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Amnesty scrive ad Uribe - Colombia
COLOMBIA
AMNESTY INTERNATIONAL AL PRESIDENTE URIBE: "E' ORA DI FARE LA SCELTA GIUSTA
PER I DIRITTI UMANI"
Nel momento in cui si insedia alla Presidenza
della Colombia, Álvaro Uribe Vélez non deve ignorare
che ha la responsabilita' di fare dei diritti umani di
tutti i colombiani una priorita', ha dichiarato oggi
Amnesty International.
In una lettera inviatagli in occasione del suo
insediamento, l'organizzazione ha sollecitato il nuovo
Presidente a sviluppare e realizzare politiche coerenti
e di ampia portata che affrontino la sempre piu' critica
situazione dei diritti umani.
"La nuova Presidenza inizia mentre la crisi dei
diritti umani in Colombia e' avvolta in una spirale e
milioni di persone subiscono le conseguenze
quotidiane della violenza politica e delle violazioni dei
diritti umani ad opera di entrambe le parti in conflitto"
ha dichiarato Amnesty International. "Il nuovo
Presidente e' ora di fronte a una scelta cruciale:
intraprendere azioni per affrontare la crisi dei diritti
umani o portare avanti politiche destinate a farla
aggravare" - ha affermato l'organizzazione.
La comunita' internazionale e le
organizzazioni per i diritti umani hanno identificato un
programma di azione di base che il governo dovrebbe
adottare per affrontare l'emergenza dei diritti umani:
questo programma puo' essere riassunto nelle
ripetute raccomandazioni formulate dalle Nazioni
Unite per porre fine all'impunita' nei confronti delle
violazioni dei diritti umani, combattere i gruppi
paramilitari e recidere i loro legami con le forze di
sicurezza e proteggere i difensori dei diritti umani ed
altri settori vulnerabili della societa' civile.
"Molti dei programmi annunciati dal
Presidente Uribe sembrano andare contro lo spirito di
queste raccomandazioni e minacciano di alimentare
un ulteriore peggioramento del conflitto, indebolire la
protezione della popolazione civile e rafforzare i
meccanismi che assicurano l'impunita' per le
violazioni dei diritti umani" - ha dichiarato Amnesty
International.
Nella sua lettera, l'organizzazione ha ribadito
le proprie preoccupazioni su alcuni specifici progetti
del Presidente Uribe. Tra questi: la creazione di una
milizia civile di un milione di informatori, che rischia di
trascinare ulteriormente nel conflitto la popolazione
civile e di consolidare la strategia dei paramilitari
sostenuti dall'esercito; la concessione dei poteri di
polizia giudiziaria alle forze armate e l'autorizzazione
ad effettuare perquisizioni nelle case e arresti senza
l'autorizzazione di un giudice, cio' che potrebbe
favorire la copertura delle violazioni dei diritti umani
perpetrate dalle forze di sicurezza o dai loro alleati
paramilitari; il ripristino della facolta' presidenziale di
dichiarare lo stato d'assedio, che potrebbe facilitare le
violazioni dei diritti umani rimovendo la supervisione
giudiziaria e legislativa e ignorando le tutele
internazionali sugli stati di eccezione.
"Il Presidente Uribe ha affermato che la
Colombia ha bisogno di una 'mano ferma' per
risolvere il conflitto, garantire la sicurezza e
contrastare il costante aumento dei livelli di violenza.
In realta', cio' di cui vi e' veramente bisogno e' la
ferma volonta' politica di proteggere e garantire i
diritti di tutti" - ha dichiarato Amnesty International.
"I governi che si sono succeduti in Colombia
hanno ampiamente mancato questo obiettivo ed
hanno permesso che i diritti umani venissero
sacrificati in nome della sicurezza e delle strategie
contro-insurrezionali. E' giunto il momento di capire
che la sicurezza non puo' essere ottenuta a scapito
dei diritti umani. E' ora, per il nuovo Presidente, di
fare la scelta giusta per i diritti umani in Colombia" -
ha concluso l'organizzazione.
"Ci auguriamo che il Presidente Uribe si
impegni in un dialogo aperto con Amnesty
International ed altre organizzazioni per discutere su
un tema di estrema importanza ed urgenza come
quello della difesa dei diritti umani in Colombia" ha
commentato Elisabetta Noli, vice presidente della
Sezione Italiana di Amnesty International.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 6 agosto 2002