Forlì, 4 Aprile
2003
Il 4 Aprile 1968 Martin
Luther King viene assassinato a Menphis, Tennessee
Li lasceranno andare
tutti. Si concluderà così, a quattro anni dal
suo inizio, uno dei casi più incredibili di malagiustizia americana: la retata
di Tulia. Il 23 luglio 1999 la
cittadina texana di Tulia (5.000 abitanti) assistette ad una cinquantina di
arresti. Il 20% della sua popolazione di colore si trovò dietro le sbarre,
accusata di partecipare ad una vasta rete di spaccio di droga. Gli indiziati,
uomini e donne, vennero ammanettati nel bel mezzo della notte e portati in
prigione, sotto i riflettori delle telecamere, così com’erano: mezzi
nudi. Nelle perquisizioni
seguite alla retata non vennero trovate né droga, né armi, né denaro; ma questo
inspiegabile fatto non impressionò minimamente le giurie che, nei processi
approntati in fretta e furia, si basarono solo ed esclusivamente sulla parola
del poliziotto infiltrato Thomas Coleman. La sua testimonianza fu molto
convincente, visto che cominciarono a fioccare condanne a 60, 99 e 434 (si avete
letto bene 434) anni di carcere. Questo massacro
giudiziario convinse gli altri indagati a patteggiare pene più miti (20 anni)
mentre Coleman veniva nominato “Poliziotto dell’Anno” (sotto gli auspici del
Procuratore di Stato che verrà poi trionfalmente eletto al Senato degli Stati
Uniti d’America). Dopo qualche tempo però
cominciarono a sorgere le prime perplessità visto che, in 18 mesi di indagini
sotto copertura, Coleman non era stato in grado di corroborare la sua
testimonianza con altro che non fosse la sua parola. Non c’erano né foto,
né riprese, né registrazioni, né
testimonianze di altri poliziotti. Nulla. Niente di
niente. Anche la sua memoria dava
adito a dubbi: descrisse uno degli indagato come alto e con i capelli ricci,
mentre questo era basso e calvo; ma il primo duro colpo all’indagine venne
inferto dalla ferrea memoria di un cassiere di banca che si ricordò di avere
cambiato, a centinaia di chilometri di distanza, un assegno ad un’accusata nel
momento in cui questa, secondo Coleman, stava vendendo della droga.
Poi ci fu l’intervento
del columnist nero del New York Times Bob Herbert e la storia diventò uno
scandalo nazionale, anche perché si venne a sapere che il “Poliziotto dell’Anno
” aveva tenuto dei comportamenti disinvolti nel suo precedente impiego.
Così, un po’ alla volta
la squallida verità è venuta a galla: la retata di Tulia non è stata altro che
un linciaggio legalizzato, un pogrom razzista che ha devastato un’intera
comunità afro-americana. Può
darsi che qualcuno di voi sia finito per sbaglio nella mia rubrica.
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“3 LUGLIO 1849” e-mail comitato3luglio1849@tiscali.it
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