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l'ATM di Milano attacca il diritto di sciopero, chiede laprecettazione per il 2 aprile



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In allegato comunicato stampa dello Slai Cobas Milano contro il tentativo
dell'ATM di intimidire i lavoratori e impedire lo sciopero del 2 aprile
contro la guerra.





Comunicato stampa: l'ATM di Milano attacca il diritto di sciopero


	L'ATM di Milano ha chiesto la precettazione del personale e
minacciato sanzioni allo Slai Cobas e al personale che avesse partecipato
allo sciopero generale nazionale contro la guerra indetto per il 2 aprile
da CUB, USI, SLAI Cobas, Confederazione Cobas, SinCobas.

	In un comunicato  l'Azienda sostiene il mancato rispetti dei
termini di preavviso, ma lo sciopero è stato indetto con il telegramma N.
033/IA del 22 marzo 2003 e con riferimento alla procedura di conciliazione
avvenuta in data 10/02/2003 e al telegramma n. 125/EH dell'11/3/03. Se le
autorità preposte non hanno fatto pervenire all'ATM le previste
comunicazioni, non ne è certo responsabile lo Slai Cobas.

	Non solo, ed è gravissimo, si paventa che conseguentemente ci
potrebbero essere "... situazioni di potenziale pericolo - anche di ordine
pubblico - sia per l'utenza che per gli operatori non aderenti allo
sciopero." Un'affermazione finalizzata a criminalizzare lo sciopero del 2
aprile.

	Come se non bastasse l'ATM sostiene che: "la motivazione posta a
fondamento dello sciopero attiene alle operazioni militari in Iraq, che
però hanno preso ormai avvio da diversi giorni..." e che non sussistono le
condizioni di deroga alla legge 146/90 e modd., ossia la " difesa
dell'ordine costituzionale".
	Come dire: va bene lo sciopero il primo giorno di guerra, ...ma
ormai è parecchi giorni che c'è! Non solo, questa guerra è in piena
violazione dell'art. 11 della Costituzione (in calce alleghiamo
l'argomentazione sostenuta a proposito presso la Commissione di Garanzia
dai legali dei sindacati di base) e la deroga ai termini di preavvisvo
sussiste anche in caso di pericolo per l'incolumità dei lavoratori. Se non
ci fosse pericolo, perchè mai il governo avrebbe proclamato lo stato di
emergenza?

	E ancora, l'ATM sostiene che per la legge antisciopero, "il primo
sciopero, per qualsiasi tipo di vertenza non potrà superare le 4 ore di
servizio.", forse dimenticando che il 20 marzo c'è stato un primo sciopero
contro la guerra, proclamato anche dai sindacati di base che indicono
quello del 2/4/03. Se poi anche questo non è stato comunicato all'ATM dalle
autorità preposte non è certo affar nostro.

	Infine l'ATM sostiene che "le modalità individuate configurano uno
sciopero a schacchiera ed anche ultrattivo ..." L'articolazione aziendale
della protesta, di tutta la giornata per operai ed impiegati e dalle 10
alle 14 e dalle 18 alle 22 per il personale viaggiante, non solo rispetta
le fasce orarie, ma si svolge con modalità ormai consuete per utte le sigle
sindacali. O per lo Slai Cobas non valgono le stesse regole?

SIAMO DI FRONTE AD UN  APERTO ATTACCO ALLA LIBERTA' DI SCIOPERO, CHE SI E'
INFATTI CONCRETIZZATO CON I COMUNICATI ALL'UTENZA CHE PREANNUNCIAVANO UNO
"SCIOPERO ILLEGITTIMO" DELLO SLAI COBAS E CON L'OPERA DI INTIMIDAZIONE  DEI
LAVORATORI ATM.

Chiediamo a tutti di sostenere i lavoratori dell'ATM che scioperaranno
nonostante la pesante intimidazione subita, volta a impedire lo sciopero
del 2 aprile, a contrastare la mobilitazione contro la guerra nei posti di
lavoro.

In gioco sono la libertà di sciopero e la possibilità di manifestare contro
la guerra.

Slai Cobas Milano
Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale
Sede nazionale: Viale Liguria 49, 20143 Milano, tel.fax 02/8392117, @mail:
slaimilano@slaicobasmilano.org
Sede legale: Via Olbia 24, 80038 Pomigliano d'Arco (Na), tel.fax:
081/8037023, @mail: slainapoli@slai-cobas.org




I sindacati di base hanno  scritto alla Commissione di Garanzia:  "lo
sciopero del 2.4.2003 non è soggetto agli obblighi contenuti nella legge e
nelle regolamentazioni dei diversi settori e categorie, ai sensi dell'art.
2 comma 7 della l. 146/90 . Trattasi infatti di uno sciopero generale
contro la guerra ed a difesa dell'ordine costituzionale. La  partecipazione
de facto dell'Italia al conflitto  in atto, (dimostrata dalla concessione
governativa dell'utilizzo della rete ferroviaria e stradale per la
movimentazione e trasporto di materiale bellico e di truppe, dall'utilizzo
delle basi in territorio italiano per gli stessi fini, l'espulsione tuttora
immotivata di personale diplomatico iracheno, la proclamazione dello stato
di emergenza) concretizza una palese violazione dell'art. 11 della
Costituzione  non potendo sussistere alcun dubbio che la guerra in atto è
esplicitamente volta a regolare una controversia internazionale in
relazione alla quale tutti gli organismi internazionali cui è affiliata
l'Italia - ONU, NATO, Unione Europea - sono estranei. Da ciò consegue la
piena violazione del citato art. 11 non essendo il comportamento del
governo italiano legittimato da obblighi derivanti da trattati
internazionali,  potendosi anzi intendere il medesimo comportamento anche
come un sovvertimento del diritto e dell'ordine internazionale".