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ASSEMBLEA SINDACATI DI BASE GRUPPO FIAT TERMOLI 12-4-2003 EPROPOSTA AI SINDACATI DI BASE



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In allegato 2 files:

1) Termoli, per l'assemblea operaia del gruppo Fiat e dell'indotto che si
tiene il 12 aprile e sicuramente si replicherà in altre città

2) lettera ai sindacati di base, una nostra proposta presentata il 9 marzo
ad una riunione preparatoria dei sindacati di base per lo sciopero generale
contro la guerra, rivolta ad aprire un percorso comune e continuativo su:
guerra, guerra ai lavoratori, legge 146 e diritto di sciopero; per fare in
modo che non si collabori solo per organizzare uno sciopero e poi non ci si
veda più per mesi. Perché un percorso comune, a partire dagli obiettivi
concreti è possibile, ma anche necessario di fronte all'attacco cui i
lavoratori sono sottoposti. L'assemblea di Termoli è una prima articolazione
concreta di questo modo di operare.

Consigli critiche e suggerimenti sono ben accetti e sollecitati. Inviateli,
alla nostra casella principale : slaimilano@slaicobasmilano.org



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ASSEMBLEA NAZIONALEDEI SINDACATI DI BASE
GRUPPO FIAT E INDOTTO

TERMOLI 12-4-2003

AULA CONSILIARE  -   VIA  SANNITICA 1      -    ORE 9.30

L'accordo di programma stipulato tra Fiat e governo è inaccettabile per i
lavoratori in quanto non apre alcuna prospettiva futura e consente
all'azienda il progressivo smantellamento occupazionale e produttivo in
previsione della vendita - già concordata - alla GM.

Per fare rientrare in fabbrica i lavoratori in cigs, impedire la chiusura e
lo smantellamento produttivo,  mantenere l'integrità strategica e
produttiva del gruppo Fiat e delle collegate aziende terziarizzate e
dell'indotto:

- vanno eliminati i turni a ciclo continuo a Melfi, Pratola Serra e Termoli
- va ridotto l'orario di lavoro a parità di salario
- va realizzata la parità normativa e salariale in tutte le fabbriche
- va ricomposto il processo produttivo polverizzato dalla terziarizzazioni
- vanno bilanciate le produzioni in tutti gli stabilimenti
- vanno contrastati i licenziamenti politici e la repressione antisindacale

Va ridefinita la piattaforma del CCNL metalmeccanici per:

salari europei, abolizione del lavoro precario, art.18 per tutti i
lavoratori, no allo scippo del tfr, riduzione dell'orario di lavoro, orario
ridotto per la cura dei figli,maggiori tutele per chi si ammala, elezioni
democratiche delle rsu, assemblee per decidere sugli accordi, no alla quota
di servizio e alla discriminazione salariale per chi non aderisce a Cometa.

Va ridefinita e lanciata un'unica vertenza integrativa aziendale per il
gruppo Fiat e le collegate aziende terziarizzate e dell'indotto per portare
ai lavoratori un sostanzioso incremento salariale ed abbattere gli
intollerabili ritmi di lavoro

Occorre costruire una fase di mobilitazione in tutte le fabbriche Fiat e
collegate  per contrastare i piani aziendali e le compatibilità
concertative dei sindacati confederali senza richiudersi nel localismo e
rafforzare la presenza dei sindacati di base come unica garanzia a difesa
dei diritti e delle tutele dei lavoratori.

 SLAI-COBAS            FLMUNITI-CUB

SLAI COBAS
Pomigliano Via Olbia, 24 - @mail slainapoli@slai-cobas.org
www.slai-cobas.org tel.081 8037023
Milano Viale Liguria, 49 - slaimilano@slaicobasmilano.org
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FLMUNITI-CUB
Milano V.le Lombardia, 20 - @mail cub.nazionale@tiscali.it  www.cub.it
-tel.02 2666289




----------------
Milano, 9/3/2003

Ai sindacati di base e autorganizzati,



	Con questa lettera vi formuliamo la proposta di un percorso
unitario e continuativo, per concretizzare lo slogan "contro le politiche
di guerra, contro la guerra ai lavoratori" che abbiamo usato negli scioperi
fin qui indetti assieme e ben rappresenta la situazione che tutti i
lavoratori stanno vivendo.

	Per noi è necessario evitare che si continui ciascuno per la
propria strada, limitandoci a ritrovarsi "una tantum" ogni sei mesi (o più)
per proclamare uno sciopero, spesso conservando contemporaneamente
"settarismi" e inutili "concorrenze" nei posti di lavoro.
Non vi stiamo proponendo un percorso "unificativo", siamo i primi a
ritenere che il superamento dell'attuale stato di divisione possa essere
solo il frutto di una ripresa su vasta scala della mobilitazione operaia e
proletaria, che ponga nel vivo delle lotte l'unificazione della classe su
obiettivi e metodi di lotta anticapitalisti.

	Ma, tra le condizioni che contribuiscono a favorire lo sviluppo dei
percorsi di opposizione sociale e ad indirizzarlo in un senso o nell'altro,
ci sono anche le attitudini e le scelte effettuate da quanti si muovono già
oggi tra i lavoratori; tanto più in una situazione come l'attuale, in cui
manca una rappresentanza politica indipendente degli interessi di classe
del proletariato. Non solo pensiamo, quindi, che si debbano preparare al
meglio queste condizioni, ma che la portata dell'attacco contro i
lavoratori e delle politiche di guerra, destinati a durare oltre l'attuale
contingenza e a segnare il corso della lotta tra le classi nei prossimi
anni, ci pongano oggettivamente di fronte al fatto che nessuno di noi, da
solo, è in grado di contrastare quanto sta avvenendo.

	Questo anche alla luce del fatto che ipotesi politico-sindacali di
gestione del capitalismo, verniciate a nuovo da "opposizione" e
riproponenti una versione addolcita del cosiddetto "neoliberismo", come
quella di Cofferati, stanno prendendo piede tra i lavoratori e si candidino
a "incassare" i risultati delle attuali proteste sociali, per piegarne le
energie e le dinamiche di lotta a sostegno di un nuovo centro-sinistra,
magari un po' meno "centrista" di quello attuale, ma sempre e comunque
portatore di interessi contrari alla difesa dei lavoratori. (Che altro
potrebbe fare chi ha tagliato le pensioni, introdotto il pacchetto Treu,
condotto la guerra contro la Serbia, rivendica il ritorno alla
concertazione, ... ?). Problema che anche altri si pongono, cercando di
inserirsi nelle dinamiche di mobilitazione sociale per fornire una
"diversa" soluzione, su cui non concordiamo, come ad esempio Patta.

	Se non vogliamo far sempre da "apripista" per altri e senza far
finta che non esistano differenze tra di noi (l'omogeneità è un obiettivo
da raggiungere e non una base di partenza), vi proponiamo un percorso
realmente comune a partire dalle scadenze e dagli obiettivi, gestito nei
fatti in modo collettivo e unitario in ogni posto di lavoro in cui ciascuno
di noi sia presente, anche singolarmente.



Pensiamo si possa partire da tre punti, in questo momento fondamentali:

1) Guerra: occorre dare continuità ad una mobilitazione comune, imperniata
sull'obiettivo cardine di uno sciopero generale (senza se e senza ma,
concedeteci la battuta), cui ci si arrivi con una campagna unitaria non
solo in termini di propaganda esterna (che finora si è limitata
essenzialmente a qualche pubblicità comune), ma che si sviluppi a partire
dai posti di lavoro con comuni prese di posizione, volantini nazionali
firmati da tutti, assemblee unitarie, attivi sul territorio... ecc.
Dovremmo agire da vero e proprio "comitato promotore", ponendo noi agli
altri di esserci e di partecipare ad una scadenza necessaria e naturale
sbocco delle mobilitazioni contro la guerra fin qui sviluppatesi,
muovendoci in modo organizzato e coordinato perché l'obiettivo dello
sciopero generale esca dai posti di lavoro, quale rivendicazione di tutti i
lavoratori.

	Uno sciopero che dovrebbe essere fatto non per testimoniare la
nostra indignazione contro la guerra, ma ponendosi il fine di creare
effettivamente un danno, ragionando su quegli obiettivi (occupazioni di
stazioni, blocchi stradali in gangli vitali della circolazione, ...) che
possano evitare che la giornata non sia la solita manifestazione rituale,
ma una concreta rottura della pace sociale.
	Uno sciopero generale quale primo atto di una costante
mobilitazione nei posti di lavoro contro la guerra per tutta la durata del
conflitto, facendo così anche emergere il nesso esistente tra la guerra e
l'attacco ai lavoratori, quali prodotti della crisi del capitalismo.

2) Guerra ai lavoratori: dobbiamo aprire un fronte comune nei posti di
lavoro. Il primo passaggio che ci sembra possibile è quello della difesa
delle condizioni di lavoro a partire dai rinnovi contrattuali in corso.
Dobbiamo presentare piattaforme comuni che comincino ad essere un punto di
riferimento e attrazione per i lavoratori, perché questi possano vedere che
"altre rivendicazioni sono possibili" rispetto a quelle della concertazione
al ribasso.
Un primo caso concreto ci sembra quello dei metalmeccanici. Il rinnovo
contrattuale non può essere fatto dando ormai per acquisito e superato il
problema dei licenziamenti alla Fiat (e non solo), accettando non solo i
salari, ma anche i ritmi, i turni, gli straordinari e le flessibilità che
sono imposti con gli accordi confederali.

	Una base di partenza, per una rivendicazione comune, ci sembra
possa essere la piattaforma proposta dalla CUB. Da questa riteniamo si
possa partire per elaborare in tempi brevissimi una piattaforma comune da
sostenere in tutti i posti di lavoro. Una piattaforma "altra" che
proponiamo si lanci con un'assemblea nazionale dei metalmeccanici, da fare
a Termoli, assieme a Melfi uno degli stabilimenti simbolo
dell'ultrasfruttamento Fiat che si vuole estendere in tutti i posti di
lavoro, collegando l'iniziativa alla questione dell'integrativo Fiat, che
non può essere affrontato senza porre il problema degli operai di Arese, di
Termini Imerese, degli altri stabilimenti, del loro lavoro e della disdetta
degli accordi sui turni, sugli straordinari, ... che distruggono la vita
degli operai e hanno contribuito a far sbattere fuori gli operai dagli
stabilimenti in crisi.

	Ovviamente quello dei metalmeccanici è solo un esempio, che però
abbiamo delineato sulla base anche della richiesta e della disponibilità ad
un'azione unitaria che proviene da una serie di Cobas di fabbrica, che
sentono il peso di risposte separate e divise. Una proposta che pensiamo,
quindi, non semplicemente teorica, ma concreta e fattibile. Per questo
riteniamo che la stessa metodologia dovrebbe essere seguita anche negli
altri settori (Poste, ecc.), articolando un intervento comune e unitario su
tutto il territorio nazionale sulla base degli obiettivi concordati e
definiti nelle proposte di piattaforma.

	Lo sviluppo di un'iniziativa comune in tutti i posti di lavoro,
nazionalmente coordinata e non lasciata all'episodicità e alle scelte
locali, ci consentirebbe di accumulare dei rapporti di forza più favorevoli
per affrontare quelle battaglie generali che ci aspettano a breve sul furto
dei TFR e sul pacchetto di flessibilizzazione del lavoro.

3) Legge 146 e difesa del diritto di sciopero: le continue nuove
limitazioni del diritto di sciopero introdotte dalla Commissione di
Garanzia, l'estensione della legge dal settore dei trasporti ad altri del
pubblico impiego e non solo, la progressiva riduzione di quei già pochi
diritti sindacali che godono le RSU, la tendenza generale ad impedire la
possibilità di espressione e organizzazione dei lavoratori in modo
anticoncertativo, ci impongono l'apertura di un ragionamento e di un'azione
comuni.
	Il convegno tenuto il 1° marzo a Bologna del settore dei trasporti
è per noi un primo passo importante per attivare un percorso concreto che
riesca a diffondere tra i lavoratori la convinzione della necessità di
organizzarsi per poter scioperare e impedire che tale possibilità sia
sempre più ridotta a tutti i settori lavorativi.

	Questione del diritto di sciopero e difesa dei diritti nel posto di
lavoro devono divenire oggetto di una comune campagna nazionale, superando
la fase precedente che ci vedeva ciascuno con la propria proposta di legge
specifica, mai presa in considerazione dalla commissione parlamentare. Ci
sembra necessario definire assieme un insieme di diritti minimi, esigibili
dai lavoratori, su cui aprire una battaglia, anch'essa continuativa e a
partire dai posti di lavoro.



	Infine, se si volesse scegliere questo percorso, ci sembrerebbe
necessario assicurargli effettivamente continuità, dandogli un minimo di
strutturazione, tramite una serie di incontri di verifica fissi tra tutte
le sigle sindacali di base e autorganizzate, da tenersi con un intervallo
di tempo massimo di due mesi tra una riunione e la successiva.


	Riteniamo che agire nel modo comune ed unitario che chiediamo, con
tutte le correzioni necessarie alle specifiche proposte fatte, rappresenti
la condizione minima necessaria, ma ancora non sufficiente, per organizzare
e far crescere una risposta indipendente nella e della classe, col fine di
divenire maggioranza politica tra i lavoratori. Una condizione che ci è
comunque imposta e da cui non pensiamo si possa svicolare.

Il coordinamento nazionale dello

Slai Cobas
Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale

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