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X° Congresso Arcigay: la svolta conservatrice.




-----Messaggio Originale-----
A: list@gayitalia.org

X° Congresso Arcigay: la svolta conservatrice.

Si è recentemente concluso, a Riccione, il X Congresso Nazionale di
Arcigay
e crediamo sia necessario avviare una riflessione sulle premesse, sui
contenuti e sulle conclusioni di questo importante avvenimento.
I 150  delegati, in rappresentanza delle 90 "strutture" territoriali
dell'
associazione che conta circa 100.000 soci, hanno discusso per tre giorni
sul
futuro del movimento Gay in Italia cercando di fare il punto della
situazione. Numerosi i quesiti ai quali si è tentato di dare risposta:
come
favorire lo sviluppo di un'identità consapevole e felice da parte di gay
e
di lesbiche? Come rispondere alle esigenze di una comunità gay in piena
espansione? Come relazionarsi con il centrodestra al governo in Italia e
con
le istituzioni europee? Che contributo dare alla riflessione in atto sui
temi della globalizzazione? "Costruiamo la libertà, riprendiamoci
l'amore",
questo lo slogan della tre giorni.
Riteniamo che dietro l'ecumenismo di maniera e di facciata si nasconda
una
crisi di identità, di rappresentatività e di consenso molto profonda.
Sarebbe utile ricordare, infatti, che i circa 100.000 soci di cui
l'Arcigay
parla non sono altro che i clienti di discoteche, di pub, di saune e di
bar
affiliati al circuito Arci-UnoClub prevalentemente concentrati nel nord
Italia. Di conseguenza la maggior parte dei delegati al Congresso era
rappresentata, in buona sostanza, dai gestori e dai proprietari di
questi
stessi locali. Congresso Nazionale? Più che altro ci è sembrato di
assistere
al Consiglio di Amministrazione di una Società per Azioni.
Tra gli invitati all'assise, inoltre, spiccavano soprattutto gli
esclusi:
nessun rappresentante della Sinistra antagonista e del movimento
antiglobalizzazione; Platinette, Fassino e la Sinistra riformista e
moderata
tra i presenti.
I dirigenti dell'Arcigay sembrano avere la memoria corta e non ricordare
l'
esperienza del "World Pride Roma 2000". Ma possiamo giustificarli poiché
mentre a Roma si apriva uno storico conflitto, a cui noi abbiamo
partecipato, tra l'amministrazione locale (Rutelli), il governo de "l'
Ulivo-insieme per l'Italia" (Amato) ed esponenti della società laica e
democratica, loro erano impegnati su altri fronti: cercare di attenuare
lo
scontro tra la Sinistra moderata e di governo e il Movimento GLBT.
Fallita, ad ogni livello, la politica della concertazione, l'Arcigay la
ripropone come unica soluzione ai mali del XXI secolo confermando,
ancora
una volta, il ruolo di associazione che si accontenta di gestire lo
"status
quo". Obiettivo dichiarato quello di fornire servizi ai suoi iscritti.
Al massimo impatto di visibilità politica e mediatica dei gay, l'
associazione propone una dorata ghettizzazione fatta di birre alla
spina,
cornetti farciti e asciugamani per la doccia.
Riconosciamo la valenza sociale di locali rivolti a persone gay e
lesbiche,
ma riteniamo politicamente inopportuno affidare ai proprietari di questi
locali e all'associazione alla quale sono affiliati le sorti del
Movimento
GLBT.
Intendiamo ricordare ai dirigenti dell'Arcigay che la storia del
sindacalismo, ai quali hanno dichiarato di volersi ispirare, è
costituita
dalla reazione e dalla lotta delle lavoratrici e dei lavoratori allo
sfruttamento dei padroni.
Intendiamo, in questo momento, condividere le nostre lotte ed arricchire
le
nostre esperienze con tutti quelli che credono in un altro modello di
sviluppo e in un altro tipo di società e con tutti coloro i quali
contestano
il modello di sviluppo capitalistico-occidentale basato sulla logica
dello
sfruttamento e del mercato.
E' opportuno e necessario sviluppare un nuovo pensiero che sappia
contrastare i modelli culturali dominanti attraverso una critica
radicale e
propositiva.
Le nostre identità, gay, lesbica, bisessuale e trans/gender,
costituiscono
un'ulteriore chiave di lettura per dimostrare come la globalizzazione
rafforzi un sistema sessista e patriarcale, basato sul principio dell'
esclusione e del privilegio.
Vogliamo partecipare al conflitto sociale in atto denunciando la
violazione
dei diritti umani e civili in numerosi Paesi dove per il "reato" di
omosessualità è previsto il carcere (es. Libia, Nigeria, Zambia,
Tanzania,
Pakistan, Birmania, India, ecc.) o la pena di morte (es. Arabia Saudita,
Sudan, Iran, Yemen, Afghanistan, ecc. ).
Mettiamo a disposizione dell'intero movimento GLBT e della società la
nostra
esperienza e le nostre energie per la globalizzazione dei diritti e per
l'
emancipazione di tutte e tutti.

Roma 4 febbraio 2002

Mauro Cioffari
Gruppo di lavoro http://www.gayroma.it - villaggio mediatico della
comunità
GLBT
maurocioffari@tiscali.it
347 4502150