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Foglio di Collegamento interno n. 96



Cari amici,
                  vi invio nel corpo di questo messaggio e in allegato Word
il numero 96 del nostro Foglio di Collegamento.

Vi prego di partecipare agli appelli urgenti per Napoleon e per Chris, che
erano minorenni al momento dell'arresto!

Notate l'articolo di attualità italiana sulle armi personali (n. 10)

Cordiali saluti

Loredana Giannini

N. B. Potete chiedere in qualsiasi momento di essere cancellati dalla lista
per l'invio del F. d. C.
         Se non volete ricevere l'allegato Word dal prossimo numero in poi,
fatecelo sapere

*******************
FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO

DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

Numero 96  -   Aprile 2002


Sommario:

1 ) LA BATTAGLIA CRUCIALE SULLA PENA DI MORTE AI MINORENNI
2 ) INVIAMO E-MAIL AI GIORNALI AMERICANI !!!
3 ) LICENZA DI UCCIDERE NAPOLEON, MINORENNE ALL'EPOCA DEL CRIMINE
4 ) PIETÀ PER CHRIS, MINORENNE ALL'EPOCA DEL DELITTO !
5 ) SI SCEGLIE LA GIURIA CHE DOVRÀ GIUDICARE JOHNNY PENRY
6 ) UCCISO HERNANDEZ, IL DETENUTO CON UNA SOLA GAMBA
7 ) CONCLUSO LO STUDIO SULLA PENA DI MORTE IN ILLINOIS
8 ) FINALMENTE OPERATIVO IL TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE
9 ) I DATI DI AMNESTY INTERNATIONAL SULLA PENA DI MORTE NEL 2001
10) UNA SOLUZIONE ALL'AMERICANA: ARMATE LA POPOLAZIONE!
11) COLLABORAZIONISTI E TERRORISTI, ALBERI CON RADICI COMUNI
12) INCONTRO DEL GRUPPO DI TORINO
13) E' USCITA LA NUOVA EDIZIONE DELL'OPUSCOLO DEL COMITATO
14) IL NOSTRO SITO È SCOMPARSO
15) NOTIZIARIO: ARIZONA, CALIFORNIA, GINEVRA, ROMA, NORTH CAROLINA



1) LA BATTAGLIA CRUCIALE SULLA PENA DI MORTE AI MINORENNI

Da quando hanno ripreso le esecuzioni nel 1977, gli Stati Uniti non si sono
vergognati di mettere a morte 18 minorenni all'epoca del reato loro
contestato. Dieci di queste esecuzioni sono avvenute in Texas. Attualmente
in America vi sono oltre 80 condannati a morte minorenni all'epoca del
delitto, 30 dei quali in Texas. Nei prossimi mesi di questo tetro anno 2002
ben quattro esecuzioni sono state programmate per persone che appartengono
a tale categoria, tre in Texas ed una in Missouri.
    In occasione del profondo ripensamento della pena di morte cominciato
dall'anno 2000 negli Stati Uniti sono stati sottoposti a critica alcuni
suoi aspetti particolarmente inquietanti, quali l'esecuzione di persone
innocenti, l'esecuzione di ritardati e di minorenni all'epoca del delitto,
la discriminazione razziale nell'inflizione delle condanne capitali. Se non
vi fosse stata un'attiva reazione dei ceti più conservatori degli stati del
Sud, sicuramente larghe brecce si sarebbero aperte negli ultimi due anni
nel sistema della pena capitale statunitense, cominciando dalla messa al
bando delle esecuzioni dei minorenni e dei ritardati mentali.
    Sulla proibizione della condanna a morte dei ritardati si possono
comunque annoverare alcuni risultati concreti: portando a 18 il numero
degli stati che non la consentono, nel corso del 2001 cinque stati hanno
escluso la pena capitale per i ritardati mentali ed una sentenza 'storica'
in merito è attesa di mese in mese da parte della Corte Suprema federale.
    Sembrava ci si avviasse anche verso il rapido superamento delle
esecuzioni per i minorenni: un sola di tali esecuzioni era avvenuta nel
2001, molte corti avevano bloccato queste esecuzioni e progetti di legge
per proibire la pena di morte per i giovanissimi erano stati formulati in
vari stati. Purtroppo su questo aspetto la reazione dei conservatori è
stata particolarmente forte tanto è vero che ora si affollano molte date di
esecuzione per i minorenni all'epoca del delitto. E' stato già programmato
che Napoleon Beazley debba morire in Texas il 28 p. v., Chris Simmons - che
si era salvato miracolosamente un mese fa - dovrà morire in Missouri il 5
giugno, poi seguono T. J. Jones (8 agosto) e Toronto Patterson (28 agosto)
entrambi in Texas. Altre date potrebbero essere fissate in questo anno in
cui - nella peggiore delle ipotesi - si potrebbe addirittura registrare il
nuovo record di esecuzioni di minorenni!
   Come abbiamo detto più volte, gli USA costituiscono il solo paese che -
in omaggio ad un'efferata tradizione - si ostina ad uccidere un rilevante
numero di minorenni all'epoca del delitto: delle 30 esecuzioni di minorenni
all'epoca del crimine compiute nel mondo negli ultimi dieci anni, 15 sono
state portate a termine negli Stati Uniti, le altre in Congo (una), Iran
(7), Nigeria (1), Pakistan (4), Arabia Saudita (1), Yemen (1). I due terzi
dei minorenni mandati a morte negli Stati Uniti erano neri. Il Governo
federale condannò a morte ragazzi indiani di dieci anni di età. Anche dopo
la seconda guerra mondiale fu ucciso un ragazzo di 14 anni, si chiamava
George Stinney e morì sulla sedia elettrica della South Carolina.
   La grande maggioranza dei condannati a morte minorenni negli USA
proviene da un ambiente familiare fortemente degradato, hanno subito
nell'infanzia gravi abusi e dimostrano capacità intellettive inferiori alla
media.
   I più importanti trattati internazionali in materia di diritti umani
vietano la pena di morte per i minorenni, trattati ai quali gli Stati Uniti
si rifiutano di sottostare. Ad esempio gli Stati Uniti sono il solo paese
che si è rifiutato di ratificare la Convenzione internazionale per i
Diritti dell'infanzia (se si eccettua la destrutturata Somalia).
   Contro l'esecuzione dei minorenni all'epoca del delitto deve essere
particolarmente sostenuta l'opposizione degli attivisti per i diritti
umani, opposizione che può trovare una forte eco nella stampa e
nell'opinione pubblica americana. Si tratta di combattere una battaglia
cruciale sul cammino che porta all'abolizione della pena di morte negli USA
e nel mondo.


2) INVIAMO E-MAIL AI GIORNALI AMERICANI !!!

I lettori collegati ad Internet, capaci di esprimersi in inglese e con
un'ora a disposizione, che volessero partecipare ad una campagna nei
riguardi dei media statunitensi contro la pena di morte inflitta ai
minorenni possono chiederci istruzioni scrivendo a prougeau@tin.it o
paulrougeau@tin.it


3) LICENZA DI UCCIDERE NAPOLEON, MINORENNE ALL'EPOCA DEL CRIMINE

La Corte Criminale di Appello del Texas (TCCA) in questi anni è stata un
indispensabile elemento della 'catena di lavorazione' che termina nel
mattatoio di Huntsville. La massima Corte criminale Texana ha una grande
responsabilità per il numero record di esecuzioni capitali in Texas
(ricordiamo che questo stato dal 1982 ad oggi ha portato a termine 266
esecuzioni, tre volte quelle della Virginia che lo segue in classifica con
85), tanto che la stampa l'ha frequentemente criticata per l'attitudine a
respingere i ricorsi dei condannati a morte 'con la semplice apposizione di
un timbro'. Negli ultimi due anni però alcuni interventi (peraltro confusi)
della TCCA avevano fatto sperare che qualcosa stesse cambiando al suo
interno, forse anche per riflesso di un atteggiamento meno spietato
dell'amministrazione del Governatore Perry succeduta a quella del
tristemente famoso George Bush. Le speranze sono state ben presto
ridimensionate da atti (confusi ed immotivati) di segno opposto compiuti
della stessa Corte.
    La Corte Criminale di Appello aveva sospeso con qualche ora di anticipo
l'esecuzione in Texas di Napoleon Beazley minorenne all'epoca del delitto,
fissata per il 15 agosto scorso. Per lui c'era stata una forte
mobilitazione: si erano espressi per la commutazione della sentenza perfino
18 parlamentari texani. In mancanza di questo 'stay', il condannato sarebbe
stato senz'altro ucciso perché gli era stata rifiutata la grazia e la Corte
Suprema federale si era divisa 3 contro 3 sulla richiesta degli avvocati
difensori di sospendere l'esecuzione. Uno stop può essere deciso dalla
Corte Suprema solo a maggioranza e nel caso di Beazley tre giudici si erano
astenuti dal votare perché in qualche modo legati alla vittima di Napoleon
(questi insieme a due complici uccise il padre di un giudice nel tentativo
di rubargli la sua Mercedes).  All'improvviso, il 17 aprile, la TCCA ha
annullato lo stay consentendo all'accusa di chiedere l'esecuzione del
condannato nel più breve tempo possibile. La nuova data di esecuzione è
stata fissata per il 28 maggio.
    "Sono passati otto anni dal giorno in cui il signor Luttig fu ucciso di
fronte a sua moglie ed è tempo che giustizia sia fatta in questo caso" ha
dichiarato il procuratore distrettuale Jack Skeen. Solo che  Napoleon
Beazley, che ora ha 25 anni, non aveva nessun precedente penale quando nel
1994, all'età di soli 17 anni, partecipò ad un maldestro tentativo di
rapina di un'auto nel corso della quale fu ucciso il padre di un noto
giudice. La giuria che condannò a morte quello spaurito ragazzo nero era
composta tutta di bianchi, in essa aleggiavano pregiudizi razziali.  Per
ottenere la  condanna a morte di Beazley la pubblica accusa 'comprò' con
uno sconto di pena la testimonianza dei due complici i quali affermarono,
contro ogni evidenza, che Beazley era una persona fredda e senza rimorsi.
In tal modo la giuria poté essere convinta del fatto che egli avrebbe
costituito un pericolo per la società se lasciato in vita. Il comportamento
di Napoleon Beazley in carcere è stato ammirevole, tanto da divenire uno
dei pochi 'premiati' con un lavoro.
   Vi preghiamo di mandare la vostra richiesta di grazia per Napoleon
Beazley al Governatore del Texas. Potete fotocopiare il testo che compare
più avanti o scrivere un vostro semplice appello. Inviate per Posta
prioritaria (affr. 0,77 *) la richiesta di grazia almeno una settimana
prima. Dopo il 21 maggio e fino al 28 potete usare il FAX. E' possibile
mandare un messaggio al Governatore tramite il suo sito Web (mettere come
stato di partenza il Texas oltre al proprio indirizzo completo con alla
fine '- Italy'). Compilate dunque la pagina al seguente indirizzo (che deve
essere ovviamente scritto tutto di seguito su una sola riga)
www.governor.state.tx.us/contact%20%20information/email/email_the_governor.htm

Per chi è collegato a Internet: è molto importante copiare e inviare il
paragrafo centrale dell'appello ("We  are/I am deeply impressed by the
crime...on the other side they are more capable to modify their
personality.") anche  ai giornali del Texas, Dallas Morning News (
letterstoeditor@dallasnews.com ) e Houston Chronicle ( hci@chron.com )

Traduzione dell'appello: Caro Governatore Perry, siamo fortemente
impressionati dal delitto cui partecipò  Napoleon Beazley a soli 17 anni di
età e comprendiamo la sofferenza dei parenti della persona che fu uccisa in
una rapina del 1994. La preghiamo però con grande forza e con grande
amicizia di riflettere sulla gravità dell'imposizione della pena di morte
ai minorenni all'epoca del crimine, fenomeno che ormai nel mondo non si
verifica praticamente più - neanche nei paesi più arretrati sulla strada
della civiltà. Napoleon Beazley non aveva precedenti penali e dopo la sua
incarcerazione ha dimostrato un comportamento esemplare. Ciò è  in accordo
col fatto che i giovanissimi sono da una parte meno responsabili dei loro
atti, dall'altra più suscettibili a cambiare la loro personalità. Caro
Governatore la preghiamo caldamente di intervenire sollecitando un gesto di
clemenza e di civiltà nei riguardi del suo concittadino Napoleon Beazley!



The Hon. Rick Perry
Governor of Texas
P.O. Box 12428
Austin, Texas 78711-2428 (USA)
Fax: 001 512 463 1849

Dear Governor Perry

We  are  deeply  impressed  by the crime to which Napoleon Beazley took
part when he was only 17 years old and we understand the grief of the
family of the person who was killed during a robbery in 1994. We
nevertheless beg you heartily and with deep friendship to think over the
seriousness of imposing death penalty to juveniles at the time of the
crime, because this is an event which at present extremely seldom takes
place in the world - not even it the most backward countries on the path
towards civilization. Napoleon Beazley had no penal precedent and after his
conviction he has shown a model behavior. And this accordingly to the fact
that on one side young people are less responsible of their acts, and on
the other side they are more capable to modify their personality.

Dear Governor, we beg you heartily to intervene urging a gesture of
clemency and of civilization in favor of your fellow citizen Napoleon Beazley!

Respectfully


4) PIETA' PER CHRIS, MINORENNE ALL'EPOCA DEL DELITTO !

Lo stato del Missouri stava per uccidere Christopher Simmons il 1° maggio
scorso per un omicidio da lui commesso nel 1993 quando aveva 17 anni di
età. All'ultimo momento un inaspettato e immotivato rinvio dell'esecuzione
al 5 giugno p. v. ha dato un po' di speranza a Chris ed ai suoi
sostenitori. Purtroppo nulla di nuovo si è verificato nel frattempo e la
sua eliminazione resta fissata per il 5 giugno. Dobbiamo riprendere e
intensificare l'invio di appelli in favore di questo condannato alle
autorità del Missouri!
   Ricordiamo che a Christopher Simmons, di intelligenza inferiore alla
media, la polizia fece confessare il delitto utilizzando minacce e
ingannevoli promesse di clemenza, senza l'assistenza di un avvocato e dei
genitori, in violazione dei suoi diritti costituzionali. Il suo avvocato
difensore non mise al corrente la giuria della condotta abusiva del
patrigno alcolizzato di Chris che lo percuoteva violentemente e lo indusse
dai primissimi anni a far uso di sostanze e di alcool, né fu detto alla
giuria dei suoi problemi mentali (e dell'uso della droga e dell'alcool),
tutti fattori, questi, che potevano aver diminuito la consapevolezza del
giovane al momento del crimine. In carcere Simmons ha mantenuto una
condotta esemplare facendo grandi progressi sul piano morale ed anche
intellettualmente.
   Inviate al Governatore Holden - dopo averlo fotocopiato, firmato e
completato col vostro esatto indirizzo postale - l'appello che vi
suggeriamo più avanti, o un breve appello da voi composto.

Traduzione: Caro Governatore Holden, sono costernato per l'omicidio che il
diciassettenne Christopher Simmons commise nel 1993. Tuttavia il mio dolore
e tutta la mia solidarietà per la famiglia della signora Shirley Crook non
mi impediscono di provare orrore per l'esecuzione del Sig. Simmons
programmata in Missouri per il 1 maggio p.v. : la sua uccisione a sangue
freddo non potrebbe riparare al male che fu commesso nel 1993. In tutto il
mondo la minore età viene considerata un'attenuante tale da evitare la pena
di morte; nel caso di Christopher Simmons l'ambiente abusivo nel cui egli
passò la sua infelice infanzia e la condotta esemplare che egli ha
mantenuto in carcere sono ulteriori motivi per avere pietà di lui. Caro
Governatore Holden la prego caldamente di usare il potere inerente alla sua
alta carica e di concedere la clemenza esecutiva a Christopher Simmons!

The Hon. Bob Holden
Governor of Missouri
PO Box 720
Jefferson City, MO 65102-0720

Dear Governor Holden:
I am dismayed for the murder committed in 1993 by Christopher Simmons, who
at that time was seventeen years old. My grief and my solidarity in behalf
of Mrs. Shirley Crook's family do not, nevertheless, prevent me from
feeling horror for Mr. Simmons' execution, scheduled in Missouri next June
5th. His cold blooded killing could not repair the evil committed in 1993.
All over the world young age is considered such a mitigating factor that it
prevents from undergoing the death penalty; in Christopher Simmons' case,
the abusive environment in which he spent his unhappy childhood and his
exemplar behaviour in prison are further reasons to have mercy of him.
Dear Governor Holden, I heartily beg you to use the authority of your
office and to grant executive clemency to Christopher Simmons!
Respectfully


Data l'urgenza, inviate subito l'appello per Posta prioritaria (affrancate
con 0,77 ) o via fax al numero: 001 573 751 1495. Potete anche raggiungere
il Governatore tramite il suo sito Web, se non avete tempo per inviare il
vostro appello per posta o fax:  http://www.gov.state.mo.us/mail1.htm


5) SI SCEGLIE LA GIURIA CHE DOVRA' GIUDICARE JOHNNY PENRY

Tra grandi discussioni, con grande spazio sulla stampa, il terzo processo a
John Paul Penry si avvicina al momento dibattimentale. Si tratta di
ripetere la seconda fase del processo annullata per la seconda volta dalla
Corte Suprema federale. Dopo aver preso atto compiutamente di tutte le
possibili attenuanti (oltre alle possibili aggravanti) la giuria dovrà
decidere una nuova sentenza di morte oppure una condanna a vita
(teoricamente con la possibilità di uscita sulla parola non prima di 40
anni). I difensori dicono che il condannato vuole vivere e passare il resto
della sua vita in carcere e che non vi sarà il rilascio sulla parola.
   Il processo è stato spostato dalla Contea di Polk, vicina al luogo dove
avvenne il crimine di Penry, alla Contea di Montgomery a circa 70
chilometri di distanza, che si presume costituisca un ambiente meno
prevenuto nei riguardi dell'accusato. Negato dal giudice un rinvio del
processo ad un momento successivo all'attesa sentenza della Corte Suprema
federale sulla liceità di condannare a morte i ritardati mentali, l'11
aprile, una giuria faticosamente scelta tra 200 candidati, dopo aver
ascoltato per 6 giorni pareri contrastanti degli esperti chiamati dalla
difesa e dall'accusa il parere del personale carcerario, ha stabilito (come
era avvenuto nei due precedenti processi) che l'imputato è sufficientemente
competente per poter essere processato. "Siamo felici ma abbiamo ancora una
lunga battaglia davanti a noi" ha esclamato Ellen May, nipote di Pamela
Carpenter, vittima di Johnny Penry, e portavoce della famiglia.
   La costituzione di una diversa giuria, quella che deciderà la pena da
infliggere all'imputato, è cominciata il 29 aprile. Si stima che la
costituzione della giuria richiederà sei settimane e che la fase
dibattimentale durerà poi circa un mese. Gli avvocati dell'accusa e della
difesa hanno cominciato col somministrare dei questionari ad un migliaio di
potenziali giurati che verranno poi interrogati uno ad uno. Ellen May
nell'occasione ha dichiarato: "A questo punto non posso intravedere una
fine, non posso. Anche se egli riceve una sentenza di morte, noi dovremo
ancora attendere anni di appelli."


6) UCCISO HERNANDEZ, IL DETENUTO CON UNA SOLA GAMBA

A marzo numerosi articoli di giornale si erano occupati di Rodolfo
Hernandez un detenuto del braccio della morte del Texas la cui esecuzione
era stata fissata per il 21 di quel mese. Hernandez denunciava alla stampa
l'amministrazione carceraria che gli negava un arto artificiale con il
quale avrebbe potuto vivere più dignitosamente gli ultimi giorni e recarsi
con i propri passi nella camera dell'esecuzione. Le autorità avevano
respinto la richiesta del condannato cui era stata amputata la gamba
sinistra andata in cancrena per il diabete. Due giorni prima
dell'esecuzione però Rodolfo Hernandez ha dichiarato di volersi liberare la
coscienza prima di morire riferendo le informazioni in suo possesso su
dodici delitti cui aveva partecipato più o meno direttamente. Fino
all'ultimo il Governatore si è rifiutato di concedere un rinvio
dell'esecuzione per consentire ad Hernandez di fornire particolari utili a
chiarire i delitti e a perseguire alcune delle persone coinvolte. Solo 2
minuti prima dell'ora fissata per l'esecuzione il Governatore Perry ha
risposto affermativamente alle richieste congiunte dell'avvocato di
Hernandez e della polizia, ordinando uno stay di 30 giorni come è in suo
potere. La polizia, inizialmente molto scettica, ha potuto alla fine
raccogliere molti dati riconoscendo che Hernadez era stato capace di
dimostrare la sua partecipazione ad otto o nove omicidi. Forse il
condannato ha sperato di avere un maggior lasso di tempo da vivere qualora
fosse stato ritenuto un testimone utile dalla pubblica accusa. Così non è
stato: l'accusa ha chiesto che la nuova data di esecuzione fosse fissata
nel più breve tempo possibile. Hernandez, trasportato con una sedia a
rotelle nella Camera della morte di Huntsville, è morto sul lettino
dell'iniezione letale quaranta giorni dopo, il 30 aprile 2002.


7) CONCLUSO LO STUDIO SULLA PENA DI MORTE IN ILLINOIS

Il governatore George H. Ryan, un repubblicano proveniente dalla carriera
giudiziaria, dichiarato sostenitore della pena di morte, era rimasto
profondamente scosso dai tredici annullamenti di condanne capitali avvenuti
nel suo stato - spesso in maniera fortunosa e all'ultimo momento -  a
fronte delle dodici esecuzioni portate a termine. Dal timore di autorizzare
la probabile uccisione di  innocenti, scaturì nel gennaio 2000 il gesto
veramente coraggioso di Ryan di bloccare tutte le esecuzioni capitali in
Illinois e di istituire una commissione di studio sulla pena di morte.
Vista come il fumo negli occhi dai colleghi di partito più conservatori, a
cominciare dal texano George Bush, la proclamazione della moratoria ha
avuto un costo politico per George Ryan, ma quest'ultimo ha rintuzzato
senza deflettere per oltre due anni ogni tipo di attacco.
   Il 15 aprile la Commissione governatoriale ha concluso i suoi studi e ha
fornito le sue conclusioni al Governatore. Pur essendo in maggioranza
convita che solo l'abolizione della pena capitale potrebbe assicurare che
non vengano portate a termine esecuzioni ingiuste, la Commissione si è
limitata al mandato che le fu conferito fornendo indicazioni per migliorare
il sistema della pena di morte nello stato. In un lungo rapporto ne ha
fornite oltre ottanta, a cominciare dall'istituzione di un organismo
statale che controlli e filtri le richieste di imputazioni capitali fatte
dai pubblici accusatori, la proibizione della pena di morte per i ritardati
mentali, la videoregistrazione degli interrogatori dei sospetti, il
controllo dell'uso di informatori tra i detenuti, la proibizione di
arrivare ad una condanna sulla base di un'unica testimonianza, regole
rigorose per non influenzare il riconoscimento dei sospetti nei confronti
disposti dalla polizia.
   Il Governatore ricevendo il rapporto ha ringraziato gli autori e ha
dichiarato di volerlo studiare a fondo prima di prendere qualsiasi
decisione. Non è del tutto infondata l'ipotesi che il Governatore Ryan,
giunto alla fine delle sua carriera politica e sottoposto ad una inchiesta
per uso di denaro pubblico a fini elettorali, abbia maturato un sostanziale
scetticismo nei riguardi della pena capitale e voglia chiudere la sua
carriera con un'ultima offensiva contro di essa.


8) FINALMENTE OPERATIVO IL TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE

Con la sessantesima ratifica, depositata presso il Segretariato Generale
delle Nazioni Unite, lo Statuto del Tribunale Penale Internazionale (TPI)
approvato a Roma il 17 luglio del 1998 diviene finalmente operativo ed
entrerà in vigore il 1° luglio di quest'anno. Il TPI funzionerà in base al
principio della complementarità, intervenendo tutte le volte in cui i paesi
parte del trattato non perseguiranno adeguatamente coloro che si siano resi
responsabili di crimini di guerra, genocidi o crimini contro l'umanità.
   Amnesty International, che da anni è fortemente impegnata per realizzare
questo strumento indispensabile per perseguire in modo non arbitrario e
discriminatorio tutti i responsabili delle più gravi violazioni dei diritti
umani, ha salutato con grande soddisfazione la sessantesima ratifica. I
precedenti casi in cui sono stati istituiti tribunali internazionali 'ad
hoc' (Norimberga e Tokyo dopo la II guerra mondiale, ex Iugoslavia, Ruanda)
non hanno mancato di destare perplessità per un uso vendicativo o a senso
unico della giustizia o per una sostanziale inefficienza.
   Ora Amnesty sottolinea che è necessario modificare in fretta le
legislazioni dei singoli stati per consentire il funzionamento del TPI.
Anche l'equilibrata nomina di giudici qualificati, l'accredito di fondi per
il funzionamento del tribunale e la rapida risoluzione dei problemi pratici
sono condizioni perché il TPI si dimostri fin dal principio all'altezza
delle aspettative e dei grandi ideali che lo hanno ispirato.
   Notiamo che tra le possibili sanzioni irrogabili dal TPI, che perseguirà
i crimini peggiori in assoluto, non rientra la pena di morte. Tuttavia vi
rientra l'ergastolo che, quale 'pena senza fine', limita per principio il
diritto alla vita (vita intesa non come mera sopravvivenza ma come
possibilità di ravvedimento e di reintegro nel contesto sociale).
   Netto e quasi sprezzante il rifiuto degli Stati Uniti d'America a far
parte del TPI, anche in contrasto con il tradizionale alleato inglese che
si è recentemente portato sulla posizione dei paesi più civili. L'assenza
degli USA indebolisce di molto la portata e il prestigio del TPI e, di
conseguenza, indebolisce il peso dei diritti umani nel mondo.  Ricordiamo
che l'opposizione americana risale al 1998 quando la Conferenza diplomatica
internazionale di Roma approvò lo Statuto del TPI con 120 voti favorevoli
registrando solo 7 voti contrari tra cui quello degli Stati Uniti (che si
unirono a stati quali la Cina, la Libia e l'Iraq) e 21 astensioni.


9) I DATI DI AMNESTY INTERNATIONAL SULLA PENA DI MORTE NEL 2001

Tre paesi hanno abolito la pena di morte nel corso del 2001 portando a 111
il numero dei paesi abolizionisti de iure o de facto e riducendo ad 84
quelli ritenzionisti. Nello scorso anno sono state documentate almeno 3048
esecuzioni in 31 paesi, il 90% delle quali  portate a termine in quattro
paesi: Cina (almeno 2468, di cui  1781 tra aprile e luglio durante la
campagna anticrimine 'Colpire duro!'), Iran (almeno 139), Arabia Saudita
(almeno 79) e Stati Uniti d'America (66). Si nota un raddoppio delle
esecuzioni documentate rispetto all'anno precedente dovuto esclusivamente
all'apporto della Cina. In tre casi, verificatisi in Iran, Pakistan e Stati
Uniti, i prigionieri uccisi avevano meno di 18 anni all'epoca del crimine.
   Questi dati sono contenuti nei documenti di Amnesty International sulla
pena di morte nell'anno 2001 resi noti il 9 aprile. Un rapporto di oltre 40
pagine si può trovare andando nel sito principale di A. I. (all'indirizzo
www.amnesty.org),  cliccando: Find out more about the Death Penalty e poi:
Developments in 2001. Molto utile l'espressivo documento sintetico
intitolato: Facts and Figures on the Death Penalty.
   Dopo la pubblicazione dei dati di Amnesty, il Ministero degli Esteri
cinese ha sentito il bisogno di precisare che le accuse alla Cina di un uso
eccessivo ed arbitrario della pena di morte sono del tutto infondate: è
vero che durante la campagna 'Colpire duro!' la polizia, gli accusatori e i
giudici furono incoraggiati a catturare, processare e condannare un maggior
numero di criminali, ma le autorità hanno controllato l'uso della pena
capitale e rivisto i casi di tutti i condannati a morte. (Troviamo queste
affermazioni ancora più sconcertanti delle rassicurazioni che forniva l'ex
Governatore del Texas George Bush sul corretto uso della pena di morte nel
suo stato.)


10) UNA SOLUZIONE ALL'AMERICANA: ARMATE LA POPOLAZIONE!

Assai pericolosa in Italia si potrebbe rivelare l'idea avanzata a fine
aprile di scoraggiare i crimini violenti dotando un gran numero di
cittadini di armi di difesa personale. Purtroppo non ci troviamo di fronte
alla richiesta estemporanea di una persona qualunque esasperata da una
disavventura personale, ma ad una proposta avanzata da uomini di governo!
   Può sembrare una mossa lapalissiana per diminuire il senso di
insicurezza della popolazione spaventata dai crimini, consentire a tutti di
armarsi. Tuttavia occorre osservare in primo luogo che il senso di
insicurezza dipende da molti fattori e non soltanto del tasso di
criminalità. Più dei dati oggettivi sulla criminalità, può generare forti
emozioni nel pubblico il modo in cui i crimini vengono riportati dai media.
   Le stesse promesse fatte dei politici (da Rutelli a Berlusconi) di
garantire "città più sicure", suonando come una conferma dell'esistenza di
un elevato pericolo criminale, aumentano il senso di insicurezza. Anche il
maggior grado di benessere della classe media produce ansia per la
possibile perdita dei beni posseduti.
   Se agire sul sistema sociale con azioni che tendano a diminuire per
quanto possibile la probabilità dei reati è un dovere dei governanti,
perniciosa si può rivelare la doppia strategia che da una parte rafforza il
senso di insicurezza e dall'altra conquista il favore del pubblico con
l'emanazione di norme repressive e violente nei riguardi della criminalità.
   Ci inorridisce che uomini di governo si rapportino ai problemi di
pubblica sicurezza in termini sempre più emotivi anziché razionali, per
esempio con l'imbarbarimento del codice penale minorile, con l'occhio ai
sondaggi di opinione più che ai dati relativi alla criminalità.
   Dobbiamo opporci finché siamo in tempo allo scivolamento verso una
risposta sempre più ottusa e violenta della società italiana nei riguardi
del crimine, una società peraltro sempre meno disposta ad approfondire e
contrastare le cause reali della devianza.
   Già da una prima riflessione emergono con evidenza le cause sociali che
influiscono sul tasso reale di criminalità: i delinquenti appartengono in
gran parte alle fasce di popolazione emarginata in una società sempre più
competitiva e orientata al "successo". Una condizione effettiva di
emarginazione - ma anche la percezione soggettiva di una sconfitta nella
corsa al successo - è la molla principale che spinge settori delle giovani
generazioni dei paesi ad economia liberista verso la delinquenza.
   Senza allargare troppo il discorso, per valutare l'impatto che può avere
una risposta emotiva e demagogica alla delinquenza e la larga diffusione
delle piccole armi da fuoco, possiamo riflettere su alcuni dati che
riguardano gli Stati Uniti d'America.
   Non tutti sanno che gli Stati Uniti avevano in pratica abolito la pena
di morte tra gli anni sessanta e settanta e che nei decenni successivi la
ripresa esponenziale delle esecuzioni capitali è avvenuta di pari passo con
l'elezione alle cariche politiche, amministrative e giudiziarie di
personaggi che in campagna elettorale fomentavano il senso di insicurezza
della gente promettendo risposte sempre più dure al crimine, a cominciare
dalle esecuzioni capitali. L'elevato "rendimento elettorale" della pena di
morte indusse anche i democratici, dopo la sconfitta dell'abolizionista
Dukakis, a cominciare da Clinton, a imitare i repubblicani rinunciando alla
loro consolidata opposizione al patibolo.
   E' nota la grande diffusione delle armi personali negli Stati Uniti,
dalle pistole ai fucili mitragliatori da guerra: vi è quasi un'arma
personale per ogni cittadino, uomo o donna, lattanti compresi. Si tratta di
armi cariche che finiscono con lo sparare, ferire od uccidere. In confronto
con le centinaia di omicidi che avvengono annualmente in Italia, vi sono
quindicimila omicidi l'anno negli USA (e negli anni scorsi si è arrivati ad
oltre ventiduemila). Si uccide con grande leggerezza: giovanissimi sparano
a sangue freddo per impossessarsi di un'automobile, di un portafogli o di
un po' di droga. Coloro che entrano negli appartamenti per rubare sono
armati e non esitano a far fuoco non solo ad un minimo cenno di resistenza
degli occupanti ma anche in modo preventivo. Come non vedere nel disprezzo
per la vita umana mostrato dai piccoli delinquenti il riflesso dei
sentimenti di una popolazione violenta e armata? Il ricco che spara e
uccide "per legittima difesa" se la passa senza nessuna conseguenza, ma
molto spesso spara per primo il poveraccio, il piccolo delinquente che sa
di rischiare comunque la vita.
   Pur essendoci negli Stati Uniti un numero di reati contro la proprietà
non superiore al dato europeo, lì sono molto più frequenti le rapine. Il
tasso di omicidi è addirittura dieci volte maggiore. Rispetto agli altri
paesi occidentali, negli USA le armi da fuoco sono molto più usate dai
criminali. Ad esempio negli Stati Uniti queste ultime vengono impiegate nel
41% delle rapine e nel 68% degli omicidi, in Inghilterra le corrispondenti
percentuali sono del 5% e del 7%.
   E' evidente che in Italia una maggiore diffusione delle armi da fuoco
farebbe fare un "salto di qualità" ai criminali comuni, quelli che
attualmente attentano soltanto ai beni del prossimo e che non si
sognerebbero di uccidere. Non ne guadagnerebbe la nostra sicurezza e la
nostra civiltà ma soltanto i fabbricanti e i mercanti di armi. Quale
sarebbe il passo successivo? Forse adottare la pena di morte per adulti e
minorenni come avviene negli USA? Forse costruire nuove prigioni per tenere
'dentro' un numero sempre più alto di detenuti?
   Negli Stati Uniti una diminuzione del (sempre elevatissimo) tasso di
criminalità si è potuto ottenere negli ultimi anni costruendo velocemente
enormi prigioni e incarcerando un'elevata percentuale della popolazione
(costituita soprattutto da neri ed ispanici). A partire dai 380 mila
detenuti degli anni settanta si è superata nel 2000 la soglia dei due
milioni di detenuti (senza contare i minorenni imprigionati) che possiamo
confrontare con i 50 mila detenuti italiani. Se si aggiungono coloro che
sono fuori sulla parola o sotto sorveglianza arriviamo a quasi sei milioni
di cittadini in regime penale su 275 milioni di persone.
   Il problema delle carceri americane è arrivato ad un punto critico. Ogni
detenuto costa in media 20 mila dollari l'anno. Le prigioni costano troppo
(molto più di quanto sarebbero costati interventi nel sociale diretti alla
prevenzione del crimine). Alcuni stati spendono di più per incarcerare i
giovani che per la loro istruzione nei college. Il Washington Post si
domanda con grande preoccupazione che cosa succederà quando verranno
liberati gli attuali detenuti, esacerbati da condizioni di detenzione
durissime e formati alla scuola del crimine dai peggiori compagni di
prigionia.
   Si sarebbe in tempo per prevenire una nuova crescita degli omicidi con
una limitazione del possesso delle armi da fuoco? Alcuni saggi ma timidi
tentativi di ridurre la circolazione delle armi personali sono stati fatti
recentemente specie sotto l'amministrazione Clinton, tutti stroncati sul
nascere dalla lobby delle aziende armiere che non hanno avuto pudore nel
tratteggiare positivamente lo stereotipo storico del cittadino americano
armato. Simili iniziative non verranno ripetute dall'amministrazione Bush.
Anche se qualcuno ci provasse si troverebbe davanti ad enormi difficoltà:
tanto è facile armare così è difficile disarmare.


11) COLLABORAZIONISTI E TERRORISTI, ALBERI CON RADICI COMUNI

Indubbiamente il popolo palestinese oppresso è oggetto di profonda
compassione da parte di coloro che si schierano dalla parte  dei più deboli
e dei sofferenti.
   Ci sono però dei Palestinesi per cui pochissimi provano sentimenti di
pietà e di comprensione: sono i cosiddetti "collaborazionisti" che in
questi giorni vengono "giustiziati" a decine per essere poi gettati in
pasto alla folla, che esulta infierendo sui loro cadaveri mutilati e
insozzati dal fango e dagli sputi. Vediamo spesso, tra quelli che
infieriscono vilmente sui cadaveri dei collaborazionisti uccisi, dei
bambini, i più deboli nella società, coloro che non avrebbero il coraggio,
la possibilità e la forza di colpire un uomo vivo. Queste immagini
ricordano vividamente le foto riprese in America in occasione dei linciaggi
che avvenivano tra l'ottocento e il novecento.
   Alcuni sospetti di collaborazionismo vengono condannati a morte in un
processo più o meno regolare magari dopo un periodo di detenzione. Il 7
aprile sei collaborazionisti sono stati condannati a morte da un tribunale
militare dopo alcuni mesi di detenzione nella striscia di Gaza (uno di loro
che ha solo 15 anni di età ha avuto la sentenza commutata in 15 anni di
lavori forzati). Per la loro esecuzione, come per quella di altri 40
condannati per lo stesso reato,  occorrerà l'approvazione scritta di Yasser
Arafat. Tuttavia buona parte dei sospetti di collaborazionismo vengono
direttamente passati per le armi da 'militanti palestinesi' particolarmente
zelanti e poi spesso esposti in pubblico e dati in pasto alla folla.
   La gravità di una tale primitiva amministrazione della pena di morte, al
di fuori di regole giudiziarie e procedure garantite, non può che ricevere
una condanna recisa, veemente e definitiva. Se la pena di morte è
considerata nella maggioranza dei paesi del mondo una violazione alla
sacralità della vita umana, perché così pochi alzano la voce per fermare
queste atroci esecuzioni sommarie dei collaborazionisti?
   Anche per me (e quindi a maggior ragione per chi non è un convinto
abolizionista) è più difficile arrivare a capire le motivazioni che animano
un collaborazionista (e quindi provare per lui pietà) di quelle che
spingono un essere umano a compiere un delitto, immediato e diretto, nei
confronti di un suo simile. Ci pare infatti più vile l'azione di chi
"vende" ai nemici del suo popolo una vita umana, mentre nel secondo caso
una possibile infermità mentale, un'infanzia violata, la crescita in un
ambiente miserevole e squallido rendono più comprensibile un comportamento
omicida.
   Ho riflettuto a lungo provando a pensare a due persone, che crescono in
un ambiente poverissimo, dove anche le necessità basilari vengono
soddisfatte a fatica. Immagino queste due persone, giovanissime, che vedono
languire intorno a sé i loro amici e i loro cari, per l'indigenza, i
maltrattamenti, la scarsità di cure. Entrambi questi giovani vogliono una
vita migliore. Uno di questi ha un carattere forte, aggressivo, è capace,
fisicamente e moralmente, di lottare per sopravvivere, riconosce
l'ingiustizia e cova odio verso i responsabili delle sofferenze sue e dei
suoi cari. Se questa persona  porterà alle estreme conseguenze il suo odio
e il suo desiderio di vendetta, egli potrà divenire un terrorista, capace
di uccidere anche dei 'nemici' indifesi (come le donne e i bambini che
vengono fatti saltare in aria negli attentati). L'altro uomo ha un
carattere debole, è incapace fisicamente e moralmente di far fronte alla
sua insostenibile situazione. Un uomo così, per sopravvivere, sarà indotto
a cercare di rendersi accettabile a chi lo opprime, nel tentativo di
riceverne vantaggi e favori, sia pure pagati con un alto prezzo morale.
Questa è la potenziale origine di un collaborazionista, che arriva a
commettere l'infamia di tradire chi si fida di lui.
   Ci troviamo dunque di fronte a due figure entrambe giunte alla
disperazione, sia pure in direzioni opposte. Due figure da condannare. Ma
chi deve essere condannato? Solo i terroristi e i collaborazionisti, o non
forse anche chi ha oppresso e continua ad opprimere il popolo al quale
costoro appartengono, costringendo le persone a scelte drammatiche che
possono condurre a gesti di follia?
   Ma perché i Palestinesi infieriscono sui collaborazionisti? Non si
rendono conto che anch'essi sono vittime della stessa tirannia? Non
capiscono che quell'odio cieco e smisurato non nuoce affatto ai
responsabili dell'oppressione? Non capiscono di essere stolte vittime del
circolo perverso della violenza che chiama violenza? (Grazia)


12) INCONTRO DEL GRUPPO DI TORINO

Il 7/4/2002 si tiene il sesto incontro del "Gruppo Torino". Sono presenti:
Silvia Caiezza, Anna Maria e Giovanni Esposito, Elisa Ferrero (della
Comunità di Sant'Egidio), Grazia Guaschino, Antonietta Passarelli, Laura Di
Benedetto, Luisa Vailati.
   Si comincia con una relazione su tutto quanto accaduto dalla visita di
Dale Recinella in poi. Grazia riferisce ai presenti come gli interventi di
Dale abbiano determinato un vivo interessamento da parte di molte persone
che si sono avvicinate al problema "pena di morte" per la prima volta:
diverse organizzazioni parrocchiali hanno deciso di continuare il discorso
e di battersi per la causa abolizionista organizzando raccolte di firme e
altre attività, le Suore Missionarie della Consolata di Grugliasco hanno
iniziato una corrispondenza con un condannato cattolico in Florida, il
Comune di Collegno, grazie all'attivissima Suor Casimira, sta continuando a
lavorare su temi di impegno sociale e di tutela dei diritti umani.
   Si parla della videocassetta prodotta durante la conferenza di Dale al
Centro Studi Sereno Regis: alcuni dei presenti ne vorrebbero una copia;
probabilmente presto verrà realizzata una versione ridotta dell'originale,
da mettere in vendita o a disposizione di quanti la richiedano.
   Si approfondisce il significato delle parole di Dale: "Aiutatemi a
smettere di svolgere questo mio lavoro" (Egli si riferiva alla sua attività
di assistente spirituale dei condannati a morte): davvero egli ci ha
chiesto e desidera che il suo messaggio e la campagna abolizionista vengano
divulgate al massimo, per ottenere vasti consensi e una sempre maggiore
pressione da parte delle popolazioni amiche degli Americani, affinché
inducano gli Americani stessi a riflettere, a mutare atteggiamento e a
chiedere a loro volta a gran voce l'abolizione della pena di morte.
   Grazia riferisce poi il contenuto essenziale della riunione telematica
del Direttivo del 25/3 u.s., comunicando l'ingresso nel Direttivo di Anna
Maria Esposito, e informando della decisione  di effettuare un maggior
numero di tali riunioni telematiche, al fine di far circolare meglio e più
rapidamente le informazioni e le idee fra i vari consiglieri.
   Quanti non potranno prendere parte alla riunione dell'assemblea dei soci
che avrà luogo a Firenze il 5/5 p. v. faranno conoscere all'assemblea
tramite Anna Maria e Grazia proposte, idee e suggerimenti atti a migliorare
e a intensificare l'attività del nostro Comitato. Grazia riferisce il
successo dei nostri interventi nelle scuole: Anna Maria dice che tra
qualche settimana ci sarà il Collegio Docenti alla sua scuola e che durante
tale incontro, intende farsi comunicare dalle varie insegnanti i risultati
conseguenti alla nostra visita. In questi giorni infatti molte
professoresse hanno invitato i ragazzi a svolgere temi o a compilare brevi
relazioni su quanto udito da noi e sulle loro osservazioni e reazioni in
merito.
Si sottolinea l'enorme importanza di continuare a sensibilizzare i giovani
su queste problematiche, e Laura, collega di Antonietta, propone di
avanzare la richiesta di nostro intervento alla scuola in cui insegna
(Istituto Tecnico Plana).
   A questo punto Grazia chiede ad Elisa di effettuare un incontro
"ufficiale" di conoscenza e di confronto tra il nostro Comitato qui a
Torino e la Comunità di Sant'Egidio. Elisa risponde che la cosa le farebbe
molto piacere, spiegando tuttavia che la Comunità di Sant'Egidio non si
occupa solo di pena di morte ma anche di molte altre problematiche sociali,
per cui solo pochi elementi a Torino lavorano nel settore. Ritiene comunque
molto proficuo anche per loro un incontro con noi, per scambiarci
informazioni e per organizzare attività "a due nomi" in scuole e
parrocchie. Si è infatti detto come sarebbe utile, oltre a continuare il
discorso nelle scuole, estendere l'invito al dibattito nelle sedi
parrocchiali frequentate dai gruppi di giovani e di adulti. A tale fine
sarebbe molto bello poterci presentare, noi Comitato Paul Rougeau, insieme
alla Comunità di Sant'Egidio, ai vari parroci con la richiesta di
intervenire in occasione degli incontri dei loro gruppi.
   Elisa parla di Dominique Green, Afroamericano nel braccio della morte
del Texas, la cui storia tristissima è purtroppo simile a moltissime altre.
Dominique è stato "adottato" dalla Comunità di Sant'Egidio che sta
sostenendo le spese legali per lui nel tentativo di salvarlo dalla morte.
Considerato che i vari punti specifici del nostro lavoro abolizionista sono
stati trattati e che c'è ancora tempo, Grazia parla della conferenza contro
la guerra, tenuta dal giornalista e scrittore  Tiziano Terzani, alla quale
ha assistito a Milano alcune settimane fa. Si è trattato per lei di
un'esperienza fortissima; Terzani, autore tra l'altro di splendidi libri
sulla vita e la storia contemporanea dell'Oriente, è una persona ricca di
fascino e di spiritualità, che riesce a coinvolgere profondamente, tra
sorrisi e lacrime, il suo foltissimo pubblico di ogni età, attraverso le
sue parole accorate contro ogni forma di violenza, in particolare contro la
violenza bellica cieca e devastante.
   Grazia riferisce di aver parlato a Terzani dopo la sua lunga conferenza
(quasi tre ore, letteralmente volate!) e di avergli dato un opuscolo del
Comitato. Egli si è complimentato per l'attività che svolgiamo in difesa
dei diritti umani e ha esortato il Comitato a continuare e a non arrendersi.
Grazia mostra ai presenti il libro  di Terzani "Lettere contro la guerra"
di cui propone la lettura. Congedandosi, Elisa lascia il libretto dedicato
a Dominique Green, realizzato dalla Comunità di Sant'Egidio, in cui sono
riportati alcuni suoi disegni e poesie, in cambio prende un opuscolo del
nostro Comitato. Silvia Caiezza, che disegna molto bene, si offre di
realizzare immagini per cartoline da stampare poi per il Comitato. (Grazia)


13) E' USCITA LA NUOVA EDIZIONE DELL'OPUSCOLO DEL COMITATO

La precedente edizione del nostro Opuscolo risaliva all'inizio del 2001 ed
era ormai tempo di procedere ad un aggiornamento e ad una approfondita
revisione di questo utile libricino di 60 pagine del quale sono stato
distribuite in passato più di mille copie, di cui 140 nello scorso anno.
   L'edizione completamente rinnovata uscita un mese fa riporta i più
recenti dati sulla pena di morte nel mondo e in particolare negli USA e in
Texas, gli indirizzi aggiornati dei comitati e dei corrispondenti dei
detenuti, più accurate e puntuali indicazioni per chi vuole corrispondere
con i prigionieri dei bracci della morte.
   Molto utile per un prima informazione di base sul problema della pena
capitale e per far conoscere la nostra organizzazione, l'Opuscolo può
essere distribuito nelle manifestazioni abolizioniste. Ha un prezzo
'politico' di 1,60 * a copia. Richiedetecelo aggiungendo (per qualsiasi
numero di copie) un contributo per le spese di spedizione di 0,77 *.


14) IL NOSTRO SITO E' SCOMPARSO

Come molti di voi avranno notato, da circa due mesi il sito Web del
Comitato Paul Rougeau all'indirizzo http://utenti.tripod.it/paulrougeau e'
scomparso. In un secondo tempo sono ricomparse al suo posto solo quattro
pagine delle centinaia che formavano il sito. Probabilmente ciò dipende
dalle nuove politiche aziendali della multinazionale Lycos che ci forniva
lo spazio nella rete.
   Il sito del Comitato Paul Rougeau - realizzato ed aggiornato con
ammirevole dedizione dal socio Francesco Spiga - conteneva  informazioni di
grande utilità per gli abolizionisti italiani ed era uno dei più importanti
siti esistenti in Italia sulla pena di morte. Aveva collezionato in due
anni molte migliaia di accessi.
   Tempestati da noi, i signori di Lycos non solo non si sono preoccupati
di riparare il disastro da loro combinato ma non ci hanno neanche degnato
di una risposta.
   Ovviamente siamo impegnati a ricostruire un sito migliore del
precedente che vedrà la luce entro maggio. Qualora l'Assemblea accetti la
generosa e pronta offerta di ospitalità fattaci da PeaceLink, la notissima
rete informatica per la pace presente in Internet fin dal 1992, il nostro
nuovo indirizzo sarà:  http://www.peacelink.it/amici/paulrougeau


15) NOTIZIARIO

Arizona. Liberato condannato a morte riconosciuto innocente, il 100° negli
USA dal 1976. All'inizio di aprile Roy Krone è uscito da una prigione
dell'Arizona dopo che un test del DNA lo ha scagionato dell'omicidio di
tale Kim Ocona nel 1991 per il quale era stato condannato non una ma due
volte. La prima volta Krone fu condannato alla pena capitale e passò due
anni ed otto mesi nel braccio della morte, ottenuto l'annullamento del
primo processo il malcapitato fu ancora condannato per omicidio, questa
volta all'ergastolo. Ha passato dieci anni in carcere prima di essere fatto
uscire con tante scuse da parte dello stato. L'accusatore Rick Romley ha
dichiarato: "Egli ha diritto a delle scuse da parte nostra, questo è
sicuro. Un errore è stato fatto... che cosa possiamo dirgli ?
Un'ingiustizia è stata compiuta e cercheremo in futuro di far meglio. E
siamo dispiaciuti". La dichiarazione di Steven Hawkins, direttore della
Coalizione nazionale per l'abolizione della pena di morte è stata più
netta: "Il sistema della pena capitale in America non è semplicemente in
avaria, è a pezzi". In effetti la liberazione di un così elevato numero di
condannati a morte, spesso per la scoperta fortunosa della loro innocenza e
dopo che alcuni sono scampati per un pelo a una o più date di esecuzione,
dimostra che con altissima probabilità si mettono a morte degli innocenti.
Alcuni stimano che circa il 7% di coloro che vengono 'giustiziati' non sono
responsabili del crimine loro contestato. Dei 100 condannati liberati, 22
sono della Florida, 13 dell'Illinois, 7 del Texas e 7 dell'Oklahoma,
seguono l'Arizona e la Georgia con 6 liberati.

California. Non passa una legge che prevede la pena di morte per
terrorismo. Il 2 aprile la maggioranza democratica in seno alla Commissione
parlamentare per la Sicurezza ha respinto una proposta di legge che
prevedeva il "terrorismo" quale aggravante specifica per comminare la pena
capitale, suscitando l'ira dei proponenti repubblicani.

Ginevra. Risoluzione della Commissione Diritti umani contro la pana di
morte. Per la sesta volta a partire dal 1996, è stata approvata una
complessa risoluzione da parte della Commissione delle Nazioni Unite per i
Diritti umani che chiede la moratoria delle esecuzioni capitali in vista
dell'abolizione universale della pena di morte. La risoluzione, approvata
il 26 aprile, avanza numerose richieste agli stati del mondo e agli
organismi internazionali, a cominciare dalla celebrazione di processi equi
nei paesi che ancora non hanno abolito la pena capitale e dall'esclusione
dei minorenni dalla pena di morte. La risoluzione che inizialmente veniva
proposta dall'Italia (col supporto dell'associazione abolizionista radicale
Nessuno Tocchi Caino) dal 1999 viene presentata dall'Unione Europea.
Purtroppo si nota che - per una reazione sempre più netta e pressante dei
più importanti paesi mantenitori della pena di morte - tale risoluzione
viene approvata di anno in anno con maggioranze sempre più ristrette mentre
aumenta il numero dei paesi che, Stati Uniti in testa, redigono un
conto-documento che contesta frontalmente la risoluzione. Il salto di
qualità auspicato dagli abolizionisti sarebbe costituto dall'approvazione
di una risoluzione per la moratoria da parte dell'Assemblea Generale delle
Nazioni Unite. Ricordiamo che un'operazione di questo tipo è stata tentata
una prima volta alle soglie dell'anno 2000 ed è fallita già prima della
discussione in aula per motivi in parte oscuri ma certamente per la scarsa
decisione dell'Unione Europea che l'aveva promossa.

North Carolina. Malato terminale muore nel braccio della morte. Edward
Lemons, malato terminale,  attraverso i suoi avvocati aveva inutilmente
scongiurato dal braccio della morte il Governatore Mike Easley e le
autorità carcerarie di concedergli la grazia o il rilascio per consentirgli
di morire più serenamente in un ospizio. Meno di una settimana dopo il
rifiuto definitivo delle autorità, Lemons è spirato.

Roma. Le 'firme per la moratoria' sono oltre 4 milioni. In preparazione e
in appoggio al tentativo di ottenere la proclamazione della moratoria della
pena capitale da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2000
(vedi sopra), la Comunità di Sant'Egidio, insieme a numerose associazioni
americane ed europee, promosse una petizione popolare che fu subito
sottoscritta da eminenti personalità e da centinaia di migliaia cittadini
di tutte le parti del mondo. Nonostante lo scacco dell'iniziativa del 2000,
la raccolta delle firme in calce alla petizione è continuata. L'anno scorso
sono state consegnate al Segretario generale delle Nazioni Unite oltre tre
milioni di firme. Il 28 aprile scorso la Comunità di Sant'Egidio ha
comunicato che le firme per la moratoria hanno superato il numero di
quattro milioni.


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Consiglio Direttivo o, preferibilmente, inviare un mail a  prougeau@tin.it

Questo numero è stato chiuso il 30 aprile 2002