----- Original Message -----
From: Mario Alvisi <alvisima@tin.it>
Sent: Sunday, October 06, 2002 10:24
PM
Subject: FIAT VERSO
IL FALLIMENTO? di Mario Alvisi La mia professione mi permette di avere un punto di osservazione privilegiato su ciò che accade nel mondo dei trasporti e, dopo che il vicePresidente GM, circa quattro anni fa, mi disse che la FIAT l'avevano comperata tutta e non il 20% come era stato detto all'opinione pubblica ed ai mass media, cominciai a esprimere la mia preoccupazione a tavole rotonde e convegni ma tutti mi guardavano allibiti ed increduli alle mie affermazioni che prevedevano un futuro nero per l'industria dell'auto in Italia. Quella che era preoccupazione divenne convincimento quando venni a conoscenza dei movimenti di piccole e medie industrie piemontesi fortemente dipendenti dal gruppo FIAT, infatti molte di codeste imprese chiudevano o investivano in altre aree (per esempio Italdesign del gruppo Giugiaro a Versailles), spostai qundi il tiro dei miei interventi e diffusi l'opinione che FIAT avrebbe chiuso in Italia, anche questa volta venni accolto con lazzi e sberleffi. Ieri in un convegno a Benevento Gianni Rinaldini, segretario generale FIOM, ha espresso tutta la preoccupazione del sindacato per quanto la FIAT dichiarerà il prossimo mercoledi, infatti il sindacato si aspetta richieste di cassa integrazione a zero ore per migliaia di lavoratori del gruppo FIAT, cassa integrazione che sarà sicuramente l'anticamera per il licenziamento di migliaia, forse decine di migliaia, di lavoratori. La crisi annunciata della FIAT è stata accuratamente preparata, ricordate quando Giovanni Agnelli alle vertenze con il sindacato affermava: "presto sarà un problema non di costo del lavoro ma di "posto" di lavoro"; non voglio addentrarmi nel merito della crisi FIAT ma basti ricordare che è figlia di una politica più finanziaria che industriale con la quale la famiglia Agnelli ha gestito l'azienda per cui investimenti in ricerca e sviluppo zero, messa sul mercato di auto oramai obsolete in quanto progettate anni prima, pessimo management, richiesta continua di fondi pubblici, ecc... ma anche e soprattutto incapacità di affermarsi su mercati "globali" se non con complicità di Governi e con autoveicoli largamente superati seguento il felice modello "italiano". La qualità di altri competitori ha rosicato quote consistenti anche del mercato nazionale portando la FIAT ad una crisi senza precedenti. E' vero che l'Italia si appresta a divenire un Paese del terzo mondo dal punto di vista industriale e che il nostro Paese (o chi "pretende" di governarlo) dovrà fare sforzi immani per uscire dal terzo mondo industriale e creare nuove forme di sviluppo economico. Dobbiamo tutti renderci vigili perchè questa crisi colpirà non solo FIAT e l'indotto (alcune centinaia di migliaia di famiglie in Italia) ma si estenderà a ciascuno di noi e non solo indirettamente ma direttamente, infatti in alcuni ambienti bene informati si parla di circa 80.000 miliardi di vecchie lire di debito FIAT verso banche e fornitori e qui credo che la strategia FIAT sia quella di far ricadere su tutti noi non solo questo debito ma anche il TFR (indennità di fine rapporto) di tutti i lavoratori che perderanno molto probabilmente il posto di lavoro. Dobbiamo tutti mobilitarci, non credo alla capacità del Governo o della sua opposizione di poterci traghettare fuori da questa crisi, credo invece sia indispensabile non solo dare il sostegno ai lavoratori a parole ma di renderci tutti attivi nel partecipare agli sforzi che i sindacati dovranno fare in termini di lotte conosciute e di nuove forme di lotta (bilancio partecipativo, esproprio proletario, partecipazione dei lavoratori alla proprietà......) che si dovranno sperimentare per rimediare il vuoto che la FIAT con la sua scomparsa produrrà nel nostro Paese. Bologna, 6ottobre 2002 |