Sommario Al lettore
p. 5 I – LA DIVERSITA’
MORALE
p. 7 II – UNA LETTURA
UMANISTICA III – DAVVERO
COMUNISMO=NAZISMO p.
95 Al lettore Una voce concorde risuona
oggi nel gran mondo della politica e della
cultura:
comunismo e libertà sono inconciliabili, comunismo e nazismo sono la stessa
cosa, Stalin è
uguale a Hitler.
E come si fa
a dubitarne? C'è
forse qualcosa di più ovvio di questo supremo aforisma della cultura politica
del 2000? In sublimi accoppiate,
clericali e radicali, cattolici di centro-destra e cattolici di centro-sinistra,
conservatori e liberali, repubblicani e socialdemocratici, socialisti di varia e
dispersa natura
e, soprattutto, suprema garanzia del vero, post-comunisti diessini,
e quanti sono
uomini
di cultura, di
governo o di chiesa, cioè, per non far nomi Papa Wojtyla e Intini,
Berlusconi e D'Alema, Boselli e Veltroni, i filosofi Buttiglione e Colletti, e via elencando (mi perdonino gli dei
se ho imbrattato
con questi superflui nomi queste candide carte destinate soprattutto ai
grandi nomi di Marx e Gramsci!), lo ripetono quotidianamente e trionfalmente da ogni
pulpito e seggio. Senza timore di apparire banali,
usano tutti le
stesse parole, che poi libri, rotocalchi e quotidiani distribuiscono in librerie ed
edicole, e che radio e televisione diffondono nell'etere. Si astengono, ovviamente, da
questo coro concorde soltanto i diretti interessati. E di fronte a tante e tante
autorevoli
voci, che altro
possono fare i milioni di uomini e donne che poco sanno e
niente ricordano, se non convincersi che le cose stiano davvero
così, e passarsele anche loro di
bocca in bocca, persuasi e beati? D’altronde, che altra verità
può esserci tra gli uomini, se non le opinioni degli uomini? (Intendo di quelli
che hanno il potere di confezionarle e
diffonderle). Eppure, se non si vuole
appartenere passivamente a questo variopinto gregge, qualche domanda bisognerà
pur porsela, e qualche altra risposta bisognerà pur
darla. In queste pagine porrò le mie
domande e darò le mie risposte. Poco mi curo se appariranno blasfeme alla
massa solenne dei benpensanti, né so prevedere se e quanto troveranno
corrispondenza in altri, anche se la cosa non mi dispiacerebbe. Preferisco
comunque la solitudine che “portare il cervello all' ammasso", cosa di cui
con involontaria comicità ci hanno accusato per anni i benpensanti che, essendo
maggioranza, all’ammasso il loro cervello l'avevano già portato, quando noi,
come sempre, eravamo minoranza senza
ammassi. Nella prima parte di questo
mio scritto mi lascerò andare a personalissime divagazioni, dalle quali, credo,
risulterà che ognuno è “comunista" (o altro) a modo suo, e che le etichette che
ciascuno di noi si dà o riceve dagli altri, sono molto accidentali e
approssimative. Indi tenterò quella che io chiamo una lettura umanistica
della tradizione socialista, cercando di chiarire la profonda bellezza del
pensiero di Marx e di Gramsci, assolutamente difforme dalla riduttiva e
banale lettura che ne hanno dato e ne danno i corifei sia dell’
anticomunismo liberal-cristiano sia del
socialismo reale. Da ultimo cercherò di chiarire che cosa
siano stati, nella tradizione culturale e nella pratica politica, il comunismo
da una parte e il nazi-fascismo dall’altra, e come e perché, in quest' ultimo
mezzo secolo, il comunismo sia stato il nome della speranza per milioni di
oppressi e sfruttati in tutta la terra: tanto che perfino qualcuno come me, uscito, ancora
inesperto
di politica, fuor del pelago del fascismo e
della guerra alla riva della libertà, é stato così folle da
dichiararsi comunista. Ancora oggi, nonostante
l'oscuramento e la quasi improbabilità del nome, non posso non dichiararmi tale,
anche perché, riterrei disonesto e inelegante fingere di essere stato
altro, oppure dichiarare pentimento (cosa oggi molto
di moda), che potrebbe sembrare
opportunismo. Buona lettura, dunque, al benevolo
o malevolo lettore (se ce ne sarà qualcuno). Bolsena, aprile
2000…… I – LA DIVERSITA’ MORALE I1 canone storiografico
fondamentale
Seria
quaerenda et ludo : bisogna saper affrontare
le cose serie anche scherzando (ma potrebbe significare: anche con uno
sport guerresco). Questa era l'insegna o «impresa» con cui un cavaliere si
presentò «il lune di carnovale 5 marzo 1565» a un «magnifico torneamento»
combattuto nel Theatro Vaticano con molti feriti per «molti bei colpi, così di
lancia come di spada, su per la testa», alla presenza del papa che, scrive il
cronista, «si può credere che non lasciasse di goderne». Anch'io potrei assumere
questa insegna, mentre mi accingo a una battaglia ideale, che forse sarebbe
da affrontare un po' sul serio e un po' scherzando: e chissà che il papa non ne
goda. Non sarà una battaglia da
poco, dato che, mentre tante persone sagge si affannano a dichiarare che
non possono più dirsi comunisti, io invece mi accingo un po' follemente a
spiegare perchè non posso non dirmi comunista. Il fatto è che io sono morto
idealmente nel 1989, e i morti non cambiano né pensieri né nome. Questa mia
morte avvenne al momento (ma non a causa) della caduta del muro di Berlino
nell'ottobre 1989, quando finì l' egemonia di quella cultura neomarxista che
negli scaffali ideali dei posteri occuperà
quasi per intero la seconda metà del secolo XX dopo
Cristo. Ma perché alla fine della guerra in tanti abbiamo scelto di dare alle nostre speranze il nome terrificante di comunismo? Si è trattato della scelta del secolo, se non del millennio: ma non era,come assai stupidamente si è detto, tra comunismo e
Ma nella sua forma non mitica
me l’aveva suggerito Marx, intorno al quale avevo addirittura scritto un libro
col titolo appunto di Uomo onnilaterale, se con fosse che l’editore me l’ha
intitolato Marx e la pedagogia moderna. Lì io, casualmente, davo del suo
pensiero una lettura parallela ed opposta a quella che ne faceva intanto Marcuse
parlando di “uomo a una dimensione”. Lui pensava alla realtà, io
alla possibilità. Che bel sogno un mondo di uomini onnilaterali, capaci di
essere “pescatori al mattino e filosofi alla sera”, come diceva Marx! Fuor di
metafora, che bel sogno quello di uomini capaci tutti di operare attivamente e
di pensare profondamente! Questo sogno valeva di fronte alla possibilità storica, o insomma alla speranza o magari all’utopia. Ma di fronte alla realtà, l’esperienza mi mostrava che in tutta la loro storia gli uomini hanno sempre scelto o seguito il peggio: per progredire (e non c’è dubbio che abbiano progredito: ma con quante contraddizioni!) hanno obbedito a sovrani imbecilli o malfattori, creduto a sacerdoti di tutte le religioni, combattuto guerre fratricide, fatto rivoluzioni e controrivoluzioni insensate. E allora un diavoletto
malvagio e antimarxista, o più probabilmente quello che la Bibbia chiama «il
cattivo spirito di Dio» (se Dio esistesse, esisterebbe anche lui), mi
veniva suggerendo una risposta meno ottimistica ma forse più veritiera. Si
tratta di quello che io chiamo il «canone
storiografico fondamentale», grazie al quale soltanto diventa possibile capire,
anche se non giustificare, i comportamenti umani. Lo confiderò con una
certa titubanza in tutta la sua crudezza, così come mi è stato suggerito da
quel diavoletto, anche se potrei enunciarlo più nobilmente con le parole dei più
grandi filosofi e poeti. Ma, sempre nella convinzione che seria quaerenda et ludo, non
mitigherò
le parole. Anzi, il padre Dante, che non solo nell'
inferno parla di puttane e di unghie merdose, del tristo
sacco che merda fa di quel che si trangugia, di fare del cul trombetta, del
membro che l'uom cela, del “luogo là dove si trulla", di "un col corpo sì di
merda lordo", e di altre simili sconcezze e che perfino in paradiso parla di
porci e di cloaca e di puzza (il che, riferendosi al papato, si comprende bene),
Dante, dicevo, mi incoraggia a ripetere la parola oggi entrata prepotentemente
nell'uso, e dirò: «Gli uomini sono un po’...». No: non lo dirò con la
parola oggi in uso: mai seguire troppo la moda! Lo dirò piuttosto (ahi!) con le
mistiche parole del Vangelo
di Giovanni: «Gli uomini preferiscono le tenebre alla luce».
Sono, insomma, oscurantisti (i dominanti) o ottenebrati (i
dominati)…… Marx
umanista
Marx è tra i grandi della
storia ai quali mi sento più legato come ai tanti altri amici ideali di ogni
epoca e paese che mi hanno aperto l'animo ad esperienze di poesia e a speranze
di rinnovamento
umano. Non ci si stupisca di questa
dichiarazione d'amore: annovero tra questi anche autori molto diversi, per non
dire opposti. Di là dalle soluzioni pratiche che propongono, molti autori
possono esserci vicini per la loro tensione verso la «visione del bene», come
Platone appunto, o per l'intransigenza con cui hanno saputo opporre il loro
ideale alla realtà, come Dante. E ciò anche se la loro visione e le loro
speranze dichiarate non coincidono con le nostre. Comunque, devo difendere Marx
da un secolo e passa di calunnie e stravolgimenti, che vengono non solo dai
denigratori liberali o cattolici, ma anche dagli applicatori del socialismo
reale, e dai capricciosi stravolgimenti dei nostrani estremisti di sinistra. Si
sa, del resto, che quanto più una cosa è idiota, tanto più viene presa per buona
e diventa senso comune. Ciò in forza del canone
storiografico fondamentale, che qui non sto a ripetere: ma dite una qualsiasi
idiozia e avrete molte probabilità di vederla diventare luogo
comune. Ricordo a Roma, subito dopo la liberazione, quando le
discussioni alla ricerca di un orientamento ideale appassionavano un po'
tutti molto più di quanto oggi si possa immaginare, il gesuita padre
Lombardi, detto «microfono di Dio», e il latinista Concetto Marchesi, comunista,
discutere di cristianesimo e comunismo davanti a un uditorio
numeroso e appassionato. Parevano Platone e Aristotele nella «Scuola d'
Atene» di Raffaello nelle Logge vaticane. Padre Lombardi, platonicamente
ispirato, alzava gli occhi e il dito al cielo, evocando i massimi problemi, o
piuttosto le massime e insensate parole di spirito e materia, di persona umana e
di collettivismo, attribuendo sprezzantemente a sé le prime e all'altro le
seconde: erano gli insensati luoghi comuni dell'idiozia diffusa. Certo è che,
soprattutto nei dibattiti politici, materialismo e spiritualismo sono
parole senza senso, che hanno assai poco a che fare con la tradizione filosofica
e, soprattutto, coi comportamenti reali di chi le pronuncia. Eppure riempiono
vanamente le vuote menti dei miseri
mortali…… Il muro e la
cortina
Segno della battaglia ormai
perduta dal comunismo fu l'improvvisa decisione di erigere il muro di
Berlino. Uno scandalo mondiale. Ma come mai, quando le potenze occidentali eressero una
sterminata cortina di ferro sugli immensi confini lungo i quali il "libero
Occidente" veniva a contatto con l' "impero sovietico" non ci fu alcuno scandalo
nè anima candida che levasse i suoi guai? Come si fa ad anatemizzare un muro di
mattoni, e ad esaltare una cortina di ferro? Miracoli del mondo occidentale
e cristiano! Davvero è più facile vedere una pagliuzza nell'occhio altrui
che una trave nel proprio. Certo: alzare quel muro è stata una barbarie e
un'idiozia totale, ma lo è stata proprio perché altro non era che una
meschina replica della barbarica cortina di ferro alzata prima dagli
occidentali. Bella la cortina, brutto il muro? Già: come le rivoluzioni di
febbraio e di giugno nel 1848. Eppure, provate a immaginare uno Stato che ospiti
nella sua capitale tre potenze occupanti con tanto di eserciti e di
aeroporto: peggio della nostra povera Italia, che condivide la sua capitale
con lo Stato vaticano! Non c'e forse da impazzire fino al punto di inventare un
muro? Ma sarebbero savi, al confronto, quelli che già prima hanno inventato
una cortina? Idiozia, ipocrisia, settarismo, disumanità: come definire questi
atteggiamenti? Io non finisco di vergognarmi per gli uni e per gli
altri. Eppure,
diciamocelo. II muro è caduto e, fosse o no piccola cosa in confronto alla
cortina, con la sua caduta è crollato un sistema, un mondo. In minimis videtur Deus: Dio, o chi per
lui, si vede dalle cose minime. Quello è stato un simbolo, un emblema: non
la causa, ma l'esito visibile e, nel suo piccolo, dirompente di un
contrasto mondiale. Mi si chiederà se questa tremenda lezione della storia
non basti a farmi correggere le mie idee difformi e bislacche? Rispondo no, non
può bastare: l'Europa centro-orientale non può farmi dimenticare il resto
del mondo; e altre rivoluzioni sono finite nell'obbrobrio e nella sconfitta, e
tuttavia hanno fatto la storia. Ma poi, gli
"orrori" saranno orrori propri dell'ideologia (lo sono certamente dell'ideologia
nazi-fascista), o non piuttosto delle persone e dei
popoli?…… La conventio ad
excludendum
Questi liberali e democratici! Recitano a fare la
democrazia, ma qual è la loro democrazia? Torniamo a vederla in
Italia. Domenica 19 marzo 2000, la Tv mi ha dato una risposta
tra le tante: un filosofo cattolico, noto consigliere politico di papa Wojtyla
(l'ho già nominato all'inizio col dovuto disgusto), dichiara candidamente
che "in una democrazia occidentale e cristiana i partiti totalitari, cioè
fascisti e comunisti, dovrebbero essere emarginati". Perfetto, per una
democrazia occidentale e cristiana: in un regime clericale, almeno i
comunisti sarebbero mandati al rogo. E costui è un moderato, un centrista
nel centro-destra. Ma sarebbe un moderato chi gli rispondesse che
andrebbero emarginati i filosofi cattolici come lui, se non proprio tutti i
partiti religiosi? Quando si capirà che "moderato" in politica vuol dire
centrista, non vuol dire moderato in morale, e che il settarismo sta anche
al centro, tra i cosiddetti moderati? Cavour, liberale centrista, quando
ordinava di "sparare all'altezza della cintola" sugli operai in sciopero,
era forse moralmente un moderato? Duecento anni di pensiero socialista (dopo quello
cristiano e liberal-democratico) di altissima dignità morale, di elevato
livello teorico, che dava voce a disperate speranze umane, mirando alla
liberazione dell'uomo da ogni vincolo materiale per consentire a ciascuno
un'alta vita spirituale, può davvero essere escluso dal patrimonio culturale
dell'umanità, perchè una vicenda politica che ha dichiarato di ispirarvisi
lo ha adulterato ed è stata infine costretta al fallimento? Cancelliamo forse
Gesù perché ci sono stati il persecutore dei “pagani” Teodosio, il
massacratore di eretici Domenico, il colto predicatore di schiavitù
Niccolò V, il corrotto Alessandro VI a gavazzare (come tanti altri papi e
cardinali nelle stanze vaticane: leggete i cattolici Dante, Petrarca e
Boccaccio, se non credete a me), un Pio IX che per contrastare l 'Italia ha
anatemizzato liberalismo, democrazia e progresso, su su fino a un Wojtyla che
stringe la mano a Pinochet e ribadisce la condanna di Giordano Bruno?
Cancelliamo forse Voltaire e Diderot perchè ci sono stati, a scelta,
Robespierre con la ghigliottina o Napoleone coi cannoni? La pratica ha
sempre smentito l'ideologia: corruptio
optimi pessima. Ma bisogna forse per questo ripiegare
sull'eterno peggio e rinunciare a ogni ricerca dell'ottimo, o almeno del
meglio? Ma infine, che cosa mai significheranno questi nomi: cristianesimo, liberalismo, democrazia, socialismo, comunismo? Per accoglierli come riferimento ideale per le proprie scelte e i propri comportamenti, occorre sempre depurarli dei loro storici orrori. Questo vale per me quanto al comunismo, nel quale necessariamente mi sono riconosciuto, ma del cui nome in fondo mi importa poco: ma sì della sua storia, passata e futura…… |