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CRISTIANO-SOCIALI, BIFFI E GLI IMMIGRATI



Bologna, 2 ottobre 2001

Il movimento dei Cristiano Socialiha come strumento di informazione il
settimanale Cristiano Sociali News, da cui è tratto l'articolo che riporto
qui di seguito (VEDI ANCHE ALLEGATO), il cui autore - Vittorino Ferla - fa
parte della redazione.

Concordo in toto con quanto scritto. Un plauso all'autore. Shalom a tutti,
ma proprio a tutti, anche a chi, in modo alquanto infelice, usa la parola
"selezione" e evoca in questo modo tristi tempi passati... Domenico Manaresi

Mitt. Domenico Manaresi- via Gubellini, 6 - 40141 Bologna - tel&fax
051-6233923 - e-mail: bon4084@iperbole.bologna.it

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Gli immigrati? Siano etnocompatibili

di Vittorino Ferla (da Cristiano Sociali Newsn.38 del 3 ottobre 2001)

Ha scelto di intervenire pochi giorni dopo il disastro delle Torri gemelle
di New York. Per ricordare a tutti i rischi che corre l'Italia
nell'accogliere gli immigrati islamici. Il cardinale di Bologna Giacomo
Biffi ha riproposto un criterio di selezione all'ingresso. Spazio solo per
gli immigrati "etnocompatibili". (Magari con certificato di battesimo?).

Biffi dice queste cose proprio mentre in Italia riemergono paure e
banalizzazioni ingiustificate come quella che fa coincidere i clandestini
con i terroristi, subito cavalcate dalla Lega. Ma quello della sicurezza è
un argomento culturalmente debole. Parte dal presupposto infondato che
l'Islam coincida con il fondamentalismo e, di conseguenza, con il
terrorismo. Non è così. Il mondo musulmano non è il mondo della barbarie
contrapposta alla civiltà, bensì l'espressione di una cultura raffinata che
sta anche nelle fondamenta della civiltà europea. Stupisce che sia proprio
un pastore della chiesa a fomentare quello "scontro di civiltà" con
l'Islam(si leggano le tesi dell'ormai famigerato Samuel Huntington) che gli
stessi governanti dei paesi occidentali (Bush compreso) oggi si affrettano
a respingere, almeno a parole. Infine, non si garantisce certo la sicurezza
dei cittadini italiani impedendo agli immigrati residenti la pratica del
proprio culto o suscitando sentimenti d'inimicizia.

L'argomento di Biffi che appare - almeno in prima battuta - più raffinato è
quello della difesa dell'identità culturale italiana.Il cardinale sostiene
che il cattolicesimo è la "religione storica" del nostro paese (cosa
ovvia). E formula una proposta "laica": se lo stato vuol difendere
l'identità culturale italiana deve selezionare gli immigratiattraverso la
predisposizione di quote d'ingresso variabili e collegate alle culture
d'origine dei richiedenti. Ai fini della corretta integrazione nel nostro
paese vanno bene soltanto quelli compatibili con la fede religiosa
storicamente dominante. Sì a sudamericani, filippini, eritrei. No ai
musulmani: i loro costumi (dalla condizione della donna alle abitudini
alimentari) avrebbero rilevanza pubblica negativa.

Ora - detto che l'identità culturale non è un dato immutabilee che certe
posizioni rischiano di riprodurre un integralismo eguale e contrario a
quello temuto - l'argomento è, insieme, grave e bislacco, pericoloso oltre
che risibile. Perché viola - "laicamente" - i principi costituzionali
d'uguaglianza (art.3) e di libertà di professione di fede (art.19). Perché
pretende quote in un paese che fa parte dell'Unione Europea. Nella quale
vige la libertà di circolazione e di residenza dei cittadini: come
disciplinare l'ingresso in Italia d'immigrati islamici che sono già stati
accettati dalla Francia o dalla Germania?

In realtà, nelle nostre democrazie, l'unico "principio di compatibilità"
ammissibile è quello del rispetto dei diritti umani universali e dei
diritti di cittadinanza. Il che vale per l'accoglienza e l'integrazione
degli immigrati senza selezioni. E vale, invece, come "criterio di
selezione" dei comportamenti di tutti: perché ci permette di pretendere il
rispetto delle leggi e dei diritti umani e, contemporaneamente, di
riconoscere come legittimi costumi diversi (come il riposo del venerdì o il
rifiuto della carne di maiale).Né qui può opporsi, come troppi fanno,
l'argomento della reciprocità. Il mancato rispetto dei diritti umani e
civili e il divieto di praticare culti diversi da quello musulmano nei
paesi islamici sono senz'altro scelte esecrabili. Ma nelle nostre società
liberaldemocratiche i diritti si tutelano e basta, senza attendere
l'equivalente.

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Da Internet: www.cristianosociali.it

Il movimento dei Cristiano Sociali, nato nell'ottobre del 1993 per offrire
una presenza organizzata del cattolicesimo democratico e sociale
nell'allora schieramento dei progressisti, s'ispira - come riporta nel
proprio statuto - "ai principi etico-politici di democrazia, solidarieta',
liberta'ed uguaglianza sanciti dalla Costituzione.

Si propone di dare voce e peso politico al patrimonio di idee, sensibilità
ed esperienze di cristiani impegnati nel sociale e di quanti ne condividono
gli ideali di giustizia, pace, liberta' e democrazia".

Nel febbraio del 1998, in occasione degli Stati generali della sinistra a
Firenze, hanno dato vita (insieme al Pds, Comunisti unitari, sinistra
repubblicana e laburisti) ai Democratici di sinistra. Attualmente il
Coordinatore del Movimento e' Giorgio Tonini, che ha preso il posto di
Pierre Carniti, ex segretario generale della Cisl, cofondatore del
Movimento con Ermanno Gorrieri, partigiano bianco, leader del sindacalismo
cattolico e dirigente della Democrazia cristiana negli anni '50-'60.
Presidente è il deputato, e vicecapogruppo dei Ds alla Camera, Mimmo Lucà.

"Come Cristiano Sociali - ha detto Carniti all'assemblea nazionale nel
maggio del '98 - abbiamo deciso di contribuire alla costituzione dei Ds
soprattutto perché i nostri valori, la nostra storia, la nostra sensibilità
personale, ci colloca 'naturalmente' a sinistra, ma anche perché riteniamo
che le ragioni per le quali si sta nel centro sinistra in Italia sono le
stesse che richiedono di stare nel centro-sinistra in Europa", dove tra i
maggiori leader vi sono cristiani come Delors, Blair, Guterres.