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09/03 Firenze: Non è tempo di mimose - Manifestazione femminista
Care tutte e cari tutti,
visto il susseguirsi agghiacciante degli attacchi ai diritti delle donne,
la rimonta di integralismi di vario tipo e il clima bacchettone e
moralista che si sta diffondando, a Firenze si è costituito il Collettivo 8
marzo, per indire una grande manifestazione di strada il 9 marzo.
Vorremmo che fosse grande, grandissima, e che contasse sulla adesione del
maggior numero possibile di organizzazioni di donne e su quella dei
soggetti che lottano per i diritti e la democrazia.
Vi chiediamo di esserci, e se non potete, di mandarci almeno una adesione
formale, sia personale, sia della associazione-gruppo-rete di cui facciate
parte.
Vi preghiamo anche di diffondere questo invito a tutta la rete di soggetti
con cui siete in contatto.
Per le associazioni toscane è stata indetta una riunione di coordinamento
in preparazione della manifestazione: 16 febbraio h 15 presso SMS Andrea
Del Sarto, via Manara 12.
Vi allego il documento steso dal collettivo
cari saluti
elena laurenzi
Non è tempo di mimose
Manifestazione femminista
Siamo un gruppo di donne, eterosessuali e lesbiche, studentesse e
lavoratrici, precarie e non, che hanno individuato nel Firenze Social Forum
uno spazio politico.
Abbiamo iniziato a lavorare insieme e ci costituiamo in gruppo perché da
anni ormai le donne non sono più visibili come soggetto politico, perché le
ultime generazioni non hanno potuto leggere la realtà attraverso un'analisi
femminista e anzi questa parola sembra ormai sorpassata ed inutile. Noi ci
diciamo femministe.
Ci viene fatto credere che le donne abbiano raggiunto non solo la parità
legislativa ma anche la libertà sostanziale nella gestione delle proprie
vite.
Ma non è così. La forza e la grande visibilità del movimento femminista
degli anni '70 portò alla conquista di importanti obiettivi, ma all'inizio
degli anni '80 le strategie del riflusso e della criminalizzazione del
dissenso hanno distrutto il movimento delle donne; in seguito gli attacchi
all'autodeterminazione hanno trovato maggior spazio ed espressioni sempre
più becere e reazionarie fino a rimettere in discussione i diritti
acquisiti, prima attraverso i mass-media, poi nelle istituzioni. Ne è un
esempio la discussione parlamentare sulle tecniche di riproduzione
assistita durante la quale è stata attaccata la legge 194, proposto uno
statuto giuridico dell'embrione, divise le donne in categorie morali, in
sostanza negato il diritto all'autodeterminazione.
Ciascuna donna sa che ci sono diritti mai acquisiti: la paura è il prezzo
minimo da pagare per uscire non "accompagnate", specialmente la notte, per
camminare per strada, per vivere da sole. Tutte noi sperimentiamo
quotidianamente umilianti molestie verbali e la paura di subire violenze
fisiche, esperienza reale per molte donne.
La chiesa cattolica, che oggi si impone politicamente e culturalmente con
crescente autorità, e le destre saldamente al potere ripropongono come
unico stile di vita ammissibile la famiglia tradizionale ed il conseguente
ruolo di moglie e madre della donna.
Sottrarsi alla centralità della famiglia comporta prezzi sempre più alti
sia in termini identitari che economici. Lo smantellamento dello stato
sociale tenta di riportare le donne ad assumersi gratuitamente i ruoli di
cura, il sistema economico e la precarizzazione impongono alle donne di
vivere in famiglia per supplire alla mancanza di garanzie e tutele sociali.
La parità giuridica non ha comportato nessuna divisione del potere tra i
sessi: oggi in Italia il 94% dei parlamentari sono uomini, sembra assurdo
pensare ad un governo guidato da una donna, nel mondo l'economia è tutta in
mano ad uomini. La globalizzazione ha rafforzato un sistema sessista,
escludente e patriarcale. Nei paesi poveri donne e bambine sostengono il
carico maggiore di lavoro avendo accesso ad una minore quantità di risorse:
sono le più povere, le meno assistite ed hanno un'aspettativa di vita più
bassa. Nei paesi ricchi la situazione generale di precarizzazione del
lavoro penalizza anzitutto le donne: essendo la disoccupazione di massa un
elemento strutturale della globalizzazione, il lavoro precario è riservato
agli uomini, il lavoro gratuito è assegnato alle donne.
In nome di una falsa emancipazione le donne sono usate come oggetti
sessuali in televisione, nelle riviste, sui cartelloni pubblicitari:
vallette, miss e modelle sono le nuove forme di umiliazione della donna. La
mercificazione del corpo femminile fa parte di una normalità subita
acriticamente dalle donne stesse, anzi si impone come modello di
realizzazione individuale.
Precarietà, mancanza di potere, mercificazione sono comunque "privilegi"
delle occidentali; le altre donne, costrette a fuggire dalla povertà che
affligge il resto del mondo, sono qui schiavizzate nel mercato della
prostituzione o rese serve invisibili di una miseria umiliante.
Negli ultimi vent'anni, l'emergere di forti conflitti etnici e l'ascesa
degli integralismi, risposta reazionaria ai nuovi "equilibri" del mondo
nato dopo il crollo del muro, hanno esposto le donne alle violenze più
brutali e alla sitematica violazione dei diritti umani.
Nelle guerre, soprattutto in quelle attuali che colpiscono principalmente
le popolazioni civili, sono le donne a pagare il prezzo più alto.
Con questo documento abbiamo cercato di dare un contributo ad una
riflessione che resta aperta.
Noi crediamo che le donne possano tornare ad essere un soggetto politico
visibile e per questo il primo passo è riappropriarci collettivamente della
piazza con una grande manifestazione in occasione dell'8 marzo.
Perché non è più tempo di mimose e l'8 marzo deve tornare ad essere un
simbolo della nostra politica.
Concentramento a Firenze in piazza S. Marco
Sabato 9 marzo 2000 - ore 15
Il corteo si concluderà in piazza SS. Annunziata con musica e spettacolo
Collettivo8marzo -Firenze
collettivo8marzo@firenze.net