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Uzbekistan: Difensore dei diritti umani condannato a 7 anni di prigione



Uzbekistan: Difensore dei diritti umani condannato a 7 anni di prigione
 
18 Settembre 2002 - Un sostenitore dei diritti umani e' stato condannato a 7 anni di detenzione per motivi politici. Yuldash Rasulov, membro della Societa' per i Diritti Umani dell'Uzbekistan, e' stato condannato ieri a Tashkent, la capitale dell'Uzbekistan. Rasulov e' stato accusato di voler rovesciare l'ordine costituzionale, di distribuire materiale di propaganda "estremista", e di far parte di organizzazioni criminali. Le uniche prove presentate contro Rasulov hanno dimostrato solo che pregava 5 volte al giorno e che ascoltava delle cassette sulla religione islamica comunemente disponibili a meta' degli anni '90. Inoltre, Rasulov e' stato costretto a firmare dichiarazioni di auto-incriminazione sul suo presunto coinvolgimento in attivita' "estremiste". Secondo Human Rights Watch, le prove presentate non sostengono il verdetto per cui questo e' evidentemente un caso politico. Il processo e' iniziato il 3 Settembre a Tashkent. La Corte ha sostenuto le accuse dello Stato secondo le quali Rasulov ha diffuso idee "wahhabite", guardato "segretamente" videocassette, e ascoltato cassette che criticavano duramente il governo. In Asia centrale, il "wahhabismo" e' un termine dispregiativo per indicare i riti religiosi islamici che non cadono sotto lo stretto controllo statale, e si intende spesso per "islam fondamentalista". Ma coloro che vengono accusati di "wahhabismo" in genere non hanno affatto legami con il braccio "wahhabita" dell'islam sunnita. Dopo il suo arresto avvenuto il 24 Maggio, le autorita' Uzbeche avevano accusato Rasulov di aver recrutato giovani uomini per i "campi di addetramento per terroristi all'estero" e per i Talebani. Ma la corte ha respinto questa accusa. Secondo HRW, le autorita' Uzbeche hanno cercato di convincere la comunita' internazionale che Rasulov fosse coinvolto in attivita' terroristiche, ma e' chiaro che questo e' stato un tentativo di scoraggiare gli interventi a sua difesa per isolarlo, e di sfruttare i timori sul terrorismo.
Secondo Amnesty International, un altro uomo, Iskandar Khudoberganov, rischia di essere condannato a morte in un processo aperto il 26 Agosto a Tashkent. Lui e altri due uomini sono stati torturati prima del processo dalle autorita' per farli confessare su accuse inventate. I tre uomini sono stati accusati di estremismo religioso, di voler attentare all'ordine costituzionale e di far parte di gruppi illegali. Iskandar Khudoberganov e' stato anche accusato di "terrorismo" e "omicidio premeditato e aggravato" oltre che di essere stato addestrato in campi militari in Cecenia e Tajikistan con l'intenzione di rovesciare il governo Uzbeco con la violenza. Queste accuse possono comportare la pena di morte se confermate dalla corte. L'uomo si nascose nel Febbraio del 1999 quando scopri' che era ricercato dalla polizia per "terrorismo" ed "estremismo religioso". Nel tentativo di costringere la famiglia a rivelare il luogo dove si rifugiava, la polizia ha arrestato il padre e il fratello. In un'occasione, il padre, il fratello e la moglie sono stati portati al dipartimento di polizia a Tashkent dove sono stati costretti ad assistere alla tortura dei due uomini. Le autorita' minacciarono i familiari di torturare allo stesso modo il fratello di Iskandar. La moglie ha detto ad Amnesty: "il corpo di uno di quei due uomini era pieno di sangue. Allora ero incinta e sono svenuta quando ho visto la scena." Iskandar Khudoberganov e' stato arrestato in Tajikistan il 5 Febbraio 2002. La madre ha detto che dopo averlo rincontrato a Tashkent, lui le disse: "Mi hanno torturato per costringermi a confessare su tutte le accuse che si sono inventati. Se alla fine non avessi firmato la confessione, mi avrebbero ucciso."
L'Uzbekistan detiene migliaia di persone accusate di estremismo religioso. Secondo Amnesty International, molti degli arrestati sono stati torturati dalla polizia. Dopo l'esplosione di una bomba a Tashkent nel 1999 che le autorita' considerarono come un tentativo di uccidere il presidente Karimov, una serie di condanne a morte sono state imposte in processi giudiziari iniqui. Nel 1999, karimov dichiaro': "sono preparato a tagliare la testa a 200 persone, per sacrificare le loro vite, al fine di salvare la pace e la calma nella repubblica." Nel Settembre 2001, Karimov dichiaro' pubblicamente che 100 persone venivano condannate a morte ogni anno. Dall'inizio del 2002, sono state eseguite due condanne a morte nonostante gli interventi delle Nazioni Unite che chiedevano alle autorita' di sospendere le esecuzioni. Karimov, ex primo segretario del Partito Comunista Uzbeco, e' in carica come presidente della repubblica Uzbeca sin dalla conquista dell'indipendenza dall'URSS. E' possibile firmare una petizione di Amnesty per salvare Iskandar Khudoberganov e gli altri due uomini coinvolti nel processo in corso. La petizione e' disponibile al sito www.stoptorture.org
Human Rights Watch ha criticato le dichiarazioni del Segretario di Stato Americano, Colin Powell, secondo cui l'Uzbekistan sta facendo progressi sostanziali e continui nel rispettare gli impegni contenuti in una Dichiarazione Congiunta firmata con le autorita' Americane nel Marzo 2002. La Dichiarazione impegna il governo Uzbeco a rispettare i diritti umani e la democrazia. Secondo HRW, la mossa di Powell serve a garantire la continuazione dell'assistenza militare all'Uzbekistan. Una legge approvata dal Congresso a Luglio prevede lo stanziamento di 45 mln di dollari in assistenza militare al paese centroasiatico a patto che rispetti i diritti umani. Ma finora, sostiene HRW, non ci sono stati miglioramenti sostanziali. Il Dipartimento di Stato non sta usando la legge per gli scopi per cui era stata concepita. Nel 2002, gli aiuti finanziari militari all'Uzbekistan da parte degli USA hanno raggiunto la cifra di 173 milioni di dollari. Dopo l'11 Settembre, l'Uzberkistan e' diventato uno degli alleati chiave degli USA a causa della posizione strategica del paese nell'area centro-asiatica. Fonte: Human Rights Watch; Amnesty International; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it
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