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FIAT VERSO IL FALLIMENTO?



FIAT VERSO IL FALLIMENTO? ANCHE LA FIOM FORTEMENTE PREOCCUPATA
di Mario Alvisi

La mia professione mi permette di avere un punto di osservazione
privilegiato su ciò che accade nel mondo dei trasporti e, dopo che il
vicePresidente GM, circa quattro anni fa, mi disse che la FIAT l'avevano
comperata tutta e non il 20% come era stato detto all'opinione pubblica ed
ai mass media, cominciai a esprimere la mia preoccupazione a tavole rotonde
e convegni ma tutti mi guardavano allibiti ed increduli alle mie
affermazioni che prevedevano un futuro nero per l'industria dell'auto in
Italia.

Quella che era preoccupazione divenne convincimento quando venni a
conoscenza dei movimenti di piccole e medie industrie piemontesi fortemente
dipendenti dal gruppo FIAT, infatti molte di codeste imprese chiudevano o
investivano in altre aree (per esempio Italdesign del gruppo Giugiaro a
Versailles), spostai qundi il tiro dei miei interventi e diffusi
l'opinione che FIAT avrebbe chiuso in Italia, anche questa volta venni
accolto con lazzi e sberleffi.

Ieri in un convegno a Benevento Gianni Rinaldini, segretario generale FIOM,
ha espresso tutta la preoccupazione del sindacato per quanto la FIAT
dichiarerà il prossimo mercoledi, infatti il sindacato si aspetta richieste
di cassa integrazione a zero ore per migliaia di lavoratori del gruppo
FIAT, cassa integrazione che sarà sicuramente l'anticamera per il
licenziamento di migliaia, forse decine di migliaia, di lavoratori.

La crisi annunciata della FIAT è stata accuratamente preparata, ricordate
quando Giovanni Agnelli alle vertenze con il sindacato affermava: "presto
sarà un problema non di costo del lavoro ma di "posto" di lavoro"; non
voglio addentrarmi nel merito della crisi FIAT ma basti ricordare che è
figlia di una politica più finanziaria che industriale con la quale la
famiglia Agnelli ha gestito l'azienda per cui investimenti in ricerca e
sviluppo zero, messa sul mercato di auto oramai obsolete in quanto
progettate anni prima, pessimo management, richiesta continua di fondi
pubblici, ecc... ma anche e soprattutto incapacità di affermarsi su mercati
"globali" se non con complicità di Governi e con autoveicoli largamente
superati seguento il felice modello "italiano".

La qualità di altri competitori ha rosicato quote consistenti anche del
mercato nazionale portando la FIAT ad una crisi senza precedenti.

E' vero che l'Italia si appresta a divenire un Paese del terzo mondo dal
punto di vista industriale e che il nostro Paese (o chi "pretende" di
governarlo) dovrà fare sforzi immani per uscire dal terzo mondo industriale
e creare nuove forme di sviluppo economico.

Dobbiamo tutti renderci vigili perchè questa crisi colpirà non solo FIAT e
l'indotto (alcune centinaia di migliaia di famiglie in Italia) ma si
estenderà a ciascuno di noi e non solo indirettamente ma direttamente,
infatti in alcuni ambienti bene informati si parla di circa 80.000 miliardi
di vecchie lire di debito FIAT verso banche e fornitori e qui credo che la
strategia FIAT sia quella di far ricadere su tutti noi non solo questo
debito ma anche il TFR (indennità di fine rapporto) di tutti i lavoratori
che perderanno molto probabilmente il posto di lavoro.

Dobbiamo tutti mobilitarci, non credo alla capacità del Governo o della sua
opposizione di poterci traghettare fuori da questa crisi, credo invece sia
indispensabile non solo dare il sostegno ai lavoratori a parole ma di
renderci tutti attivi nel partecipare agli sforzi che i sindacati dovranno
fare in termini di lotte conosciute e di nuove forme di lotta (bilancio
partecipativo, esproprio proletario, partecipazione dei lavoratori alla
proprietà......) che si dovranno sperimentare per rimediare il vuoto che la
FIAT con la sua scomparsa produrrà nel nostro Paese.

Bologna, 6ottobre 2002