strumento di lotta, e nel periodo trascorso alla Normale di Pisa come segretario del prestigioso ateneo, ogni pasto di Capitini diventa il pretesto per un piccolo comizio contro la violenza e la repressione, fino al giorno in cui la sua testimonianza quotidiana gli fa perdere il posto di lavoro. Oltre alla testimonianza solitaria di Capitini, sono molti gli esempi di azioni collettive che hanno gettato dei granelli di sabbia negli ingranaggi della macchina repressiva nazifascista. Uno di questi episodi è stato ricordato da Lidia Menapace, ex staffetta partigiana tuttora attiva nei movimenti per la pace. "Una mattina -racconta Lidia- sentiamo le sirene e prima crediamo sia un allarme aereo, poi si sparge la voce che 'le fabbriche scioperano'. Lo sciopero era vietato per legge durante il fascismo, chi scioperava o tentava di organizzarlo era licenziato e finiva anche sotto processo; durante la guerra, con le fabbriche militarizzate peggio che mai, sotto i nazi era un crimine senza speranza. Comunque ci precipitammo davanti alle fabbriche, si aprono i cancelli e operai e operaie escono sui piazzali e 'incrociano le braccia', una frase oggi un pò retorica, ma allora eloquente: voleva dire 'siamo qui, siamo contro di voi, non vogliamo obbedirvi, ma siamo inermi': infatti con le braccia incrociate non si può nascondere nemmeno una chiave inglese. Ebbene, la civile e nonviolenta espressione dello sciopero superò la ferocia nazi: non ebbero il coraggio di sparare, non potevano, avrebbero dovuto ucciderci tutti. Con che gioia ironica ci aprimmo, per lasciarli passare, carichi di ferraglie, quando i loro comandanti dettero il dietro-front! Capimmo che avevano perso, che non erano invincibili. E anche loro capirono che avevano perso; infatti negli archivi si trovano notizie precise e allarmate quasi più sugli scioperi che sugli scontri". L'11 settembre 1944 anche i ferrovieri di Torino proclamano uno sciopero generale, "per cessare definitivamente di servire i traditori fascisti ed il nemico tedesco". I risultati di questa disobbedienza civile sono stati descritti da Edio Vallini, nel suo libro "Guerra sulle rotaie" (Ed. Lerici). Vallini racconta che "malgrado le rappresaglie nazifasciste, malgrado le squadre di SS e della legione Muti inviate ad arrestare ed a ricondurre ai luoghi di lavoro i ferrovieri in sciopero, malgrado le difficoltà economiche derivanti dall'astensione dal lavoro, che accentuavano le già difficili condizioni di vita di quel quarto inverno di guerra, numerosi ferrovieri torinesi, tra i quali diverso personale di macchina, seguirono l'ordine del Comitato di Agitazione e non si presentarono al lavoro che ad insurrezione avvenuta". Oltre agli operai e ai ferrovieri italiani, anche nel resto d'Europa migliaia di persone hanno combattuto il nazismo senza armi. Hedi Vaccaro, membro del Movimento Internazionale di Riconciliazione, ha descritto una di queste azioni sull'agenda "Giorni Nonviolenti" delle Edizioni Qualevita. "Quando i tedeschi occuparono la Norvegia -racconta Hedi Vaccaro- uomini d'affari, appaltatori e anche alcuni operai si misero a collaborare con l'invasore sotto la guida di Vidkun Quisling, il capo del partito unico Nasjonal Samling (Unione Nazionale). Ma dalle scuole, le chiese e i lavoratori nei sindacati veniva una tenace resistenza nonviolenta: quando i tedeschi vollero trasformare le scuole a modo loro nel 1941 gli insegnanti fecero un grande sciopero, aiutati da genitori e scolari e dalle chiese. Malgrado le pressioni, le scuole rimasero chiuse, e si facevano delle scuole alternative con l'aiuto dei genitori, che inondarono il ministero dell'istruzione con lettere di protesta. Milletrecento insegnanti furono arrestati e inviati ai lavori forzati nei campi di concentramento, nel freddo nord del paese. Centinaia di essi furono torturati, ma pochissimi cedettero. Così, tra maggio e ottobre dello stesso anno 1942 gli arrestati furono rilasciati e nell'autunno le scuole riaprirono senza i programmi nazisti". Un'altra significativa azione nonviolenta da recuperare alla memoria storica è quella realizzata dai cittadini della Danimarca, che durante la seconda guerra mondiale si sono rifiutati in massa di collaborare con i tedeschi per la persecuzione degli ebrei. Dopo aver ricevuto l'ordine di scrivere "Jude" (ebreo) sulle vetrine dei negozi ebrei, anche gli altri negozianti hanno fatto la stessa cosa, rendendo di fatto indistinguibili i negozi. Un comportamento analogo è stato messo in atto quando tutti gli ebrei presenti in danimarca furono costretti a portare la stella gialla come distintivo. In quell'occasione tutta la popolazione, con il re in testa, fece altrettanto, e grazie a questa forma di tutela collettiva non armata furono pochissimi gli ebrei danesi deportati nei campi di concentramento. L'esempio più geniale di resistenza all'occupazione nazista è forse quello della tenuta agricola di Tor Mancina, nella provincia di Roma, dove l'intera comunità dell'azienda è riuscita a coalizzarsi per sottrarre alle razzie naziste una quantità inimmaginabile di beni. Sono stati moltissimi i sotterfugi utilizzati per questa "mimetizzazione" di un intero complesso agricolo: maiali "parcheggiati" nelle grotte prossime a Tor Mancina, latte sottratto alle mucche di notte per nutrire i partigiani alla macchia, 400 quintali di grano e 300 di avena occultati in un silos, mobili, attrezzi, olio e masserizie murati nei locali sotterranei. Tutte le operazioni di muratura del materiale occultato sono state eseguite dal muratore Amato Salvatore della classe 1914, un protagonista della nostra storia che rischia di essere dimenticato per il nostro morboso interesse verso le battaglie e le sparatorie. 2 - LA RESISTENZA DI KIM E DI HENK Scriveva Kim: "Io non sono che una cosa piccola. Il mio nome sara' presto dimenticato, ma l'amore, l'ispirazione che mi guidarono continueranno a vivere. Li incontrerai ovunque: sugli alberi in primavera, negli uomini sul tuo cammino, in un breve dolce sorriso. Incontrerai cio' che ebbe un valore per me, l'amerai e non mi dimenticherai". Kim, partigiano danese ventenne condannato a morte, ci ha lasciato questi ultimi pensieri. Il 25 aprile e' l'occasione per riscoprire i tanti Kim che hanno offerto la propria vita per un ideale di liberta' e di pace. Scriveva il partigiano olandese Henk nell'ultima sua lettera al padre: "Caro papa', peccato che non ci saro' piu' il giorno della pace. Ho sempre sperato di contribuire allora con tutta la mia forza ed energia alla ricostruzione, non soltanto materiale, ma anche spirituale. Il nostro lavoro propriamente detto non comincia che dopo la guerra: eliminare l'odio fra i popoli. Perche', solo quando questo non esiste piu', la vera pace puo' venire. Solo allora il fondamento della pace - la fiducia - puo' fare il suo ingresso nel mondo. Fa' di contribuirvi anche tu come meglio potrai. Per rendere migliore il mondo dobbiamo cominciare da noi stessi". 3 - TANTI ANNI FA ... COME SE FOSSE IERI. LE LETTERE DEI CONDANNATI A MORTE Sandra carissima, dopo appena sette giorni dal mio arresto mi hanno condannato a morte, stamani. Ho agito in piena coscienza di cio' che mi aspettava. Il tuo ricordo e' stato per me di grande conforto in questi terribili giorni. Non hanno avuto la soddisfazione di veder un attimo di debolezza da parte mia. Non mi sarei mai aspettato di scrivere la prima lettera ad una ragazza in queste condizioni. Perche' tu sei la prima ragazza che abbia detto qualcosa al mio cuore. Mi e' occorso molto tempo per capire cosa eri per me. Io ti amo, ti amo disperatamente. In questi giorni ho avuto sempre un nome in mente: Sandra; due occhi luminosi - i tuoi - che hanno rischiarato la mia cella. Sandra, non lasciarmi mai. Perdonami questa mia debolezza, sii forte come voglio e sapro' esserlo io. Sii' felice, e' il mio grande desiderio. Bruno Sta vicina a mia madre, ne ha tanto bisogno. Sandra, Sandra. 22 gennaio 1945, Carceri Giudiziarie di Torino (Ultima lettera di un partigiano, Brigata Garibaldi, condannato a morte) --- Caro papa', peccato che non ci saro' piu' il giorno della pace. Ho sempre sperato di contribuire allora con tutta la mia forza ed energia alla ricostruzione, non soltanto materiale, ma anche spirituale. Il nostro lavoro propriamente detto non comincia che dopo la guerra: eliminare l'odio fra i popoli. Perche', solo quando questo non esiste piu', la vera pace puo' venire. Solo allora il fondamento della pace - la fiducia - puo' fare il suo ingresso nel mondo. Fa' di contribuirvi anche tu come meglio potrai. Per rendere migliore il mondo dobbiamo cominciare da noi stessi. Tuo figlio Henk (Partigiano olandese, ultima lettera al padre) --- Mamma, perdi una figlia che non ti apparteneva, perche' apparteneva prima di tutto alla Grecia. Con la mia morte diventano figlie tue tutte le figlie di Grecia, e tu diventi mamma del mondo intero, di tutti i popoli che combattono per la liberta', la giustizia e l'umanita'. Sono orgogliosa, mai avrei aspettato un simile onore, di morire io, una povera ragazza del popolo, per ideali cosi' alti e belli. Vi bacio dolcemente tutti Dimitra (Partigiana greca, ultima lettera alla madre) --- Non penso che la mia morte sia una catastrofe; considerate che in questo momento migliaia di giovani di tutti i paesi muoiono ogni giorno, trascinati nel gran vento che porta via anche me. Mi considero un poco come la foglia che cade dall'albero per fare terriccio. La qualita' del terriccio dipendera' da quella delle foglie. Voglio alludere alla gioventu' francese nella quale ripongo ogni mia speranza. Daniel (Partigiano francese, dall'ultima sua lettera) --- Dell'amore per l'umanita' fate una religione e siate sempre solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili. Amate la pace e la liberta' e ricordate che questo bene deve essere pagato con continui sacrifici e qualche volta con la vita. Una vita in schiavitu' e' meglio non viverla. Amate la Patria, ma ricordate che la patria vera e' il mondo e, ovunque vi sono vostri simili, quelli sono i vostri fratelli. (Partigiano olandese condannato a morte - anonimo) --- Io non sono che una cosa piccola. Il mio nome sara' presto dimenticato. Ma l'amore, la vita, l'ispirazione che mi guidarono continueranno a vivere. Li incontrerai ovunque: sugli alberi in primavera, negli uomini sul tuo cammino, in un breve dolce sorriso. Incontrerai cio' che ebbe un valore per me, lo amerai e non mi dimenticherai. Kim (Partigiano danese ventunenne, ultima lettera) --- ...Ma i padri e le madri sono fatti cosi', adesso lo capisco. Pensano che loro moriranno, che anche il mondo morira', ma che i loro figli non li lasceranno mai, nemmeno dopo la morte, e che staranno sempre a scherzare coi loro bambini, che hanno cresciuto per tanti anni, e che la morte e' un'estranea. Che sa la morte dei nostri sacrifici, dei baci che voi mi avete dati fino agrandi, delle veglie che ho fatto io sui vostri letti, sette figli, che prendono tutta una vita! E tu Gelindo, che eri sempre pronto alla risposta, ora non mi conosci piu' e non mi rispondi? E tu Ettore che nell'erba alta dicevi: "Non ci sono piu'". E tu Aldo, tu cosi' forte e piu' astuto della vita, tu ti sei fatto vincere dalla morte? Maledetta la pieta' e maledetto chi dal cielo mi ha chiuso le orecchie e velati gli occhi, perche' io non capissi, e restassi vivo , al vostro posto! Niente di voi sappiamo piu', negli ultimi momenti, ne' una frase, ne' uno sguardo, ne' un pensiero. Eravate tutti e sette insieme, anche davanti alla morte, e so che vi siete abbracciati, vi siete baciati, e Gelindo prima del fuoco ha urlato: "Voi ci uccidete, ma noi non moriremo mai!" ..." Alcide Cervi 4 - DOCUMENTI STORICI: IDEE E PROGRAMMI DEL FASCISMO E NAZISMO "La verita' palese e ormai sotto gli occhi di chiunque non li abbia bendati dal dogmatismo, e' che gli uomini sono stanchi di liberta'. Ne hanno fatto un'orgia. La liberta' non e', oggi, la vergine casta e severa per la quale combatterono e morirono generazioni della prima meta' del secolo scorso. Per le giovinezze intrepide, inquiete ed aspre che si affacciano al crepuscolo mattinale della nuova storia ci sono altre parole che esercitano un fascino molto maggiore: ordine, gerarchia, disciplina. Il Fascismo non conosce idoli: e' gia' passato e, se sara' necessario, tornera' tranquillamente a passare sul corpo piu' o meno decomposto della dea Liberta'". "Lo stato fascista e' una volonta' di potenza e d'imperio. Per il fascismo la tendenza all'impero, cioe' all'espansione delle nazioni, e' una manifestazione di vitalita'; il suo contrario e' un segno di decadenza: popoli che sorgono o risorgono sono imperialisti, popoli che muoiono sono rinunciatari. Questo spiega molti aspetti dell'azione pratica del regime contro coloro che vorrebbero opporsi a questo moto spontaneo e fatale dell'Italia del secolo XX. Non mai come in questo momento i popoli hanno avuto sete di autorita', di direttive, di ordine". Benito Mussolini "24 Dicembre 1940. Nevica. Il Duce guarda fuori dalla finestra ed e' contento che nevichi. "Questa neve e questo freddo vanno benissimo - dice - cosi' muoiono le mezze cartucce e si migliora questa mediocre razza italiana"." Galeazzo Ciano (ministro degli esteri del governo fascista) "La donna deve tornare sotto la sudditanza assoluta dell'uomo" "L'eguale diritto al lavoro, applicato in larghissima scala, ha condotto - in numerosi strati della popolazione - alla indipendenza economica della donna rispetto all'uomo, diminuendo in questi una supremazia che era di norma estrinsecata (inconsciamente o coscientemente) in modo da risolversi in un rafforzamento morale della famiglia (...) Sara' invece fatale che il Fascismo affronti e risolva questo problema fondamentale nella creazione della nuova civilta', realizzando la negazione teorica e pratica di quel principio di eguaglianza culturale fra uomo e donna che puo' alimentare uno dei piu' dannosi fattori della dannosissima emancipazione della donna (...) Pero', l'abolizione del lavoro femminile deve essere la risultante di due fattori convergenti: il divieto sancito dalla legge, la riprovazione sancita dall'opinione pubblica. La donna che - senza la piu' assoluta e comprovata necessita' - lascia le pareti domestiche per recarsi al lavoro, la donna che, in promiscuita' con l'uomo, gira per le strade, sui tram, sugli autobus, vive nelle officine e negli uffici, deve diventare oggetto di riprovazione, prima e piu' che di sanzione legale. La legge puo' operare solo se l'opinione pubblica ne forma un substrato (...) L'esperienza ha dimostrato che l'apporto dato dalla donna emancipata allo sviluppo della civilta' e' negativo: l'emancipazione della donna, mentre non ha prodotto vantaggi apprezzabili nel campo delle scienze e delle arti, costituisce il piu' certo pericolo di distruzione per tutto quanto la civilta' bianca ha finora prodotto (...) La donna deve tornare sotto la sudditanza assoluta dell'uomo: padre o marito; sudditanza, e quindi inferiorita': spirituale, culturale ed economica." Ferdinando Loffredo ("Politica della famiglia", 1937) "Nei centri del mio nuovo Ordine verra' allevata una gioventu' che spaventera' il mondo. Io voglio una gioventu' che compia grandi gesta, dominatrice, ardita, terribile. Gioventu' deve essere tutto questo. L'animale rapace, libero e dominatore, deve brillare ancora dai suoi occhi. I giovani debbono imparare il senso del dominio. Debbono imparare a vincere nelle prove piu' difficili la paura della morte". "Il gioco della guerra consiste nella distruzione fisica dell'avversario. Per questo vi ho ordinato di massacrare senza pieta' qualsiasi uomo, donna o bambino che non appartenga alla vostra razza. Cosi' soltanto potremo ottenere lo spazio fisoco che ci abbisogna". "Esistono razze elette e superiori, destinate a comandare, e razze spregevoli e inferiori, destinate a servire. Non si puo' parlare ne' di uguaglianza ne' di fraternita' tra gli uomini; tali idee sono inaccettabili perche' contro natura. E' giusto invece che certi individui e certe razze - quelli superiori - si impongano sugli altri e li costringano a obbedire. E poiche' i tedeschi eccellono su tutte le razze, essi hanno il dovere e il diritto di guidare il mondo". "A dominare sara' una razza superiore, una razza di padroni, che disporra' dei mezzi e delle possibilita' di tutto il globo." "Il terrore e' lo stumento politico piu' efficace. Non me ne lascero' privare soltanto perche' una massa di stupidi smidollati borghesi pretende di esserne offesa. E' mio dovere usare ogni mezzo per addestrare il popolo tedesco alla crudelta' e per prepararlo alla guerra". "Chiunque e' cosi' codardo da non sopportare il pensiero che qualcuno che gli e' vicino debba soffrire, farebbe meglio ad entrare in un'associazione di sartine anziche' iscriversi al mio partito". "Trovero' qualche spiegazione per lo scoppio della guerra. Non importa se plausibile o no. Al vincitore non verra' chiesto, poi, se ha detto la verita'. Nell'iniziare e nel condurre una guerra non e' il diritto che conta, ma il conseguimento della vittoria. Chiudete dunque il cuore alla pieta'! Agite brutalmente! Il piu' forte ha ragione. Siate duri senza scrupoli! Siate sordi ad ogni moto di compassione! Chiunque abbia riflettuto sulle leggi di questo mondo sa che esse significano il successo dei migliori raggiunto attraverso la forza". Adolf Hitler "Non mi interessa minimamente quel che accade ai Russi. Che altre popolazioni vivano nella prosperita' o muoiano di fame, mi interessa solo nella misura in cui ne abbiamo bisogno come schiavi. Se diecimila donne russe muoiono di esaurimento mentre scavano una fossa anticarro, non mi interessa, purche' la fossa sia finita, per la Germania". Heinrich Himmler (capo delle SS e della Gestapo) "Noi siamo la razza superiore. Tirero' fuori tutto da questa terra (l'Urss). Gli abitanti devono lavorare, lavorare, e poi ancora lavorare. Alcuni si preoccupano che la popolazione possa avere cibo a sufficienza. Non debbono far questo. Decisamente non siamo venuti qua a portare la manna. Siamo una razza superiore e percio' dobbiamo ricordare che il piu' basso lavoratore tedesco e' razzialmente e biologicamente mille volte piu' prezioso di questa gente". Alfred Rosemberg (teorico tedesco del razzismo, dell'antisemitismo e dell'anticomunismo) "La nostra vita trascorre in un'inevitabile ansia. Sono cominciate le sventure per noi ebrei. Le leggi antisemitiche si sono susseguite l'una all'altra. Gli ebrei debbono portare la stella giudaica. Gli ebrei debbono consegnare le biciclette. Gli ebrei non possono salire in tram, gli ebrei non possono piu' andare in auto. Gli ebrei non possono fare acquisti fra le tre e le cinque, e soltanto dove sta scritto 'bottega ebraica'. Gli ebrei dopo le otto di sera non possono essere per strada, ne' possono trattenersi nel loro giardino o in quello di conoscenti. Gli ebrei non possono andare a teatro, al cinema o in altri luoghi di divertimento, gli ebrei non possono praticare sport all'aperto, ossia non possono frequentare piscine, campi da tennis o di hockey ecc. Gli ebrei non possono nemmeno andare a casa di cristiani." Anna Frank Nel campo di concentramento di Auschwitz furono fucilati 25.000 deportati. Ma i nazisti abbandonarono questo sistema perche' 'lento' ed 'antieconomico': non vi erano proiettili a sufficienza e non si poteva sottrarre soldati alle truppe combattenti. Venne allora incominciata l'eliminazione con le camere a gas: ad Auschwitz i nazisti asfissiarono due milioni e mezzo di uomini, donne e bambini. Due terzi degli ebrei di tutt'Europa furono eliminati. Furono sterminati gli oppositori politici tedeschi e milioni di prigionieri e di partigiani polacchi, russi, italiani, francesi, belgi, olandesi. Il nazismo ebbe come obiettivo la conquista dell'Europa in una prospettiva di schiavizzazione, specie per cio' che riguarda la popolazione slava. Le popolazioni conquistate dovevano lavorare come schiavi per la 'razza ariana'. Himmler, capo delle SS, arrivo' a dire ai suoi soldati: "Ci e' del tutto indifferente in quali condizioni vivono questi popoli, se nel benessere o nella miseria. Questi popoli ci interessano soltanto in rapporto al nostro bisogno di schiavi per lo sviluppo della nostra civilta'." 5 - POESIE 5.1 - E ORA TOCCA A VOI BATTERVI - RAUL FOLLERAU E ORA TOCCA A VOI BATTERVI gioventu' del mondo; siate intransigenti sul dovere di amare. Ridete di coloro che vi parleranno di prudenza, di convenienza, che vi consiglieranno di mantenere il giusto equilibrio. La piu' grande disgrazia che vi possa capitare e' di non essere utili a nessuno, e che la vostra vita non serva a niente. Raoul Follereau 5.2 - GENERALE, IL TUO CARRO ARMATO E' UNA MACCHINA POTENTE - BERTOLT BRECHT GENERALE, IL TUO CARRO ARMATO E' UNA MACCHINA POTENTE spiana un bosco e sfracella cento uomini. Ma ha un difetto: ha bisogno di un carrista. Generale, il tuo bombardiere e' potente. Vola piu' rapido d'una tempesta e porta piu' di un elefante. Ma ha un difetto: ha bisogno di un meccanico. Generale, l'uomo fa di tutto. Puo' volare e puo' uccidere. Ma ha un difetto: puo' pensare. Bertolt Brecht 5.3 - SE QUESTO E' UN UOMO - PRIMO LEVI Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo e' un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per un pezzo di pane Che muore per un si' o per un no. Considerate se questa e' una donna, Senza capelli e senza nome Senza piu' forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo e' stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. Primo Levi sopravvissuto ai lager nazisti. 6 - BIBLIOGRAFIA SULLA RESISTENZA W.Hofer (a cura di), "Il nazionalsocialismo", Feltrinelli G.Ciano, "Diario 1939-43", Rizzoli B.Mussolini, "Politica Sociale", agosto-ottobre 1932 A.Hitler, "La mia battaglia" A.Frank, "Diario", Einaudi P.Levi, "Se questo e' un uomo", Einaudi Calvani, Giardina, "La storia dall'illuminismo ai giorni nostri", Ed. A.Mondadori Scuola De Bernardi, Guarracino, "I tempi della storia", Ed.Scolastiche B.Mondadori Alcide Cervi, "I miei sette figli", opuscolo allegato ad Avvenimenti Guide didattiche, ed.Atlas 7 - BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SULLA DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA Estratto da un testo di Enrico Peyretti e pubblicato online all'indirizzo http://www.peacelink.it/pace2000/webstoria/4biblio.html Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, parte IV, Feltrinelli, MIlano 1967 (ripubblicato da Linea d'Ombra, 1989). Porta casi storici da Roma antica repubblicana, al Sudafrica 1900-1910 e 1952, all'India 1917-1947, alla Norvegia 1940-43. M.K. Gandhi Teoria e pratica della nonviolenza (a cura di Giuliano Pontara), Einaudi, Torino 1973 e seguenti; ediz. economica Einaudi 1996, col saggio introduttivo di Pontara su Il pensiero etico-politico di Gandhi riveduto e rinnovato, nel quale l'Autore, a p. CXXIX, elenca otto serie di esempi storici di lotte nonviolente nel '900 in ogni parte del mondo, già registrati in altri punti di questa bibliografia. Libro fondamentale, dal punto di vista storico utile soprattutto per il caso indiano, ma anche per gli interventi di Gandhi sugli altri grandi conflitti. AA.VV., Difesa popolare nonviolenta, atti del convegno di studio di Verona, ottobre 1979, Ed. Lanterna, Genova 1980. Casi storici del '900 - Germania, Paesi scandinavi, Olanda, Cecoslovacchia, Algeria, India, Vietnam, Iran - nelle relazioni di Soccio e Drago. Casi di lotte sociali, antimilitariste, antinucleari in Italia nei lavori delle commissioni. Theodor Ebert, La difesa popolare nonviolenta, Ed. Gruppo Abele, Torino 1984 (originali 1967-1982). Analisi dei casi: Berlino 1920, Ruhr 1923, Danimarca 1940-45, Norvegia 1940-43, Finlandia 1948, Berlino 1953, Ungheria 1956, Cecoslovacchia 1968, Polonia dal 1980. Jacques Semelin, Per uscire dalla violenza, Ed. Gruppo Abele, Torino 1985 (1983). Casi considerati: Kady (Urss) 1937, testimonianze di generali nazisti nella 2a guerra mondiale, Norvegia 1942, Cecoslovacchia 1968, Italia 1974, Argentina 1977, Iran 1979, Polonia 1980, Irlanda 1916-1976 e 1981, opposizione di Sacharov 1981. Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, Ed. Gruppo Abele, Torino 1985, 1986, 1996 (1973). - Nel vol 1° (Potere e lotta), cap.III, pp.133-136, Sharp propone sette spiegazioni del fatto per cui gli storici hanno trascurato ed ignorato questo genere di lotte. - Nel vol 2° (Le tecniche) elenca 198 tecniche osservate nella storia di tutti i tempi e luoghi, per ognuna delle quali colleziona numerosi casi storici; si tratta dunque di una raccolta, pur sommaria, di molte centinaia di realtà storiche di nonviolenza attiva in luogo della guerra. Da quasi 30 anni Sharp promuove questa ricerca nel Program on Nonviolent Sanctions in Conflict and Defense at the Center for International Affairs, Harvard University. I Quaderni della Difesa Popolare Nonviolenta (DPN) comprendono ormai oltre 30 titoli pubblicati prima dal Movimento Nonviolento, poi dalla Editrice La Meridiana, dei quali almeno una dozzina su precisi casi storici in Italia e nel mondo: Norvegia, Danimarca, Cecoslovacchia, Germania Est, Resistenza nel Bergamasco, Polonia, Filippine, Resistenza a Forlì. 8 - I CENTRI DI RICERCA PER LA PACE UNIDIR United Nations Institute for Disarmament Research http://www.unog.ch/UNIDIR/ PRIO Peace Research Institute - Oslo http://www.prio.no SIPRI Stockholm International Peace Research http://www.sipri.se CESDUP Centro di Studi e Formazione sui Diritti dell'Uomo e dei Popoli http://www.cepadu.unipd.it Centro Interdipartimentale Ricerche sulla Pace http://www.ba.infn.it/~nardulli/paceco.html Università di Toronto - Programmi di Studi sulla Pace e i Conflitti http://www.library.utoronto.ca/pcs/ Berghof Center for Constructive Conflict Management http://www.berghof-center.org/ Fonte: "Gli istituti e i centri internazionali di ricerca per la pace", libro di 120 pagine a cura del MIR di Padova (mirsezpd@libero.it) e di Beati i Costruttori di pace (beati@libero.it). Per ricevere il libro contattare il MIR (Movim.Internazionale della Riconciliazione), via Cornaro 1a, 35128 Padova, 35128 PADOVA Tel e Fax: 049/8075964. E-Mail: mirsezpd@libero.it |