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19/12 Milano: carceri, dalla legge pastrocchio alle legge truffa



Comunicato Stampa

Un bel regalo di Natale per le carceri: una legge-pastrocchio rischia di
diventare una legge-truffa

 Il Papa aveva chiesto una "riduzione di pena". I detenuti si attendevano
un indulto. Gli operatori penitenziari e gli agenti anche ci contavano,
perché sanno e dicono che l'indulto è una precondizione per affrontare in
modo serio i problemi strutturali delle carceri. Problemi che riguardano le
condizioni di vita nelle celle, ma anche quelle di lavoro. Ci speravamo
anche noi, le associazioni e i volontari che quotidianamente vedono il vero
e proprio sfascio di dignità e di legalità che ogni giorno avviene nelle
prigioni: a causa del sovraffollamento, anzitutto; ma anche del
restringimento delle misure alternative, della rigidità e disfunzionamento
di molti tribunali di sorveglianza, della carenza di educatori e assistenti
sociali sul territorio, della carenza assoluta di risorse che sostengano il
reinserimento sociale e lavorativo, della carente attuazione del nuovo
regolamento penitenziario, della non applicazione della legge sulle
detenute madri, del mancato rifinanziamento delle legge Smuraglia per
incentivare il lavoro dei detenuti nelle carceri e fuori, dell'ulteriore
taglio nella Legge Finanziaria dei fondi per la sanità penitenziaria, ormai
ridotta a pura parvenza, nonostante gli sforzi degli operatori. E così via.

Quelli che vogliono deludere queste attese e necessità ed eludere le parole
del Pontefice sono, ormai in tutta evidenza, molti di coloro che quelle
parole applaudirono a lungo nell'Aula di Montecitorio il 14 novembre scorso.

Subito dopo gli applausi, invece, le acque si sono fatte torbide e confuse,
e si è cominciato a parlare di "indultino", ovvero di una misura di
sospensione, anziché di riduzione della pena. Poi è ripreso il collaudato
gioco del ping-pong tra le forze politiche e le varie proposte in campo.
Infine, in una mediazione al ribasso, si è prodotto un pastrocchio. Un
nuovo "testo unificato" che, onestamente, uno dei suoi due estensori ha
definito non un provvedimento di clemenza ma una legge anti-recidiva. E che
rischia in questi giorni di essere ulteriormente peggiorata da inacettabili
emendamenti. In questo caso, il pastrocchio diventerebbe addirittura una
"truffa".

Una "truffa" che, oltre a sovrapporsi alle misure già esistenti, quali
l'affidamento in prova, rischia addirittura di essere peggiorativa dei
benefici già esistenti, quali la cosiddetta "legge Simeone".

Una legge che, in quel caso, sarebbe soggetta a infinite esclusioni e
discrezionalità. Una legge, in buona sostanza, che non farà uscire dal
carcere praticamente nessuno in più di quanti già ora potrebbero fruire di
misure esistenti. Anzi, rischia di farne uscire qualcuno di meno.

Per questo non ci sembra eccessivo parlare di rischio di "legge-truffa": se
questo fosse l'esito parlamentare, sarebbe una crudele beffa nei confronti
del detenuti, uno schiaffo alle parole del Papa, un inganno nei confronti
della stessa pubblica opinione.

Dunque, prima e già ora in Commissione Giustizia si esperisca per davvero e
sino in fondo la via maestra, si faccia votare l'indulto e su questo ogni
forza politica si assuma le proprie responsabilità. E semmai dopo si votino
ipotesi diverse e subordinate.

Per denunciare tutto questo, per chiedere al Parlamento e immediatamente
alla Commissione Giustizia della Camera di mettere in discussione e in
votazione le proposte già depositate di amnistia e indulto

 domani, giovedì 19, alle ore 12

terremo una Conferenza Stampa

a Milano, in piazza Filangeri, davanti al carcere di San Vittore

Sergio Segio e Sergio Cusani