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Sondaggio shock del Time
- To: <Undisclosed-Recipient:;>
- Subject: Sondaggio shock del Time
- From: "Camillo Coppola" <camillo.coppola@tin.it>
- Date: Fri, 10 Jan 2003 00:22:04 +0100
----- Original Message -----
From: mar.del.@katamail.com <"mar.del."@katamail.com>
To: <camillo.coppola@tin.it>
Sent: Thursday, January 09, 2003 12:00 AM
Subject: Articolo da www.unita.it
Ciao Camillo Coppola,
Mariapia ti segnala questo articolo pubblicato sul sito http://www.unita.it
e aggiunge il seguente commento:
Sembra il seguito della lettera del vescovo americano.Ciao.Mariapia
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Sondaggio shock del Time: il vero pericolo per la pace viene dagli Stati
Uniti
di Piero Sansonetti
La rivista Time, nella sua edizione on-line europea, ha lanciato un
sondaggio tra i lettori (che, come vedete nella Home Page abbiamo deciso di
riproporre pari pari). Domanda semplicissima e chiara: qual è, in tutto il
mondo, la nazione che oggi rappresenta il pericolo più grande per la pace?
Il risultato è netto come la domanda: la maggioranza assoluta dei lettori, e
cioè il 55,4%, pensa che la nazione più pericolosa di tutte - usando le
parole di Bush potremmo dire "la nazione canaglia" per eccellenza - sia la
nazione americana. Poi c'è un buon quarto dei lettori che individua il
pericolo più grande nella Corea del Nord (il 25,7%), e infine una netta
minoranza, meno del 19 per cento, che è d'accordo con il governo degli Stati
Uniti e crede che il pericolo sia l'Iraq di Saddam.
Il Time non è un giornale dei fondamentalisti islamici, non è comunista, è
per tradizione un giornale occidentale e non anti-americano. E così sono i
suoi lettori, gente di un certo livello culturale e sociale, in gran parte
borghesi americani o britannici e i ogni caso buoni conoscitori della
lingua inglese.
Il sondaggio è stato presentato da Time con una paginetta esplicativa
piuttosto chiara e certo non tendenziosa. Nella quale si spiega che il
governo americano sospetta che l'Iraq possieda armi atomiche, chimiche e
biologiche, e che Washington ha giudicato un mucchio di bugie le 12.000
pagine inviate da Saddam all'Onu per discolparsi dalle accuse di riarmo. Si
spiega che attualmente è in corso in Iraq un'ispezione dell'Onu. E infine si
parla della Corea, e si dice che possiede sicuramente armi atomiche e che
potrebbe usarle. Infine Time pone la domanda secca: secondo voi chi è il più
pericoloso?
Il risultato del sondaggio, al quale hanno partecipato fino ad ora, 10 mila
persone, ci dice qualcosa di molto interessante sui rapporti tra opinione
pubblica, politica e mass-media. Ci dice che ormai esiste un'opinione
pubblica che si forma al di fuori della politica ufficiale e che "ignora"
giornali e televisioni. Siamo alla vigilia della guerra degli Usa contro
l'Iraq, alla quale parteciperà anche la Gran Bretagna e forse altri paesi
dell'occidente; la stragrande maggioranza delle forze politiche
occidentali - esclusa la sinistra italiana, parte della sinistra tedesca, e
settori importanti del mondo politico francese - premono per il conflitto e
spiegano che è inevitabile; la quasi totalità degli organi di informazione,
in modo più o meno appassionato, appoggia la guerra; tutti raccontano delle
atroci nefandezze di Saddam: non è sorprendente, in questo clima, scoprire
che una ampia opinione pubblica borghese sia convinta che il mostro vero è
George W. Bush?
Su quali basi arriva a questa conclusione? Sulla base del semplicissimo
buon senso, che evidentemente non viene intaccato da tonnellate di
editoriali o di campagne di stampa. L'opinione pubblica si limita a porsi
qualche domanda facile: chi sta spostando le sue truppe per attaccare un
paese indipendente? Chi ha scritto un progetto per occupare militarmente
questo paese, per trasformarlo per alcuni anni in protettorato e per
governarne i pozzi di petrolio? Dalla risposta, univoca, a queste domande
viene la decisione di votare Bush come primo "statista canaglia".
Cosa vuol dire: che l'antiamericanismo sta dilagando nel mondo? Se vogliamo
dirla così, possiamo farlo. Però non è vero. L'antiamericanismo dilaga- e
non potrebbe essere altrimenti - in tutti quei paesi del mondo (del terzo
mondo) che subiscono la prepotenza politica, economica e militare degli
Stati Uniti. E pagano il prezzo di milioni di vite umane alla politica
economica di Washington o alle aggressioni militari. Ma in occidente, cioè
nel mondo privilegiato che riceve dallo sviluppo e dalla politica aggressiva
degli Stati Uniti anche molti vantaggi economici, non c'è nessun
anti-americanismo. C'è solo la convinzione che non si può continuare in
eterno a governare il mondo con la dittatura di una superpotenza, che
abolisce la legalità internazionale, che trasforma i suoi interessi in
interessi generali, che opera per accentrare sempre di più tutti i diritti e
tutte le ricchezze nel primo mondo (dove vive neanche un quinto
dell'umanità). E diventa sempre più grande quella parte di opinione pubblica
"moderata" che vorrebbe che questa aggressione e questa insensata e
sanguinosa corsa all'oro finisse. E capisce che per farla finire occorre
sconfiggere politicamente gli Stati Uniti e in particolare il gruppo
politico-economico, costituito da militari e petrolieri, che attualmente ne
ha assunto la guida. Non è un'opinione pubblica composta da black block: è
un'opinione pubblica saggia e "moderata".
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se vuoi leggerlo online:
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=22235
(assicurati che l'indirizzo qui sopra sia riportato per intero nel browser)
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