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Foglio n. 91



FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO

DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

Numero 91 - Novembre 2001


Sommario:

1) UNA MINACCIA GLOBALE SENZA PRECEDENTI AI DIRITTI UMANI

2) UN FORTE CONTRASTO POLITICO SULLA LAPIDAZIONE DI SAFIYA

3) EMERSON RUDD HA OPPOSTO UN'ESTREMA RESISTENZA
4) PEGGIORA SEMPRE PIU' LA SITUAZIONE NEL BRACCIO DELLA MORTE DEL TEXAS

5) IL BRACCIO DELLA MORTE DEL TEXAS: COME VIENE PRESENTATO ALLA STAMPA

6) IL GIUDICE WAYNE SI PREOCCUPA DEI MALATI MENTALI IN ISOLAMENTO
7) NON DIMENTICHIAMOCI DEL GRANDE CAMMINO CHE E' STATO FATTO
8) QUINTO INCONTRO DEL GRUPPO DI TORINO

9) NOTIZIARIO: AFGHANISTAN, CINA, FLORIDA, NEW YORK, OHIO, USA, TENNESSEE



1) UNA MINACCIA GLOBALE SENZA PRECEDENTI AI DIRITTI UMANI

L' avanzamento dei Diritti umani, nelle leggi e nella prassi, dove essere
considerato un cammino senza ritorno. La catena di eventi disastrosi
cominciata l'11 settembre sembra mettere in dubbio questa regola essenziale
per il progresso della civilta'.
 La dottrina dei Diritti umani, nella seconda meta' del secolo passato ha
dato un'impronta al complesso dei rapporti tra le nazioni, quale possibile
riferimento comune per gli abitanti della Terra, ed e' la premessa
necessaria di una speranza di pace e di giustizia.
 I Diritti umani nati in Europa ed affermatisi  prioritariamente nei paesi
sviluppati, hanno ricevuto dall'Occidente il massimo impulso. Le remore dei
paesi poveri, ai quali i Diritti umani possono apparire un'opzione
praticabile soltanto da coloro che hanno risolto il problema essenziale
della sussistenza, sono pericolose ma suscettibili di essere
progressivamente superate. Al contrario, un attacco ai Diritti umani che
parta dall'Occidente puo' risultare catastrofico.
 Ci eravamo proposti di verificare la fondatezza delle gravi preoccupazioni
riguardo al rispetto dei diritti umani sorte dopo l'11 settembre e ci
troviamo a farlo alla luce di una serie di eventi di incredibile portata
verificatesi nell'ultimo mese. Anche dalla nostra imperfetta ed incompleta
rassegna il lettore potra' trarre spunti per una approfondita riflessione.
 Esecuzioni extragiudiziarie, processi sommari da parti di 'tribunali di
canguri', copertura di crimini di guerra, l'aggressione massiccia alla
privacy individuale da parte dei servizi segreti, potrebbero verificarsi
per un tempo indeterminato e devono preoccuparci da subito cosi' come ci
preoccupano gli attacchi terroristici evocati per giustificarli.

Stati Uniti: 'tribunali di canguri', detenzioni ed esecuzioni arbitrarie,
invasione della privacy

Negli Stati Uniti gli ordini presidenziali segreti riguardanti l'esecuzione
extragiudiziale di 'terroristi' da parte della CIA non hanno prodotto forti
proteste e la discussione in merito e' subito scemata. Non se ne parla, ma
gli ordini rimangono. Rimane anche il 'pacchetto antiterrorismo' (detto
"Atto Patriottico") approvato dal Congresso il 25 ottobre che produrra' nei
prossimi mesi e negli anni i suoi effetti. (v. n. 90).
 Continua la detenzione negli USA di centinaia di stranieri sulla base di
incriminazioni pretestuose, con scarse garanzie di assistenza legale e
spesso in condizioni di isolamento, a volte in incommunicado (v. n. 90).
Secondo la CNN solo una dozzina di detenuti avrebbero dato informazioni
utili sull'organizzazione di Osama Bin Laden. Si susseguono denunce di
offese, maltrattamenti ed abusi. Rafiq Butt, un pakistano di 42 anni,
arrestato il 20 settembre a New York in relazione con i fatti dell'11,
secondo un suo parente sarebbe deceduto sotto tortura tre settimane dopo,
mentre l'FBI ha dichiarato che e' morto per cause naturali. La famiglia,
sulla base dei risultati dell'autopsia eseguita a Lahore, vuole intentare
un'azione legale contro l'FBI e le autorita' americane (questa notizia
diffusa in Internet non e' stata ancora riscontrata da A. I.).
 Il Ministero della Giustizia ha dato ordine di interrogare 5000 cittadini
stranieri tra i 18 e i 33 anni, provenienti dal Medio Oriente e da altre
regioni e regolarmente immigrati in USA a partire dal 1° gennaio 2000. Gli
interrogatori mireranno alla raccolta di informazioni utili alle indagini
sugli attacchi dell'11 settembre. Inoltre, il 28 novembre, il Ministro
della Giustizia ha offerto a chiunque nel mondo un regolare permesso di
immigrazione negli USA, con la prospettiva di diventare cittadini
americani, in cambio di informazioni sui terroristi. Queste massicce,
inusitate e pervasive inchieste, di per se' non condannabili, se  inserite
in un sistema non garantista, rischiano di produrre una massa di
informazioni di scarsa qualita' che puo' portare ad abusi e alla
persecuzione di molti innocenti.
 Nella prima settimana di novembre il Ministero della Giustizia Ashcroft ha
autorizzato la registrazione delle conversazioni tra alcuni detenuti e i
loro avvocati difensori. Il Congresso aveva gia' consentito intercettazioni
telefoniche multiple a campione delle conversazioni telefoniche private da
parte dei servizi segreti.
 Il 13 novembre il Presidente Bush, in qualita' di Capo supremo delle forze
armate USA, ha firmato un Ordine che istituisce "commissioni militari" per
giudicare in qualsiasi parte del mondo cittadini stranieri arrestati in
ogni parte del globo in quanto sospettati di terrorismo. Il Presidente
stesso decidera' caso per caso quali degli arrestati dovranno essere
giudicati da tali corti che potranno infliggere anche la pena di morte o
l'ergastolo. Il Ministro della Difesa Rumsfeld decidera' la formazione
delle commissioni e il tipo di prove utili all'accusa. La colpevolezza
verra' stabilita con la maggioranza dei 2/3 dei membri delle corti. Non ci
saranno appelli, solo il Presidente, o per delega il Ministro della Difesa,
potra' rivedere le sentenze. Bush ha dichiarato che, nell'attuale
emergenza, non e' possibile seguire le regole della giustizia criminale
degli Stati Uniti. Le "corti di canguri" - cosi' sono chiamate da alcuni
autorevoli giornali americani -  agiranno in segreto e i testimoni non
saranno obbligati a rivelare la loro identita'. Non sono previste le
garanzie prescritte per le regolari corti marziali (ad esempio: scelta di
un avvocato difensore,  unanimita' per l'inflizione delle condanne e morte,
appello delle sentenze presso Corti composte da civili approvate dal
Senato). Amnesty International, che si e' subito opposta, ritiene che  "nei
procedimenti adottati in osservanza a questo Ordine, la giustizia non
verra' ne' fatta ne' considerata un valore da rispettare."
 Amnesty International il 27 novembre ha lanciato un'Azione Urgente contro
la possibile istituzione di una corte militare speciale per processare un
numero imprecisato di prigionieri tra cui il francese di origine
marocchinaZacarias Moussaui sospettato di far parte di Al Qaida,
attualmente detenuto senza accuse in qualita' di testimone in relazione ai
fatti dell'11 settembre.
 Secondo il Presidente della Commissione Giustizia del Senato, Sen. Patrick
Leahy, l'Esecutivo deve spiegare al Paese l'istituzione dei tribunali
speciali. Un'audizione in merito del Ministro della Giustizia Ashcroft e'
prevista per i primi di dicembre. Anche la Camera dei Rappresentanti si
ritiene ordinera' delle audizioni. Le critiche venute da numerosi
parlamentari della destra e della sinistra non hanno scosso Bush il quale
ha qualificato il provvedimento assolutamente necessario nel caso in cui
dei terroristi vengano catturati vivi, per proteggere le corti e i
testimoni da possibili minacce.

Tentativi di opposizione da parte dei paesi europei

Alcuni Paesi europei hanno subito manifestato preoccupazioni e opposizione
all'iniziativa di Bush (pur lasciando presagire possibili cedimenti).
 La remora all'estradizione negli USA di detenuti passibili di pena di
morte si e' infatti aggravata con l'istituzione delle 'corti canguro'. La
Spagna, dopo un meeting all'ambasciata USA tra pubblici accusatori ed
agenti dell'FBI, il 23 novembre ha fatto sapere che non estradera' negli
USA otto detenuti sospetti di appartenere a Al Quaida. Bush ha detto di non
nutrire neanche il piu' piccolo sospetto che i suoi alleati vogliano
ostacolare l'istituzione dei  tribunali speciali: "E' la giusta decisione
da prendere che spieghero' a tutti i leader che lo richiederanno". E
ancora: "Ho il proposito di spiegare al mio amico, il Presidente spagnolo,
che ho preso la giusta decisione". Come dire: dove hanno fallito i
funzionari dell'FBI, vincera' il carisma e la potenza di George W. Bush. In
effetti il 28 novembre in un incontro con Bush alla Casa Bianca il
Presidente dell'esecutivo Aznar ha ammorbidito la posizione presa dal
potere giudiziario del suo Paese ed ha assicurato che verra' studiato il
problema di un'eventuale estradizione "nel pieno rispetto delle leggi sia
degli Stati Uniti che della Spagna".
 Come potra' essere risolto il dilemma e' veramente difficile da capire.
L'accenno di Aznar alla discussione aperta in seno all'Unione Europea per
affrontare in maniera non traumatica il problema delle estradizioni negli
USA non e' sufficiente a tranquillizzarci. Si sa che Ashcroft e il
presidente di turno dell'Unione Europea, il belga Mark Verwilghen, si
mantengono in stretto contatto per formulare una proposta da sottoporre
agli Stati membri nell'incontro del 6-7 dicembre. L'istituzione dei
tribunali militari complica tutta la questione, come ha osservato Guy De
Vel direttore per gli affari legali al Consiglio d'Europa, tali tribunali
infatti violano la Convenzione Europea dei Diritti umani.
 Con l'Inghilterra il problema dell'estradizione ha raggiunto un punto
critico. Gli Stati Uniti hanno infatti chiesto formalmente la consegna del
pilota algerino Lofti Raissi sospettato di aver addestrato alcuni dei
piloti suicidi di Al Qaida. Un'udienza in merito e' gia' stata gia'
fissata: si terra' il 14 dicembre. La possibilita' di risolvere caso per
caso il problema delle estradizioni (v. n. 90) e' stata oggettivamente
oscurata dall'istituzione dei tribunali militari.

Legislazione di emergenza in Inghilterra

In Inghilterra, secondo Amnesty International, "la legislazione di
emergenza proposta [il 13 novembre dal Governo] che consente la detenzione
a tempo indeterminato senza accusa e processo, crea un 'sistema di
giustizia penale oscuro' privo delle salvaguardie del sistema usuale.
Chiunque sia sospettato di essere un 'terrorista internazionale e una
minaccia alla sicurezza nazionale' potra' essere imprigionato sulla base di
prove che non potrebbero essere ammesse in un processo e di prove non
sufficientemente forti da poter essere utilizzate in un processo penale.
C'e' il rischio della violazione dei diritti umani di persone innocenti".
Il Governo ha infatti emesso un Ordine che sospende le garanzie previste
dall'Art. 5, comma 1, della Convenzione Europea dei diritti umani sulla
inviolabilita' della liberta' personale e si riserva di notificare il
provvedimento, gia' in vigore dal 13 novembre, al Consiglio d'Europa. La
sospensione consegue ad un'interpretazione unilaterale delle eccezioni
all'Art. 1 previste dalla Convenzione. Sempre il 13 novembre e' cominciato
l'iter parlamentare di una "Legge antiterrorismo, sul Crimine e sulla
Sicurezza" che sara' approvato entro l'anno. Amnesty International e'
preoccupata perche' alcuni contenuti di questa legge: "contravvengono agli
standard in materia di diritti umani internazionalmente riconosciuti -
incluso il diritto alla liberta', a processi equi e alla liberta' di
associazione - e facilitano la violazione dei diritti umani individuali."
La Parte 4 della Legge intitolata: "Immigrazione ed Asilo" prevede che sia
il Governo a decidere chi debba essere considerato un sospetto 'terrorista
internazionale che pone a rischio la sicurezza nazionale', decretando per
le persone cosi' qualificate la possibilita' di una detenzione
indeterminata e l'esclusione dal diritto di asilo politico. Le
preoccupazioni di Amnesty conseguono dal fatto che fin dagli anni 80 la
legislazione 'temporanea' di emergenza in Inghilterra ha facilitato gravi
abusi dei diritti umani, inclusi la tortura e i trattamenti crudeli,
inumani e degradanti e i processi iniqui.

Italia: potere insindacabile ai servizi segreti

Dopo l'11 settembre, una regola che sembrava trovare una ferrea base nella
Costituzione e' stata violata: e' stato infatti consentito per decreto alla
polizia giudiziaria (ma non ancora agli agenti segreti) di intercettare le
comunicazioni senza autorizzazione della magistratura. La riforma dei
servizi segreti proposta a fine novembre dal Ministro della Funzione
Pubblica Franco Frattini, violerebbe oltre la Costituzione italiana e le
direttive dell'Unione Europea, anche una sentenza della Corte europea di
Strasburgo. Potrebbe incontrare una piu' o meno robusta opposizione prima
di diventare legge dello stato (ci domandiamo, tra l'altro, che cosa fara'
Amnesty International). Secondo la bozza Frattini gli agenti segreti
italiani godranno di impunita' per i reati commessi in missione, anche se
non avranno la licenza di uccidere come i colleghi statunitensi. Le
intercettazioni telefoniche ed ambientali, con le tecniche piu' sofisticate
ed invasive,  non saranno piu' limitate alla polizia giudiziaria e non
saranno piu' soggette all'autorizzazione della magistratura: per l'avvio
delle operazioni bastera' un beneplacito generico della Presidenza del
Consiglio. I nuovi servizi segreti dovranno rispondere soltanto al Capo del
Governo e al Ministro competente. Il loro operato sara' del tutto autonomo
dalla Magistratura. Al Parlamento rimarra' la facolta' di controllare i
budget dei servizi, a posteriori dopo la conclusione delle operazioni.
 Basta guardare alla storia recente per capire il pericolo derivante dalla
liberalizzazione e dal potenziamento dell'operato dei servizi segreti. Se i
nostri 'servizi' cronicamente inefficaci nel prevenire i reali pericoli per
i cittadini e per lo Stato sono riusciti ad ottenere un non invidiabile
record di deviazioni e di depistaggi, a detrimento delle istituzioni
democratiche, della sovranita' nazionale e dei diritti dei cittadini, che
cosa succedera' quando saranno potenziati e dotati di poteri insindacabili?

Crimini di guerra in Afghanistan

Le stragi di civili, di combattenti e di prigionieri che si stanno
verificando in Afghanistan - a volte sotto gli occhi se non con la diretta
collaborazione degli agenti e dei militari americani e inglesi - potrebbero
rivelarsi altrettanto estese di quelle che hanno portato l'ex presidente
iugoslavo Milosevic davanti al Tribunale internazionale per i crimini di
guerra. Non ce ne dovremmo meravigliare dato il corposo record di atrocita'
commesse negli ultimi anni dai combattenti anti talibani (v. ad es. "No
surprise at rumours of new atrocities by our 'foot-soldiers" di Robert Fisk
- The Independent, 13/11/2001).
 Non e' dato di sapere quanti civili siano rimasti vittime dei
bombardamenti americani in Afghanistan dal 7 ottobre ad oggi, ma sono
almeno alcune centinaia. Certo il tipo di bombe usate non era tale da
evitare 'vittime collaterali'.  Nell'ordine delle migliaia di morti e'
sicuramente il bilancio delle vittime dei bombardamenti sui militari e
degli scontri tra fazioni afgane provocati e sostenuti dagli occidentali
per eliminare il regime dei talibani. Secondo le scarse informazioni
disponibili, molte di queste vittime proverrebbero da 'regolamenti di
conti' tra vincitori e vinti ad ostilita' ormai concluse. Sono state gia'
scoperte alcune fosse comuni.
 Tra i massacri registrati in questa guerra, il piu' noto e' certamente
quello verificatosi nel carcere di Qala-i-Jhangi nei pressi di
Mazar-i-Sharif, ai danni di centinaia di prigionieri talebani (forse 600)
che avevano iniziato una rivolta uccidendo un agente della CIA che li
interrogava. La 'repressione della rivolta' e' durata tre giorni, dal 25 al
27 novembre. I prigionieri circondati da forze preponderanti sono stati
pressoche' tutti sterminati dagli uomini dell'Alleanza del Nord e dai
bombardamenti aerei americani. Amnesty International non ha potuto tacere
e, questa volta, ha fatto sentire forte e chiara la sua voce chiedendo
un'inchiesta sull'accaduto. Il Governo inglese si e' affrettato ad opporre
un esplicito rifiuto. Di qui la forte indignazione di Amnesty che ha
scritto il 30 novembre: "La reiezione di un'inchiesta da parte del Regno
Unito su quello che appare essere il piu' sanguinoso episodio della guerra,
durante il quale possono essere stati commessi gravi abusi dei diritti
umani e  delle leggi umanitarie, pone interrogativi sulla sua osservanza
del dettato delle leggi."

Diritti civili e diritto alla vita degli afgani

Si e' detto che la guerra aveva tra i suoi obiettivi principali anche
quello di liberare l'Afghanistan da un regime oppressivo e di aiutarlo a
rinascere. Tuttavia vediamo che a Kabul le donne vengono ancora prese a
calci sotto gli occhi delle telecamere e il 27 novembre e' stato loro
negato dal nuovo governo il permesso di manifestare presso la sede delle
Nazioni Unite.
 Nel contempo si profila una spaventosa emergenza umanitaria in una
sostanziale indifferenza internazionale. Alcune cifre diffuse dalle Nazioni
Unite: 7,5 milioni di profughi afgani abbisognano di aiuti alimentari per
sopravvivere, 900 mila di essi rischiano nell'immediato la morte per
inedia, il 20% dei quali sono bambini al di sotto dei 5 anni. In dicembre
le condizioni climatiche diverranno proibitive non solo per la
sopravvivenza di una parte della popolazione ma anche per il trasporto
degli aiuti umanitari indispensabili.

Allargamento della guerra

Si discute seriamente di ripetere quello che sta succedendo in Afghanistan
in una serie di paesi che ospiterebbero membri di Al Qaeda: Somalia, Sudan,
Yemen, Iraq ...


2) UN FORTE CONTRASTO POLITICO SULLA LAPIDAZIONE DI SAFIYA

La campagna da noi lanciata a meta' ottobre per scongiurare l'esecuzione di
Safiya Hussaini Tungar-Tudu, condannata alla lapidazione in Nigeria per
adulterio (v. n. 90), ha avuto un grande seguito: non solo molti appelli
sono stati inviati alle autorita' federali nigeriane in suo favore ma
numerosi gruppi ed organizzazioni umanitarie e pacifiste hanno adottato il
suo caso. In seguito, intellettuali, parlamentari e uomini di governo del
nostro paese si sono uniti alla battaglia per la vita di Safiya.
   L'Ambasciata nigeriana in Italia assicura un intervento risolutivo del
Governo centrale: lo stesso Ambasciatore ha detto ad una delegazione di
Nessuno Tocchi Caino il 21 novembre che la donna non verra' uccisa.
   In realta' le cose non sono cosi' semplici: e' in atto un braccio di
ferro tra le autorita' dello stato di Gwadabawa, che ha emesso la sentenza
di lapidazione secondo la legge islamica, e le autorita' federali della
capitale Abuja. Queste dovrebbero far rispettare il codice penale ufficiale
ma, per opportunita' politica, non osano affermare l'incostituzionalita'
della Sharia.
   Al caso Hussaini si e' aggiunto quello di Sani Yakubo Rodi, condannato
il 16 novembre dal Tribunale islamico di Katsina nel nord del paese ad
essere accoltellato con lo stesso coltello con cui egli avrebbe ucciso tre
vittime. All'esecuzione del condannato si oppongono le autorita' centrali
le quali osservano, tra l'altro, che gli unici metodi di esecuzione
previsti dal codice penale nigeriano sono la fucilazione e l'impiccagione.
   In merito al caso di Safiya Hussaini, il Procuratore generale federale
Bola Ige ha dichiarato ad un gruppo di avvocati nigeriani residenti negli
USA che il Governo centrale non avrebbe permesso l'esecuzione di una
condanna a morte per adulterio ma si e' guardato bene dal dire la stessa
cosa alle autorita' del Gwadabawa.  Reagendo alla dichiarazione di Bola
Ige, che gli e' stata riportata, il Procuratore generale dello Stato Alhaji
Aliyu Abubakar Saina, dopo aver premesso di non aver avuto discussioni sul
caso con le autorita' di Abuja,  ha osservato che il Governo federale non
ha la facolta' di cambiare una sentenza regolarmente emessa in base alla
legge islamica. Soltanto la Corte di Appello o la Corte Suprema dello
stato, alle quali il condannato ha facolta' di ricorrere, possono procedere
alla revisione di una sentenza capitale. In effetti i legali di Safiya, che
e' sostenuta da influenti organizzazioni internazionali per i diritti
umani, hanno interposto appello a livello statale cercando di ottenere
l'annullamento della sentenza di morte nell'ambito della legge della
Sharia. Essi esprimono fiducia di ottenere il proscioglimento di Safiya. In
effetti si spera di trovare una onorevole soluzione per il delicato
conflitto politico creatosi intorno alla vita di Safiya Hussaini, in favore
della quale e' sceso in campo lo stesso Presidente del Senato federale
nigeriano Anyim Pius Anyim.


3) EMERSON RUDD HA OPPOSTO UN'ESTREMA RESISTENZA

Nessuna pieta' o rinvio dell'esecuzione per Emerson Rudd, il 'prigioniero
contro' ammazzato dallo stato del Texas nel giorno previsto, il 15
novembre. Come aveva preannunciato, il detenuto ha lottato strenuamente per
non essere ucciso.
 Appena raggiunta la maggiore eta', Emerson era stato portato nel braccio
della morte dalla maledizione sociale che affligge i giovani di colore. Da
allora, per 13 anni, aveva lottato contro la sua condanna capitale che
riteneva un'ingiustizia politica (v. n. 90).
 In extremis ha inutilmente chiesto una sospensione della sentenza per 30
giorni dicendo che gli mancavano i soldi per pagare dei legali che
presentassero per lui una domanda di grazia.
 Il condannato, rifiutando di scegliere  il suo 'ultimo pasto', ha
osservato: "Questo e' un vero insulto. Non si prende cibo dal proprio
nemico. Essi non sono miei amici. Lo stato ha dichiarato guerra contro di
me."
 Nella dichiarazione finale Emerson si e' rivolto ai parenti della sua
vittima e ha detto: "Sono addolorato di aver sparato a vostro figlio
durante quella rapina. I politici dicono che cio' che sta avvenendo vi
appaghera', ma la mia morte non vi restituisce vostro figlio. E non vi
porta appagamento. Vorrei fare di piu' ma non posso. Spero che cio' vi dia
pace."  Poi ha aggiunto: "Chiamate mia madre e ditele che questa vicenda si
e' conclusa. Dite a tutti i miei 'fratelli' di tenere la testa alta, di
rivolger gli occhi verso il cielo." Emerson Rudd ha impiegato un tempo
insolitamente lungo per morire: 12 minuti.
 In un'intervista rilasciata una settimana prima di essere ucciso, dopo
aver riconosciuto che  il delitto a lui attribuito era in parte una sua
colpa ha affermato che il sistema sociale aveva molto piu' gravemente
fallito. Lo aveva portato in carcere un omicidio commesso a 18 anni appena
compiuti, dopo essere stato per sette anni a scuola di violenza. La giuria
impiego' solo 12 minuti per condannarlo a morte.
 La nota di agenzia che riferisce dell'esecuzione dice freddamente che
"nella prima parte della giornata le guardie hanno usato spray urticanti
per tirar fuori Emerson Rudd dalla sua cella e trasportarlo dal braccio
della morte alla camera di esecuzione che si trova a 60 chilometri di
distanza."
 Ad un suo amico, che vuole restare anonimo per paura di rappresaglie,
Emerson ha chiesto di dire la verita' sul suo ultimo giorno di vita. Questo
amico ha scritto: "Per cominciare: quale uomo vorrebbe andare volentieri
verso la morte? Rudd ha lottato... pur con le mani e i pedi incatenati sono
sicuro che e' riuscito a lottare. Sono sicuro che c'e' stata una vera
lotta. Le guardie alle prime avvisaglie di resistenza lo hanno lasciato e
sono tornate con una squadra di 15-20 uomini. Rudd e' stato gassato
ripetutamente. E' stato trascinato attraverso il corridoio per le braccia e
per i piedi con il viso che strisciava sul pavimento. E' stato preso a
calci e pestato al di la' di ogni dire. Tanto che i detenuti che lo hanno
visto sono rimasti nauseati. Cio' che i detenuti hanno testimoniato e' che
un uomo e' stato pestato, trascinato, preso a calci, gassato. Pur essendo
incatenato."
 Gravi provvedimenti disciplinari  (perquisizioni, confische e chiusura
permanente in cella per molti giorni di seguito) sono stati presi contro
tutti i 435 detenuti del braccio della morte a partire dal 15 novembre, in
giorno dell'esecuzione di Rudd. Molti detenuti ritengono che si tratti di
una rappresaglia per la resistenza opposta dal condannato alla sua uccisione.


4) PEGGIORA SEMPRE PIU' LA SITUAZIONE NEL BRACCIO DELLA MORTE DEL TEXAS

Dopo l'11 settembre le invocazioni di aiuto dei detenuti del braccio della
morte del Texas sono diventate sempre piu' cupe e disperate, e sempre piu'
anonime per paura di rappresaglie nei loro confronti.
 Dal 1997 in poi e soprattutto dopo il disgraziato tentativo di evasione
del novembre 1998 (v. n. 64), le condizioni dei detenuti del braccio della
morte del Texas, gia' durissime, non hanno fatto che peggiorare. Le
lamentele riguardano lo spinto isolamento e una scansione temporale
esasperante delle procedure giornaliere previste da un regolamento inumano,
che salda l'arco delle 24 ore in un unico ciclo di tortura, nel quale
perfino il giorno e la notte sbiadiscono e perdono di significato. I
detenuti continuano a lanciare fuori dal carcere le loro richieste d'aiuto.
Negli ultimi giorni di novembre le suppliche dei detenuti sono uscite
all'esterno per iscritto o sotto forma di messaggi orali affidati a qualche
visitatore. "Mi ha pregato di dire a tutti che va male e sta andando sempre
peggio - racconta un visitatore - Dopo la tragedia dell'11 settembre le
esecuzioni hanno avuto un picco e le cose sono cominciate ad andare come
non era mai successo prima... Egli mi ha chiesto disperatamente di dire a
tutti che non gli era mai accaduto di vedere niente di simile e che tutto
sta progressivamente peggiorando. Con le lacrime che gli scendevano sul
viso mi scongiurava: 'Ti prego di dire al mondo esterno che abbiamo bisogno
di aiuto' "... Ha detto che la gente non potrebbe dormire la notte se
sapesse quello che avviene li. Sono stato amico di quest'uomo per due anni
e questa e' la prima volta che egli si lamenta seriamente di qualcosa."
 Rick Halperin a fine novembre riferisce di aver ricevuto da molti detenuti
informazioni concordi su maltrattamenti, abbandono, deprivazione del sonno,
aggressioni, confisca di proprieta' ecc.
 Nel giorno dell'esecuzione di Emerson Rudd e' stato decretato un durissimo
"lock down" con la scusa che nella cella di Rudd sarebbe stata trovata
della marijuana. Cio' significa la chiusura dei prigionieri in cella 24 ore
al giorno senza possibilita' di farsi la doccia, di ricevere vestiti puliti
e cibo normale  (viene  fornito cibo 'freddo' costituito da un panino con
margarina o mortadella, uva passa o prugne, tre volte al giorno).
All'inizio del look down sono state eseguite severe perquisizioni delle
celle con la confisca definitiva di proprieta' dei detenuti (alcuni oggetti
personali, spine multiple e prolunghe  - necessarie per riscaldare il cibo
- e  tutto cio' che non entrava nei due contenitori regolamentari...).
Sappiamo che il "look down" cominciato il 15 novembre era ancora in vigore
il giorno 26 e potrebbe essere tuttora in atto.
 Il lock down obbliga i musulmani condannati a morte a non osservare il
Ramadan, a meno che non vogliano digiunare totalmente, dato che non possono
acquistare allo spaccio del carcere il cibo che la loro religione consente
di preparare e mangiare dopo il tramonto.


5) IL BRACCIO DELLA MORTE DEL TEXAS: COME VIENE PRESENTATO ALLA STAMPA

Da articoli del 21 novembre possiamo ricavare una sintesi di alcuni aspetti
del braccio della morte cosi' come vengono presentati all'occhio indagatore
dei media.
 Un visitatore che entri dalla porta principale della Polunsky Unit deve
passare attraverso almeno 12 posti di controllo, una serie di sbarramenti
alti 4 metri formati da reti, da rotoli di filo tagliente, reti
elettrificate, prima di giungere alla piu' famosa delle prigioni: il
braccio della morte.
Il direttore del braccio, Lloyd Massey accoglie i giornalisti e spiega loro
le caratteristiche sociologiche della popolazione del braccio.
I prigionieri non stati mostrati durante l'ultima visita fatta da un
reporter nel carcere, nonostante si sia udito urlare da qualcuno un invito
ad ascoltare "la storia dalla parte dei detenuti."
 Presso la Polunsky Unit un carcerato sta da solo nella sua cella di 6
metri quadri che e' provvista di un giaciglio, un rientro sotto il letto
d'acciaio per sistemare le proprie cose, due contenitori, una lampada
fluorescente inserita nel muro e un cesso di acciaio inossidabile. C'e' una
feritoia alta sopra il  letto che permette di intravedere un po' di cielo,
una bocchetta di ventilazione, una presa elettrica e un cavo con presa a
jack per i detenuti cui e' consentito avere una radio. Non esiste TV nel
braccio della morte.
 Una sezione di un 'pod'  (baccello) e' composta da 14 celle, vi sono 6
sezioni a raggiera in ogni pod che e' sorvegliato da guardie che camminano
o stazionano nell'area centrale di controllo. Ci sono 6 pod nel braccio
della morte, contrassegnati con le lettere che vanno da A ad F. Il pod F
ospita i detenuti piu' turbolenti caratterizzati da comportamento
aggressivo, da lanci di liquidi, urine e feci contro le guardie. Pezzi di
plastica trasparente sono stati sovrapposti alle griglie che chiudono le
due feritoie esistenti nella porta d'acciaio di ciascuna cella, in modo da
limitare il pericolo per chi passa davanti alla porta.
 La colazione comincia alle 3 di notte, il cibo viene passato attraverso
un'apertura orizzontale praticata nella porta della cella. Il pranzo
comincia alle 9 di mattina e la cena alle 3 del pomeriggio. La luce viene
spenta alle 10 di sera [in realta' viene riaccesa una decina di volte
durante la notte per i controlli, spesso fragorosi, per la consegna della
posta, per il ritiro dei tagliandi per lo spaccio, per il ritiro dei
tagliandi dei reclami, per la somministrazione della colazione, per il
ritiro del vassoi, per il ritiro della posta, per la consegna dei tagliandi
blu, per il cambio della biancheria, ecc. in modo che il detenuto non puo'
dormire in pace neanche per due ore filate; al prigioniero non e'
consentito dormire decentemente neanche di giorno dall'incessante prosieguo
delle numerose fasi del 'rituale']. I detenuti hanno diritto ad un'ora al
giorno di ricreazione solitaria fuori cella, in una saletta interna ovvero
all'aperto in una gabbia circondata da muri nella quale possono gettare una
palla in un cesto da palla-canestro.  Quando vengono fatti uscire dalla
cella sono perquisiti, ammanettati e poi scortati da almeno due guardie,
una della quali munita di manganello.
 Al giornalista in visita vengono orgogliosamente illustrati due nuovi
'dispositivi di sicurezza'. Una rete elettrica circonda l'edificio che
ospita il braccio della morte e somministra scariche non letali di un
secondo, avvertendo le guardie, se qualcuno la tocca. "Scopre, ritarda,
scoraggia. Ti fa schizzar via" dice il Direttore capo del braccio JimZeller
(un personaggio che alcuni detenuti chiamano Hitler). Il Vice direttore
delle carceri Doug Dretke, riferendosi al sistema fornito a caro prezzo da
una ditta dell'Oregon, aggiunge: "L'amministrazione e' stata entusiasmata
della sperimentazione delle caratteristiche della nuova rete che ci aiuta
ad adempiere il nostro compito di proteggere la sicurezza del pubblico".
 Viene poi mostrata la 'sedia B.O.S.S.' (Sistema per la Scansione degli
Orifizi del Corpo) che e' un metal detector specializzato per scoprire
corpi metallici all'interno del corpo di un prigioniero,  come ad esempio
una chiave da manette. Viene ricordato che l'anno scorso 'l'assassino'
Ponchai Wilkerson sorprese il personale carcerario con il suo ultimo atto,
che consistette nello sputare una chiave per manette mentre era legato con
cinghie supplementari al lettino dell'esecuzione [anche Wilkerson, un
'prigioniero contro',  lotto' come Rudd con tutte le sue forze per non
essere ucciso].


6) IL GIUDICE WAYNE SI PREOCCUPA DEI MALATI MENTALI IN ISOLAMENTO

Il giudice federale William Wayne, che ha monitorato le sterminate prigioni
del Texas per oltre 20 anni e che e' in procinto di terminare l'incarico
(v. n. 85, Notiziario), ha posto all'Amministrazione carceraria il limite
del 1° dicembre per presentare un rapporto sul trattamento dei prigionieri
malati mentali detenuti in isolamento (la segregazione e' praticata per
tutti i condannati a morte). Lo stesso giudice ha ordinato di elaborare
entro il 15 dicembre un Piano che preveda una diversa sistemazione dei
prigionieri ai quali la segregazione causa un peggioramento delle
condizioni mentali. In un'ordinanza emessa lo scorso mese, lo stesso
giudice ha inoltre espresso preoccupazione per l'uso della forza da parte
del personale carcerario e per la vittimizzazione dei prigionieri che
diventano oggetto di estorsioni e violenza da parte di altri detenuti.
 Temiamo che la scadenza del mandato del Giudice Wayne, che ha consentito
un notevole miglioramento (e un grande sviluppo) del sistema carcerario
texano a partire dal 1980, fara' ulteriormente peggiorare anche la
situazione nel braccio della morte, con aumento del tasso di esecuzioni
'volontarie' (che attualmente non e' troppo elevato in confronto con quello
di altri stati).


7) NON DIMENTICHIAMOCI DEL GRANDE CAMMINO CHE E' STATO FATTO

Cominciato nel 1786, quando il Granduca Pietro Leopoldo di Toscana aboli la
pena di morte rifacendosi alle idee di Cesare Beccaria, il processo
abolizionista ha avuto un inizio lento ed e' poi avanzato in modo sempre
piu' rapido. Nel 1889 anno dell'abolizione della pena di morte nello stato
unitario italiano, troviamo solo tre stati indipendenti nel novero di
quelli che hanno cancellato la pena capitale per tutti i reati e in modo
definitivo: Costa Rica, San Marino e Venezuela. Il processo abolizionista
si e' notevolmente accelerato nel secolo scorso dopo la seconda guerra
mondiale e la Dichiarazione universale dei Diritti umani: alla fine degli
anni settanta, quando si procedeva all'abolizione della pena di morte in
Europa occidentale, gli stati abolizionisti per legge o 'di fatto' erano 40
e 122 mantenevano la sanzione capitale. Da allora si e' avuta una ulteriore
accelerazione. Ormai una media di tre stati all'anno abolisce la pena di
morte e siamo arrivati a 109 stati abolizionisti contro gli 86 mantenitori.
Questa robusta tendenza, all'inizio del terzo millennio ha fatto ritenere
maturi i tempi per una riflessione mondiale sulla pena di morte in seno
alle Nazioni Unite in vista di una sua auspicabile abolizione in tutto il
mondo. Un tentativo in tal senso e' stato fatto con la proposta della
Moratoria per l'anno 2000 e, come sappiamo, e' fallito per poco.
 Degli 86 stati mantenitori della pena di morte (per lo piu' paesi molto
popolosi ed arretrati nello sviluppo socio economico) una minoranza compie
un numero significativo di esecuzioni e solo una mezza dozzina di essi e'
responsabile del 90% delle 2000 esecuzioni che, all'incirca, Amnesty
International riesce a documentare ogni anno.
 I paesi che ostacolano il completamento del processo abolizionista sono
soprattutto la Cina, gli Stati Uniti e alcuni paesi islamici.
 Per la verita', in Cina e negli USA, pur rimanendo gravissimo l'uso della
pena di morte, si possono scorgere alcuni segni di ripensamento. In Cina
sono soltanto alcuni esperti ed intellettuali a porsi degli interrogativi
sulla liceita' e sull'utilita' della pena capitale (v. ad es. n. 89,
Notiziario). Negli Stati Uniti invece si sta verificando una vera e propria
inversione di tendenza. Come abbiamo ampiamente riferito nei numeri
precedenti, i maggiori quotidiani nazionali sono su posizioni apertamente
abolizioniste e i giornali dei singoli stati rapidamente cambiano il loro
atteggiamento. La stampa locale e' passata da un incondizionato appoggio
alla pena di morte ad una serrata critica del 'modo' in cui essa viene
amministrata (ingiusto, discriminatorio, pieno di errori giudiziari...). Il
successivo passo che si sta profilando e' quello di riconoscere l'iniquita'
intrinseca alla pena capitale. Alla modifica dell'atteggiamento dei media,
si e' aggiunta l'approvazione di numerose leggi tendenti a correggere e a
limitare l'uso della pena capitale. Nel contempo - almeno fino all'11
settembre -  anche il favore del pubblico per la pena di morte e'
costantemente diminuito.
 Ora, mentre in Cina e in Nigeria si verificano nuovi ed aggravati episodi
di pena capitale, ci preoccupa la sbandierata previsione di sentenze di
morte a livello federale negli USA nella 'lotta al terrorismo', ci
preoccupano proposte di legge che dopo l'11 settembre tendono ad allargare
alquanto l'applicazione della pena di morte in Illinois e nello stato di
Washington e il tentativo (per la verita' con poche probabilita' di
successo) di ripristinare la pena di morte in Wisconsin, ci preoccupano le
conseguenze future dell'indebolimento della salvaguardia dei Diritti umani
deciso dall'Occidente.
 E' stato tuttavia percorso un lungo e fruttuoso cammino sulla strada
dell'abolizione della pena capitale: non dobbiamo scoraggiarci anche se gli
avvenimenti attuali possono compromettere, per un tempo indeterminato, una
parte dei risultati raggiunti.


8) QUINTO INCONTRO DEL GRUPPO DI TORINO

Hanno partecipato all'incontro dell'11 novembre, oltre ai soci Irene
D'Amico, Anna Maria e Giovanni Esposito, Grazia Guaschino e  Secondo Mosso,
alcune persone interessate a conoscere le attivita' del Comitato: Padre
Bruno Bordin, Missionario della Consolata, Cristina Curoso, con la figlia
Francesca, ed Elena figlia di Grazia.
 Grazia Guaschino ha illustrato brevemente, a beneficio dei nuovi ospiti,
la storia del Comitato e le sue attivita', in particolare il lavoro di
preparazione del libro su Gary Graham, dettagliando anche i vari contatti
presi con le personalita' in America e i risultati ottenuti sinora.
 Francesca frequenta la terza media ed e' interessata, insieme alla sua
classe e all'insegnante di lettere, al discorso sui diritti umani e in
particolare sulla pena di morte. E' stata invitata a proporre al preside e
agli altri studenti, attraverso assemblee di classe o il Consiglio
d'istituto, una visita di alcuni membri del Comitato presso la scuola per
organizzare un dibattito sulla pena di morte con i ragazzi, almeno quelli
dell'ultimo anno.
 Anche Anna Maria Esposito comincera' a proporre il discorso sulla pena di
morte nella scuola dove insegna, eventualmente coinvolgendo la Comunita' di
Sant'Egidio, di cui suo figlio fa parte.
 Secondo Mosso si attivera' per un'altra produzione di magliette presso una
nuova ditta.
 Concluso il discorso relativo alle specifiche attivita' del Comitato, si
e' parlato della guerra in Afghanistan. Irene ha descritto la reazione ai
fatti dell'11 settembre, a cui lei ha assistito da vicino, in quanto era in
America in quei giorni: l'impressione e' stata di una reazione di tipo
emozionale, a tratti quasi infantile, e di una tendenza da parte dei media
e degli esponenti ufficiali a sottolineare solo l'aspetto "strappalacrime"
e macabro dell'attentato, escludendo totalmente qualsiasi forma di
interrogativo sulle motivazioni profonde che possono aver spinto delle
persone a suicidarsi pur di trascinare con se' nella morte migliaia di
altri esseri umani. I pochi Americani che ufficialmente, in interviste o
dibattiti, hanno cercato di porsi domande sulle cause dell'attentato o
hanno espresso commenti anche di critica nei confronti del Governo, sono
stati allontanati dalle trasmissioni o convinti a "rimettersi sulla retta
via".
 Grazia ha parlato di Emergency, delle sue attivita', e ha dato l'indirizzo
del sito Web perche' tutti potessero visitarlo e leggere in diretta le
notizie date da Gino Strada e dai suoi collaboratori, che stanno aiutando
con tutte le loro forze le vittime della violenza bellica in Afghanistan.
 Si e' poi parlato dei fatti di Genova, la cui gravita' e' stata
sottovalutata e messa in secondo piano dalla tragedia della guerra
attualmente in corso. Si e' acceso un dibattito che ha portato a scoprire
motivi che accomunano i due eventi (avidita' economica, abuso di potere,
travisamento delle notizie). Secondo ha detto che ci vorrebbe maggiore
tolleranza, in una situazione tanto delicata, da parte di tutti, anche dei
"No-global" che difendono invece le loro posizioni in modo a volte troppo
prevaricante. Si e' obiettato che la ragione dell'irrigidimento sulle
proprie posizioni deriva soprattutto dal fatto che le notizie vengono
distorte e travisate, presentandole in modo tanto aberrante da far apparire
invertiti i ruoli. Basti pensare alle recenti affermazioni di chi ha
dichiarato che i partecipanti alla marcia di Assisi erano sostenitori di
Bin Laden (o almeno che questa sia stata l'impressione mondiale).
Affermazioni come queste inducono gli accusati a non ammettere neppure gli
errori effettivamente commessi: e' chiaro che, probabilmente, durante le
manifestazioni a Genova, qualcuno era dalla parte del torto anche tra le
"Tute bianche". Ci sono sempre elementi che colgono ogni occasione per
creare subbuglio e danni, ma la violenza della reazione da parte della
polizia e, soprattutto, le torture inflitte agli arrestati durante la
detenzione, sono state di tale gravita' da far sbiadire al confronto
qualsiasi infrazione da parte dei dimostranti. Per non parlare poi di come
la notizia dei fatti di Genova e' stata riportata dai giornali e sfruttata
adesso in occasione del sostegno alla guerra: i "No-global" sono come i
terroristi, secondo quanto affermato dal nostro Premier.


9) NOTIZIARIO

Afghanistan. Il regime talibano in disfatta esegue una condanna capitale.
Sotto i pesanti bombardamenti americani, a Kandahar c'e' stato il modo di
eseguire una condanna capitale. Secondo un'agenzia afgana in Pakistan, il
29 novembre nel centro della citta' e' stato impiccato un uomo accusato di
essere una spia al soldo degli americani. L'uomo, un afgano di cui non e'
stata rivelata l'identita', sarebbe stato arrestato mentre comunicava dati
utili per i bombardamenti aerei con un telefono satellitare. E' stato
impiccato ad un crocevia detto Incrocio dei Martiri.

Cina. Due esecuzioni mediante iniezione letale. Per la prima volta nel
nord-est della Cina e' stato usato come metodo di esecuzione l'iniezione
letale. Due uomini sono stati uccisi il 20 novembre in una camera
espressamente ordinata dalla Corte Intermedia del Popolo della provincia di
Liaoning. La Corte ha comunicato l'evento in una conferenza stampa senza
rivelare l'identita' dei condannati rispettando il volere delle loro
famiglie. Secondo la Corte il nuovo metodo di esecuzione e' economico, piu'
efficiente ed umano della fucilazione alla nuca ed e' risultato ben accetto
ai condannati e alle loro famiglie. Nella conferenza stampa si e'
sottolineato che il nuovo metodo adottato in Cina e' applicato negli Stati
Uniti e in pochissimi altri paesi.
 Kumming, nel sud-ovest della Cina, fu la prima citta' ad applicare nel
1998 il metodo dell'iniezione letale, recepito dal Codice cinese un anno
prima. Kumming e' stata poi seguita da Wuhan, Shanghai, Chengdu, Hangzhou,
Louyang ed altre citta'. L'adozione del nuovo metodo - che e' stato
sperimentato scientificamente - e' favorito dalle autorita' cinesi. Per gli
abolizionisti rappresenta un passo verso il superamento della pena capitale
(v. n. 89).

Florida. Rinviato il processo contro le guardie del braccio della morte.
L'azione penale contro le guardie che massacrarono il condannato a morte
Frank Valdes il 17 luglio 1999, si e' arenata gia' nella fase preliminare.
L'enorme difficolta' di scegliere dei giurati disponibili a svolgere il
loro compito e  ritenuti idonei sia dalla difesa che dall'accusa ha fatto
rinviare l'inizio del processo al nuovo anno. Uno dei  possibili giurati,
piangendo, ha chiesto di essere esonerato temendo una rappresaglia in caso
di un verdetto di condanna.Tra i 1300 potenziali giurati che sono stati
convocati a partire dal 12 ottobre, solo quattro sono stati scelti. Ne
occorrono altri due piu' sei supplenti. In precedenza le pressioni in
favore delle guardie  (a Starke, la citta' in cui si svolge il processo,
quasi tutti lavorano o sono comunque in relazione col sistema carcerario)
avevano indotto l'accusa a riformulare gli addebiti in modo da consentire
condanne piu' lievi di quelle previste per l'omicidio di secondo grado (v.
n. 90).

Ohio. Cancellata la scelta della sedia elettrica. A larga maggioranza e in
tutta fretta il Parlamento dell'Ohio ha approvato a meta' novembre una
legge che lascia come unico metodo di esecuzione capitale l'iniezione di
veleno. La richiesta di questa 'misura di emergenza' era stata fatta dal
Governatore Bob Taft e dal Direttore delle prigioni Reginald Wilkinson per
risparmiare agli 'addetti ai lavori' l'orrendo spettacolo di un'uccisione
con la sedia elettrica. Era stato il condannato John Byrd Jr. a scegliere
l'opzione piu' truculenta per essere ucciso il 12 settembre scorso. Byrd -
che si dichiara innocente - in tal modo voleva denunciare l'ipocrisia di
chi ritiene che un'esecuzione sia una pratica umana se realizzata in modo
'pulito'. La sorte di Byrd rimane per ora sospesa dal momento che il suo
caso e' stato preso in esame dalla Corte federale di Appello del Sesto
Circuito e rinviato ad una corte inferiore. La discussione all'interno
della Corte del Sesto Circuito, complessivamente poco incline
all'applicazione della pena capitale, e' stata accesa e contrastata.

New York. Il primo caso capitale raggiunge la Corte d'Appello. La pena di
morte nello stato di New York e' stata ripristinata soltanto 6 anni fa. In
precedenza gli sforzi del Parlamento per reintrodurre la 'massima
punizione' erano stati vanificati dalla strenua opposizione dell'ex
Governatore Mario Cuomo. Il sistema giudiziario e' pero' restio ad emettere
sentenze capitali, pertanto dal 1995 ad oggi soltanto sei criminali sono
stati mandati nel braccio della morte. E' stato ora annunciato che per la
prima volta, il 6 maggio prossimo, un caso capitale verra' esaminato dalla
Corte d'Appello, cosi' Darrell Harris sara' il primo condannato a morte a
raggiungere l'ultimo stadio dell'iter giudiziario a livello statale.

Usa. Il figlio dei coniugi Rosenberg e' un attivo abolizionista. Si chiama
Meeropol perche' fu adottato insieme con il fratello 50 anni fa, subito
dopo l'uccisone sulla sedia elettrica dei propri genitori accusati di
spionaggio. Robert Meeropol ha tenuto una conferenza contro la pena di
morte il 12 novembre a Santa Barbara in California sostenendo che i suoi
genitori Julius ed Ethel Rosenberg erano innocenti. In un processo che fece
epoca, fortemente condizionato dal clima della guerra fredda, i coniugi
Rosenberg furono condannati a morte aver fornito ai sovietici segreti
riguardanti la costruzione della bomba atomica. Dichiararono disperatamente
e fino all'ultimo di essere innocenti. Meeropol ha affermato che il caso
dei suoi genitori puo' essere istruttivo specialmente dopo gli attacchi
dell'11 settembre, perche' mostra come l'uso della pena di morte in un
clima fortemente dominato dalle emozioni porta ad errori giudiziari
irreparabili.

Tennessee. Un trattamento psichiatrico che puo' condurre nella camera della
morte. Un giudice il 12 novembre ha nominato un tutore che possa consentire
il trattamento psichiatrico forzoso di un ex condannato a morte per
consentigli di partecipare ad un nuovo processo in cui potrebbe ricevere
una seconda sentenza capitale. L'interessato aveva rifiutato la cura e si
era opposto alla nomina di un tutore. Richard Taylor era stato rilasciato
dal braccio della morte nel 1997, in quanto malato mentale sia al momento
del delitto da lui compiuto le 1981 sia durante il primo processo in cui fu
condannato a morte. Gli avvocati difensori e gli psichiatri hanno posizioni
contrastanti sulla questione.  "E' ironico che lo Stato chieda di forzare
qualcuno ad essere curato per migliorare il suo stato mentale tanto da
poter chiedere successivamente di ammazzarlo", ha osservato l'avvocato
Patrick McNally. Per contro i medici dell'ospedale psichiatrico hanno
obiettato che il paziente presenta caratteristiche che prevedono un
trattamento psichiatrico obbligatorio indipendentemente da cio' che
avverra' in futuro. Un altro psichiatra, il dott. William Kerner, ha
osservato che vi sono "problemi etici nei casi capitali, nell'aiutare
qualcuno a stare abbastanza bene per essere giustiziato." Ma "l'alternativa
e' altrettanto truce, dovendosi abbandonare a se stesso un malato che
dovra' soffrire il dolore e l'agonia di una grave malattia mentale".


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Questo numero e' stato chiuso il 30 novembre 2001